Il trono dei draghi. Морган Райс
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Читать онлайн книгу Il trono dei draghi - Морган Райс страница 5

СКАЧАТЬ presa,” disse la domestica. “Hanno ucciso le guardie, ci hanno prese e hanno…” La pausa raccontò a Godwin tutto ciò che doveva sapere. “Hanno lasciato andare alcune di noi, volevano che ve lo dicessimo.”

      “E Lenore?” chiese Godwin. “Che hanno fatto a mia figlia?”

      “L’hanno tenuta con loro,” rispose la giovane donna. “Hanno detto che l’avrebbero portata a sud, al di là del ponte. Vogliono darla a Re Ravin.”

      In quel momento, non importava nient’altro; non importavano le reazioni eccessive di suo figlio, né le pretese del suo futuro genero. Tutto ciò che importava era il pensiero che un’altra delle sue figlie era in pericolo, e questa volta non l’avrebbe delusa, non avrebbe ripetuto quanto aveva fatto a Nerra.

      “Convocate i miei cavalieri!” gridò. “Portate il messaggio ai Cavalieri dello Sperone. Avvisate le mie guardie. Voglio tutti gli uomini che abbiamo radunati insieme! Perché restate lì fermi? Muovetevi!”

      Attorno a lui, guardie e domestici si misero in moto, alcuni correndo per recapitare il messaggio, altri affrettandosi per andare a prendere le armi. Da parte sua, Godwin uscì a grandi passi dalla sala, attraversando il castello, incurante di quanti lo stessero seguendo. Corse giù per una scala a spirale, con i piedi che rimbalzavano sulla pietra usurata. Superò corridoi tappezzati e passaggi i cui pavimenti piastrellati erano stati consumati dal viavai di generazioni. Scese fino all’armeria, dove un’imponente porta di ottone solido si ergeva fra il mondo e le armi che custodiva il castello, le opere più raffinate che aveva prodotto la Casa delle Armi. Le guardie laggiù si fecero da parte per lasciarlo passare.

      La sua armatura giaceva sul supporto, il pettorale smussato dagli anni e le gambiere lavorate con decorazioni intrecciate. Di norma, Godwin avrebbe aspettato che un paggio lo aiutasse, ma adesso se la gettò addosso, allacciando le fibbie e legando i lacci. Sapeva che avrebbe dovuto raggiungere gli alloggi della regina per mettarla al corrente che un’altra delle sue figlie era in pericolo. Tuttavia, in quel momento, Godwin poteva sconfiggere mille eserciti, ma non poteva affrontare un compito come quello.

      Ciò che stava per sostenere era già abbastanza brutto. Lenore era in pericolo, era probabile che avesse subito cose orribili che andavano quasi oltre all’immaginazione. Anche con tutti i suoi soldati, Godwin non sapeva se avrebbero fatto in tempo a recuperarla né quali nemici avrebbero dovuto fronteggiare nel tentativo. Tutto ciò che sapeva era che non poteva sopportare di perdere un’altra figlia, non adesso.

      “La riporterò indietro,” disse ad alta voce. “A qualsiasi costo, riporterò indietro mia figlia.”

      CAPITOLO TERZO

      Rodry era furioso, la rabbia gli ribolliva dentro come avrebbe potuto fare la lava in uno dei vulcani all’estremo nord, accennando al peggio che stava per arrivare. I domestici lo superavano rapidi, e paziente doveva spostarsi per fare loro largo; non era come suo fratello Vars, non era il tipo di uomo che avrebbe scaricato la sua frustrazione su altri.

      Frustrazione? Questa non era la parola giusta quando suo padre lo aveva appena umiliato per aver fatto qualcosa che avrebbe dovuto fare lui in prima persona.

      Il suo gruppetto di amici lo stava seguendo e Rodry li aspettò. Nessuno di loro era ancora diventato il cavaliere che desiderava essere, ma almeno erano affidabili quando aveva bisogno di sostegno.

      “Vostro padre sembra arrabbiato,” disse, Kay, uno dei suoi amici. Suonava nervoso riguardo all’intera vicenda.

      “Sei nervoso solo perché sei stato tu ad accompagnare l’ambasciatore al confine,” intervenne Mautlice. Era figlio di un conte, ed era sempre positivo portarlo a caccia data la sua destrezza.

      “Non gli permetterò di farvi qualcosa di male,” replicò Rodry. “Gli ho già detto che ho fatto tutto da solo.”

      “Non ce n’era bisogno,” affermò Seris. Il suo corpo grassottello era ricoperto da strati di velluto e come sempre aveva la lingua lesta, ma la usava solo per dare man forte a Rodry.

      “Lo apprezzo,” replicò Rodry. “Ho due fratelli che girano sempre intorno a ciò che vogliono dire. Io apprezzo chi dice quello che sente.”

      “Sembrate piuttosto arrabbiato riguardo tutto questo,” disse Kay.

      Non era una parola potente abbastanza da esprimere ciò che stava provando Rodry in quel momento. Si sentiva umiliato, forse. Era frustrato, senz’altro, perché non sembrava mai fare la cosa giusta. Lo era a causa di suo padre, che aveva già cacciato Nerra, che sembrava essere arrabbiato con lui, nonostante avesse fatto l’unica cosa rispettabile nei confronti dell’ambasciatore, e che appariva determinato ad assecondare Finnal e la sua famiglia, nonostante le voci che giravano sul suo conto.

      C’erano giorni in cui Rodry era convinto che non avrebbe mai compreso la politica. Perché avrebbe mai dovuto farlo, però? Un uomo avrebbe dovuto fare la cosa giusta, quella onorevole, e sperare che coloro attorno a lui facessero lo stesso. Avrebbe dovuto essere forte abbastanza da proteggere i suoi amici e sconfiggere il male. Qualsiasi altra cosa era… erano solo giochetti.

      Si diresse verso i suoi alloggi, attraversando il labirinto di corridoi che percorreva il castello, mentre gli altri seguivano la sua scia. Risalirono una galleria di finestre colorate, ciascuna distorceva la luce in modo diverso, poi superarono un’ampia stanza dei ricevimenti dotata di mobili in quercia massiccia. Rodry spinse un tavolo da parte e continuò a procedere.

      Attorno a lui il castello era in fermento, ma il principe era abbastanza arrabbiato da ignorare tutto. Pensava che avesse semplicemente a che fare con le nozze. Da quando suo padre aveva anticipato la partenza per il raccolto nuziale, l’intero castello era stato in trepidazione per restare al passo.

      Raggiunse i suoi alloggi. Erano decisamente più funzionali di quelli dei suoi fratelli, con bauli e casse lungo una parete. La sua armatura giaceva su un supporto, lustrata in modo impeccabile, tenuta con le massime cura e precisione che aveva appreso nel tempo trascorso fra i Cavalieri dello Sperone.

      Il pensiero dell’ordine richiamò quello di Erin, dato che il Comandante Harr aveva recapitato il messaggio per rendere noto a corte dove si trovasse. Rodry avrebbe dovuto immaginarsi che la sua sorella minore avrebbe tentato di raggiungere lo Sperone prima o poi, ma non l’aveva fatto, semplicemente perché non era il genere di cose che facevano le ragazze.

      Forse sarebbe dovuto andare a cercarla per riportarla indietro. In quanto Cavaliere dello Sperone, aveva tutto il diritto di accedere alla loro roccaforte. In quanto fratellastro di Erin, sarebbe forse riuscito a convincerla, o quantomeno a riportarla al castello con la forza. Allo stesso tempo però, Rodry era felice che almeno uno dei membri della sua famiglia potesse fare ciò che desiderava.

      “Andremo alla Casa delle Armi,” disse agli altri. “Passeremo un po’ di tempo sui campi d’addestramento laggiù.”

      “Di nuovo?” chiese Kay. “Preferirei andare a caccia.”

      “Dite tutti che volete diventare dei cavalieri un giorno,” replicò Rodry. “Beh, perché questo si realizzi, dovete migliorare nel combattimento. Un altro paio di lezioni con il Maestro di Spada Wendros e magari riuscirete persino a battermi.”

      Quello avrebbe richiesto molte lezioni, ma non c’era motivo di negare loro un po’ di speranze.

      “Coraggio,” aggiunse. “Quella domestica di mia sorella per cui sembri avere un debole ne resterà impressionata.”

      “Lo СКАЧАТЬ