Istoria civile del Regno di Napoli, v. 8. Giannone Pietro
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СКАЧАТЬ assunto all'Arcivescovado di Salerno, e poi fatto Cardinale da Pio IV. Romano Pontefice. Questi fu che morendo, memore della sua Patria, lasciò la sua gran Biblioteca adornata di famosi, e di più peregrini, e rari Codici M. S. al Convento di S. Giovanni a Carbonaia37, ch'era uno de' maggiori pregi di questa città; ora già posta a sacco da' Monaci stessi, che ne tenevano cura: ed ultimamente (con molto dispiacere de' buoni) da chi men dovea. Rilussero ancora Frate Ambrogio di Bagnoli dell'Ordine de' Predicatori, Oratore insigne, poi Vescovo di Nardò, di cui nella Chiesa dello Spirito Santo si vede ancora la sua Statua di marmo con elogio; Fra Teofilo di Napoli disputante massimo e parimente Oratore eloquentissimo, che recitò l'orazion funebre per la morte dell'Imperadrice accaduta in quell'anno: Fra Agostino di Trivigi, e molti altri, che disputando, orando ed insegnando, e favoriti dal Toledo, erano tutti intesi a non far allignare le nuove dottrine, che occultamente serpeggiavano; ma svellerle tosto, prima che mettessero più profonde radici.

      Dall'altra parte non mancavano chi con molta accortezza, e sotto manto d'agnelli, così disputando, come insegnando, cercavan stabilirle in Napoli. Avevano alcuni, con nuovo istituto, cominciato a leggere pubblicamente l'Epistole di S. Paolo, nella sposizione delle quali insinuavano la nuova dottrina. Fra gli altri, che in ciò si erano resi celebri, furono Giovanni Montalcino dell'ordine de' Minori di S. Francesco, Lorenzo Romano Siciliano, Apostata de' PP. Agostiniani, e Pietro Martire Vermiglio, Prete e Canonico Regolare, Fiorentino e di cui il Tuano nelle sue Istorie non si dimenticò tesserne elogio.

      Fra Giovanni, non pur esponendo quelle Epistole, ma disputando più giorni continui col P. Teofilo di Napoli suo competitore ed emolo, malmenandolo con motti acuti e mordaci, erasi reso sospetto già d'eresia, siccome l'evento poi chiaramente lo dimostrò; perchè alcuni anni appresso, arrestato in Roma, e convinto, fu giustiziato. Pietro Martire, assai più famoso, esponeva con molta eloquenza e dottrina l'Epistole di S. Paolo in Napoli, in S. Pietro ad Ara, dove ebbe tanto credito e concorso di gente, che chi non v'andava, era riputato mal Cristiano. Costui avea a se tirati molti, fra' quali un certo Catalano chiamato D. Giovanni Valdes ch'era anche stretto amico di Fr. Bernardino da Siena; ma la vigilanza del Vicerè, e più de' di lui emoli, che non lasciavano di fare minuto scrutinio sopra i suoi detti, frastornarono i suoi progressi; poichè un giorno, spiegando quel passo di S. Paolo38: Si quis autem superaedificat, etc. ancorchè con accortezza, e con molte proteste e riserve lo sponesse, diede però gran sospetto, ch'egli non ben sentisse del Purgatorio. Di che avertito il Toledo, gli fece proibire la lezione, donde avvenne, ch'egli vedendo, che in Italia non poteva promettersi gran cose; finalmente sentendo, che in Roma se gli preparavano aguati, fuggì d'Italia, e ricovrossi fra' Luterani in Argentina, ove riuscì in quella dottrina cotanto celebre, quanto il Mondo sa. Lorenzo Romano fermossi nel Regno, prima in Caserta, e disseminò occultamente gli errori di Zuinglio in quella Città e nelle Terre circostanti; da poi andò in Germania, donde maggiormente istrutto ritornò in Napoli nel 1549, e si pose quivi celatamente ad insegnare a molti gentiluomini la Logica di Melantone; sponeva i Salmi e l'Epistola di S. Paolo, ed un libro a que' tempi dato fuori, intitolato: Beneficio di Cristo. Fu però poco da poi scoverto; ed essendo stato citato dagl'Inquisitori, fuggì via; ma da poi venne nel 1512 spontaneamente a presentarsi in Roma al Cardinal Teatino, al quale confessò i suoi errori e gli palesò ancora, com'egli in Napoli e nel Regno avea molti discepoli, fra' quali erano persone eminenti e molte Dame Nobili e Titolate, le quali professavano lettere umane, ed essendo stato condennato a pubblica abjura nella Cattedrale di Napoli e di Caserta, gli fu imposto, che, fatto questo, ritornasse in Roma per ricevere altre penitenze.

      In Napoli con tutto ciò, non ostante la vigilanza del Toledo e le diligenze, che s'usavano contra costoro, non cessava il timore, che non venisse contaminata da' seguaci loro, li quali con molta accortezza e con molta riserba nutrivano la lor dottrina. Non mancavano di capitarvi molti altri Predicatori, i quali tentavano ancora di seminar nel Regno li medesimi errori, abbracciati da molti, chi per ignoranza, chi per malizia; onde aveano cominciato già a far loro congregazioni e Consulte, e Capo di costoro era il Valdes Spagnuolo, il quale faceva professione di ben intendere e spiegar la Scrittura, dando a sentire d'essere in ciò illuminato dallo Spirito Santo; e ne avea per ciò tirati molti al suo partito, onde la cosa era giunta a tale, che oltre avere il veleno penetrato nei petti d'alcuni Nobili, era arrivato sino ad attaccar le Dame; e si credette, che la cotanto famosa Vittoria Colonna vedova del Marchese di Pescara e Giulia Gonzaga, per la strettezza, che tenevano col Valdes, fossero state anche contaminate da' suoi errori39.

      Stando le cose della Religione in questo stato in Napoli, verso l'anno 1541 e 42 venne nuova, che il P. Occhino erasi manifestamente svelato per la parte de' Luterani, fuggito d'Italia, e ricovrato in Genevra s'era a coloro unito: questa rebellione dell'Occhino portò così in Napoli, come in tutta Italia sommo dispiacere: perchè creduto universalmente per uomo da bene e di sana dottrina, ora che vedevano il contrario, cominciarono a dubitare; non le sue prediche avessero apportato più tosto danno, che utile: ed accrebbe il sospetto contra i suoi discepoli, che avea in Napoli ed in tutta Italia lasciati; a' quali, perchè stassero fermi nella sua dottrina, non avea tralasciato, già fatto ribelle, di scrivere alcune Omelie volgari, che per mezzo d'una sua epistola dedicò alla sua Italia, nelle quali manifestava, che per l'addietro avea predicato in Italia Cristo mascherato, ma che ora non potendolo predicare a viva voce nudo, come il Padre ce lo mandò, e come nudo stette in Croce, lo faceva per opera della penna, con quelli suoi scritti; de' quali furono veduti per Italia e Napoli correre, per le mani di molti, più esemplari.

      In questo medesimo tempo uscirono in istampa, senza nome d'Autore, alcuni libri, uno de' quali avea titolo: Il Seminario della Scrittura e l'altro: Il Beneficio di Cristo; e si videro comparire ancora alcune Opere di Filippo Melantone e d'Erasmo. Nel principio, per molti mesi, non se ne tenne conto, e correvano senza proibizione per le mani di molti: ma poi fatto avvertito il Vicerè del danno che facevano, gli fece proibir tutti, ed ordinò, che fossero pubblicamente bruciati; e fattone un fascio dal P. Ambrogio da Bagnoli, furono al cospetto del Popolo fatti bruciare avanti la porta maggiore dell'Arcivescovado, con bandi tremendissimi contra coloro, che forse tenessero queste ed altre opere sospette, o che le leggessero, o in qualunque modo proccurassero. Questo rigore fece quietar le cose in maniera, che non s'intese più che simili libri fossero ritenuti, e se pure da alcuni si parlava della Scrittura, era con più modestia e rispetto di prima.

      A questo fine il Vicerè Toledo fece poi ai 11 ottobre dell'anno 1544 pubblicar Prammatica, colla quale ordinò, che i libri di Teologia e di Sagra Scrittura, che si trovassero stampati da venticinque anni, non si ristampassero: e gli stampati non potessero tenersi, nè vendersi, se prima non saranno mostrati al Cappellan Maggiore, il quale dovea vedere eziandio quali potessero mandarsi alla luce. Parimente proibì tutti i libri di Teologia e di Sacra Scrittura, che fossero stampati senza nome di Autore e tutti quelli, i cui Autori non fossero stati approvati.

      Questo timore, che in Napoli non penetrassero gli errori della Germania, e la vigilanza per ciò usata dal Toledo, fece aver anche per sospetta ogni erudizione; e fu la cagione, perchè, presso noi, le lettere non facessero que' progressi e quegli avanzi, che in questi tempi facevano in Francia, ed in altre parti, così per la Giurisprudenza, come per l'altre facoltà. Erano rimasi solo i vestigj dell'Accademia del Pontano, ed alcuni pochi sostenitori di quella: pure con tutto ciò non mancava il buon volere, e se per questi sospetti non fossero stati dal Toledo impediti, molti nobili spiriti non avrebbero mancato di favorire le lettere, con ergere nuove Accademie, come aveano già cominciato: poichè nell'anno 1546 i Nobili del Seggio di Nido, ad esempio di ciò che si faceva in Siena, e nell'altre città d'Italia, trattarono d'ergere in Napoli un'Accademia di Poesia latina e volgare, di Rettorica e di Filosofia e d'Astrologia, siccome in una ben ornata stanza, al piano del Cortile di S. Angelo a Nido, l'ersero sotto il nome de' Sireni, e ne fecero Principe Placido di Sangro: e gli Accademici infra gli altri, furono il Marchese della Terza, il Conte di Montella, Trojano Cavaniglia, il celebre Antonio Epicuro, Antonio Grisone, Mario Galeota, Giovan-Francesco Brancaleone famoso Medico e Filosofo ed Orator eloquentissimo, СКАЧАТЬ



<p>37</p>

V. Toppi Biblioth. lit. G.

<p>38</p>

Epist. I ad Corinth. cap. 5. Si quis autem superaedificat super fundamentum hoc, aurum, argentum, lapides pretiosos, ligna, foenum, stipulam, uniuscujusque opus manifestum erit: dies enim Domini declarabit, quia in igne revelabitur: et uniuscujusque opus quale sit, ignis probabit.

<p>39</p>

V. Thuan. Hist, lib. 39 pag. 779.