Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3. Giannone Pietro
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СКАЧАТЬ la sua ruina poichè Guaimaro morto Errico proccurò con ogni sforzo entrar nella grazia del novello Imperadore Corrado, e seppe sì ben portarsi, che si strinse con lui con ligami assai stretti di corrispondenza ed amore. Teneva Guaimaro per moglie Gaidelgrima sorella di Pandolfo IV, che trovavasi ancora in Alemagna dentro due carceri ristretto: il primo favore che richiese a Corrado fu di riporre in libertà suo cognato, e ristituirlo nel Principato di Capua[164]. Corrado alle sue preghiere condescese, liberò Pandolfo, ed al Principato di Capua ordinò, che fosse restituito.

      Rainulfo, che co' suoi Normanni era stato così indegnamente trattato da Pandolfo di Tiano, apertasegli sì bella occasione di vendicarsi di lui, tosto s'unì con Guaimaro, ed alle forze di questo Principe aggiunse le sue per far rientrare Pandolfo IV nel Principato di Capua. In fatti questo Principe soccorso da Guaimaro e da' Normanni, aiutato anche dagli antichi suoi fautori che teneva nella Puglia, e dall'istesso Catapano Bagiano, e da' Conti de' Marsi, pose tosto l'assedio a Capua per discacciarne il competitore. Difese costui per un anno e sei mesi la Piazza; ma non potendo da poi più sostenerla, fu costretto renderla a Bagiano, il quale sotto la sua protezione e custodia ricevutolo, il fece insieme con Giovanni suo figliuolo, e con tutti i suoi portare a Napoli, ove da Sergio che n'era Duca fu cortesemente ricevuto.

      Pandolfo IV, entrato in Capua e restituito nel Principato, non contento, come sono gli uomini ambiziosi, di esser ritornato alle sue pristine fortune, sofferiva con animo maligno, che Pandolfo di Tiano avesse trovato appo Sergio sicuro asilo, onde cominciò a meditare nuove imprese sopra il Ducato di Napoli sotto questo pretesto.

      Co' Normanni nemmeno usò quella gratitudine, che richiedevano i servigi rilevanti, che aveangli prestati in questa congiuntura, tanto che pensarono da loro stessi di stabilirsi in un luogo di que' contorni dove meglio potessero, che fosse bastevole per farvisi una comoda abitazione; e presero da prima un luogo, il quale credesi esser quello, che oggidì chiamasi Ponte a Selice, tre miglia sopra Aversa, che pareva fertilissimo[165]; ma quando si disposero a fabbricarvi, rinvennero il fondo della terra tutto paludoso; che perciò l'abbandonarono per girne là vicino a fabbricare la città, che poscia fu chiamata dal loro nome Aversa la Normanna, la quale fu da Rainulfo posseduta col titolo di Conte per le cagioni che diremo.

      Pandolfo IV, non tardò che un anno a porre in effetto i suoi disegni contro Sergio Duca di Napoli. Era in questi tempi il Ducato napoletano, dopo Marino, di cui favella l'Anonimo Salernitano, governato da questo Sergio, ed ancorchè per antiche ragioni stesse sottoposto all'Imperadore de' Greci, nulladimanco si governava da' Duchi con assoluto arbitrio sotto forma e disposizione di Repubblica. Mosse intanto Pandolfo contro Napoli il suo esercito; Sergio colto così all'improviso, e lontano dagli aiuti de' Greci, da' quali non ebbe alcun soccorso, fu tosto obbligato uscir dalla città, che dopo breve contrasto si rese al Principe Pandolfo: e fu la prima volta che Napoli fosse soggiogata da' Principi longobardi, e che passasse sotto il lor dominio dopo gli sforzi di tanti altri, che non poterono mai conquistarla: Pandolfo di Tiano scappato come potè meglio, fuggissene in Roma, ove ben tosto finì la vita in un miserabile esilio.

      Scacciato Sergio dal Ducato napoletano, non potendo altronde ottener soccorso per discacciarne l'invasore, con provido consiglio si rivoltò agli aiuti dei Normanni, i quali assicurò di volergli trattare assai più generosamente di quello, che fin allora i Principi longobardi avean fatto. Rainulfo, che mal corrisposto da quel Principe, prendeva tutte le occasioni, per le quali potesse maggiormente stabilirsi e proccurare i suoi maggiori avvanzi, su queste promesse accettò l'invito; e co' suoi Normanni unissi con Sergio, e gli prestarono sì segnalati servigi, che obbligarono Pandolfo abbandonar Napoli dopo tre anni, che se n'era impadronito, e fecero rientrare in quel Ducato Sergio con sua somma gloria e stima.

      Sergio non seguendo gli esempi de' Principi longobardi, memore delle promesse fatte a Rainulfo, osservò la parola data, e fece co' Normanni una stretta alleanza, e per unirsi con più stretti legami, si sposò una parente di Rainulfo; ed oltre ciò perchè stesse sicuro dagl'insulti del Principe di Capua, tra questa città e Napoli frapposevi un sicuro riparo, costituendo Rainulfo Conte sopra i suoi Normanni[166], al quale diede col titolo di Contado tutto il territorio intorno alla città, ch'essi fabbricavano e che allora aveano cominciato ad abitare, la quale veniva a coprire il Ducato di Napoli; e poich'egli stava applicato a mantenere i Normanni in una grande avversione col Principe di Capua, si crede, che da ciò quella città fossesi nominata Aversa.

      Non è verisimile ciò che il Summonte, per l'autorità di Giovanni Villani, dice, che la ragione che poteva avere il Duca Sergio di dare il titolo di Conte a Rainulfo, dovette essere il dominio, ch'avea Napoli in quel territorio, non essendo distante più che otto miglia; tanto maggiormente che il Villani[167] nella sua Cronaca di Napoli dice, che i Normanni edificarono Aversa, la quale per innanzi era castello di Napoli. Ma questo titolo, come più innanzi vedremo, fu confermato da poi a Rainulfo dall'Imperador Corrado. Ecco come i Normanni cominciarono ad avere in queste nostre regioni ferma sede; ma acquisti assai maggiori seguirono in appresso per quelle occasioni, che saremo qui a poco a narrare.

      §. I. Venuta de' figliuoli di Tancredi Conte d'Altavilla. Morte di Corrado il Salico e sue leggi

      Rainulfo veggendosi in cotal maniera stabilito in Aversa, attese a fortificarvisi ed incominciò a trattarsi da Principe: inviò Ambasciadori al Duca di Normannia, invitando i suoi compatriotti, che venissero a gustar con esso lui l'amenità del paese, ove già possedeva un Contado: l'invogliò a venire colla speranza di poter anch'essi impadronirsi di alcuna parte di quello. A questo invito venne in Italia un numero assai più grande de' Normanni, che per l'addietro fossevi giunto: con questi vennero i figliuoli primogeniti di Tancredi d'Altavilla capo della famiglia, di cui poc'anzi si narrò la numerosa prole, onde sursero gli Eroi, che conquistarono non pur queste nostre province, ma la Sicilia ancora. La spedizione de' figliuoli di Tancredi in queste nostre regioni deve collocarsi nell'anno 1035, i quali non tutti nell'istesso tempo ci vennero, ma i primi furono Guglielmo, Drogone ed Umfredo. Gli altri vennero da poi, e soli due rimasero nella loro patria[168].

      Questi prodi Campioni andati prima a tentar la sorte in diversi luoghi, alla perfine cogli altri Normanni giunsero in Italia ed in Salerno sotto la protezione, ed a' stipendi di quel Principe finalmente si fermarono. Reggeva in questi tempi il Principato di Salerno Guaimaro IV, figliuolo del maggior Guaimaro, il quale sin dall'anno 1031 avea finito i suoi giorni. Questo Principe seguendo i vestigi di suo padre ebbegli cari, e riconoscendo questi novelli Normanni per giovani sopra tutti gli altri della loro Nazione molto distinti, ebbegli in maggior conto; fosse ciò per sua inclinazione o per politica, egli è certo, che in tutti i suoi affari valevasi di quelli, e ne faceva una grande stima, proccurando i maggiori loro ingrandimenti; e come Principe prudentissimo reggeva perciò con vigore e magnificenza il suo Stato.

      Dall'altro canto Pandolfo Principe di Capua, che mal seppe conoscergli, era venuto, per la sua crudeltà ed avarizia, nell'indignazione di tutti: le frequenti scorrerie e rapine che faceva al monastero Cassinense erano così insopportabili, che finalmente obbligarono quei Monaci, per liberarsi della sua tirannia, di ricorrere in Germania all'Imperadore Corrado, al quale avendo esposto con pianti e querele i guasti che dava a quel Santuario, lo pregarono a calar in Italia per liberarlo dalle mani di quel Tiranno, rammentandogli dover a lui appartenere la loro liberazione, essendo quel Monastero sotto la tutela sua, come era stato sotto li suoi predecessori, e immediatamente sotto la sua protezione[169].

      S'aggiunsero ancora, per affrettar la venuta di Corrado in Italia, le rivoluzioni accadute in quest'istesso tempo in Lombardia, autore delle quali in gran parte era riputato l'Arcivescovo di Milano[170]. Per queste cagioni finalmente fu risoluto Corrado intraprender il cammino verso queste nostre parti, e nell'anno 1036 con valido esercito, avendo passato l'Alpi entrò in Italia, ed a Milano СКАЧАТЬ



<p>164</p>

Ostiens. lib. 2 cap. 58.

<p>165</p>

Guil. App. lib. 1.

<p>166</p>

Pellegr. in Stemmat. An. 1030. Ostiens. lib. 2 cap. 58.

<p>167</p>

Chronic. Neap. Jo. Villani lib. 1 c. 60.

<p>168</p>

Malat. lib. 1 cap. 9, 11, 19 et 38. Ost. lib. 2 cap. 67.

<p>169</p>

Ost. lib. 2 cap. 65.

<p>170</p>

Antonin. 2 part. tit. 16 cap. 2. §. 1.