Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4. Giannone Pietro
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СКАЧАТЬ credere, che avrebbe continuato il medesimo costume; nulladimanco, stando questi sempre implicato in continue guerre, e mancandogli figliuoli maggiori, prevenuto egli poco da poi dalla morte, non potè praticarlo. E gli altri Re posteriori estinsero affatto questo Principato, e Dinastia; poichè sebbene ne' pubblici Atti avessero serbato il nome del Principato, come s'osserva essersi praticato insino all'anno 1435 nel Regno di Giovanna II[60], nulladimanco, toltone questo nome, fu in tutto il resto il Principato estinto, e coloro che ne' seguenti anni tennero Capua, non devono così nella dignità, come nel dominio esser paragonati a questi Principi a' quali furono di molto intervallo inferiori.

      La morte d'Errico recò a Guglielmo gravissimo cordoglio, il quale poco da poi portossi anch'egli in Sicilia, donde nell'anno 1174 avendo ragunata una grossa armata, la inviò in Alessandria d'Egitto contro il Saladino, per favoreggiare i Cristiani, che colà militavano, sotto il comando di Gualtieri di Moac, che pochi anni da poi fu creato suo Ammiraglio[61]. E volendo il medesimo Re nella pietà superare i suoi maggiori, parte de' tesori, che aveano essi accumulati, impiegò nella fabbrica d'un superbo tempio non guari da Palermo lontano in un colle chiamato Monreale, che ornollo di superbi lavori di marmo e di mosaico; ed avendolo arricchito di grosse rendite consistenti in molte città e castelli, ed in ricchi poderi, e fornitolo di arredi regali e preziosi, lo dedicò a nostra Signora, sotto il nome di S. M. Maria Nuova, dandolo a' PP. dell'Ordine di S. Benedetto. Nè qui deve tralasciarsi, che i primi ch'ebbero la cura di questo tempio furono i Monaci del monastero della Trinità della Cava, che da Guglielmo furono da queste nostre parti richiamati in Sicilia; perchè per la fama della lor santità, essendo sparsa da per tutto, erano da' Principi normanni, e sopra tutti da Guglielmo, in sommo pregio tenuti. Crebbe poi il Santuario, poichè oltre la santità de' Monaci ivi adoperati per li divini Uffici, per consiglio di Matteo Gran Protonotario di Sicilia, creato, come scrive Riccardo da S. Germano, già Vicecancelliere del Regno, Guglielmo impetrò da Papa Alessandro III, che la chiesa suddetta non fosse sottoposta a niuno Arcivescovo, Vescovo o altra persona ecclesiastica, ma solamente al Pontefice romano, ed indi da Lucio III la fece ergere in Arcivescovado. Il tutto si fece da Matteo per dispetto di Gualtieri Arcivescovo di Palermo, nella cui giurisdizione ella era, il quale per le gare solite della Corte era suo fiero nemico, e Gualtieri in processo di tempo ben seppe vendicarsene, e gliene rese il contraccambio, come diremo. Il primo Arcivescovo, che fu creato di Monreale fu Fr. Guglielmo Monaco del monastero della Cava, che n'era stato in prima Priore. Questo luogo, per cagion del famoso tempio quivi edificato, concorrendovi ad abitare molta gente, divenne in breve una famosa e ricca città, ed ora il suo Prelato per le numerose rendite, ch'egli tiene, è un de' maggiori e più stimati della Sicilia.

      CAPITOLO I

      Nozze del Re Guglielmo II con Giovanna figliuola d'Errico II Re d'Inghilterra. Sconfitta data dai Milanesi all'esercito dell'Imperador Federico; e pace indi conchiusa dal medesimo con Papa Alessandro III

      Intanto l'Imperador Federico di Svevia era calato di nuovo in Italia con grande e poderoso esercito, ed avea cominciata crudel guerra in Lombardia; e mentre quella con varj avvenimenti seguiva, considerando Federico di quanta potenza fosse il Re di Sicilia, tentò di distorlo dall'amicizia e confederazione del Pontefice, e trarlo dalla sua parte; onde per mezzo di Tristano suo Cancelliere gl'inviò in quest'anno 1176 ad offerire la figliuola per moglie, ed a persuadergli, che avesse fatta parimente con lui perpetua lega e compagnia[62]. Ma il Re considerando, che questo maritaggio e questa pace non sarebbero piaciute ad Alessandro, ed avrebbero recato grave danno agli affari della Chiesa, ributtando l'offerta dell'Imperadore non ne volle far nulla. Sdegnato sommamente Federico del rifiuto, tosto scrisse in Alemagna per nuovo soccorso di gente da guerra per domare i Lombardi, che gli facevano valorosa resistenza, e sollecitò Tristano suo Cancelliere, che calasse col suo esercito ad assalire il Reame di Puglia. Giunsero nel principio della state Filippo Arcivescovo di Colonia, con molti altri gran Baroni tedeschi, e grosso stuolo di valorosi soldati, co' quali unitosi Cesare presso l'Alpi, calò nel Milanese per danneggiar que' luoghi; ed affrontatosi con l'esercito de' Collegati, che gli andò all'incontro, vi cominciò crudele ed ostinata battaglia, nella quale furon rotti ed uccisi per la maggior parte gli Alemanni, e Federico abbattuto da cavallo corse gran rischio di lasciarvi anch'esso la vita, e si salvò a gran fatica, fuggendo con pochi de' suoi dentro Pavia, ove giunto consolò l'Imperadrice sua moglie, che per quattro giorni, non avendo di lui novella, l'avea pianto come morto[63]. Tristano, ch'era già venuto con un altro esercito ad assalire il Reame, ed avea campeggiata la Terra di Celle, essendogli giti all'incontro Tancredi Conte di Lecce, che rivocato dall'esilio, era stato già ricevuto in grazia del Re, e Ruggiero Conte d'Andria con molti altri Baroni, e buona mano di soldati Regnicoli, ributtato da loro se ne ritornò anch'egli addietro senza poter far effetto alcuno.

      Intanto Guglielmo, non avendo avuto alcun effetto il matrimonio maneggiato colla figliuola dell'Imperador d'Oriente, ed avendo rifiutato l'altro della figliuola di quello d'Occidente, trovandosi in età di ventitrè anni e solo, pensò seriamente a non dover differire di vantaggio il suo ammogliamento: onde per consiglio del Papa inviò Elia Vescovo di Troja, Arnolfo Vescovo di Capaccio e Florio Camerota Giustiziero, ad Errico II Re d'Inghilterra a chiedergli Giovanna sua figliuola per moglie; li quali ricevuti lietamente dal Re, e ragunata un'Assemblea de' suoi Baroni con il di loro consiglio gradì la dimanda degli Ambasciadori, e conchiuse il parentado[64]. E tantosto dall'Arcivescovo d'Eborace, e da altri Signori inglesi fece condurre la figliuola insino alla città di S. Egidio, ove si trovarono presti a riceverla Alfano Arcivescovo di Capua, Riccardo Vescovo di Siracusa e Roberto Conte di Caserta con venticinque galee condotte dall'Ammiraglio Gualtieri di Moac, e la condussero a Napoli, ove celebrarono la Pasqua di Resurrezione. Ma infastidita la fanciulla dal mare, per la via di Salerno e di Calabria n'andò per terra, e passato il Faro, in Palermo si condusse, dove fu pomposamente accolta dal Re suo marito, e fatte le nozze fu coronata Regina di Sicilia.

      Allora fu, che Gualtieri Arcivescovo di Palermo, per mano di cui passarono queste funzioni, presentandosegli sì opportuna congiuntura richiese al Re, che i delitti d'adulterio fossero castigati da' Vescovi nella diocesi ove eran commessi, e che i delitti dei Cherici fossero conosciuti da' loro Prelati; ond'è, che a sua richiesta fosse stata da Guglielmo fatta quella Costituzione, che ancor oggi leggiamo nel volume delle nostre Costituzioni sotto il titolo de Adulteriis coërcendis, la quale con errore de' nostri s'attribuisce a Guglielmo I suo padre. Ma se deve prestarsi fede ad Inveges[65], questi rapporta un privilegio di Guglielmo fatto alcuni anni prima colla data in aprile dell'anno 1172 e drizzato Comitibus, Justitiariis, Baronibus, et universis Bajulis, qui sunt de Parochia, et Dioecesi Archiepiscopatus Panormi, ove il Re comanda, che il delitto dell'adulterio sia della giurisdizione di Gualtieri Arcivescovo di Palermo. Ed in fatti nel Regno della Regina Costanza vedesi, che la conoscenza di questo delitto per privilegio de' nostri Re s'apparteneva agli Ecclesiastici, ciocchè poi andò in disuso, e solamente loro rimase la conoscenza sopra i delitti de' Cherici delle loro diocesi.

      Era a questi tempi costume, che anche i Re soleano costituire i dotarj alle loro mogli, onde Guglielmo costituì alla Regina Giovanna il suo; e nelle addizioni fatte dall'Abate Giovanni alle Cronache di Sigeberto abbiamo la scrittura, nella quale questo dotario[66] fu costituito[67], concedendosi alla Regina a questo nome la città di Monte S. Angelo, la città di Vesti con tutti i suoi tenimenti e tutte le loro pertinenze; ed in suo servigio le concedè ancora de' tenimenti del Conte Gaufrido, Lesina, Peschici, Vico, Caprino, Varano, Ischitella e tutto ciò che il Conte suddetto teneva del Contado di Monte S. Angelo. Di vantaggio le concedè Candelaro, Santo Chierico, Castel Pagano, Bisentino e Conavo. In oltre il monastero di S. Giovanni in Lama, ed il monastero di S. M. di Pulsano con tutti i tenimenti che i suddetti monasteri tenevano del Contado suddetto di Monte Sant'Angelo.

      L'Imperador Federico, dopo ricevuta sì СКАЧАТЬ



<p>60</p>

. Camill. Pellegr. in dissert. in 3 par.

<p>61</p>

. Capecelatr. hist. lib. 3.

<p>62</p>

. Romual. Arciv. di Salern. apud Baronium: Ut ipse Imperatoris filiam in uxorem acceptans, cum eo pacem perpetuam faceret.

<p>63</p>

. Sigon. de R. Ital. ann. 1176.

<p>64</p>

. Ruggiero Hoveden in Annal. Anglican.

<p>65</p>

. Inveg. hist. Palerm. tom. 5 ann. 1172.

<p>66</p>

. Questo istromento del dotario costituito alla Regina da Guglielmo II si legge parimente nel Tom. 2 di Lunig Cod. Ital. Diplomat. pag. 838.

<p>67</p>

. V. Hoveden. Ann. d'Inghilterra. Capecelatr. hist. lib. 3.