Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 1. Edward Gibbon
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Читать онлайн книгу Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 1 - Edward Gibbon страница 27

СКАЧАТЬ Suez è il confine dell'Asia e dell'Affrica. Dionigi, Mela, Plinio, Sallustio, Irzio e Solino, stendendo i limiti dell'Asia sino al ramo occidentale del Nilo, o anche sino al gran Catabathmus, rinchiudono in questa parte del mondo non solo l'Egitto, ma ancora parte della Libia.

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La lunga estensione, l'altezza moderata, e il dolce declive del monte Atlante (ved. i viaggi di Shaw pag. 5) non si accordano con l'idea d'una montagna isolata, che nasconde la sua testa nelle nuvole, e par che sostenga il cielo. Il Picco di Teneriffa, al contrario, s'innalza più di 2200 tese sopra il livello del mare; e siccome era molto conosciuto dai Fenicj, ha forse dato luogo alle finzioni dei poeti greci. Ved. Buffon Stor. Nat. tom: I p. 312: Stor. dei viaggi, tom. II.

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M. de Voltaire Tom. XIV p. 297 dà troppo generosamente le isole Canarie ai Romani. Non pare che mai ne sieno stati i padroni.

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Quanto alla divisione degli stati moderni sono molto cangiate le cose dal tempo in che il Gibbon scriveva; ma siffatte differenze si possono agevolmente riconoscere da ogni lettore dotato di qualche coltura.

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Bergier Stor. delle strade pubbliche l. III c. 1, 2, 3, 4, opera ripiena di ricerche utilissime.

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Ved. la Descrizione del Globo di Templeman. Ma io non mi fido nè dell'erudizione nè delle carte di questo scrittore.

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Furono elevati tra Lahor e Deli, quasi in mezzo a queste due città. Le conquiste di Alessandro nell'Indostan non passarono il Puniab, paese irrigato dai cinque gran rami dell'Indo.

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Ved. M. de Guignes Stor. degli Unni, l. XV. XVI. XVII.

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Erodoto è tra gli antichi quegli, che abbia meglio descritta la vera indole del politeismo. Il miglior commento di ciò ch'egli ci ha lasciato sopra questo soggetto, si trova nella Storia Naturale della Religione di Hume; e Bossuet nella sua Storia Universale, ce ne presenta il contrasto più vivo. Si scorge nella condotta degli Egiziani alcune deboli tracce d'intolleranza (Ved. Giovenale Sat. XV.) Gli Ebrei ed i Cristiani che vissero sotto gl'Imperatori, formano una eccezione molto importante, anzi tanto importante, che a discuterla si richiederà un capitolo a parte in quest'opera.

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I diritti, la potenza, e le pretensioni del Sovrano dell'Olimpo sono chiarissimamente descritte nel XV libro dell'Iliade. Pope, senza accorgersene, ha perfezionata la Teologia di Omero.

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Ved. per esempio Cesare de bello Gallico VI 17. Nel corso di uno o due secoli i Galli medesimi dettero alle loro divinità i nomi di Marte, di Mercurio, d'Apollo ec.

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L'ammirabile trattato di Cicerone sulla Natura degli Dei, è la miglior guida che seguir si possa in mezzo a quelle tenebre, ed in un abisso così profondo. Questo scrittore espone candidamente, e confuta sottilmente le opinioni dei filosofi.

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Non pretendo assicurare che in quel secolo irreligioso, la superstizione avesse perduto il suo impero, e che i sogni, i presagi, le apparizioni ec. non più inspirasser terrore.

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Socrate, Epicuro, Cicerone, e Plutarco hanno sempre inculcato il più gran rispetto per la religione della lor patria e di tutto il genere umano. Epicuro ne dette egli stesso l'esempio e la sua devozione fu costante. Diog. Laerzio X 10.

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Polibio l. VI c. 53 54. Giovenale si lamenta Sat. XIII, che ai suoi tempi questo timore non faceva quasi più effetto.

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Ved. la sorte di Siracusa, di Taranto, di Ambrachia, di Corinto ec. la condotta di Verre nell'Azione 2 or. 4 di Cic., e la pratica ordinaria dei governatori nella VIII Satira di Giovenale.

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Svetonio vita di Claudio; Plinio Stor. Nat. XXX I.

117

Pelloutier Stor. dei Celti, tomo VI, p. 230 252.

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Seneca De consolat. ad Helviam, pag. 74 edizione di Giusto Lipsio.

119

Dionigi d'Alicarnasso, Antich. Rom. l. II.

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Nell'anno di Roma 701 il tempio d'Iside, e di Serapide fu demolito per ordine del Senato. (Dione l. XL p. 252), e dalle mani stesse del Console, Val. Mass. I. 3. Dopo la morte di Cesare fu riedificato a spese del pubblico, Dione, l. XLVII. pag. 501. Augusto nella sua dimora in Egitto rispettò la maestà di Serapide, Dione l. LI. p. 647, ma proibì il culto dei Numi egiziani nel Pomerio di Roma, e un miglio all'intorno, Dione l. LIII p. 679 e l. LIV pag. 735. Queste Divinità rimasero per altro in moda sotto il suo regno. Ovid. Do art. am. l. I, e sotto il suo successore, finchè la giustizia di Tiberio fu tratta ad usare qualche severità (ved. Tacito, Annal. II 85; Giuseppe Antichità l. XVIII c. 3.)

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Tertulliano Apolog. c. 6 p. 74 ediz. Averc. Credo che questo stabilimento possa attribuirsi alla pietà della famiglia Flavia.

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Ved. Tito Livio l. XI e XXIX.

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Macrob. Saturn. l. III c. 9. Questo autore ci dà una formola di evocazione.

124

Minuzio Felice in Octavio p. 54. Arnobio l. VI p. 115.

125

Tacito annal. XI 24. Il Mondo Romano del dotto Spanheim è una storia completa della progressiva ammissione del Lazio, dell'Italia e delle province alla cittadinanza romana.

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Erodoto V 97. Questo numero sembra considerabile e par credibile che l'Autore se ne sia rapportato al rumor popolare.

127

Ateneo Deipnosophist. l. VI p. 172 ediz. di Casaubono; Meursio De fortuna Attica c. 4.

128

Ved. in Beaufort Rep. Rom. l. IV c. 4 il numero esatto dei cittadini che ogni censo comprendeva.

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Appiano De bello civili l. I. Vallejo Patercolo, l. II c. 15 16 e 17.

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Mecenate lo consigliò di dare con un editto il titolo di cittadino a tutti i suoi sudditi; ma vien giustamente sospettato che Dione Cassio sia l'autore d'un consiglio così bene adattato alla pratica del suo secolo, e così poco alla politica di Augusto.

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I Senatori erano obbligati di avere il terzo dei loro beni in Italia. Ved. Plinio l. VI epist. 19. Marco Aurelio permise loro di non avervi che il quarto. Dopo il regno di Traiano, l'Italia cominciò a non essere più distinta dalle altre province.

132

La prima parte della Verona Illustrata del marchese Maffei, dà la più chiara ed estesa descrizione dello stato della Italia al tempo dei Cesari.

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Ved. Pausania l. II. Quando queste assemblee non furono più pericolose, i Romani consentirono che se ne stabilissero i nomi.

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Cesare ne fa spesso menzione. L'Ab. Dubos non ha potuto provare che i Galli abbian continuato sotto gl'Imperatori a tenere queste assemblee. Stor. dello stabilimento della Monarch. Francese, l. I, c. 4.

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Seneca De Consol. ad Helviam, c. 6.

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Mennone presso Fozio c. 33. Valerio Mass. IX 2, Plutarco e Dione Cassio fanno ascender la strage a 150000 cittadini; ma credo che un numero minore sia più che bastante.

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Venticinque colonie furono stabilite nella Spagna. Ved. Plinio Stor. Nat. II 3, 4; IV 35, e nove nella Britannia, tra le quali Londra, Colchester, Lincoln, Chester, Glocester, e Bath sono ancora città considerabili. Ved. Riccardo di Cirencester p. 364 e la Stor. di Manchester di Whitaker l. I c. 3.

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Aulo Gellio Noctes Atticae, XVI. 13. L'imperatore Adriano era sorpreso che le città di Utica, di Cadice e d'Italica, che godevano de' privilegi annessi alle città municipali, sollecitassero il titolo di Colonie: fu presto però seguito il loro esempio, e СКАЧАТЬ