Il trono dei draghi. Морган Райс
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Il trono dei draghi - Морган Райс страница 7

СКАЧАТЬ poi poveri, poi ancora più poveri, giù fino al punto in cui giaceva casa sua… o meglio quella che un tempo lo era stata, si corresse.

      Le persone laggiù si affaccendavano fra le vie di ciottoli, verso le attività dove lavoravano o verso le grandiose costruzioni delle Case che si ergevano sulla città. La Casa delle Armi stava già eruttando fumo verso il cielo dalle sue fucine, mentre la Casa degli Accademici restava lontana dalla cacofonia della città. La Casa dei Commercianti era posta nel cuore dei mercati della città, mentre la Casa dei Sospiri giaceva silenziosa durante il giorno, poiché anche l’ultimo dei clienti della notte prima se n’era ormai andato. L’odore della città era un misto di fumo e sudore, la calca di persone era tale da risultare opprimente.

      Devin guardò oltre a tutto ciò, verso la struttura massiccia dalle pareti grigie del castello. Il principe Rodry doveva trovarsi lì e poteva aiutarlo. Il Maestro Grey poteva essere lì e questa volta Devin avrebbe potuto strappargli delle risposte. Se la Principessa Lenore non era fuori per il suo raccolto nuziale, avrebbe potuto intravederla e il solo pensiero gli dette un colpo al cuore, anche se sapeva che avrebbe dovuto ignorare quella sensazione.

      Si incamminò verso il castello, la sua sagoma esile procedeva a zig zag nella folla che popolava le strade. Essendo più alto della maggior parte delle persone, riusciva a scegliere la via giusta abbastanza facilmente, evitando le bancarelle allineate ai margini delle strade principali, dove la calca era più fitta, e guardando avanti verso la rete dei corsi d’acqua che si incrociavano per tutta la città. Devin si spostò i capelli scuri dagli occhi, chiedendosi se quei canali fossero abbastanza bassi a quell’ora da poterli guadare. Pensò che fosse meglio evitare; anche se gli indumenti raffinati che aveva preso in prestito da Sir Halfin erano adesso macchiati del fango della foresta, era meglio non incrostarli ulteriormente. Almeno, non se voleva accedere al castello.

      Devin attraversò i ponti, affrettandosi a superare una campata in legno e pietra dopo l’altra e risalendo il percorso che conduceva al castello. Su un altro ponte vide una piccola truppa di cavalieri farsi strada attraverso la città, chiaramente in fretta. Pensò che vi fosse Rodry a capo, ma erano troppo lontani perché potesse chiamarli.

      Al contrario, continuò a procedere verso il castello, facendosi strada più su, attraverso i quartieri più ricchi della città. Era abituato alle occhiate delle guardie quando passava di lì, ma adesso sembravano distratte da qualcos’altro. Quello bastò a farlo correre più veloce dato che, qualsiasi cosa fosse successa, il castello era l’opzione migliore per trovare delle risposte.

      Raggiunse i cancelli del castello e si fermò, scioccato per la figura che era lì in piedi. Il Maestro Grey lo stava aspettando, vestito in abiti bianchi e dorati impreziositi con sigilli mistici e rune che catturavano la luce mentre avanzava guardandolo dritto negli occhi. Si tirò indietro il cappuccio, scoprendosi la testa rasata e gli occhi penetranti.

      “Cosa sta succedendo?” chiese Devin. “Perché le persone sono così frenetiche quaggiù?”

      “Non è questo che sei venuto a chiedermi,” disse il Maestro Grey, con un tono che suggeriva che sapeva esattamente ciò che il giovane aveva visto.

      “No,” ammise Devin. “Io… Io vi stavo seguendo e poi ho visto… c’era un drago…”

      “Vuoi delle risposte,” replicò il Maestro Grey. “Vuoi sapere qualcosa sulla magia.”

      Devin annuì.

      “Quanto lo vuoi?” chiese lo stregone. “Vuoi davvero conoscere qualcosa che potrebbe annientarti?”

      Devin si fermò. Uno o due giorni prima avrebbe potuto dileguarsi a quel pensiero. Adesso però… adesso non gli era rimasto niente da perdere. Nessuna casa, nessuna famiglia…

      “Ho bisogno di sapere,” rispose.

      “Seguimi allora,” disse il Maestro Grey, voltandosi e camminando come fosse certo che l’avrebbe seguito. Per una volta non sembrò dissolversi nel nulla e Devin, troppo grato per quell’opportunità, si affrettò sulla sua scia e dentro al castello. Gruppi di domestici si separarono, spostandosi di lato per far passare il mago.

      “Io… Io ho sognato delle cose strane,” disse Devin mentre camminava. “Ho sognato di non essere chi ho sempre pensato fossi.”

      Il Maestro Grey non rispose, continuò solo a camminare verso una serie di scalini che conducevano in basso, nelle viscere del castello. C’erano delle torce che sfarfallavano laggiù, gettando delle ombre sulle pietre che sembravano più antiche del resto del castello, dalla superficie levigata e ricoperta da un accenno della malta che le aveva tenute insieme, impedendo che si sgretolassero nel tempo.

      “Stiamo scendendo,” affermò Devin. “Dove siamo diretti?”

      Di nuovo, non ricevette alcuna risposta dal mago. Devin poteva avvertire la frustrazione crescergli dentro. Gli si schierò davanti, determinato a provocare una qualche reazione in lui. Lo stregone si fermò e lo fissò, finché lo scomodo peso del suo sguardo lo spinse a farsi da parte.

      “Voglio solo delle risposte!” insistette Devin.

      “Le risposte sono spesso preziose,” disse il Maestro Grey. “Ma di rado ci vengono date così.”

      “Voglio solo dare un senso alle cose che ho visto,” replicò Devin. “So di essere nato sotto alla luna del drago. So che i miei genitori non sono i miei genitori.”

      “Cose pericolose da dire,” ribatté il Maestro Grey. “Forse persino cose pericolose da sapere.”

      “E voi non avete intenzione di spiegarmi niente di tutto ciò,” suppose Devin. “Perché mi avete incontrato al cancello se non volete parlarmi?”

      “Perché devi eseguire un compito,” disse il Maestro Grey. “Un compito che potrebbe rivelarsi importante nei giorni a venire.”

      “Quale compito?” domandò Devin.

      Raggiunsero una porta di quercia nera, bloccata con del ferro, e il mago la spinse ad aprirla, rivelando uno spazio cavernoso dal soffitto a volta; una finestra soprastante lasciava entrare un fascio di luce che diffondeva un cerchio luminoso sul pavimento di piastrelle bianche e nere. La stanza era dotata di una forgia, un forno fusorio, un’incudine e ciò che a Devin sembrava un complesso di tutti gli attrezzi necessari per lavorare il metallo, disposti su scaffali di ferro annerito.

      Quella zona era piuttosto strana, ma c’erano simboli intarsiati su ogni superficie, simboli che ricordavano a Devin quelli presenti sugli indumenti del Maestro Grey.

      “Avete messo la magia in tutto questo?” chiese.

      Con sua sorpresa, il Maestro Grey scosse la testa. “Questo non è metterci dentro la magia, ma contenerla quando la usi.”

      “E come posso farlo?” chiese Devin.

      Persino il sorriso del Maestro Grey era enigmatico, impossibile da decifrare del tutto. “Sai già cosa vuol dire evocare la magia. Devi solo incanalarla nel metallo mentre lavori.”

      “E come lo faccio?” ripeté Devin.

      “Imparerai,” lo rassicurò lo stregone e indicò la forgia. “Dovrai farlo, perché il metallo stellare non risponderà semplicemente al calore o al martello.”

      Devin guardò dove il minerale grezzo del metallo stellare giaceva in attesa, vicino al forno fusorio. Camminò fin lì, lo toccò e avvertì la sensazione di qualcosa che da esso si propagava verso СКАЧАТЬ