Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3. Giannone Pietro
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СКАЧАТЬ Tancredi di due mogli dodici figliuoli maschi oltre altre femmine, delle quali una nomossi Fredesinna, che fu moglie di Riccardo Conte d'Aversa e Principe di Capua, un'altra fu moglie di Gaufredo Conte di Montescaglioso, ed un'altra ebbe per marito Volmando[138]. I figliuoli della sua prima moglie nominata Moriella furono Guglielmo soprannomato Bracciodiferro, Drogone ed Umfredo (i quali, come vedrassi, furono i tre primi Conti della Puglia) Goffredo e Serlone. Gli altri sette gli ebbe da Fredesinna sua seconda moglie, il primogenito de' quali fu Roberto soprannomato Guiscardo, ch'è lo stesso, che in antica favella normanna, scaltro ed astuto, e questi divenne Duca di Puglia e di Calabria, il II fu Malgerio, il III Guglielmo, il IV Alveredo, il V Umberto, il VI Tancredi, il VII ed ultimo fu Roggiero, che conquistò la Sicilia, e stabilì la Monarchia[139].

      Questi però non furono i primi, che a noi ne vennero: essi, come vedremo, seguirono le pedate di alcuni altri Normanni, che poco prima si erano stabiliti in Aversa, onde bisogna distinguere gli uni dagli altri per non confondergli, come han fatto alcuni Scrittori. I primi vennero a noi intorno l'anno 1016. I figliuoli di Tancredi calarono in Italia intorno l'anno 1035. Ma non tutti, poichè due ne restarono in Normannia, nè gli altri tutti insieme ci vennero, ma secondo che le congiunture furono loro propizie, or due, or tre, ed in altra somigliante guisa incamminaronsi a queste nostre parti; nè maggiore fu il numero de' primi, come vedremo[140].

      Ciò che apparirà di più portentoso ne' loro successi sarà, come un branco d'uomini che vengono di Francia a traverso di mille sciagure abbiano potuto rendersi padroni di uno de' più vaghi paesi del Mondo: come una sola famiglia di Gentiluomini di Normannia, soccorsi solamente da un picciol numero di suoi compatrioti, abbiano potuto stabilirsi una Monarchia ne' confini dell'Imperio d'Oriente e d'Occidente: abbiano potuto contro due potenti inimici riportar tante e sì maravigliose vittorie, liberar l'Italia e la Sicilia dall'incursioni, e dal giogo degl'infedeli Saraceni, ciò che a Potenze maggiori non fu concesso, e dopo avere debellati i Greci ed i Principi longobardi, fondare in Italia il bel Reame di Napoli e di Sicilia. Certamente a niun'altra Nazione, se ne togli i Romani, è sì fortunatamente avvenuto, che così bassi principj, in tanta potenza ed Imperio fossero arrivati. Le altre Nazioni, come abbiam veduto de' Goti e de' Longobardi, non in forma di pellegrini, di viandanti vennero in Italia, ma con eserciti ben numerosi, che inondarono le nostre contrade, si stabilirono il Regno.

      All'incontro se si considererà lo stato infelice, nel quale erano ridotte queste nostre province infra di lor divise, ed a tanti Principi sottoposte; e l'estraordinario valore e bravura di questa Nazione, non saranno per apportar maraviglia i loro fortunati avvenimenti. Si aggiunse ancora che le maniere di guerreggiare usate in que' tempi, non eran come quelle d'oggidì: non vi era allora quasi regola alcuna per assaltare o per difendersi. Un esercito intero si vedeva alcune fiate disfatto senza sapersi nè come nè per qual cagione, e la più grande abilità consisteva, o in una gran forza di corpo incomparabilmente maggiore de' nostri tempi, poichè praticavansi con maggior frequenza quegli esercizj, che posson giovare ad acquistarla; o pure in una bravura eccessiva, che faceva concepire a' combattenti tanta confidenza, donde sovente maravigliosi successi sortivano, o alla perfine in alcune imprese orgogliose, la cui condotta in altra guisa non sarebbesi potuto giustificare, se non dall'avvenimento che ne seguiva.

      Questo è quello, che produceva quei vantaggi, che noi ravviseremo ne' Normanni, i quali aveano quel medesimo lustro e grandezza, che nell'azioni de' Romani spesse fiate ammiravansi. Ed in fatti di poche altre Nazioni si leggono tante conquiste, quante dei Normanni: essi posero sottosopra la Francia, e molte regioni di quella conquistarono. Guglielmo Normanno discese da' medesimi Duchi di Neustria, acquistossi il fioritissimo Regno d'Inghilterra, e lo tramandò alla sua posterità. La nostra Puglia, la Calabria, la Sicilia, la famosa Gerusalemme e l'insigne Antiochia passaron tutte sotto la loro dominazione[141].

      Ma come, e quali occasioni ebbero gli uomini di questa Nazione di venire in queste nostre regioni cotanto a lor remote, e come dopo vari casi se ne rendessero padroni, è bene che qui distesamente si narri; poichè non altronde potrà con chiarezza ravvisarsi, come tante e sì divise Signorie, finalmente s'unissero insieme sotto la dominazione d'un solo, e sorgesse quindi un sì bel Regno, che stabilito poscia con provide leggi, e migliori istituti, poterono i Normanni per lungo tempo mantenerlo nella loro posterità; nè se non per mancanza della loro stirpe maschile si vide, dopo il corso di molti anni, trapassato ne' Svevi, i quali per mezzo d'una Principessa del lor sangue, ad essi imparentata, vi succederono. Non potrebbe ben intendersi l'origine delle nostre papali investiture, e come fosse stato poi riputato questo Regno Feudo della Chiesa romana, se non si narreranno con esattezza questi avvenimenti, donde s'avrà ben largo campo di scovrire molte verità, che gli Scrittori, parte per dappocaggine, molti a bello studio tennero fra tenebre ed errori nascose.

      Nel racconto delle loro venture, e di tutti gli altri avvenimenti di questa Nazione, non ho voluto attenermi, se non a' Storici contemporanei, ed a coloro, che più esattamente ci descrissero i loro fatti, la cui testimonianza non può essere sospetta. I più gravi e più antichi fra' Latini saranno Guglielmo Pugliese, Goffredo Malaterra, Lione Ostiense, Amato Monaco Cassinese, Orderico Vitale, Lupo Protospata, l'Anonimo Cassinese, Pietro Diacono e Guglielmo Gemmeticense. E fra' Greci, la Principessa Anna Comnena, Giovanni Cinnamo, Cedreno, Zonara ed altri raccolti nell'istoria Bizantina, i quali Carlo Dufresne illustrò colle sue note.

      Guglielmo Pugliese rapporta in versi latini, ancorchè poco eleganti, ma molto buoni per lo stile del secolo in cui vivea, le azioni e' fatti d'armi de' Normanni nella Calabria. Questi scrive, non come un Poeta s'avviserebbe, ma come un Istorico, che vuole solamente ad un racconto fedele insieme ed ordinato aggiunger il numero ed il metro. Arriva il suo racconto insino alla morte dell'illustre Roberto Guiscardo accaduta circa l'anno 1085. Diegli alla luce ad istanza di Papa Urbano II, che nell'anno 1088 fu innalzato al Ponteficato, e dedicogli a Rogiero figliuolo e successore di Roberto Guiscardo. Questo suo poemetto istorico manuscritto fu ritrovato da Giovanni Tiremeo Hauteneo Avvocato Fiscale della provincia di Roven nella libreria del monasterio di Becohelvino vicino Argentina.

      Goffredo Monaco, di cognome Malaterra, è un Autore più degno di fede: scrisse egli in prosa molto a lungo l'istoria delle conquiste fatte in Italia da' Normanni, per ordine di Rogiero Conte di Sicilia e di Calabria, fratello che fu di Roberto Guiscardo. Quest'opera essendo stata lungo tempo sepolta in obblio, il di lei manuscritto fu ritrovato in Saragozza infra l'istoria de' Re d'Aragona l'anno 1578 da Geronimo Zurita, che la diede alla luce; ed il Baronio di questo ritrovamento, come d'un vero tesoro ne parla; quindi coloro, che hanno scritta l'Istoria di Sicilia, per non aver letto quest'Autore, in molti abbagli sono incorsi.

      Lione Vescovo d'Ostia è un Autore assai noto, e che va per le mani d'ognuno; essendo egli Religioso di Monte Cassino scrisse la Cronaca di quel monastero poco dopo il tempo, di cui saremo per ragionare; ed ancorchè il suo impegno fosse di far apparire al Mondo la santità e grandezza di quel Monastero, nulladimeno ci somministra molti lumi per bene intendere le cose de' Normanni, nel Regno de' quali egli scrisse.

      Amato Monaco Cassinense fiorì intorno a questi medesimi tempi: fu anch'egli da poi fatto Vescovo, ancorchè non si sappia qual Cattedra gli si fosse data. Pietro Diacono[142] tra gli uomini illustri di Cassino novera quest'Amato, e rapporta esser egli stato intendentissimo delle sacre scritture, e versificatore ammirabile. Fra le altre sue opere, che compose, fu quella de Gestis Apostolorum Petri, et Pauli, indirizzata a Gregorio VII, R. P., e l'istoria de' Normanni[143] divisa in otto libri, che dedicò a Desiderio, quel celebre Abate di Monte Cassino, che assunto da poi al Ponteficato fu detto Vittore III. Quest'istoria de' Normanni scritta da Amato, per quel che sappiamo, non uscì mai alla luce del Mondo per mezzo delle stampe: Giovanni Battista Maro nell'annotazioni a Pietro Diacono rapporta, che a' suoi tempi questa istoria si conservava manuscritta nella Biblioteca Cassinense, ove molte cose degne da sapersi intorno alle gesta ed a' СКАЧАТЬ



<p>138</p>

Peregrin. in Stemmate.

<p>139</p>

Malater. lib. 1 c. 4. V. Dufresne in Stem. Ducum. Apuliae ad Hist. Comnen.

<p>140</p>

Malat. lib. 1 c. 9, 11, 19. 38. Ost. lib. 2 cap. 67.

<p>141</p>

Roger. Oveden. apud Grot. in Prolegom. Audax Francia Normannorum militiam experta delituit. Ferox Anglia captiva succubuit. Dives Apulia sortita refloruit. Hierosolyma famosa, et insignis Antiochia se utraque supposuit.

<p>142</p>

Petr. Diaconus de Viris Illustrib. sacri Cassin. Archisterii.

<p>143</p>

Petr. Diac. lib. 3 c. 35 in Actuar. Chronic. Cassin.