Istoria civile del Regno di Napoli, v. 6. Giannone Pietro
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СКАЧАТЬ il diritto di esercitar la giurisdizione temporale, e di giudicare sopra quelle cause, delle quali essi aveano tirata al Foro episcopale la conoscenza, di cui nel XIX libro di quest'Istoria si fece memoria. Fu lor contrastato di por mano in molte cause civili sotto pretesto di scomunica, di peccato e di giuramento; fu tentato ancora di assalire l'immunità de' Cherici e de' beni della Chiesa; e quantunque gli Ecclesiastici avessero gagliardamente difesi i loro diritti, nulladimeno fu rimediato a qualche abuso, e perdettero a poco a poco una parte della giurisdizione temporale; ed in Germania da questo tempo di Lodovico Bavaro cominciò il diritto Pontificio, spezialmente quello contenuto nelle Decretali, a perdere la sua autorità e vigore137.

      Ma non così avvenne nel nostro Regno sotto questi Re della Casa d'Angiò: non ebbero essi alcun contrasto co' Romani Pontefici, anzi furono ora più che mai a' loro cenni ossequiosissimi; e Roberto, assai più che i suoi predecessori, avea obbligo di farlo per li tanti favori che avea ricevuti da Clemente V, da Giovanni XXII, da Benedetto XII Papi d'Avignone che lo preferirono al nipote nella successione del Regno; e sempre gli diedero ajuti contro Errico VII e Lodovico Bavaro, nell'impresa di Sicilia, e contro tutti i suoi nemici. Quindi questo Principe, non seguendo in ciò l'esempio della Francia, mantenne intatta la loro giurisdizione ed immunità, anzi giunse a tale estremità, che, come fu rapportato nel XIX libro di questa Istoria138, volle rendere immuni sino le concubine de' Chierici, lasciando il castigo di quelle alli Prelati delle Chiese139. Quindi avvenne, che nello stabilire i Rimedj contro le violenze degli Ecclesiastici, usasse tante riserbe, cautele e rispetti, perchè non venisse la loro immunità in parte alcuna offesa; e quindi avvenne ancora, che la traslazione della Sede Appostolica in Avignone non recò a noi verun cambiamento nella politia delle nostre Chiese: e che le querele di tutto il rimanente d'Italia per questo trasferimento non furono accompagnate da' nostri Regnicoli, i quali in ciò seguirono più tosto i desiderj de' Franzesi, che le doglianze degli Italiani: ciò che bisogna un poco più distesamente rapportare.

      §. I. Traslazione della Sede Appostolica in Avignone

      Benedetto XI, che a Bonifacio successe, non tenne più il Pontificato che nove mesi; e morto egli in Perugia il dì 6 luglio dell'anno 1304, i Cardinali quivi ragunati in Conclave per eleggere il successore, vennero in tali contenzioni, che divisi in due fazioni, i loro contrasti fecero, che la Sede stette vacante per lo spazio d'undici mesi. Capo dell'una fazione era Matteo Orsini, e Francesco Gaetano nipote di Bonifacio; dell'altra era Napolione Orsino dal Monte, e Niccolò da Prato, il quale, innanzi al Cardinalato, era stato dell'Ordine de' Predicatori. Non potendo accordarsi sopra un soggetto, a cagione della lite, ch'era fra la fazione de' Franzesi e quella degl'Italiani, convennero finalmente che gl'Italiani proponessero tre Arcivescovi oltramontani, e che il partito de' Franzesi eleggesse de' tre colui che più gli piacesse. Gl'Italiani fra' tre proposti nominarono Bertrando Got Arcivescovo di Bordeos; onde il Cardinal di Prato sollecitamente avvisandone il Re di Francia Filippo il Bello, fece, che il Re chiamasse a se Bertrando, e dicessegli ch'era in sua potestà di farlo Papa, e che lo farebbe, se gli acconsentiva ad alcune condizioni: Bertrando cupidissimo di tanta dignità, gli accordò quanto volle; onde il Re rescrisse al Cardinal di Prato che dasse opera, che l'elezione cadesse sopra di costui, siccome a' 5 giugno del 1305 fu eletto Pontefice, e chiamato Clemente V. Narrasi, che fra le condizioni accordate fossero che cassasse ciò che Bonifacio aveva fatto contro di lui e del suo Regno, ed annullasse la sua memoria: che restituisse nel Cardinalato Jacopo, e Pietro Colonnesi privati da Bonifacio: che spegnesse l'Ordine de' Templarj, e che in Francia si facesse coronare. In effetto egli rivocò la Bolla Unam Sanctam, e l'altre Bolle di Bonifacio: ristabilì i Colonnesi nelle lor dignità: dichiarò nulle tutte le sentenze che quel Pontefice avea pronunziate: diede l'assoluzione a tutti coloro ch'erano stati da esso scomunicati, eccettuatine il Nogaret e Sciarra Colonna; ed ordinò a' Cardinali che venissero a Lione di Francia, perchè quivi voleva essere egli incoronato. I Cardinali Italiani ciò malamente intesero, e narra S. Antonino140 Arcivescovo di Fiorenza, che l'apprese dall'Istoria di Giovanni Villani, che il Cardinal Matteo Orsini ch'era il più anziano, non si potè contenere di rimproverarne acremente il Cardinal di Prato, dicendogli: Assecutus es voluntatem tuam in ducendo Curiam ultra Montes, sed tarde revertetur Curia in Italiam.

      Clemente, non ostante la repugnanza della maggior parte de' Cardinali, volle essere ubbidito; onde portatosi in Lione, fu quivi a' 14 di novembre incoronato, osservando al Re di Francia le promesse; e datosi in sua balìa, creò molti Cardinali, parte guasconi, e parte francesi, tutti uomini familiari del Re. Fermò per tanto la sua dimora in Francia, residendo ora in Lione, ora in Bordeos, ora in Avignone, dove nell'anno 1309 fermossi, e vi dimorò insino al Concilio di Vienna tenuto nell'anno 1311 e fin che resse il Pontificato; facendo varie dimore in diverse città della Francia, non pensò mai tornare in Italia. Venuto a morte in Carpentras nel mese di Aprile dell'anno 1314 entrarono i Cardinali nel Conclave, e vi dimorarono persino al dì 22 di luglio, senza poter accordarsi sopra l'elezione d'un Papa; poichè i Cardinali italiani volevano un Papa della loro Nazione che andasse a fare la sua dimora in Roma; i Guasconi volevano un Franzese, che facesse la sua residenza in Francia; e s'avanzaron tanto i contrasti, che essendosi ragunato il Popolo sotto la condotta dei nipoti del Papa defunto, si portarono armati al Conclave, domandando, che fossero dati in lor potere i Cardinali italiani, e che volevano un Papa franzese: ciò essendo lor negato, posero fuoco al Conclave: onde i Cardinali scappati via fuggirono chi qua e chi là, ed andaron per due anni dispersi141. Filippo il Bello fece quanto potette per adunargli, ma la sua opera riuscì vana. Morto Filippo, e succeduto nel Regno di Francia Lodovico Utino, questi mandò suo fratello in Lione, il quale chiamò a se i Cardinali, e gli fece chiudere nella Casa de' Frati Predicatori di Lione, e dicendo loro, che di là non sarebbero mai usciti e trattati con austerità, se non avessero tosto eletto un Papa: i Cardinali dopo essere stati rinchiusi per lo spazio di quaranta giorni, elessero finalmente nell'anno 1316 Giacomo d'Eusa, nativo di Cahors, prima Vescovo di Frejus, e poi d'Avignone, ed era allora Cardinale Vescovo di Porto. Questo Papa dopo la sua elezione prese il nome di Giovanni XXII, ed essendosi fatto coronare in Lione a' dì 5 di settembre del medesimo anno, partì subito per Avignone, dove fermò la sua residenza, nè vagò come Clemente per le altre città della Francia; ond'è, che i suoi successori ebbero per ordinaria lor sede Avignone; poichè avendo Giovanni tenuto il Pontificato 18 anni, stabilì maggiormente quivi la sua Sede: e morto egli in Avignone nel mese di decembre dell'anno 1334 i Cardinali nell'istesso mese elessero, e coronarono nella chiesa d'Avignone il Cardinal Jacopo Fournier Vescovo di Pamiers, nominato Benedetto XII il quale, ancorchè mostrasse intenzione di portarsi a far la sua dimora in Italia, avendo fatto chiedere a' Bolognesi, se lo avessero voluto ricevere nella loro città, e trovatigli mal disposti a farlo, fermò come il suo predecessore la sua residenza in Avignone, dove dimorò sin al 1342 anno della sua morte. Lo stesso fece Clemente VI suo successore, Innocenzio VI, Urbano V insino a Gregorio XI, il quale avendo voluto trasferire la sua Sede in Roma, malgrado de' Franzesi, fu cagione che dopo la sua morte, seguisse quello scandaloso scisma tra i Papi di Roma e d'Avignone che tenne lungamente travagliata la Chiesa, di cui avremo occasione di ragionare ne' seguenti libri di quest'Istoria.

      Intorno a questa traslazione della Sede Appostolica in Avignone, vi è gran contrasto tra gli Scrittori nostri Italiani ed i Franzesi. Gli Italiani la chiamano Esilio Babilonico; poichè la Chiesa, mentre quello durò, stette sotto la schiavitù de' Franzesi, e spezialmente del Re Filippo il Bello: la chiamano prevaricazione della Casa di Dio: scandalo del Popolo cristiano, e ruina della Cristianità142. Che i Papi, che la ressero in quei tempi, furono più tosto mostri d'empietà e di scelleraggini, che Vicarj di Cristo: che non ad altro attesero, che a cumular denari, per nudrire la loro ambizione ed il fasto, vilmente servendo i Re di Francia. Dipinsero per ciò nelle loro opere i Papi d'Avignone per simoniaci, lussuriosi, crudeli, avari e rapaci; ed Avignone per una Babilonia. Dante nella sua Commedia143 scrisse di Clemente V cose orribili. Giovanni VillaniСКАЧАТЬ



<p>137</p>

V. Struvium Hist. Jur Canon, c. 7 § 36.

<p>138</p>

Lib. XIX cap. ult. n. 3.

<p>139</p>

V. Chioccar. M. S. giurisd. to. 10.

<p>140</p>

S. Antonin. par. 3 tit. 21 cap. 1

<p>141</p>

Baluz. vita PP. Aven. tom. 1 pag. 112.

<p>142</p>

Blondus Flavius. Anton. Campus l. 3 Hist. Cremon. Odor. Raynald. ann. 1314.

<p>143</p>

Dant. Infern. cant. 19.