Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3. Giannone Pietro
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СКАЧАТЬ calda preghiera, che l'Abate Adinolfo gliene fece. Ma non usò pietà con Dato; e questo disgraziato Capitano condotto in Bari sostenne il supplizio de' parricidi, essendo stato buttato in mare dentro un sacco.

      L'Imperadore Errico avendo intesa l'invasion dei Greci, la perfidia del Principe Pandolfo, e la crudelissima morte di Dato, reputando fra se medesimo, che perduta la Puglia ed il Principato di Capua, se non affrettava i soccorsi, era in pericolo di perdere Roma e tutta l'Italia, tardi avveduto di ciò che Melo tante volte aveagli presagito, scosso finalmente da tanti avvenimenti, avendo unito una grossa armata, e chiamati i Normanni (ch'erano stati a preghiere di Adinolfo lasciati liberi) che militassero sotto le sue insegne, tosto in quest'anno 1022 verso Italia incamminossi[157]. Divise in tre corpi la sua armata: ad uno composto di undicimila soldati prepose per Capitano Poppone Patriarca d'Aquileja, che incamminossi verso Abruzzi, acciò che per quella parte entrasse nel dominio de' Greci: l'altro corpo era di ventimila soldati comandato da Belgrimo Arcivescovo di Colonia (poichè in questi tempi non vi avea niente di stranezza, che i maggiori Prelati della Chiesa si vedessero alla testa degli eserciti, come ben tosto lo vedremo ancora praticare dagli stessi Pontefici romani) e questo fu mandato per la strada di Roma per avere in mano l'Abate Cassinense col Principe di Capua suo fratello, che ambedue venivano imputati presso l'Imperadore della cattura e morte di Dato: l'altro ritenne seco Errico, volendo egli in persona per la Lombardia e per la via della Marca venire a' danni de' medesimi Greci.

      L'Abate Adinolfo subito, che fu avvisato, che gli andava contro un esercito intero, abbandonò il monastero, e per salvarsi in Costantinopoli, ad Otranto con gran fretta fuggissene, dove imbarcato nell'acque del mare Adriatico, nel quale Dato era stato sommerso, rotta la nave con tutti i suoi, affogò.

      Il Principe suo fratello, quando si vide assediato dentro Capua dall'Arcivescovo di Colonia, dubitando d'esser tradito da' suoi vassalli, che l'odiavano a morte, si diede in man del Prelato, acciocchè il menasse da Errico, in presenza di cui promise provar la sua innocenza[158]. Lo ricevè Belgrimo sotto la sua custodia, e menollo da Errico, il quale allora teneva strettamente assediata Troja in Puglia, città, che i Greci in questo medesimo anno aveano edificata, la quale pochi giorni da poi si rese a lui. Rallegrossi l'Imperadore, e fatti assembrare tutti i suoi Baroni, così italiani come oltramontani, perchè conoscessero della sua causa, fu con universal consentimento sentenziato a morte; ma l'Arcivescovo, sotto la cui protezione si era egli posto, tanto seppe oprar con preghiere e pianti presso l'Imperadore, che la pena di morte la fece commutare in esilio perpetuo; onde fattolo strettamente incatenare, in cotal guisa se lo menò seco in Germania.

      Il Principato di Capua fu da Errico conceduto a Pandolfo Conte di Tiano, e nell'istesso tempo investì di questo Contado Stefano, Melo e Pietro, nipoti del celebre Melo, i quali erano sottentrati a sostenere quell'impegno medesimo contro i Greci, che promosse il loro zio[159]. Ecco come gl'Imperadori d'Occidente disponevano del Principato di Capua e de' Contadi dei quali era composto. Ma essendo stato obbligato Errico a richiamar la sua armata per cagione degli eccessivi caldi della Puglia, che gli Alemani, ond'era composta, non potevano più soffrire: confidò i disegni che avea su l'Italia al valore de' Normanni, lasciando a loro la cura di discacciar da Italia i Greci. Raccomandò loro spezialmente di soccorrere, qualora il bisogno il richiedesse, i nepoti del rinomato Melo, ai quali diede parimente in aiuto alcuni altri celebri Normanni: questi, secondo rapporta Ostiense, furono Giselberto e Gosmanno, Stigando, Turstino, Balbo, Gualtiero di Canosa ed Ugone Fallucca con diciotto altri valorosi compagni.

      Raccomandò ancora l'Imperador Errico questi Normanni a' Principi di Benevento e di Salerno, ed a Pandolfo di Tiano novello Principe di Capua, a' quali impose dovessero di loro in tutti i bisogni valersi. Ma questi Principi tosto dimenticatisi della grande obbligazione che aveano i Longobardi a' Normanni, da' quali erano stati tanto ben serviti contra de' Greci, cominciarono poscia a disprezzargli; sia perchè credessero di non aver punto bisogno di loro; sia perchè sentissero male il vedergli interessati nel servigio dell'Imperadore Errico. Gli lasciarono dunque errar pe' boschi senza nè pure conceder loro un luogo di ritirata; anzi giunsero infino a negar loro quel soldo, ch'era in costume pagarsi a' medesimi.

      I Normanni, che non aveano gran sofferenza di sopportar questa ingiustizia, presero le armi contro gli abitanti del paese, e giunsero ben tosto a fargli stare a lor discrezione; e per ottenere più sicuramente ciò che volevano, crearonsi un Capo della loro Nazione. Il primo ch'elessero fu veramente abile a mantenere i loro interessi: fu questi Turstino, uno di quei valorosi nomati da Ostiense, uomo di merito singolare per lo posto a cui innalzavasi, e sopra tutto d'una forza di corpo presso che miracolosa. Ma essendosi indi a poco questo valoroso Capitano per fraude dei Pugliesi incontrato con un dragone, ancorchè l'uccidesse, restò dal velenoso fiato di quel serpente estinto, come rapporta Guglielmo Gemmeticense[160]. Non mancarono però successori valevoli a vendicarsi di sua morte, poichè i Normanni in luogo di Turstino concordemente si elessero per lor Capo Rainulfo prode e scaltro guerriero[161], che giunse il primo in Italia in qualità di Principe, e che fu il primo tra' Normanni a stabilirsi in queste nostre province certa e ferma sede, come qui a poco vedremo.

      Intanto Errico, dopo aver regnato ventidue anni, finì i giorni suoi in Alemagna nell'anno 1025 senza aver lasciato di se prole alcuna; ed ora per la sua pietà, e più per la singolar sua castità, narrandosi, che anche ammogliato volle serbarla, gli prestiamo que' onori che a Santi son dovuti. Egli edificò in Bamberga molte chiese, che sottopose al romano Pontefice. Principe prudentissimo, il quale considerando, che per non lasciar di se figliuoli, avrebbero potuto nell'elezione del suo successore nascere disordini e confusioni, avvicinandosi alla morte, chiamò a se i Principi dell'Imperio, e per suo successore designò[162] loro Corrado Duca di Franconia detto il Salico, Principe saggio e valoroso della illustre Casa di Sassonia[163]. I Principi dell'Imperio acconsentendovi lo elessero per Re di Germania ed Imperadore; onde non per eredità, ma per elezione, com'era il costume, fu innalzato Corrado al soglio, ancorchè proposto da Errico suo predecessore, come se gli Elettori di comune consenso avessero nella persona d'Errico rimessa la elezione, quasi per un compromesso. Nè fu osservato nella sua elezione ciò che Ottone III, avea prescritto, poichè non da' soli sette Elettori, ma da tutti i Principi fu eletto: fu molto tempo da poi, che come si disse, per evitar le turbolenze ed i disordini, si pose in pratica ciò, che Ottone prescrisse.

      Morì in quest'istesso anno 1025 Basilio Imperatore d'Oriente ancora, e poco da poi nel 1028 Costantino, e per lor successore fu eletto Romano, cognominato Argiro.

      (Abbiamo indicato adesso la morte d'Errico sotto la data dell'anno 1025 avendo seguito in ciò l'attestato di due Autori degni di fede. Lione Ostiense lib. 2 c. 58. Defuncto igitur augustae memoriae Imperatore Herrico anno Domini M.XXV; ed Ottone Frisingense VI c. 27. Anno ab incarnatione Domini M.XXV defuncto sine filiis Herrico. Ma secondo Lamberto Schafnaburgense, Ermanno Contratto, ed altri germani Scrittori rapportati da Struvio Syntag. Hist. German. dissert. 13 §. 28 pag. 387 morì nel mese di luglio del precedente anno M.XXIV).

      CAPITOLO I

      Fondazione della città d'Aversa, ed istituzione del suo Contado nella persona di Rainulfo Normanno I, Conte d'Aversa

      La morte d'Errico e l'elezione di Corrado fecero mutar faccia agli affari di queste nostre province. Il novello Principe di Capua Pandolfo di Tiano per li suoi abbominevoli tratti, e più per l'avidità dell'altrui, e per la propria avarizia era da tutti abborrito. Aveasi disgustati i Normanni, i quali, vedendosi troppo indegnamente trattati, inquietavano gli abitanti del paese, riducendogli a loro discrezione: perciò appo i suoi vassalli medesimi era entrato in abbominazione. Erasi ancora disgustato con Guaimaro III, Principe di Salerno, e per li suoi modi ridusse le cose in tale estremità, che se lo rese fiero inimico.

      Tutte СКАЧАТЬ



<p>157</p>

Ostiens. lib. 2 cap. 39.

<p>158</p>

Ostiens. lib. 2 cap. 40.

<p>159</p>

Ostiens. lib. 2 cap. 41.

<p>160</p>

Guglielmo Gemmet. lib. 7 cap. 30.

<p>161</p>

Gemmet. loc. cit. Guil. App. lib. 1.

<p>162</p>

(Sigeberto Gemblacense ad An. 1024. Henricus Imperator, consulentibus sibi Principibus super substitutione Regni, designans Conradum… moritur. Leo Ostiens. loc. cit. Chuonrado Duce, qui et Cono dictus est, ejusdem Henrici electione in Regem elato. Otto. Frising. loc. cit. Conradus natione Francus, consilio Antecessoris sui, cujus tamen dum adhuc viveret, gratia carebat, ab omnibus electus, etc.)

<p>163</p>

Antoninus 2 part. hist. tit. 16 cap. 4 §. 1. Virtute militari strenuus, sapientia, et scientia juris maxime florens.