Istoria civile del Regno di Napoli, v. 6. Giannone Pietro
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СКАЧАТЬ Tommaso fu posto nel rollo de' Santi da Giovanni XXII nell'anno 1323; è dunque chiaro, ch'e' scrisse sopra le nostre Costituzioni dopo l'anno 1323.

      Andrea adunque, ancorchè nato negli ultimi anni del Regno di Carlo I, verso il 1280, quattro anni prima della sua morte, cominciò a rilucere e dar saggio de' suoi talenti nel Regno di Carlo II suo figliuolo, da cui per lo profondo suo sapere e dottrina fu fatto Avvocato fiscale e Giudice della Gran Corte, ed indi Maestro Razionale della Regia Camera. Negli ultimi anni del suo Regno scrisse egli i suoi famosi Commentarj sopra i Feudi; e le note sopra le Costituzioni del Regno le compose sotto il Re Roberto, intorno al 1232, siccome dimostra lo scrittor della sua vita107.

      Baldo suo emolo, scorgendo qualche varietà ed incostanza d'opinioni tenute da lui ne' Commentari dei Feudi, che poi variò nelle Costituzioni, non potendo negare la profondità della sua dottrina, l'incolpava di questo vizio; ma non men Liparulo, che l'incomparabile Francesco d'Andrea ne penetrarono l'arcano ed il mistero. Il Re Roberto tutto preso d'amore verso Bartolommeo di Capua, non vedendo per altri occhi, nè reggendo il suo Regno che per i consigli di lui, attese sopra tutti gli altri ad ingrandirlo: Andrea non era ugualmente guardato, nè secondo il suo merito premiato; sotto il Regno di Roberto egli si trovò Maestro Razionale, e così vi rimase, ed in quest'istesso posto continuò in tutti gli anni di Roberto, carica conferitagli da Carlo suo padre, e nella quale l'avea Roberto confermato; all'incontro tutti gli onori erano del Capua, di che ardendo d'invidia Andrea, vedendo il suo emolo innalzato, e lui depresso, non potendo prender del Re altra vendetta, cominciò co' suoi scritti almeno ad abbassare le sue ragioni Fiscali, e quanto ne' Commentari de' Feudi, che compilò sotto Carlo II fu Regalista, altrettanto poi nelle note alle nostre Costituzioni, che compose nel Regno di Roberto, fuvvi avverso e contrario. Moltissimi documenti ed esempj di questo suo animo esasperato possono leggersi presso Liparulo108, e presso il Consiglier Francesco d'Andrea109. Ed osservarono questi Autori, che ne' Commentarj de' Feudi, sempre che l'accadea far menzione (ciò che fece molto spesso) di Re Carlo I e II, non gli nominò, se non con elogi; all'incontro, scrivendo sotto Roberto le note sopra le Costituzioni, ancorchè avesse avuto ben cento occasioni, ed alcune volte necessità di allegarlo, non ci si potè mai indurre di nominarlo; tanto che Matteo d'Afflitto110, parlando d'Andrea, pien di maraviglia ebbe una volta a dire: Et satis miror, quod non alleget Capitulum Regis Roberti, cum ipse fuerit eo tempore, et usque ad tempus Reginae Joannae I. Ed avendo una sola volta per dura necessità dovuto nominare quel Re, che a' suoi tempi fu riputato un altro Salomone, non fu d'altra maniera chiamato, che come un uomo del volgo, senza elogio, ancorchè scrivesse vivente Roberto, ivi: Et fuit determinatum in Consilio, quando Rex Robertus erat Vicarius patris sui111.

      Ma morto Roberto nell'anno 1343, e succeduta al Reame Giovanna sua nipote, non avendo altro competitore, gli fu facile entrare per la somma sua dottrina in grazia della medesima, dalla quale fu inalzato al posto di Luogotenente della Regia Camera, e fatto suo Consigliere; la qual carica continuò insino al 1353 anno della sua morte. Quando gli Scrittori moderni non ci portano se non leggieri indizi e deboli argomenti, non dobbiamo rimoverci da ciò, che lasciarono scritto gli antichi intorno a questa sua morte. Narrano questo infelice successo due autori gravissimi, che scrissero non più, che cento anni dapoi che avvenne, onde potevano averlo appreso da' loro maggiori: questi sono Paris de Puteo112, che fiorì sotto Alfonso I di Aragona e fu maestro di Ferdinando suo figliuolo, che gli successe al Regno, e Matteo d'Afflitto113, che scrisse i suoi Commentari a' Feudi sotto il medesimo Re Ferdinando, ciò che si ricava anche da' nostri registri; li quali scrissero, che avendo Andrea giudicato in una causa d'un Tedesco nomato Corrado de Gottis, contro il quale fu profferita sentenza, per cui gli fu tolta una Baronia che possedeva; questi fieramente sdegnato per la perdita, di notte accompagnato con alquanti suoi Tedeschi, mentre Andrea ritornava dal Castel Nuovo a sua casa, vicino porta Petruccia, l'assalì, dicendogli che siccome egli colla sua sentenza l'avea tolta la roba, così egli colle sue armi gli levava la vita; e da più fieri colpi de' suoi masnadieri fu miseramente ucciso. Ecco ciò, che di questo infelice successo ne scrisse Matteo d'Afflitto: Fuit autem interfectus praefatus Doctor insignis in civitate Neapolis die 11 octobris 12 Ind. 1353 etc. ed altrove: Et ego vidi privilegium Reginae Joannae I vindicantis mortem Andreae de Isernia ejus Consiliarii, occisi tarda hora noctis, dum veniret a Castro novo, prope Portam Petrutiam114 per quosdam Teutonicos, acriter condemnatos de crimine laesae Majestatis. La Regina contro gli infami assassini prese aspra vendetta: furono puniti con supplicj, pubblicati i loro beni, diroccate le loro case e sentenziati a morte, non altrimenti che se fossero rei di delitto di Maestà lesa, per la dottrina dell'istesso Andrea, il quale quasi presago del suo fato infelice, avea insegnato che colui, che uccideva il Consigliere del Principe, era reo di delitto di Maestà lesa, e dovea punirsi con tal pena.

      Ci lasciò questo insigne Giureconsulto i suoi incomparabili Commentarj sopra i Feudi, che e' compose negli ultimi anni del Re Carlo II, opera nella quale superò se medesimo, e che presso i posteri gli portò que' elogi, e que' soprannomi Princeps, et Auriga omnium Feudistarum, Evangelista feudorum, e simili rapportati dallo Scrittore di sua vita. Sopra la qual opera i nostri professori impiegarono da poi tutti i loro talenti, ed acquistò tanta autorità, che faceva forza non meno che le leggi feudali medesime. Bartolommeo Camerario115 v'impiegò in leggerla ed emendarla quasi tutti gli anni di sua vita, ed egli stesso testimonia, che per lo soverchio studio che vi pose, ci perdette un occhio. Fu non solo appo noi, ma anche presso le nazioni straniere riputato il più gran Feudista, che avesse avuto l'Europa in que' tempi; confuse Baldo e l'obbligò in vecchiezza a darsi allo studio feudale116; e fu non meno da' nostri, che dagli esteri predicato per Principe de' Feudisti.

      Scrisse ancora nel Regno di Roberto intorno l'anno 1323 e ne' seguenti, le nostre Costituzioni e sopra i Capitoli del Regno: compilò i Riti della regia Camera, e compose altre opere legali rapportate dal Toppi117 nella sua Biblioteca. Narrasi ancora aver composte alcune opere di teologia e di legge canonica, onde ne riportasse dagli Scrittori, che lo seguirono, i titoli di Excelsus juris Doctor, Theologus maximus, e di Utrisque juris Monarca.

      Egli è però vero, che più per vizio de' tempi, nei quali scrisse, che per proprio fu nello stile barbaro e confuso, e senza metodo: ciò che diede occasione ad Alvarotto118 di dire, che fu egli commendabile più tosto per la abbondanza delle cose, che per lo metodo; e che il nostro Loffredo119 si lagnasse, che quelle cose, ch'egli avrebbe potuto trattare con più distinzione e chiarezza, l'avesse esposte così oscuramente, e con poco ordine.

      Fiorì ancora negli ultimi anni di Roberto, e vie più nel Regno di Giovanna I sua nipote, un altro insigne Giureconsulto, quanto, e qual fu Luca de Penna. Fu egli coetaneo di Bartolo, come ci testifica egli medesimo nelle sue opere120: fu questo Dottore presso la Regina Giovanna avuto in gran pregio, e nelle cose legali riputato di grande autorità. Compose pienissimi Commentari sopra i tre ultimi libri del Codice 10, 11 e 12121; ma il soggetto che e' si pose ad adornare in que' tempi scarsi d'erudizione, e ne' quali non vi eran molte notizie delle cose romane, de' costumi ed istoria loro, cose tutte necessarie, per quel lavoro, lo fecero cadere in moltissimi errori: non deve però non riputarsi l'impresa degna d'un grande ingegno e di un grande ardire. L'ordine e lo stile, fu un poco più culto di quello che comportava la sua età, e secondo il giudicio di Francesco d'Andrea122, nel metodo di insegnare, e nella chiarezza si lasciò molto indietro Andrea d'Isernia. I Franzesi, non altrimenti, che i Germani tentarono per Pietro delle Vigne, СКАЧАТЬ



<p>107</p>

Liparul. in vita Andreae.

<p>108</p>

V. Liparul. in vita Andreae.

<p>109</p>

Andreys in disp. feud. cap. I § 6 num. 33, 34.

<p>110</p>

Affl. in Constit. hostici, Cap. si Comes, aut Baro, numer. 26.

<p>111</p>

Andr. in Constit. Sancimus, de offic. Magistr. Justitiar. verb. miserabilium, in principio.

<p>112</p>

Paris de Puteo de Sindicatu, tit. de excessib. Consiliar. in fin.

<p>113</p>

Afflict. Com. in feud. Quae sint Regalia, § et bona, nu. 43.

<p>114</p>

Costanzo lib. 6 dice la Porta Petruccia essere stata tra la Chiesa di S. Giorgio de' Genovesi, e l'Ospedale di S. Gioachimo, il qual a' suoi tempi era dirimpetto a quella Chiesa.

<p>115</p>

Camer. cons. 371 post Cannetium.

<p>116</p>

Card. de Luca de emphyt. disc.

<p>117</p>

Toppi in Biblioth. De Jure Prothomiscos, seu de Jure Congrui. Super. auth. habita, ne filius pro patre. Et in primo Codicis.

<p>118</p>

Alvarot. in praelud. feud.

<p>119</p>

Loffred. in tit. Si contentio sit inter dom. et agn. § si quis per 30 in fin. fol. 31.

<p>120</p>

Luc. de Penna in l. unic. C. de his, qui se deferunt, lib. 10.

<p>121</p>

Vedi Toppi de orig. Trib. pag. 1 lib. 3 cap. 11.

<p>122</p>

Andreys disp. feud. cap. 1 § 8 num. 41 pag. 45.