Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3. Giannone Pietro
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СКАЧАТЬ donò loro ancora delle vesti preziose d'oro e di seta, e ricchi arnesi di cavalli. I disegni di Guaimaro ebbero il loro effetto, e quell'aria di liberalità e di magnificenza fu non solo un invito, ma ben anche una forte attrattiva alla Nazione normanna, per farla venire in queste nostre regioni. Poichè giunti in Normannia, avendo esposto il desiderio de' nostri Principi che aveano di loro gente, valse molto a far prendere questo cammino ad un gran numero di persone, e ben anche di chiarissimo sangue. Al che diede mano un'occasione, che saremo per rapportare.

      Nella Corte di Roberto Duca di Normannia fra gli altri Signori, che frequentavano il suo Palazzo, furono Guglielmo Repostel ed Osmondo Drengot: questi offeso da Guglielmo, ch'erasi pubblicamente vantato d'aver ricevuto de' favori da sua figliuola, lo sfidò a singolar tenzone, e con tutto che Guglielmo si trovasse presso del Duca Roberto, il quale colla sua Corte prendevasi il piacere della caccia, s'abbattè col suo nemico nel bosco, gli passò attraverso del corpo la sua lancia, e l'uccise. Il Duca Roberto, riputando ciò suo oltraggio, proccurava averlo nelle mani per farne pubblica vendetta, laonde Osmondo per scappar via dallo sdegno del suo Sovrano, salvossi prima in Inghilterra; ed alla fine veggendo aperta sì bella strada in Italia, risolse quivi ritirarsi co' suoi parenti, e proccurò ancora tirar altri con se per imprendere il cammino. Si portò in fatti questo prode Normanno seco molti suoi fratelli, li quali, secondo narra Ostiense, furon Rainulfo, Asclittino, Osmondo e Rodulfo, seguitati da' figliuoli e nepoti, e da molti de' loro amici. Questo Rainulfo fu il primo Conte d'Aversa, e poi Asclittino, chiamato da Ordorico Vitale[150] Anschetillo de Quadrellis, che a Rainulfo succedè, dal quale traggono origine i primi Normanni, che ebbero il Principato di Capua, come vedremo.

      Questi Eroi di chiarissimo sangue usciti dalla Francia con molta comitiva de' loro Normanni, furono da' nostri Principi ricevuti con allegrezza, e con molti segni di stima, memori di ciò che pochi anni prima aveano adoperato i loro nazionali in Salerno. Alcuni rapportano, ch'essi da prima andarono in Benevento, altri che si posero al servigio del Principe di Salerno, ed altri che vennero in Capua[151]: tutte queste cose posson essere vere, poichè questi novelli Normanni, poco men disinteressati di quelli, che aveano combattuto in Salerno, erano pronti di darsi al servigio di colui, che gli avesse meglio riconosciuti: ed i nostri Principi longobardi avendosi ugualmente a difendere contro i Greci, e contro i Saraceni, ciascuno dalla sua parte bramava d'aver appresso di se uomini così valorosi, per mezzo de' quali speravano di conseguire qualunque vantaggio. Comunque ciò siasi, egli è certo che ancorchè non fosse appurato in qual anno precisamente passassero in Capua, prima però dell'anno 1017 in quella città si fermarono, mentre Melo fuggito da Bari avea in quella città ritrovato il suo asilo, ed era stato accolto da Pandolfo IV, il quale dall'anno 1016 insieme con Pandolfo II figliuolo di S. Agata reggeva in quelli tempi il principato di Capua[152]. Ciò che diede occasione a questi novelli Normanni unitisi con lui di segnalarsi in più nobili imprese.

      I Greci che col nuovo Magistrato di Catapano, aveano reso insopportabile il lor governo nella Puglia, diedero occasione che in Bari, principal sede di quel Magistrato, nascessero perciò nuovi disordini e tumulti; poichè i Baresi non potendo più soffrire l'aspro governo, che d'essi faceva Curcua nuovo Catapano, animati da Melo prode e valoroso Capitano di sangue longobardo, che dimorava in Bari, ove da molto tempo avea trasportata la sua famiglia, si ribellarono dall'imperio greco, e sperando dare alla lor patria la libertà, si misero sotto la guida di Melo, che per lor Capo insieme con Dato suo cognato l'elessero. Ma gl'Imperadori d'Oriente avvisati di questa rivoluzione, mandarono tosto in Italia Basilio Bagiano nuovo Catapano, il quale giunto nella Puglia con buona compagnia di Signori e di soldati di Macedonia pose l'assedio alla città di Bari. I Baresi vedutisi così stretti, invece di pensare a difendersi, attesero solamente a rappacificarsi co' Greci a costo di Melo, offrendo di darlo loro nelle mani; di che accortosi Melo, tosto se ne fuggì furtivamente in Ascoli con Dato, ed ivi non tenendosi a bastanza sicuro, ritirossi ben anche più lungi, ed intanto i perfidi suoi cittadini, per guadagnarsi la buona grazia de' Greci, inviarono a Costantinopoli Maralda sua moglie, e 'l suo figliuolo Argiro. Melo, che da Ascoli erasi ritirato in Benevento, indi in Salerno, erasi finalmente con Dato fermato in Capua, chiedendo a Pandolfo, siccome a' Principi di Benevento e di Salerno suoi Longobardi a volergli prestar ajuto contro i Greci. Arrivando in Capua ritrovò ivi i Normanni, che poc'anzi eranvi giunti: era egli già consapevole del lor valore, onde trovandogli opportuni a' suoi disegni, per le grandi promesse che lor fece, si diedero al suo servigio, ed avendo arrolate eziandio altre truppe presso de' Principi longobardi, delle quali sollecitava il soccorso, ragunò un'armata, che immantenente menò contro i Greci; ed avendogli assaliti, furono in tre successive battaglie disfatti, e si rese padrone d'alcune città della Puglia; ma poscia perdette tutto il frutto delle sue vittorie nel quarto combattimento, che accadde intorno l'anno 1019 presso la città di Canne, luogo già rinomato per l'antica disfatta de' Romani[153]. Vinto Melo più tosto per lo tradimento de' suoi, che per la forza de' Greci, i Normanni gli si mantennero fedeli, combattendo con estremo valore. Pensò Melo, veggendo il suo partito assai debole, di chiedere soccorso altrove, ed avendo raccomandati tutti i Normanni che gli restavano a Pandolfo Principe di Capua, ed a Guaimaro Principe di Salerno, tosto partissi per Alemagna a ritrovare l'Imperador Errico, a cui avendo esposto lo stato lagrimevole di queste nostre province, che per l'ingrandimento de' Greci erano in pericolo di esser tutte smembrate dall'Impero d'Occidente, lo confortava ad inviare una grossa armata contra de' Greci, o pure che venisse egli stesso in persona a comandarla: Errico, che trovavasi distratto in altre imprese, e che alle promesse non ben corrispondevano i fatti, obbligò ben due fiate Melo a ripigliar quel viaggio per sollecitarlo a mandare i promessi soccorsi; ma nel mezzo di questi affari finì Melo la sua vita presso l'Imperador Errico, tanto che i Normanni per la perdita di questo lor valoroso Capitano si diedero a prender altri partiti.

      Adinolfo fratello di Pandolfo Principe di Capua ed Abate di Monte Cassino, era travagliato quasi sempre da' Conti d'Aquino, i quali sovente facevano delle scorrerie sopra i beni di quella Badia, onde pensò l'Abate per difendergli valersi dell'opra e del valore de' Normanni[154], i quali assai bene, e con ogni fedeltà adempierono la commessione, che loro era stata data, guardando di continuo le terre di quel monastero da un Borgo appellato Piniatario, non lungi dalla città di San Germano, ove s'erano fortificati. Altri Normanni seguendo Dato s'erano ritirati sotto gli auspicj di Benedetto VIII R. P., il quale aveva loro dato in guardia la Torre del Garigliano, ch'era del dominio della Chiesa; parendo così a Dato d'esser sicuro, posciachè la città di Capua lo copriva dall'insulto de' Greci.

      Ma la perfidia di Pandolfo Principe di Capua cagionò nuovi sconcerti in queste regioni, che finalmente tutti terminarono a maggior ingrandimento de' Normanni. Questo Principe, ancorchè mostrasse in apparenza favorir le parti di Errico Imperador d'Occidente come a lui soggetto, nulladimanco nudriva di soppiatto con Basilio Imperador d'Oriente una stretta corrispondenza ed amicizia, e s'avanzò tanto, che finalmente s'indusse a mandar in Costantinopoli le chiavi d'oro, e sottopporre sè, la sua città, e l'intero Principato all'Imperio d'Oriente, in quel modo ch'era prima a quello d'Occidente[155]. L'Imperador Basilio, a cui per gl'interessi suoi molto importava quest'acquisto, tosto avvisonne Bagiano, al quale commise, che per mezzo di Pandolfo proccurasse aver in mano Dato co' Normanni, ch'erano in sua difesa. Questi eseguì con efficacia ed esattezza il comandamento del suo Principe, e perchè Pandolfo non fosse distolto dall'Abate Adinolfo suo fratello, pensò tirare al suo partito anche costui, come lo fece opportunamente per un mezzo assai efficace, qual si fu d'una gran donazione, che fece al suo Monastero dell'intera eredità d'un tal Maraldo di Trani, ch'erasi devoluta al Fisco[156]; ed avendo mandata una grossa somma di denaro a Pandolfo, lo priegò insieme, che se veramente era fedele all'Imperadore Basilio, gli permettesse il passaggio per gli suoi Stati per aver in mano Dato. Gli fa ciò tosto accordato, e posto in ordine un non piccolo esercito venne ad assalir Dato nel Garigliano; gli assediati ancorchè colti improviso si difesero con molto coraggio per due giorni: ma alla fine bisognò, che il valore cedesse alla forza. Bagiano prese la Piazza, e trattò con estremo rigore tutti coloro, СКАЧАТЬ



<p>150</p>

Odoric. Vital. l. 3.

<p>151</p>

Ostiens. loc. cit.

<p>152</p>

Pellegr. in Stem.

<p>153</p>

Ostiens. l. 2 c. 37.

<p>154</p>

Ostiens. l. 2 c. 38.

<p>155</p>

Ostiens. l. 2 c. 38.

<p>156</p>

Ostiens. loc. cit.