Fra Tommaso Campanella, Vol. 2. Amabile Luigi
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Название: Fra Tommaso Campanella, Vol. 2

Автор: Amabile Luigi

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ tu vivendo sol viverò anch'io».

      Il 2o Sonetto, che risente troppo del gusto triviale del tempo, torna sull'argomento e glorifica fra Dionisio perfino con la testimonianza degli spiriti di Averno; ma vi si fanno notare i seguenti versi,

      «Sfogaro mille Spagne e mille Rome,

      al tuo martir unite, l'odio interno».

      Il 3o Sonetto loda fra Dionisio per l'altro atto suo, per le confronte, le quali davvero non si scorge da qual lato potrebbero dirsi gloriose; e l'innesto, che vi si trova, dell'arme de' Ponzii, del giuoco degli scacchi e cose simili, apparisce una concessione al gusto non solo de' tempi ma anche de' Ponzii: nè bastarono i tre Sonetti, e più tardi ce ne volle ancora un quarto. Ma bisogna per ora aggiungere che oltre a questi sinora detti vi fu anche il Sonetto «al sig.r Gio. Leonardi Avvocato de' poveri», Sonetto tirato addirittura co' denti, manifestamente obliato tra le poesie del 1o gruppo e posto di ripiego tra quelle del 2o: esso deve riportarsi per lo meno alla fine del febbraio, poichè allude alle difese che il De Leonardis già scriveva, ed agli argomenti che preparava quale Avvocato comune a tutti i frati

      «Contra l'ombra di morte accesa lampa»124.

      Sicuramente poi nel marzo e prima metà di aprile la mente del Campanella fu tutta rivolta alla prosa e non alla poesia: basta ricordarsi de' due colloquii notturni passati tra lui e fra Pietro Ponzio, il 10 e il 14 aprile. Ma a quest'ultima data appunto fra Pietro gli annunziava di avere «sparso per tutta Napoli» i Sonetti, il Campanella annunziava di volerne comporre uno pel Nunzio, fra Pietro gli chiedeva in grazia di voler comporre prima quelli per lui e per suo fratello. Attenendoci più che è possibile all'ordine serbato nella raccolta di fra Pietro, dobbiamo dire che il Campanella siasi adattato a compiacere il suo amico, ma componendo un solo Sonetto, in cui abbracciò insieme fra Pietro, il fratello Ferrante, ed anche l'altro fratello fra Dionisio; di poi compose quello pel Nunzio, o meglio, come abbiamo già detto altrove, quello pel Papa da doversi far capitare nelle mani del Nunzio125. Il Sonetto «in lode de' tre fratelli di Pontio» concede loro per attributi nientemeno che i tre principii metafisici, e li mostra un riflesso della Trinità: Ferrante rappresenterebbe la potenza, fra Dionisio la sapienza, fra Pietro l'amore; e ci basti sapere che fra Pietro abbia rappresentato pel Campanella l'amore o «il buon zelo». Quanto al Sonetto «al Papa», l'ultimo del gruppo che abbiamo fin qui esaminato, esso può considerarsi come l'embrione di quelle «appellationi segrete» che il Campanella intese poi di avere inviate al Papa massimamente con le sue lettere del 1606-1607: egli si raccomanda come meglio può, e riescono notevoli sopratutto i seguenti versi:

      «Non vedi congiurati a farli guerra

      i nemici alla patria Italia bella,

      ch'egli al valor anticho rinovella,

      dove il zelante suo parlar s'afferra».

      Ignoriamo se il Sonetto sia stato trasmesso al Papa: nel Carteggio del Nunzio non ne troviamo il menomo indizio, e del rimanente, laddove fosse stato trasmesso, niuno potrebbe meravigliarsi che il ricordo della patria Italia bella, e del valore antico da rinnovellarvisi, avesse trovato il cuore SS.mo indifferente o peggio; basta che esso sia giunto a noi, per farci sempre meglio conoscere ed apprezzare gl'intendimenti del Campanella.

      Passiamo ora a vedere le prose, delle quali il Campanella si occupò nel tempo suddetto. Ve ne sarebbero a considerare innanzi tutto tre, la 1a Delineatio defensionum, la 2a Delineatio… Articuli prophetales, l'Appendix ad amicum pro Apologia: le due prime, che rappresentano le Difese presso i Giudici, comparvero più tardi, il 3 giugno 1601, durante il processo di eresia per mano di fra Pietro di Stilo126; l'ultima, che rappresenta una difesa presso un amico, comparve varii anni dopo, con ogni probabilità nel 1607, in coda agli Articoli profetali ricomposti allora in una forma più larga, verosimilmente essa pure ricomposta in una forma più larga di quella della composizione primitiva127. Si può affermare con certezza, e ne vedremo tra poco le ragioni, che appunto in quest'ordine di successione le dette tre scritture siano state composte, essendone cominciata la composizione un po' prima della 2a metà di febbraio. Si ricordi che agli 11 febbraio era stato già accordato al Campanella «il termine e la commodità» alle difese, e che allora il Sances volle da lui una esposizione delle profezie sulle quali fondava le sue credenze di vicine mutazioni, onde egli dettò al Barrese notaro della causa molti Articoli profetali (ved. pag. 72 e 73). È naturale ammettere che il Campanella abbia posto subito mano a scrivere le sue Difese, stimando indispensabile aggiungervi anche gli Articoli profetali, mentre al Sances era parso conveniente acquistarne una nozione meno vaga mediante uno scritto. Ma tutto questo lavoro non potè esser pronto che pel 10 aprile, e il Campanella, giudicando che la causa sarebbe presto finita male e che bisognava pure aprirsi una via di uscita dall'imminente processo di eresia, avea dovuto manifestarsi pazzo fin dal 2 aprile: così le Difese scritte non poterono venir presentate in tempo, ma il Campanella continuò a lavorarvi di nascosto, senza dubbio nella speranza fallace che qualora non fosse stata giuridicamente convalidata la pazzia, esse avrebbero ancora potuto servire. Che il lavoro sia stato compiuto il 10 aprile, si desume dal colloquio notturno tenuto a quella data con fra Pietro Ponzio, il quale, avendo domandato al Campanella se avesse scritto abbastanza in quel giorno, ne ebbe per risposta «assaissimo, tutto»; l'aver poi il Campanella soggiunto che avea bisogno di dare l'indomani una pagina scritta a fra Pietro di Stilo, farebbe credere che in quel giorno medesimo egli avesse composta pure l'Appendice in forma di lettera, rappresentata da quella pagina scritta; sicchè la data di essa sarebbe il 10 aprile, ma resti ben fermato non potersi sostenere che essa sia stata allora scritta ne' termini precisi ne' quali è pervenuta a noi. Dopo le dette scritture abbiamo fondata ragione di ammettere che il Campanella si sia occupato di ricomporre l'opera già composta in Calabria «Della Monarchia di Spagna», volendosi servire anche di essa per sua difesa, quando si fosso ripigliata la spedizione della causa rimasta sospesa in que' giorni; e nella ricomposizione di detta opera ebbe ad impiegare il tempo immediatamente consecutivo, dal maggio 1600 ad una parte del 1601, mentre era in pieno svolgimento il processo di eresia.

      Prima di esporre i particolari della Difesa, vogliamo notare alcune interessanti singolarità, che colpiscono vedendo in qual modo le Difese si trovano scritte: ne risulterà provato l'ordine di successione con cui vennero composte tutte le scritture sopra menzionate, ed anche chiarita la quistione de' libri, che il Campanella in sèguito affermò aver voluto presentare in sua discolpa, e in parte aver fatto subito venire dalla sua patria, ma che il Sances non volle si presentassero nè si sapessero (ved. pag. 84). Le Difese con gli Articoli, così come furono trasmesse più tardi a' Giudici dell'eresia, non appariscono scritte di mano del Campanella, bensì trascritte da due copisti, de' quali il primo che trascrisse la «1a Delineatio» è rimasto ignoto, ma vedremo a suo tempo essere stato procurato da un Vincenzo Ubaldini di Stilo, l'altro che trascrisse gli Articoli fu certamente fra Pietro Ponzio, come apparisce dal carattere e come fu chiarito anche presso il tribunale per l'eresia: costoro ebbero a porre in ordine il contenuto di tante carte e cartoline staccate avute dal Campanella, il quale poi lo rivide, lo corresse, vi appose qualche postilla e qualche aggiunta di mano sua, ciò che merita la nostra attenzione128. Fin dalla prima pagina colpisce il vedere enumerati quali libri suoi, atti a mostrare la sua affezione al Re e alla Spagna, i Discorsi a' Principi d'Italia che avea mandati all'Imperatore, il Dialogo contro i Luterani mandato a Massimiliano ed esistente anche presso Mario del Tufo, la Tragedia della Regina di Scozia conosciuta in Stilo e dal Principe della Roccella, e poi anche la Monarchia di Spagna, ma questa con un'aggiunta posteriore autografa, e con le circostanze dell'essere stata scritta «ad instantiam praetoris» e del trovarsi «in suis sarcinulis», naturalmente in Stilo; la cosa medesima si veda nell'ultima pagina degli Articoli profetali, dove sono enumerati i libri suoi atti a chiarire le cose enunciate negli Articoli, cioè la Monarchia de' Cristiani esistente presso il Card.l S. Giorgio, e il libro Del Regime della Chiesa esistente in Stilo «in suis sarcinulis» e poi anche, e sempre con un'aggiunta autografa, СКАЧАТЬ



<p>124</p>

Ved. Doc. 464, pag. 559.

<p>125</p>

Ved. Doc. 455, pag. 556.

<p>126</p>

Ved. Doc. 400, pag. 475.

<p>127</p>

Ved. Doc. 268, pag. 188.

<p>128</p>

Anche nella stampa di questi documenti ci siamo ingegnati di riprodurre le postille e le aggiunte in modo da poterle distinguere dallo scritto primitivo impiegandovi altro carattere: preghiamo i lettori di guardarli, in riscontro a quanto stiamo per dire; ved. Doc. 401, pag. 478.