Название: Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4
Автор: Giannone Pietro
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная классика
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Vedendo il Doge ed il Senato sì ostinata risoluzione e temendo non si movesse grave sedizione e si venisse dentro la città all'armi, inviarono prestamente persone di molta stima a pregare il Papa che lor perdonasse la noia, che gli avean data e che facesse ogni sforzo con gli Ambasciadori di Guglielmo, di non fargli partire: ma mostrando di star saldi nel loro proponimento non ostante le preghiere del Papa e del Doge, fur cagione, che nel seguente mattino si pubblicasse una grida in Rialto d'ordine della Repubblica, che niuno avesse più ardito di favellar dell'entrata di Cesare nella città, se in prima non l'avesse comandato il Pontefice.
Pervenuta a Federico in Chiozza questa novella, vedendosi fallita ogni speranza, cominciò a parlar benignamente co' Cardinali, che colà dimoravano, degli affari della pace; ed essendogli altresì apertamente detto dal suo Cancelliere, e dagli altri Baroni tedeschi, che bisognava finirla con Alessandro e riconoscerlo per legittimo Pontefice, finalmente alle persuasioni de' medesimi s'indusse ad inviar addietro a Vinegia co' Cardinali il Conte Errico da Diessa a prometter con giuramento, che tosto ch'egli vi fosse entrato avrebbe giurata e confermata la triegua con la Chiesa, col Re di Sicilia, e co' Lombardi nella stessa guisa appunto, ch'era stata trattata per li Deputati d'ambe le parti.
La qual cosa posta ad effetto dal Conte, ne girono d'ordine del Pontefice i Vinegiani con sei galee a levar l'Imperadore, e 'l condussero insino al monastero di S. Niccolò, e nel seguente giorno, avendo Alessandro udita la sua venuta, se n'andò con tutti i Cardinali, con gli Ambasciadori del Re, e co' Deputati de' Lombardi alla chiesa di S. Marco, ed inviò tre Cardinali con alcuni altri a Federico, i quali assolvettero lui e tutti i suoi Baroni dalle censure della Chiesa. Dopo questo andarono il Doge e 'l Patriarca, accompagnati co' primi Nobili di Vinegia, a S. Niccolò, e fatto salir l'Imperadore sopra i loro legni con molta pompa il condussero insino a S. Marco; ove per veder sì famoso spettacolo era ragunata immensa moltitudine di Popolo: e Federico disceso dalla nave n'andò tantosto a' piedi d'Alessandro, il quale coi Cardinali e con molti altri Prelati era pontificalmente assiso nel portico della Chiesa e deposta l'alterigia della Maestà imperiale, levatosi il mantello, si prostrò innanzi a lui con il corpo disteso in terra, umilmente adorandolo: dal qual atto commosso il Pontefice lagrimando, da terra il sollevò, e baciandolo il benedisse: e poi cantando i Tedeschi il Te Deum entrarono ambedue in S. Marco, donde l'Imperadore, ricevuta la benedizione dal Papa, ne andò ad albergare al palagio del Doge, ed il Papa con tutti i suoi ritornò al solito ostello.
Così ne' principj d'agosto di quest'anno 1177 fu conchiusa e confermata la triegua[70] data da Federico a' Lombardi per sei anni, ed a Guglielmo per quindici, che fu giurata da Federico, ed anche dal Conte di Diessa, e da dodici Baroni dell'Imperio in nome di Errico suo figliuolo. La giurarono ancora dalla lor parte l'Arcivescovo Romualdo e Ruggiero Conte di Andria, Ambasciadori del Re, promettendo, che fra due mesi l'avrebbe Guglielmo confermata, e fatta altresì giurare da diece altri suoi Baroni: siccome per tal effetto furono da Federico mandati suoi Ambasciadori in Sicilia, i quali giunti il nono giorno di agosto di quest'anno 1177 a Barletta, quindi si portarono in Palermo, ove furono lietamente accolti dal Re, il quale per Ruggiero dell'Aquila in nome di lui, e per undici altri suoi Baroni diede compimento al dovuto giuramento: e fatto simigliante giuramento dai Deputati delle città di Lombardia, scioltasi l'Assemblea, ritornò ciascuno lieto al suo albergo.
Stabilita in cotal guisa la concordia fra il Papa e Federico, ne corse tantosto la novella a' seguaci dell'Antipapa, i quali anch'essi cedendo, ne vennero ai piedi d'Alessandro, rinunciando lo scisma, e furon da lui benignamente ricevuti in sua grazia: e Giovanni da Struma Antipapa, detto da' suoi seguaci Calisto III nell'anno seguente 1178, uscendo da Monte Albano, ove s'era ricoverato, essendo già il Papa Alessandro partito da Vinegia, ed andato a Tuscolo, venne anche egli a porsi a' suoi piedi, e l'adorò come vero Pontefice, dando fine allo scisma, che per diciassette anni continui era durato, e ne fu Giovanni dal Papa creato Arcivescovo e Governador di Benevento, ove poco da poi morì di dolor d'animo.
Ed intanto il Papa e l'Imperadore erano già partiti da Vinegia, essendosene Cesare, che fu il primiero, andato a Ravenna, ed il Pontefice sopra quattro galee de' Vinegiani passato a Siponto, e di là per lo cammino di Troia e di Benevento portossi ad Alagna: e poco da poi chiamato da' Romani nella lor città, vi entrò il giorno della festa del B. Gregorio, e vi fu con nobil pompa ricevuto. E l'Imperadore dimorato non guari a Ravenna, se n'andò in Lombardia, e di la passò in Alemagna.
Ed in cotal guisa terminarono questi successi, che variamente scritti da' moderni Istorici, e particolarmente da alcuni Siciliani, a' quali l'istesso Agostino Inveges da Palermo non potè prestar fede alcuna, aveano di mille favole riempiuto i lor volumi. Noi intorno a ciò non potevamo aver miglior testimonio, che Romualdo Arcivescovo di Salerno della regal schiatta de' Normanni, e Prelato di grande stima, il quale come Ambasciador del Re Guglielmo personalmente intervenne a tutto, e che nella sua Cronaca lo tramandò alla notizia de' posteri, al quale più che ad ogni altro Scrittore deve prestarsi indubitata fede.
§. I. Dominio del Mare Adriatico
Favola dunque è tutto ciò, che si narra d'esser Alessandro gito a Vinegia sotto mentito abito di peregrino, e quel ch'è più degno di riso, che quivi per molto tempo si fosse trattenuto, e nascosto con far il mestiere di cuoco. Favola parimente dee riputarsi ciò, che scrissero delle parole dette da Alessandro quando Federico fu ad inchinarsegli, e le risposte da costui date al medesimo. La pugna navale, che si figurò tra l'armata de' Vinegiani con quella finta di Federico, che non avea allora armata di mare, e quel ch'è più, di avervi preposto per capitano Ottone suo figliuolo, che secondo il Sigonio, non potea aver più che cinque anni, e mille altri sognati avvenimenti, infelicemente sostenuti da Cornelio Francipane in quella allegazione, che si vede ora impressa nel sesto tomo dell'opere del P. Paolo Servita.
Ma non meno deve riputarsi vano quel che parimente scrissero, che in quest'incontro Papa Alessandro avesse conceduto a' Vinegiani amplissimi privilegi della superiorità e custodia del Mare Adriatico, e che quindi sia nata quella celebrità, che ogni anno costumasi in quella città nel dì dell'Ascensione di sposar il mare; quasi che ad Alessandro appartenesse conceder il dominio de' mari, siccome gli altri Pontefici lo pretesero della terra. Dalla moderazione d'Alessandro tali esorbitanze non doveano credersi, e gran torto si è fatto alla memoria di quel Pontefice, che conosceva i confini della sua potestà, e se Federico gli fu СКАЧАТЬ
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. L'istromento di questa triegua accordata per quindici anni tra l'Imperatore Federico I e Guglielmo II, è rapportato da Lunig Tom. 2. Cod. Ital. Diplom. pag. 859.