Название: Niccolò de' Lapi; ovvero, i Palleschi e i Piagnoni
Автор: Massimo d' Azeglio
Издательство: Bookwire
Жанр: Языкознание
isbn: 4064066070090
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Nunziata, come tutte le donne avanzate in età, che standosene sole tutto giorno, se hanno cosa alcuna che le tenga in sospetto, a furia di fissarvi sopra il pensiero, si scaldano il cervello, e se la dipingono mille volte più terribile e pericolosa che non è in effetto, viveva in grandissima sollecitudine pel figlio; e quando questi veniva a passar qualche ora con lei, s’ingegnava con quelle ragioni, e quelle carezze che sa trovar una madre amorosa, di fargli entrare quei consigli ch’ella stimava fossero pel suo migliore.
Le cose erano a questo termine quando il discorso di Niccolò cambiò in certezza la speranza di Lamberto e lo spinse a quelle risoluzioni che abbiamo accennate.
Ma come annunciarle alla madre? Come separarsi da lei, e forse per sempre? Come dire a lei, vecchia inferma, amorosa sopra tutte le madri «Vi lascio e vado in guerra?» Lamberto, quantunque in molto travaglio per queste idee, non si smarrì.
Sapea che la madre, come tutte le donne del secolo XVI, era assuefatta all’idea che è cosa virtuosa e virile talvolta il prender l’armi, e che lo sconsigliarne i mariti ed i figli, ove abbiano onesta cagione d’impugnarle, è atto vile e dappoco. Di fatto la Nunziata cresciuta in tempi torbidi e travagliati, aveva, e per le cose vedute e pei discorsi uditi continuamente, avvezzato l’animo alla lunga a pensieri forti ed arditi; onde quando Lamberto, dopo averle replicate le parole di Niccolò, le aprì il cuore interamente dicendole quanto avea fermato d’eseguire, con tutte le ragioni ed i rispetti, che aveva lungamente pesati in cuor suo, bensì sulle prime parea non sapesse risolversi a tanto sagrificio, ma poi a poco a poco si diede se non contenta almeno rassegnata alle ragioni del figlio. Essa era povera, non avea lettere, ma era capace di que’ pensieri generosi che germogliano in una bell’anima anche senza l’ajuto de’ libri. Passato quel primo sgomento, e considerando più pacatamente la cosa, le piacque l’idea di Lamberto di non accettare una tanta ventura prima d’essersene reso degno.
Sentì un nobile orgoglio pensando che il figlio diverrebbe genero d’uno de’ primi cittadini di Firenze, senz’esserne obbligato soltanto alla sua umanità: che a quell’uomo dal quale s’eran ricevuti continui beneficj senza mai poterli menomamente ricambiare, si potrebbe pur alla fine render merito in qualche modo, o mostrare almeno d’avervi posto ogni studio, onde se v’era difetto s’attribuisse alla fortuna e non a viltà di pensieri. Insomma la partenza di Lamberto venne risoluta d’accordo.
Mentre segretamente si metteva in ordine di panni, d’arme e dell’altre cose che gli bisognavano, parte spendendo de’ suoi danari, parte di quelli della madre, che in questo suo bisogno gli volle donare tutt’i risparmi fatti in tanti anni; una parola uscita di bocca alla Lisa lo confermò sempre più nelle sue risoluzioni, e ne affrettò l’esecuzione. L’udì un giorno, parlando co’ fratelli d’un giovane loro parente che attendeva allo studio delle leggi, dire: «Quanto a me non mi pare uomo chi non vedo a cavallo colla corazza sul petto.» Queste parole suonarono all’orecchio di Lamberto come gli avesse detto «Ora se vuoi avermi tu sai quel che hai a fare».
Due giorni dopo sulla prim’alba il giovane coperto di tutte arme picchiava all’uscio della Nunziata, per abbracciarla e domandarle la benedizione. Il lettore potrà facilmente immaginare gli atti e le parole d’ambedue senza che prendiamo a descriverli minutamente. Al momento di dividersi, la povera vecchia preso tra le mani scarne e tremanti il capo del figlio, che avea posto in terra le ginocchia, lo baciò in fronte, lo benedisse, e ponendogli al collo un crocifisso d’ottone gli disse «Questo non lo lasciar mai, figlio mio, ti porterà ventura» e Lamberto partì.
Ma prima d’avviarsi alla porta S. Gallo ov’era il suo cammino, volse il cavallo e lo fermò al portone di casa i Lapi. Mai gli era bastato l’animo di parlar proprio schietto ed aperto alla Lisa; ma ora il momento del distacco, la risoluzione presa, lo facevano animoso; quell’arme stesse che lo coprivano, già gli pareva sentire l’avessero mutato in tutt’altro uomo, e forse (era così giovane!) godeva mostrarsi alla Lisa tutto lucente di ferro, e pensava: quando sarò lontano e si ricorderà di me, mi vedrà colla spada e la rotella, e non con quel maladetto braccio e quei maladetti broccati.
Smontò da cavallo, e su per le scale risolutamente giunse alla loggia dell’ultimo piano. Lisa alzatasi pur allora era uscita con un infrescatojo ad annaffiare i suoi fiori prima che levasse il sole.
Le parole furon pronte e brevi.
—S’io ritorno, disse Lamberto tenendosi a due passi dalla giovane, e colle mani giunte in atto di preghiera, s’io ritorno sarò degno di voi, s’io non ritorno... vorrà dire che Lamberto vostro avrà perduta la vita per meritarvi. Ove ciò sia, avrete memoria di me? Se Iddio mi serba a miglior fortuna, sarete contenta aspettarmi?—
Lisa s’era appoggiata al muricciuolo della loggia, chè quella comparsa improvvisa, quell’arme, le parole del giovane gravi e tenere al tempo stesso, le aveano messo in cuore siffatto turbamento, che le ginocchia le tremavano.
Sentì velarsi la vista da una nube dì lagrime, e rispose sotto voce volgendo il capo in altra parte:
—Sì, povero Lamberto!—
Stesa poi la mano ad un vaso di rose tutto in fiore, ne colse una, la diede a Lamberto, e fuggì nelle sue camere.
Lamberto in un momento fu in istrada: il moto del salire a cavallo sfrondò la rosa, ed un po’ di vento che soffiava ne disperse le foglie.
Lamberto tutto sbigottito le guardava volare tremolanti e spandersi all’intorno.
Si pose in seno, sospirando, il gambo e le fronde verdi che rimanevano, e spronò al suo viaggio col cuore stretto ed il pensiero a quella rosa che tanto poco era potuta durare intera.
Non lo deridiamo, povero giovane! quando il cuore si trova a questi passi, un’inezia basta ad affliggerlo come a consolarlo.
La Lisa intanto aveva narrato il successo alla sorella, e presto Niccolò ed i fratelli seppero anch’essi la partita di Lamberto. Saliti nella sua camera trovaron, lasciata sulla tavola, una lettera per Niccolò: in essa il giovane dopo avergli rese le grazie ch’eran dovute al tanto bene che avea avuto da lui, dopo avergli chiesto perdono s’egli partiva senza toglier commiato, e senza aver da Niccolò, come da padre, la benedizione, gli si apriva interamente, dichiarandogli che nonostante il grande amore nutriva per la Lisa, non ostante le benigne parole del padre, egli non era però tanto cieco da non conoscere quanto la persona sua fosse inferiore alla ventura che gli si voleva far sperare: che gli sarebbe parsa gran villania, e troppa indegna riconoscenza dei tanti beneficj, il valersi sul momento della generosa profferta che Niccolò gli faceva per effetto di sua buona natura: che andava a porre in opera tutte le virtù dell’animo e le forze del corpo per mostrare almeno al mondo che s’egli era persona umile e povera avea però spiriti e pensieri meritevoli di miglior fortuna. Pregava poi la Lisa ad aver qualche memoria di chi tanto fedelmente l’amava, e ad aspettarlo un pajo d’anni, sperando potere, prima che fosser trascorsi, farle udir tali novelle che avesse a dire: Lamberto è divenuto un uomo.
E ciò lo scrisse con un frego di sotto, volendo riferirsi alle parole della Lisa.
Niccolò per la sua fiera natura amante de’ caratteri forti, rimase ammirato del partito preso da Lamberto; e quantunque molto glien’increscesse non si sapeva saziare di lodarne l’alta cortesia. E la Lisa considerando che il giovane soltanto per amor suo andava incontro a tante fatiche e a tanti pericoli, colta nel lato debole del cuore, crebbe agli occhi suoi proprj, e sentì che potea andar superba d’un tale amante.
Per ogni donna che sia del carattere della Lisa, è ben raro che l’amor proprio appagato non ischiuda la porta all’amore: СКАЧАТЬ