Istoria civile del Regno di Napoli, v. 6. Giannone Pietro
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СКАЧАТЬ Lettori, che leggevano in Napoli, ed onorava gli Scolari.

      Per tralasciar infiniti esempi, venendo il Petrarca di Francia per pigliare la Corona di lauro a Roma, mandò Gio. Barile, che in suo nome assistesse in Campidoglio quella giornata come suo Ambasciadore, scusandosi col Petrarca, che l'estrema vecchiezza era cagione, che non venisse in persona a ponergli la corona in testa di sua mano; ed ambiva, che l'Affrica composta da costui, a lui s'indirizzasse. Favorì grandemente i Teologi ed i Filosofi81, tanto che nel suo Regno queste facoltà cominciarono a fiorire in Napoli.

      La teologia Scolastica ridotta ne' suoi tempi in arte, e fatta pedissequa della filosofia d'Aristotele, secondo il metodo prescritto dagli Averroisti, vi pose piede, e si rese più considerabile per le famose fazioni de' Tomisti, e degli Scotisti sostenute da due Ordini allora considerabili de' Frati Predicatori e de' Frati Minori. I primi seguivano la dottrina d'Alberto Magno, e da poi di S. Tommaso, nomato il Dottor Angelico suo discepolo, che si rese poi Capo di questa Setta di Scolastici, detti perciò Tomisti. I secondi seguivano Alessandro de Ales del loro Ordine, e da poi il famoso Giovanni Duns, detto il Dottor Sottile, e Scoto, perch'era Scozzese, benchè alcuni l'abbiano creduto Inglese, ed altri Ibernese, il quale si rese Capo di questa Setta, donde i suoi seguaci furono chiamati Scotisti; onde nacque la divisione di queste due Scuole. Alcuni nondimeno fecero un terzo partito, seguendo un metodo nuovo, chiamati Nominali, ed uno de' principali Capi di questo partito fu Guglielmo Ocamo della Contea di Surrey in Inghilterra, il quale ancorchè dell'Ordine de' Minori, si divise dagli altri facendosi Capo di questa Setta, e perciò ne acquistò il titolo di Dottor Singolare. Si disseminarono le loro Scuole per tutta Europa ed in Napoli, ne' tempi di Roberto, essendo multiplicati i loro Maestri, la Teologia in cotal maniera trasformata, era pubblicamente e con sommo applauso ed ammirazione professata, ed i Teologi da questo Principe favoriti; poichè proccurava che molti Teologi eccellenti e di buona vita fossero provisti di Prelature e Vescovadi del Regno, e gli onorò sempre sopra tutti gli altri Baroni laici82.

      Nelle Calabrie ed in Terra d'Otranto, per lo gran numero de' Greci, e per lo continuo commercio d'Oriente, i Monaci de' Conventi fondati sotto la Regola di S. Benedetto non la ricevettero se non molto tardi: seguitavano le pedate de' Greci e la loro dottrina: e si distinse sopra tutti gli altri Barlaamo Monaco Basiliano di Calabria, nato in Seminara, assai dotto e sottile, il quale essendosi portato in Costantinopoli, entrato in somma grazia dell'Imperador Andronico, fu adoperato dal medesimo negli affari più gravi dello Stato, e per comporre, e riunire la Chiesa Greca alla Latina. Fu inviato da Andronico in Napoli al nostro Re Roberto per domandargli soccorso; ma perchè non poteva sperar d'ottenerlo se non col riunirsi le due Chiese, ne fu data a lui parimente la commessione. Fu la unione lungamente trattata, ma ogni progetto fu ributtato, e la sua opera rimase inutile ed infruttuosa.

      Ebbe grandi ed ostinate contese con Palamas suo Antagonista, ma dopo varie vicende, vedendo finalmente approvata in un Concilio tenuto in Costantinopoli la dottrina di Palamas, e la sua condannata, partì da Oriente, e si ritirò in Occidente, e prese il partito de' Latini, onde fu fatto Vescovo di Geraci in Calabria83. Ci lasciò molte sue opere, che compose contro Palamas, e contro i Monaci Quietisti da lui perseguitati ed accusati come rinovatori degli errori degli Euchiti, e sopra altri soggetti.

      Scrisse un libro de Primatu Papae: De Algebra; ed altre insigni opere, delle quali l'Allacci, ed il Nicodemo tesserono copiosi Cataloghi84. Instruì molti dei nostri nelle discipline, e nella lingua greca e latina, e fu Maestro di Giovanni Boccaccio, di Paolo Perugino Giureconsulto e Prefetto della Biblioteca del nostro Re Roberto, di Leonzio Tessalonicense e di molti altri85.

      In questi medesimi tempi fioriva in Otranto un monastero di Basiliani lontano da quella città non più che mille e cinquecento passi. Era dedicato a S. Niccolò, e i suoi Monaci professavano non men teologia, che filosofia, ed erano istruttissimi di lettere greche, ed alcuni anche di latine. Insegnavano la gioventù, e l'istruivano delle cose greche e della lor lingua. Vi andavano i giovani ad apprenderla da tutte le parti del regno, a' quali con somma liberalità, e magnificenza erano dati i Maestri senza mercede, domicilio e vitto: tanto che le discipline greche, che per la decadenza dell'Impero d'Oriente venivano a retrocedere e mancare, si sostentavano, e lor si dava per essi riparo in queste nostre parti. Narra Antonio Galateo86, che a tempo de' suoi grand'avoli, che vengono a punto a cadere nel regno di Roberto e di Giovanna, quando ancora Costantinopoli non era passata in man de' Turchi, fu fatto Abate di questo Monastero il celebre Filosofo Niccolò d'Otranto, nominato Niceta: questi vi rifece una famosa Biblioteca, e fece ricercare senza risparmio libri da tutta la Grecia d'ogni genere, e quanto più ne potè raccogliere, tutti fece trasportare nel suo monastero, e fra gli altri molti di Filosofia, e di Logica. Fu, per la sua saviezza ed integrità di costumi, adoperato dagl'Imperadori d'Oriente e da' Sommi Pontefici in varie Legazioni, i quali nelle contese fra di loro nate, o per causa di religione o di Stato, si servivano della di lui persona per comporle, e spesse volte era mandato e rimandato da Costantinopoli a Roma dall'Imperadore, e da Roma in Costantinopoli dal Papa. In discorso di tempo di questi libri, per negligenza de' nostri Latini, e per lo disprezzo e poca cura, che fu presso de' nostri delle lettere greche, alcuni ne furono trasportati a Roma, al Cardinal Bessarione, e quindi a Venezia; ed il resto fu poi tutto consumato e perduto per lo memorabil sacco, che i Turchi calati in Otranto diedero nell'anno 1480 in quella città e monastero e suoi contorni.

      Roberto, oltre di favorire i Teologi, non trascurò ancora i Filosofi e'Medici87. Nell'Università degli studj di Napoli proccurò che insegnassero queste scienze i migliori Professori dell'età sua; e perchè altrove così queste, come l'altre facoltà non si potessero apparare, ma solo in Napoli, rinovò gli editti dell'Imperador Federico II, e proibì le Scuole nell'altre città del Regno88; pose in maggior osservanza i privilegi che il Re Carlo II suo padre aveva conceduto al Collegio degli studj di Napoli, li quali egli inserì in quel suo Capitolo, che comincia Universis, che abbiamo tra i suoi Capitoli, sotto il titolo Privilegium Coll. Neap. Studii. Poichè ne' suoi tempi la filosofia d'Aristotele, secondo il metodo prescritto dagli Averroisti, era nelle Scuole universalmente insegnata, e quella sola teneva il campo, posposti tutti gli altri antichi Filosofi, per le cagioni dette da noi altrove; e la medicina non altronde, che da' libri di Galeno era tratta; quindi Roberto ad imitazione di Federico II deputò Niccolò Ruberto famoso Medico e Filosofo di que' tempi, e gli fece fare una traduzione del Greco in Latino dei libri d'Aristotele di Filosofia, e de' libri di Galeno di Medicina, come ricavasi da' regali registri rapportati dal Summonte89.

      Amò ancor Roberto, che la sua Corte e la sua Cancelleria fosse ripiena d'uomini dotti, ponendo sommo studio, che usassero in quella i più insigni letterati dell'età sua: il che, come ponderò assai a proposito il Costanzo90, si conosce ancora dallo stile, e frase de' suoi Capitoli e privilegi, che sono più culti, ed ornati di molte clausole oratorie, per quanto comportavano i suoi tempi, ne' quali l'eloquenza e l'eleganza dello scrivere, non era arrivata in quell'elevatezza, che abbiam veduta da poi a' nostri tempi, e dei nostri avoli. E benchè, come soggiunge questo Autore, di tutte le discipline gli piacesse meno dell'altre la poetica, desiderò nientedimeno grandemente d'aver appresso di sè il famoso Petrarca, e che, come si disse, gli dedicasse il suo poema dell'Affrica91. Amò per questa cagione, sopra gli altri Cortigiani suoi, Giovani Barrile, al quale diede il governo di Provenza e di Linguadoca, e Guglielmo Marramaldo, ambedue letterati, ed amici del Petrarca; ed il Petrarca92 e 'l Boccaccio93 scrivono, che nella vecchiaja pentissi di aver tenuto tanto poco conto de' Poeti, e riputava come suo infortunio СКАЧАТЬ



<p>81</p>

Petrarc. Rer. memorand. lib. 2. Sacrar. Scripturar. peritissimus: Philosophiae charissimus alumnus.

<p>82</p>

Costanz. lib. 6.

<p>83</p>

Alacci de Eccl. Occid. etc. lib. 2. cap. 17.

<p>84</p>

V. Alacci l. c. V. Nicod. in Addit. ad Bibliot. Toppi.

<p>85</p>

Boccac. Genealog. l. 5 c. 6. Nicod. l. c.

<p>86</p>

Galat. de Situ Japigiae.

<p>87</p>

Petrar. l. c. Philosophiae charissimus Alumnus: Orator egregius: incredibili Physicae notitia.

<p>88</p>

Cap. Robertus, etc. Grande fuit.

<p>89</p>

Summon. t. 2 l. 3 p. 411.

<p>90</p>

Costanzo lib. 6.

<p>91</p>

Boccac. Gen. Deor. lib. 15 cap. 13.

<p>92</p>

Petrarc. Rer. memor. l. 2.

<p>93</p>

Boccacc. in Genealog. Deor. l. 14.