Название: Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3
Автор: Giannone Pietro
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная классика
isbn:
isbn:
Città ch'a le province emula appare,
Mille Cittadinanze in se contiene.
Gaeta pur sottoposta al greco Imperio, perchè pretesa da' Pontefici, ed a Roma pur troppo vicina, quando fu da' Normanni a' Greci tolta, non fu nè data per suffraganea ad alcun Metropolitano vicino, nè innalzata a Metropoli, perchè il suo picciolo e ristretto Ducato nol comportava; onde il suo Vescovo fu sottoposto immediatamente alla Sede Appostolica; siccome ora a niun altro soggiace.
Ducato d'Amalfi, e di Sorrento
Amalfi in questi tempi meritava, non meno che Napoli, essere innalzata in Metropoli: ella per la navigazione erasi renduta assai celebre in Oriente, e divenuta sopra tutte le altre città, la più ricca e più numerosa, concorrendo in lei per li continui traffichi non meno i Greci, che gli Arabi, gli Affricani, insino agli Indiani; e Guglielmo Pugliese[131] ne' suoi versi l'innalza perciò sopra tutte le città di queste nostre province. Ebbe questa città suoi Vescovi sin dal suo nascimento, e ne' tempi di San Gregorio M. si porta per Vescovo Primerio, nè questi vien riputato il primo. La Chiesa di Roma era loro molto tenuta, così per le tante Chiese che gli Amalfitani ersero in Oriente, mantenendovi il rito latino, come per essere stati i primi nella Palestina a fondar l'insigne e militar Ordine de' Cavalieri di S. Giovanni gerosolimitano. Era perciò di dovere, che innalzandosi a questi tempi da' romani Pontefici tante Chiese in Metropoli, ad Amalfi se le rendesse quest'onore, la quale, ancorchè per antica soggezione dipendesse dal greco Imperio, nulladimanco innalzata a sì sublime stato, e governandosi in forma di Repubblica da' suoi proprj Duchi, sola un'immagine ed un'ombra della sovranità de' Greci in quella era rimasa. Tenendo adunque questo Ducato Mansone Duca, quegli che per qualche tempo occupò il Principato di Salerno, fu a preghiere di questo Duca, del Clero e del Popolo amalfitano, da Giovanni XV nell'anno 987 innalzato il Vescovo d'Amalfi a Metropolitano, e gli furono attribuiti per suffraganei i Vescovi del suo Ducato; poichè ciò che scrive Freccia, che nell'anno 904 dal Pontefice Sergio III fosse stata Amalfi renduta Metropoli, non avendo fondamento alcuno, vien da tutti comunemente riprovato. I suoi suffraganei sono li Vescovi di Scala, di Minori, di Lettere, e quello dell'isola di Capri, i quali ancor oggi ritiene.
Sorrento ebbe pure suoi Vescovi antichi; e trovandosi a questi tempi capo d'un picciol Ducato, fu anche ella innalzata in Metropoli. Marino Freccia puro autore di questa istituzione ne fa Sergio III intorno al medesimo anno, che crede essere stata innalzata Amalfi: ma comunemente si tiene, che da Giovanni XIII dopo Capua, si fosse nell'anno 968 renduta questa Chiesa metropolitana, e che Leopardo ultimo suo Vescovo avesse avuto quest'onore. I Vescovi Suffraganei, ch'egli tiene, sono quel di Stabia che ora diciamo di Castellamare, e l'altro di Massa Lubrense a' quali da poi s'aggiunse l'altro di Vico Equense.
Ecco la disposizione delle Chiese delle nostre province cominciata a questi tempi nel declinar del decimo secolo, e perfezionata poi nel principio della dominazione de' Normanni; la quale siccome ha tutto il rapporto alla presente, che vediamo a' tempi nostri, così in niente corrisponde alla disposizione e politia temporale delle nostre province, per cagion che quando fu fatta la nuova distribuzione delle province di questo Regno, multiplicate poi in dodici, siccome ora veggiamo, v'erano già stabilite le Metropoli, le quali secondando la politia dell'Imperio, quella forma e disposizione presero, nella quale trovarono allora gli Stati quando e dove furono stabilite; e quantunque molte città cangiassero poi fortuna, e da grandi divenissero piccole, ovvero da piccole grandi, nulladimanco i Pontefici romani non vollero mutar la disposizione delle Metropoli già stabilite, così perchè si ritenesse il pregio dell'antichità, come anche per non far novità, cagione di qualche disordine. Empierono bensì di più Vescovi il Regno; con ergere molte Chiese in Cattedrali, che prima non erano, per quelle cagioni che saranno altrove rapportate ad altro proposito, ma non mutarono la disposizione de' Metropolitani. S'aggiunge ancora, che, come diremo al suo luogo, la nuova distribuzione delle nostre province in dodici, principalmente fu fatta per distribuir meglio l'entrade regali, e da Ministri che si destinarono, chiamati Tesorieri, per l'esazione di quelle, si multiplicò il numero; tanto che fu veduto nell'istesso tempo il numero de' Governadori, ovvero Giustizieri, essere molto minore di quello de' Tesorieri, e negli ultimi tempi furon fatti pari: ed i luoghi destinati per la loro residenza furon sempre varj, spesso mutandosi, secondo il bisogno del regal Erario, ovvero l'utilità pubblica richiedeva; onde questa nuova disposizione non potè portare alterazione alcuna alla politia dello Stato ecclesiastico.
In questo stato di cose trovarono i Normanni queste nostre province, quando vennero a noi. Altra forma fu data alle medesime, quando passarono sotto la loro dominazione, e quando uniti tutti questi Stati, ch'erano in tante parti divisi, nella persona d'un solo stabilirono il Regno in una ben ampia e nobile Monarchia.
LIBRO NONO
I Normanni, che nel nostro linguaggio non altro significano, che uomini boreali[132], siccome i Goti ed i Longobardi, non da altra parte del Settentrione, che dalla Scandinavia uscirono ad inondare l'Occidente. Essi cominciarono la prima volta a farsi sentire nei lidi della Francia a tempo di Carlo M. verso il fine del secolo ottavo; e quaranta anni da poi, o poco meno, cominciarono a travagliare i marittimi Fiaminghi e' Frigioni, sotto i cui nomi si comprendevano allora Trajetto al Reno, l'Ollanda, e la Valacria. I Re di Francia per trattenergli furon a buon patto costretti nell'anno 882, di dar loro la Frisia per abitazione[133]. Ma non essendo abbastanza soddisfatti di questa provincia, cominciarono ad invadere altri luoghi d'intorno con incendj e rapine sotto Rollone lor Capo, famoso e valorosissimo Pirata, il quale nell'istesso tempo, che i Saraceni con non minor crudeltà inondavano la nostra cistiberina Italia, egli co' suoi Normanni travagliava miseramente, e con inaudita barbarie la Francia. Portarono questi Popoli l'assedio insino a Parigi, invasero l'Aquitania, ed altre parti ancora di quel Reame sotto il regno di Carlo il Semplice; onde non potendo questo Principe resister loro, pensò avergli per amici e per confederati; onde convennero, che Carlo dovesse stabilmente assegnar loro la Neustria, una delle province della Francia per loro sede, e dovesse dar a Rollone per moglie Gisla sua figliuola, come scrive Dudone di S. Quintino[134], o sua parente, secondo il parer del Pellegrino[135], ed all'incontro Rollone, deposta l'Idolatria ed il Gentilesimo, nel quale questi Popoli viveano, dovesse abbracciare la religione cristiana. Così fu eseguito intorno l'anno 900 di nostra salute[136]: a Rollone con titolo di Duca fu data stabilmente la Neustria, e sposata Gisla, il quale nell'istesso tempo fu da Roberto Conte di Poitiers tenuto al sacro fonte, dove insieme col nome, si spogliò di quella sua crudeltà e barbarie, e volle nomarsi Roberto dal nome del suo Compare; e seguendo l'esempio del lor Capo gli altri Normanni si resero da poi più culti ed umani. Rimasa questa provincia di Neustria sotto il lor dominio, le diedero dal loro il nome di Normannia, che oggi giorno ancor ritiene.
Da questo Roberto primo Duca di Normannia ne nacque Guglielmo, che il padre creò Conte d'Altavilla, città della stessa provincia. Costui generò Riccardo, dal quale nacque un altro Riccardo: di questo II Riccardo nacque Roberto II, ed un altro Riccardo che III diremo. E da Roberto II ne nacque Guglielmo II, dal quale comunemente si tiene, che fosse nato Tancredi Conte d'Altavilla, quegli che ci diede gli Eroi, per li quali queste nostre province furon lungo tempo signoreggiateСКАЧАТЬ
131
Guil. Appul. lib. 3. Rer. Norman.
132
Gaufredo Malaterra l. 1 c. 3 hist. in tom. 3. Hisp. illustr. Guglielmo Pugliese l. 2. de gest. Norm. in Italia in princ. Guglielmo Gemmeticense l. 2. hist. Nortm. c. 4. Nortmanni dicuntur quia lingua eorum Boreas, North vocatur: homo vero, Man, id est homines Borealas per denominationem nuncupantur.
133
Grot. in Proleg. ad hist. Got.
134
L. 2 hist. Nortm.
135
In hist. Long. in Stemmate.
136
Grot. in Prolegom. loc. cit.