Fra Tommaso Campanella, Vol. 2. Amabile Luigi
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Название: Fra Tommaso Campanella, Vol. 2

Автор: Amabile Luigi

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ Id. vol. 32.o fol. 154 t.o, inoltre Quinternioni n.o 175, fol. 191). Non c'è notizia che qualche porzione del feudo di Burgorusso fosse stata concessa in subfeudo a' De Rinaldis, e si sa che le notizie de' subfeudi si possono trovare solo accidentalmente nell'Archivio di Stato. Eppure, secondo il cenno datone dal Campanella, non avrebbe nemmeno dovuto trattarsi di quella specie detta subfeudum planum o de tabula, giacchè in altrettali suffeudi, tanto della varietà militare quanto della varietà rustica, per le costituzioni di Federico II succedevano anche le donne; avrebbe dovuto invece trattarsi di quella specie detta subfeudum quaternatum secundum quid, che veniva concessa col consenso anche del Re, giacchè in tal caso veramente, per estinzione di linea maschile od anche per solo crimine, succedeva il Barone sotto cui il feudo era tenuto. Ma rimane sempre che Burgorusso apparteneva a D.a Camilla, e che agli zii Gio. Geronimo, Scipione e Pietro, secondogeniti di Gio. Battista, spettava solamente la vita-milizia in D.ti 72, come risulta dal sud.to vol. 32.o delle Significatorie, fol. 154 t.o. Piuttosto Gio. Geronimo avrebbe potuto pretendere ed ottenere in mercede qualche feudo appartenente a' De Rinaldis dopo la confisca fattane, ma è singolare che non si abbiano notizie di feudi de De' Rinaldis per tutto il 1500, nè se ne abbiano di Gio. Geronimo Morano e figli per l'anno 1600 e seguenti. Per la fine del 1400 abbiamo trovato notizia del feudo di S. Marco in Calabria citra (detto anche S. Maoro nell'anno 1488) «concesso per la M.ta del S.or Re a Mosca de Raynaldo regio cavallarizo» e i feudi di Prato e di Cocchiato «concessi ad Michelangelo de Ranaldo»; ma in sèguito questi feudi si trovano tutti restituiti al Principe di Bisignano, e i due ultimi venduti da lui ad altri. In Stilo e Guardavalle poi verso i primi anni del 1600, oltre Burgorusso, si trova il feudo di Ragusa appartenente a' Tomacelli, da Lucrezia 2.a figlia di Geronimo e d'Ippolita Ruffo portato in dote a D. Filippo Colonna, che per morte del fratello Marcantonio divenne Duca di Paliano e Tagliacozzo e Gran Contestabile del Regno (amico del Campanella più tardi, e forse con l'occasione del feudo). Si trova inoltre il feudo di Arcamone, disputato tra Salvatore Reycitano e Cesario Salerno; e si trova infine il feudo Colicestra ed Agapito, acquistato da Berto Presterà. Il nome di Gio. Geronimo Morano non vi s'incontra affatto. Ciò darebbe ragione di creder vera la destinazione de' beni di Maurizio nel modo che vedremo affermato dal Residente Veneto.

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Ved. Doc. 78, pag. 59.

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Ved. Doc. 79, pag. 59. Questa copia di biglietto Vicereale senza data e senza indirizzo, ma inserta fra le lettere del periodo di cui trattiamo nel Carteggio del Nunzio, ci pare appunto che rappresenti la risposta del Vicerè alla lettera anzidetta.

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Così scrisse poi il Nunzio a Roma con la sua lettera del 21 gennaio 1600; ved. Doc. 83, pag. 60.

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Ved. Doc. 239, pag. 125. Chi conosce Napoli sa che la Chiesa di Monserrato trovasi all'ingresso dell'attuale Strada di Porto e di rimpetto alla torre del Castellano.

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Ved. Doc. 307, pag. 256.

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Ved. Doc. 84, pag. 61.

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Per ciò che è scritto nella Difesa, ved. Doc. 401, pag. 484. Per ciò che è scritto nelle Lettere, ved. Archivio Storico Italiano an. 1866, pag. 24, 59, 68 e 90.

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Facevano parte della Compagnia quasi sempre il Card.l Arcivescovo della città, molti Vescovi, Nobili titolati, Signori, Dottori, Sacerdoti, e per istituto un numero determinato di P.i Gesuiti e P.i dell'Oratorio, non che P.i di altri ordini. Ne faceva allora parte anche D. Gabriele Sances Cappellano maggiore, fratello di D. Giovanni; lo Stinca vi si era ascritto fin dal 6 gennaio 1585; più tardi, nel 1603, vi si ascrisse lo stesso Nunzio Jacopo Aldobrandini Vescovo di Troia. Annualmente uno de' fratelli era eletto all'ufficio di «scrivano». Costui registrava le relazioni delle giustizie, con la lista de' parenti del giustiziato, che la Compagnia aveva il carico di assistere e soccorrere, e con le discolpe e ritrattazioni se ve ne erano, oltrechè raccoglieva in altri libri i testamenti dei giustiziati, gli originali delle Autorità che ordinavano od invitavano la Compagnia alle giustizie etc. etc. Secondo l'attività dello scrivano e l'importanza del caso, si ha qualche notevolissima relazione, come quella della giustizia di fra Tommaso Pignatelli allievo del Campanella, che fu scritta da D. Antonio d'Aytona, e che trovata in copia nella Biblioteca Brancacciana dal chiar. prof. De Blasiis servì di base al suo bel lavoro intitolato Una seconda congiura del Campanella (ved. Giornale Napoletano di filos. e lett. giugno 1875). Nella Biblioteca dell'Abate Cuomo, ora Municipale, si hanno parecchie relazioni di giustizie, segnatamente de' tempi di Masaniello, che trascrisse da' Registri della Compagnia lo stesso compianto Abate.

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I suddetti ordini di Spagna rappresentano senza dubbio una delle voci diffuse allora ad arte; abbiamo altrove riferita la lettera del Re, che mostra gli ordini veri e ben diversi. Rappresenta del pari una voce diffusa ad arte quella che il Residente avea già trasmessa in un dispaccio anteriore (ved. Doc. 185, pag. 94) e che fornì al Mutinelli l'occasione di una nota sul tono di un idillio. Da' Registri Sigillorum di quel tempo si può vedere come S. M.tà di Spagna avesse pietà della borsa de' napoletani, facendo diluviare le grazie co' diversi titoli, di pensioni, avantagii, intertenimienti, piazze morte, sempre nell'interesse degli spagnuoli; e il fatto è illustrato assai bene da un'affannosa lettera del Vicerè che noi pubblichiamo (ved. Doc. 41, pag. 45). Si comprende poi che non si può fare alcuno assegnamento su quanto il Residente dice che Maurizio avrebbe confessato, trattandosi di un atto processuale del tutto segreto; e non abbiamo veramente notizia che fossero «cominciati» allora altri processi e catture dietro le confessioni di Maurizio.

45

Ved. Doc. 40, pag. 44.

46

Ved. Doc. 244 pag. 141-142-143; D. 247 pag. 159; D. 248 p. 160-161; D. 250 p. 163; D. 252 p. 166; D. 263 p. 175; D. 265 p. 182; D. 266 p. 184.

47

Ved. Doc. 40, pag. 44.

48

Ved. la Lett. al Card.l Farnese e quella latina al Papa e Cardinali, Arch. Storico Italiano 1866 p. 59 e 82.

49

Ved. Copia ms. de' processi eccles. tom. 1.o fol. 132.

50

Ved. Doc. 217, pag. 115.

51

Ved. Doc. 218, pag. 115.

52

Nella Numerazione de' fuochi di Tropea per l'anno 1595, vol. 1398 della collezione, si legge: «n.o 60. M. Jacovo Giovanne Tranfo a. 65; M. Ipolita Barone moglie a. 56; (*) M. Alessandro f.o a. 15; Isabella f.a a. 18; Cassandra f.a a. 11; Caterina schiava a. 30; Pietro schiavo an. 35; Giovanne schiavo a. 10; Fabritio schiavo a. 5. [ Barone de la terra de crepacore (sic) et del Casale de sant'Agata» etc. – Per la successione di Alessandro Tranfo al padre ved. i Rog. delle Significatorie de' Relevii. – Un altro documento intorno a lui troverà posto nel sèguito della narrazione.]

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Ved. D'Amato, Memorie historiche dell'illustr.ma famos.ma e fedel.ma città di Catanzaro, Nap. 1670.

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Ved. i nostri Doc. 83, 86, 89, pag. 61, 63, 64; e le notizie date nella nota a pag. 127 del vol. 1o di questa narrazione.

55

Ved. Doc. 81, pag. 59.

56

Ved. Doc. 306, pag. 248.

57

Ved. Doc. 238, pag. 124.

58

Ved. nell'Arch. Mediceo, filz. 4087, Let.ra del Battaglino del 18 gennaio 1600: «Horrendo spettacolo hebbi hieri nella mia loggia col veder perire inesorabilmente sette navi con quantità di marinari, fra esse è il galeone di Giorgio d'ulista carico di grani di Puglia come le altre cinque navi; il settimo fu un vascello Brettone chiamato da' nostri Vecchietti c'havea cominciato a caricar alberi et remi per andar in Spagna» etc. Un'altra del Turamini, ibid. stessa data, lo ripete. Inoltre ved. la Lett. dello Scaramelli, stessa data; Doc. 188, pag. 96.

59

Ved. la nostra Copia ms. de' processi eccles. tom. 2.o fol. 236.

60

Ved. il Doc. anzid.to

61

Ved. Doc. 85 pag. 62, e Doc. 88 pag. 63.

62

Ved. il Breve e gli altri Atti suddetti СКАЧАТЬ