Название: Fra Tommaso Campanella, Vol. 2
Автор: Amabile Luigi
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная классика
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Veniamo a' particolari delle Difese, che ci sembra conveniente esporre con larghezza e poi commentare un poco, sebbene venute tanto più tardi in luce, non presentate al tribunale competente e rimaste affatto perdute pel Campanella. Teniamo per fermo che i lettori vorranno conoscerle nella loro integrità testuale, ma ciò non ci dispensa dall'obbligo di farne una minuta esposizione: deve anzi dirsi una fortuna poter udire subito dopo lo svolgimento del processo la voce dell'imputato, e poterne trarre una conclusione meno fallace intorno alla sua colpabilità ottenebrata da tanti interessi diversi.
Nella «1a Delineatio», appellandosi a' Libri sacri come fonte di ogni legge, il Campanella comincia dal notare che in essi son detti colpevoli di lesa Maestà solamente quelli che prendono le armi contro il Re giusto o per malevolenza o per ambizione, non quelli che perfino consumarono la ribellione guidati dalla profezia e comunque fossero cattivi soggetti, adducendo gli esempi di Siba e di Chore da una parte, e di Jeroboam, di Jehu e di Joiada dall'altra. E soggiunge: «ma fra Tommaso Campanella, insieme con quelli i quali aderirono a lui con retta intenzione, non fu mosso a cospirare nè dall'ambizione nè dalla malevolenza, se pure cospirò, bensì guidato dalla profezia umana e divina; nè la sua fu una cospirazione contro il Re, ma una certa cautela contro le incursioni de' barbari e un'ammonizione a' conterranei perchè si mantenessero incolumi ne' monti, se per fatalità avvenisse quanto si prediceva, laonde egli non è ribelle nè degno di morte». Passa quindi a dimostrare che non lo fece per ambizione di Regno, perchè era impossibile a lui poveretto distrarre il Regno o la provincia dal dominio di un Re tanto forte, e bisognava esser matto per ingannarsi fino a questo punto; e dice che per natura e per fortuna egli era impotente a tali desiderii, e rassegna i suoi precedenti, e nota le sue carcerazioni e malattie anteriori, il ritorno in patria per salute a consiglio de' medici Tancredi, Politi e Carnevale, i suoi studii alieni dalle armi, le sue predicazioni per indurre il popolo a fabbricare una Chiesa di cui il convento difettava ed egli scavò i fondamenti; e nota il libro Sulla predestinazione che scriveva contro Molina per S. Tommaso, e la Tragedia della Regina di Scozia contro gli Anglicani in favore del Re, la sua vita di studioso e religioso, la sua opera di pacificatore, e perfino la sua timidità provata nel tormento, citando come testimoni fra Pietro di Stilo, il Petrolo, tutti i suoi compagni di dimora, e conchiudendo che «dissero cosa mostruosa coloro i quali gli attribuirono la cupidigia di Monarchia». Dimostra poi che non cospirò per malevolenza verso il Re e il suo dominio, perchè aveva sempre ottenuto favore dagli spagnuoli ed austriaci, come dal Reggente Marthos (Reggente di Cancelleria in Napoli) e dall'Ambasciatore di Roma (il Duca di Sessa), e parimente dall'Arciduca Massimiliano e dall'Imperatore, i quali scrissero a Roma in favore di lui e di Gio. Battista Clario carcerati; onde per gratitudine egli compose il Trattato in cui sosteneva che l'Italia per suo bene dovea desiderare il dominio del Re di Spagna, Trattato che mandò all'Imperatore mediante Gio. Battista Clario, ed egualmente il Dialogo contro gli Stati del settentrione calvinisti e luterani, che mandò a Massimiliano e che trovavasi in copia presso D. Mario del Tufo, come pure l'anzidetta Tragedia, nota a Stilo ed al Principe della Roccella, ed il libro della Monarchia di Spagna, scritto ad istanza del pretore (Governatore de Roxas?) e colmo di lodi per gli spagnuoli, che trovavasi nelle sue poche masserizie. Nota infine la sua amicizia col pretore spagnuolo e co' Presidi della Provincia (gli Auditori?), l'essere stato sempre invitato dal governatore a predicare, e l'aver detto nelle sue prediche tante cose in favore del Re: che Dio avea dato la Monarchia agli spagnuoli perchè aveano combattuto 700 anni contro i mori nemici della fede, mentre gli altri Principi cristiani si combattevano tra loro; che il Re avrebbe distrutto i turchi quando costoro si sarebbero divisi giusta la predizione di Arquato astrologo; che se nel Regno esisteva qualche durezza, essa dovevasi ai difetti del popolo e de' ministri, non già del Re; che nella prossima mutazione del mondo il Re Filippo avrebbe rappresentata la parte di Ciro, secondo i detti di Esdra e di Isaia, poichè dovea liberare la Chiesa dalla Babilonia de' turchi e degli eretici, edificare Gerusalemme, cioè Roma, e stabilire il vero sacrificio dovunque nel mondo, girando il suo imperio col sole, ogni ora facendo giorno in qualche parte del Regno suo e celebrandosi continuamente la Messa in siffatto giro, la quale sentenza era invalsa tanto, che Fulvio Vua sindaco di Stilo l'avea riprodotta nel recitare il prologo di una rappresentazione della Passione di Cristo, citando il Campanella fra' battimani generali. Così egli era stato sempre pel Re ed avea procurato che gli altri lo fossero, ne conservava l'immagine ed amava coloro che le facevano onore, come erano in grado di attestare fra Pietro di Stilo, il Petrolo, fra Scipione Politi, tutti gli Stilesi; nè poteva dirsi che egli si fosse infinto, mentre avrebbe agito contro sè medesimo, perocchè se voleva tra due mesi distruggere il dominio del Re, come mai così accanitamente l'edificava? e come mai il Popolo poteva credergli in tanta contraddizione? conchiudendo: «l'edificazione è attestata da molti e probi uomini, la distruzione segreta da pochi e scellerati, a chi crederete voi o giusti giudici?». Escluso quindi il movente dell'ambizione e della malevolenza contro la Maestà, rimaneva il movente della profezia, e non già contro ma a tutela della Maestà. E qui egli si fa a citare tutte le previsioni, tutt'i prodigi, tutte le profezie ad una ad una (sono state già accennate troppe volte e possiamo dispensarcene), aggiungendo di avere interpretate le imminenti mutazioni a favore del Re e della Chiesa, col servirsi delle affermazioni de' Profeti e de' Santi, col sostenere che prima della fine del mondo doveva esservi «un solo ovile ed un solo pastore in una sola Repubblica cristiana, a capo della СКАЧАТЬ