Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4. Giannone Pietro
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - Giannone Pietro страница 19

СКАЧАТЬ non fu per altro, se non perchè a torto non voleva riconoscerlo per vero Pontefice, della qual discordia approfittandosi le città di Lombardia, quindi fu, che sursero le tante contese e travagli che 17 anni tennero miseramente afflitta la Chiesa di Roma.

      Conobbe questa verità quel bravissimo istorico Francesco Guicciardino[71], il qual parimente scrive di tal concessione d'Alessandro non apparire nè in istorie, nè in iscritture memoria o fede alcuna, eccetto il testimonio de' Vinegiani, il quale in causa lor propria, e sì ponderosa deve esser pur troppo sospetto. Ma i Vinegiani stessi più saggi, ed intesi delle memorie andate, ben anche han riprovata questa falsa credenza de' loro compatrioti; ed il lor famoso Teologo e Consiglier di Stato, Fr. Paolo Servita, nel Dominio del Mar Adriatico, si è sforzato ben a lungo di pruovare, che i Vinegiani siano padroni del Golfo non già per concessione d'Alessandro, o d'altri Pontefici o Imperadori, ma, come nato insieme colla Repubblica, per altro titolo, che da' nostri Giureconsulti verrebbe chiamato pro derelicto: pretendendo egli, che gli ultimi Imperadori d'Oriente distratti in varie imprese, non avendo potuto per mancanza d'armate mantener la custodia del Golfo, l'abbandonarono, nulla curando che altri l'occupasse, e quindi essere avvenuto, che i Vinegiani resisi da poi potenti in mare, trovando il possesso vacuo; e non essendo allora il Golfo sotto il dominio d'alcuno, se ne fossero impadroniti, e contrastatolo da poi contra chiunque ha voluto tentare di disturbargli.

      Ma se mai, siccome della terra, potesse acquistarsi dominio alcuno del mare, e non ripugnasse la natura istessa, come ben a lungo provò l'incomparabile Ugon Grozio in quel suo libro che a tal fine intitolò Mare liberum; e volesse ammettersi ciò che in contrario scrisse Giovanni Seldeno in quell'altro suo libro, che per opporlo a quello di Grozio intitolò Mare clausum; pure con maggior ragione pretesero i nostri maggiori, che il dominio del Mare Adriatico dovesse più tosto appartenere a' nostri Re di Sicilia, che alla Repubblica di Vinegia; non per quel titolo al quale invano ricorrono i Vinegiani; poichè niun Principe ebbe quel Golfo per abbandonato, tenendo sempre in animo di racquistarlo, quando le forze potevan somministrargli il modo; ma per ragion di conquista, che i nostri Normanni fecero sopra i Greci, i quali, declinando l'Imperio di Oriente, furono padroni di tutti questi Golfi, che circondano queste nostre regioni; non potendo (secondo che s'è potuto notare ne' precedenti libri di questa Istoria) porsi in dubbio, che sino a' tempi di Carlo M. gl'Imperadori Greci eran Signori dell'Adriatico, e che quivi spesso mandavano le loro armate per mantenere in Puglia la lor dominazione, contro l'invasione delle Nazioni straniere; anzi sovente i Vinegiani s'univano co' Greci contro gli sforzi di Carlo M. e di Pipino suo figliuolo, che cercavano disturbargli dal dominio dell'Adriatico; di che una volta sdegnato fieramente Pipino, per essere i Vinegiani concorsi a favorire, e soccorrere di denaro, e di gente li Greci: dopo avergli scacciati dall'Adriatico, e distrutta la loro armata, si inoltrò negli ultimi recessi del Golfo contro i Vinegiani, e prese una gran parte della loro città, che si componeva allora di molte isolette; ed avrebbero i Vinegiani patito l'ultimo sterminio, e sarebbero passati sotto la dominazione di Pipino Re d'Italia, se Carlo M. suo padre non avesse tosto riprovato il fatto, e data loro pace, incolpando i Duci loro d'essersi uniti coi Greci, non già i Vinegiani[72]. La qual guerra però fu a' medesimi profittevole, perchè una gran parte di quelle genti, che per tutti que' stagni, e lidi diversi abitavano (ch'erano pure a Vinegia soggette, e come parte, e membri di questa città) lasciando le stanze loro, se ne vennero ad abitare sopra sessanta isolette picciole, ch'erano intorno a Rialto, giungendole insieme con ponti, alle quali poi fu dato aspetto d'una grande e magnifica città, e stabilitavi la presidenza de' Duchi, ed il Consiglio pubblico.

      Ed avendo da poi i Normanni discacciati i Greci dalla Sicilia, dalla Puglia e dalla Calabria, non può dubitarsi, che i nostri Principi scorrevano a lor posta con poderose armate l'Adriatico, e tralasciando cento altre occasioni, ch'ebbero di navigarvi con armate, nell'anno 1071, quando il famoso Duca Roberto Guiscardo fu chiamato in ajuto da Ruggiero suo fratello mentr'era nell'assedio di Palermo, v'accorse egli con poderosa armata di 58 navi traversando l'Adriatico, come scrisse Lupo Protospata[73]. E ne' tempi, che seguirono, essendo passate sotto la dominazione di essi Normanni tutte queste province, il famoso Ruggiero I Re, non contento di tanti e sì sterminati acquisti, resosi potente in mare assai più che non erano gl'Imperadori istessi d'Oriente, portò le sue vittoriose insegne non pur in Dalmazia, nella Tracia, e fin alle porte di Costantinopoli, ma corsero le sue poderose armate insino all'Affrica, ove fece notabili conquiste di città e di province. Nè vi fu Principe al Mondo in questi tempi, che lo superasse per forze marittime, e d'armate navali, le quali sovente combattendo con quelle dell'Imperadore d'Oriente, anche potente in mare, ne riportò sempre trionfi e piene vittorie. Ciò si è potuto anche conoscere dalle tante armate, che mantenevano, tanto che non bastando un Ammiraglio per averne cura; fu d'uopo crearne molti, a' quali prepose un solo, che perciò fu chiamato Admiratus Admiratorum; siccome era appellato Giorgio Antiocheno Grand Ammiraglio ne tempi di Ruggiero, e Majone ne tempi di Guglielmo suo figliuolo. E fu ne' tempi di questi Re normanni così grande la loro potenza in mare, che non vi era lido, o porto ne' loro dominj, che (oltre d'esser provista ciascuna provincia d'Ammiraglio) non avessero questi ancora altri Ufficiali minori a lor subordinati, alla cura de' quali si apparteneva la costruzione de' vascelli e delle navi, di reparargli, e disporgli per mantener libero il commercio e di tener li Porti in sicurezza, e ciò in tutta l'estensione de' loro Reami, e in tutti i lati marittimi, ed avendo l'Adriatico molti Porti nella Puglia, e per tutta quell'estensione, ch'è la più grande di quel Golfo (ne' quali sovente anche l'armate, che venivano da Sicilia solevano ricovrarsi) nel Regno di Ruggiero, dei due Guglielmi, e degli altri Re suoi successori, fu quel Golfo sempre guardato, e ripieno di navi e d'armate de' Re di Sicilia; anzi in congiunture di viaggi e di espedizioni navali, i Porti più frequentati e scelti a tal fine erano que' di Vesti, di Barletta, Trani, Bisceglia, Molfetta, Giovenazzo, Bari, Mola, e di Monopoli, oltre a quelli di Brindisi, d'Otranto, di Gallipoli, e di Taranto posti quasi tutti nell'Adriatico; ed i pellegrinaggi per Terra Santa in Soria, sovente per l'Adriatico si facevano. L'armate di Federico, e d'Errico Imperadori indifferentemente ne' Porti dell'Adriatico si fermavano: per l'Adriatico si trasportava l'oste per Soria, ed in fine tutte l'altre imprese della Grecia, e di Levante per questo Golfo si disponevano.

      E se bene nel Regno degli Angioini non fosse stata tanta la potenza in mare de' Re di Sicilia, nulladimanco non è, che i due Carli d'Angiò, e gli altri Re di quella stirpe, non avessero mantenute poderose armate di mare, tanto che non avessero potuto disporre di quel Golfo a loro arbitrio e piacere, siccome quando dall'occasione si richiedeva il facevano.

      Ne' tempi posteriori, e particolarmente sotto gli Aragonesi, per essere a' nostri Re mancate tante forze di mare, ed all'incontro cresciute quelle de' Vinegiani, nacque, che navigando essi nel Golfo a lor piacere, senza temer d'armata di Principe vicino, avessero essi preteso il dominio di quel Golfo, ed avessero da poi preteso d'impor legge a coloro, che vi navigavano: di non permettere che entrassero in quello armate navali: di vendicar le prede, che in esso si facevano, e con loro licenza permettersi il trasporto delle merci; e per la debolezza de' Principi vicini, giunsero insino a non permetter che altre armate potessero navigare il Golfo, siccome con non piccol scorno de' Spagnuoli avvenne, quando essendosi casata Maria con Ferdinando Re di Ungheria figliuolo di Cesare, sorella del Re Filippo IV e con numeroso stuolo di galee, e con pompa degna di tanti Principi, giunta a Napoli, per passare per l'Adriatico a Trieste con la stessa armata Spagnuola: i Vinegiani per non pregiudicare al loro preteso dominio di quel Mare, s'opposero con tal ostinazione, che si dichiararono, che se gli Spagnuoli non accettavano la loro offerta, di condurla essi colla loro armata, stassero sicuri, che converrebbe alla Reina tra le battaglie, ed i cannoni passare alle nozze; tanto che bisognò vergognosamente cedere, e la Reina per la strada d'Abruzzi giunta in Ancona, fu ricevuta da Antonio Pisani con tredici galee sottili, che la sbarcò a Trieste[74]. In tanta declinazione si videro le nostre forze marittime a tempo degli ultimi Re di Spagna; ma se si voglia aver riguardo a' secoli andati, e spezialmente a questi tempi de' Re Normanni con maggior ragione potevano vantar il dominio di quel Mare i Re di Sicilia, che i Vinegiani. Quindi è che presso di noi, tra' manuscritti della regal giurisdizione rapportati dal ChioccarelloСКАЧАТЬ



<p>71</p>

. Guicc. lib. 8 hist. Ital.

<p>72</p>

. V. Paul. Aemil. de reb. Franc. l. 3.

<p>73</p>

. Ann. 1071 mense Julii, Dux transmeavit Adriatici Maris pelagum, perrexitque Siciliam cum 58 navibus.

<p>74</p>

. Nani istor. Veneta, l. 8. An. 1630.