Sotto il velame: Saggio di un'interpretazione generale del poema sacro. Giovanni Pascoli
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Читать онлайн книгу Sotto il velame: Saggio di un'interpretazione generale del poema sacro - Giovanni Pascoli страница 22

Название: Sotto il velame: Saggio di un'interpretazione generale del poema sacro

Автор: Giovanni Pascoli

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066070403

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СКАЧАТЬ imagini di ben seguendo false;

      il che si riferisce allo smarrimento nella selva; dopo aver detto:

      nè impetrare spirazion mi valse

       con le quali ed in sogno ed altrimenti

       lo rivocai;

      il che pur si riferisce al suo tortire per la selva, e ai bagliori della luna, forse, traverso il folto dei pruni, in quella notte che cominciò con un sonno e continuò, naturalmente, con sogni; aggiunge:

      Tanto giù cadde, che tutti argomenti

       alla salute sua eran già corti,

       fuor che mostrargli le perdute genti.[229]

      “Tanto giù cadde„ corrisponde a “mentre che io rovinava in basso loco„. Beatrice qui non narra tutto quello che raccontò a Virgilio, quando visitò l'uscio de' morti. Allora narrò, e Virgilio lo ridisse a Dante, il tutto partitamente. Dante era impedito nella diserta piaggia: era dunque già, dopo l'alba e dopo il riposo, in via per la piaggia diserta; tanto impedito[230]

      che volto è per paura.

       Era dunque non più solo avanti la lonza, ma avanti il leone e specialmente avanti la lupa; chè la paura è di tutte e due, o di tutte e tre le fiere, e anche della selva, ma solo quella ispirata dalla lupa

      lo ripingeva là dove il sol tace.

      Fu questo l'impedimento[231] di cui si compianse una donna gentile nel cielo, la quale mandò Lucia a Beatrice. E da lei Beatrice sa che Dante pietosamente piange e che lo combatte la morte “su la fiumana„. La morte lo combatte; dice Lucia. “Tutti argomenti alla salute sua eran già corti„ conferma Beatrice. La “pièta del suo pianto„ è il rovinare di Dante in basso loco piangendo e rattristandosi. Nel miraggio, per cui un'azione terrestre si stampa, per così dire, nel cielo, trasfigurandosi, sì che alcuni tratti si conservano, altri si perdono, il pensiero di Dante che assomigliò la selva a un pelago dell'onda perigliosa e sè a un naufrago ansante, ha un'ombra nel cielo; e la selva diviene fiumana: ha un'eco nel cielo; ed è affermata peggiore di un pelago. E dunque Dante è ripinto verso la notte: ove il sol tace; verso la valle: in basso loco. È tornato o sta per tornare a quello stato dell'animo, in cui più non si discerne, in cui più non luce la prudenza, e con essa mancano le altre virtù; riprova l'amarezza della morte; anzi la morte ora lo combatte così, che la sua salute non può essere opera che di lassù.

      Sta per ritornare alla condizione di viltà, in cui era prima del passo della selva? a quella condizione, che poi vide essere degli sciaurati che mai non fur vivi, e di cui fama non è alcuna? di quelli, per cui il lume raggiò invano sebbene fosse acceso? di quelli così simili e così dissimili ai non battezzati?

      Il fatto è che in quel momento Dante si trova avanti un'ombra. È d'un magnanimo, e di uno che cantò il più nobile degli eroi. E dannati sono il poeta e l'eroe. Non ebbero battesimo, eppure fu l'uno magnanimo e l'altro eroe. E si trovano di faccia, avanti la selva del peccato originale, uno che fu da quello offeso, non ostante la sua virtù, e un altro, che sebbene non offeso da quello, sta per vivere o, meglio, per morire, senza alcuna virtù.

       Indice

      Quali sono le fiere che Dante vide, prima una, poi due quasi insieme, e che ora sono, fantasticamente, ridotte a una?

      Fu a Dante impedimento la selva selvaggia e aspra e forte, e nella quale, a detta di Beatrice, egli pareva trovare, a ogni momento, fosse e catene.[232] Paura in Dante fu della selva, sì che la si rinnovava al pensiero, e ch'ella solo dopo il passo fu queta. Le tre fiere impediscono il cammino e incutono paura. Impediva il cammino la lonza; il leone veniva contro lui; la lupa lo ripingeva. Avanti la lonza, si rivolse più volte per tornare; il leone gli diede paura; gravezza gli porse la lupa con la paura che usciva da lei.[233] Consimili, dunque, effetti sono della selva e delle fiere. La selva è peccato: come non peccato le fiere? Ma la selva è il peccato originale: come le fiere non il peccato attuale? Ma la selva è la tenebra: come le fiere non l'ombra della carne e il veleno?

      E la selva è raffigurata nel vestibolo e nel limbo, che hanno in sè il peccato originale, nelle sue due forme, volontaria, per così dire, e necessaria; di suprema viltà, perchè dopo il battesimo, di suprema nobiltà, sebbene e perchè senza il battesimo. E dopo il vestibolo e il limbo, sono cerchi di peccatori e di peccati diversi. Così è ragionevole che dopo la selva siano altri peccati diversi. Ora i peccati dell'inferno si riducono a tre disposizioni che il ciel non vuole.[234] Le fiere sono tre, come non credere subito, che elle sieno tre, perchè tre le disposizioni? che quelle raffigurino queste?

      Le tre disposizioni che il ciel non vuole sono l'incontinenza, la malizia e la matta bestialità. D'incontinenza sono rei i dannati dei primi quattro cerchi dopo il limbo. La malizia e la bestialità sono più giù. Prima a Dante, delle fiere si presenta la lonza; poi le altre due. Non è probabile che, delle tre disposizioni, la lonza, raffiguri l'incontinenza? L'incontinenza è la più leggera delle tre:[235]

      men Dio offende e men biasimo accatta.

      La lonza, se non piacevole all'aspetto e agli atteggiamenti, come del resto è, con la sua snellezza e con la sua pelle gaietta, è senza dubbio meno terribile delle altre due. Dante aveva ragione di bene sperare di lei, quando sopravvennero le altre due. Questa fiera meno terribile come non è la disposizione meno biasimevole?

      Le altre due disposizioni sono da Virgilio che ne parla, discorse a parte. Sono molto simili tra loro tanto che si aggruppano sotto il comun nome di malizia:[236] le altre due fiere vengono insieme, quasi nello stesso tempo, contro Dante. Sono molto simili tra loro: l'una ha rabbiosa fame, l'altra è carca di tutte brame, e dopo il pasto ha più fame di prima; dell'uno dà paura la vista; l'altra porge gravezza con la paura ch'esce dalla sua vista. Come queste due fiere che vengono insieme e sono così simili, non sono la bestialità e la malizia, che sono aggruppate insieme e tanto tra loro simili, che fanno una sola malizia? la sola malizia, che dall'aquila è chiamata veleno?

      Le due ultime fiere non impediscono solamente il cammino. La lonza, sì; solo impedisce. Dante è più volte tentato di tornarsene, per quella, diremmo, noia di aver sempre avanti quella fiera. La snellezza e molta prestezza le servono, pare, per allontanarsi quand'è scacciata, e poi ritrovarsi di nuovo sulla via di colui che sale per l'erta. Il fatto è che, sebbene Dante più volte si volti per ritornare, non ci narra che in queste tante volte la lonza l'abbia mai offeso. Le altre due, e specialmente la lupa, gli si fanno incontro col proposito di offenderlo. Mentre noi supponiamo che Dante, non ostante la lonza, avanzi sempre, noi vediamo che, per via della lupa, arretra sempre. Perchè? Perchè la lupa, e anche il leone, s'intende, non impediscono soltanto, ma uccidono: la lupa

      non lascia altrui passar per la sua via,

       ma tanto lo impedisce che l'uccide.

      La lonza impedisce, anch'ella, il cammino, ma non al punto d'uccidere: tanto è vero, che per l'ora del tempo e la dolce stagione Dante è indotto a bene sperare, e riuscirebbe a salir l'erta. Or dunque le due ultime fiere hanno il proposito di uccidere, di sbramare l'uno la rabbiosa fame, l'altra la fame insaziabile, con le carni del passeggero. Ebbene come non raffigurano esse la malizia, che ha appunto un fine d'ingiuria, che l'incontinenza non ha, e questo fine adempie o con forza o con frode? e così si distingue in violenza o bestialità,[237] che torna lo stesso, e frode?

      E la violenza e la frode sono nell'inferno punite СКАЧАТЬ