Istoria civile del Regno di Napoli, v. 8. Giannone Pietro
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СКАЧАТЬ pregare per li morti; negava la potestà del Papa distendersi fuora del vescovato di Roma; ed ogni altro Vescovo avere nella Diocesi sua quella medesima autorità, che avea il Papa nella Romana: disprezzava tutte le cose determinate ne' Concilj, tutte le cose scritte da' Dottori della Chiesa, tutte le leggi Canoniche, ed i decreti de' Pontefici, riducendosi solo al Testamento vecchio, al libro degli Evangelj, agli Atti degli Appostoli, ed a tutto quello, che si comprende sotto il nome del Testamento nuovo, ed all'Epistole di S. Paolo; ma dando a tutte queste nuovi e sospetti sensi, e non più udite interpretazioni.

      Nè si contenne in questi soli termini la follia di costui, e de' seguaci suoi, ma seguitata da quasi tutta la Germania, trascorrendo ogni giorno in più detestabili e perniziosi errori, penetrò a ferire i Sacramenti della Chiesa, disprezzare i digiuni, le penitenze e le confessioni; scorrendo poi alcuni de' suoi Settatori (ma divenuti già in qualche parte discordanti dall'autorità sua) a fare diaboliche invenzioni sopra l'Eucaristia: le quali cose avendo tutte per fondamento la reprovazione dell'autorità de' Concilj e de' Sacri Dottori, diedero adito ad ogni nuova e perversa invenzione o interpretazione.

      Si vide perciò in molti luoghi, eziandio fuori della Germania, ampliata questa dottrina, la quale liberando gli uomini da molti precetti, li riduceva ad un modo di vita assai libero ed arbitrario. Negli Svizzeri, Ulrico Zuinglio Canonico di Zurich, avendola abbracciata, colle sue prediche l'avea disseminata per que' Cantoni, e da molti ascoltato, avendo acquistato gran credito, faceva prodigiosi progressi.

      E mentre i Principi d'Europa tutti stavano occupati alla guerra, le cose della Religione andavano alterandosi in diversi altri luoghi; dove per pubblico decreto de' Magistrati, e dove per sedizione popolare. In Berna, fattosi un solenne convento e de' suoi Dottori e dei forastieri, ed udita una disputa di più giorni, fu ricevuta la dottrina conforme a quella di Zurich. Ed in Basilea, per sedizione popolare, furono ruinate ed abbruciate tutte le Immagini, e stabilita la nuova religione. L'esempio di Berna fu seguitato a Genevra, Costanza, ed altri luoghi convicini; ed in Argentina, fatta una pubblica disputa, per pubblico decreto fu proibita la Messa.

      Cominciava per tanto questo pestifero veleno a diffondersi, ancorchè occultamente, anche in Italia, non meno che apertamente erasi disseminato in Francia; poichè in Italia, vedendosi tanta corruttela de' costumi nell'Ordine Ecclesiastico e nella Corte di Roma, credevano molti, che fossero tante calamità per esecuzione d'una sentenza Divina vendicatrice di tanti abusi, onde molte persone e accostavano alla riforma: e nelle case private, in diverse Città, massime in Faenza, Terra del Papa, si predicava contra la Chiesa Romana, e cresceva ogni giorno il numero de' Luterani, i quali si facevan chiamare Evangelici.

      Giovò non poco allo spargimento di questa nuova dottrina nell'altre parti, l'erudizione di Filippo Melantone, fedele discepolo di Lutero, il quale vedendo che l'eloquenza e il credito d'una scelta erudizione a se chiamava gran numero di seguaci, impiegò ogni suo talento e tutte le sue belle lettere per mettere in ridicolo i Teologi scolastici; e facendosi ammirare dagl'ignoranti, dava lor facilmente ad intendere che i Dottori Cattolici non più sapevano di Religione, che di belle lettere: prese con queste arti molti, ed in Italia alcuni Predicatori più insigni di que' tempi, che si dilettavano d'eloquenza e che aveano tanto quanto di buon gusto nelle lettere.

      Scorgendo intanto l'Imperador Carlo V che non pure nella Germania, ma anche in Italia era penetrata la dottrina di Lutero, trovandosi in Napoli nel 1536 a' 4 febbrajo fece pubblicare in questa città un rigoroso editto, da pubblicarsi ancora per tutti li Regni suoi, che niuno avesse pratica o commercio con persona infetta, o sospetta d'eresia Luterana, sotto pena della vita e di perdere la roba35; e prima di partire raccomandò al Toledo, che sopra tutto invigilasse a non farla penetrare nel regno commesso al suo governo.

      Ma donde si credeva sperar salute, s'ebbe il male: era in que' tempi assai rinomato in Italia e per fama di gran Oratore assai celebre Bernardino Occhino da Siena, Frate Cappuccino, il quale sopra tutti gli altri del suo tempo erasi reso famoso sì per la sua dottrina, ed eloquenza e per l'asperità della vita, come anche per un suo nuovo modo di predicare l'Evangelio, non con dispute scolastiche, ed altre stravaganze, come gli altri fin al suo tempo facevano, ma con ispirito e veemenza e con fervore mirabile; onde s'avea acquistato gran credito non solo appresso il Popolo, ma anche presso i più grandi Principi d'Italia. Egli avea però in secreto ricevuta la dottrina di Lutero, e la andava occultamente disseminando, ma la copriva con accortezza tale, che non potea aversene niun sospetto. Dalla di lui fama tratti i Napoletani, proccurarono che nella Quaresima di quell'anno 1536 venisse a predicare a Napoli; egli ci venne con soddisfazione grandissima della Città, ch'ebbe il gusto, trovandovisi allora l'Imperadore, di farlo anche ascoltare da sì gran principe. Predicò egli a S. Giovanni Maggiore con tanto plauso ed ammirazione, che avea sbancati tutti gli altri Predicatori; poichè a gara tutta la Città correva alle Prediche di lui; e narra Gregorio Rosso36 testimonio di veduta, che in que' giorni di Quaresima, che l'Imperadore si trattenne in Napoli (poichè partì dentro di quella) andava spesso a sentirlo in S. Giovanni Maggiore con molto suo diletto; imperocchè, com'e' dice, predicava con ispirito, e devozione grande, che facea piagnere le pietre.

      Partito l'Imperadore da Napoli, proseguì egli le sue prediche, nelle quali con destrezza mirabile andava spargendo alcuni semi di Luteranismo, che non se ne potevano accorgere, se non i dotti, e que' di buon giudicio. Il Vicerè Toledo, che come Spagnuolo favoriva molto i Religiosi Scolastici, a quali non troppo piaceva questo nuovo modo di predicare l'Evangelio, essendo da costoro avvisato, che Fra Bernardino di nascosto nelle sue prediche seminava l'eresia Luterana, diede carico al Vicario di Napoli, acciò destramente s'informasse della verità, e provvedesse. Il Vicario dubbioso, per mettersi in sicuro, era venuto a fargli ordine, che non predicasse più, se prima in pulpito non dichiarasse chiaramente la sua opinione intorno a quegli errori, che gli venivan opposti; ma il Frate, come che dotto ed eloquente, si difese così gagliardamente, che fu lasciato finire di predicare in quella Quaresima: e non solo della sua dottrina finì ogni sospetto, ma acquistò maggior credito e molti seguaci, che istruiti della sua dottrina, partito che fu egli da Napoli, in sua vece la insegnavano nascostamente ad altri.

      Ma tre anni da poi, avendo lasciato di se un desiderio grandissimo, fu di nuovo, con molta istanza dei Napoletani, richiamato a predicare nel Duomo di Napoli, dove venuto, fu nel dire più alto e misterioso, e per quanto i giudiziosi s'accorsero, era più cauto, usando parole ambigue, per potersi difendere in caso fosse attaccato. Il nuovo modo di predicare su la Scrittura, diede occasione a molti di disputare sopra di quella, di studiare l'Evangelio, di disputare sopra la Giustificazione, la Fede e le opere; sopra la Potestà Pontificia, il Purgatorio, e questioni simili, le quali prima eran sol trattate da' Teologi grandi fra di loro e nelle loro Scuole. Ma ora, rese per le sue prediche popolari, erano trattate anche da' laici, e talora da uomini di poca dottrina, e di nessune lettere insino i più vili artigiani erano venuti a questa licenza di parlare e di discorrere dell'epistole di S. Paolo e de' passi difficili di quelle, e quel che fu peggio egli partendosene lasciò in Napoli alcuni suoi fedeli discepoli, e la sua cattiva dottrina sparsa ne' petti di molti; siccome avea fatto in ogni altra parte d'Italia, dove avea predicato.

      Erano allora in Napoli alcuni Teologi e predicatori parimente insigni d'altre religioni, alcuni de' quali, molto favoriti dal Vicerè Toledo, non si lasciarono contaminare dalla dottrina di costui, anzi la contrada dicevano, e con somma vigilanza proccuravano farne accorti gli altri, perchè la detestassero. Fra gli altri fioriva a questi tempi Frat'Angelo di Napoli Riformato di San Francesco, molto versato nella Teologia e nella dottrina Platonica, ma sopra tutto Oratore eloquentissimo. Costui era favorito molto dal Toledo, che lo elesse per suo Confessore, e l'avrebbe innalzato a maggiori dignità, se la morte non avesse interrotti i suoi disegni; fecegli però ergere nel Monastero della Croce, ove dimorava, una degna Sepoltura con elogio, che ancora ivi si legge. Risplendeva ancora più luminoso il P. Fra Girolamo Seripando dell'Ordine di S. Agostino nobile del Seggio di Capuana, uomo dottissimo, di probità di vita, nelle prediche mirabile, e sopra tutto dotato di somma saviezza e prudenza, tanto che nel Capitolo generale celebrato in Napoli l'anno 1539 fu creato Generale della sua Religione; ed СКАЧАТЬ



<p>35</p>

Gior. del Rosso, fol. 133.

<p>36</p>

Giorn. del Rosso, fol, 135.