Название: Il trono dei draghi
Автор: Морган Райс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Книги для детей: прочее
Серия: L’era degli stregoni
isbn: 9781094342696
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“Vieni avanti figlio mio!” disse Godwin e le sue parole rimbombarono nella stanza. “Rodry, vieni fuori e fatti vedere!”
Il suo figlio maggiore uscì dalla folla spettatrice, sembrando il cavaliere che era e l’uomo che Godwin era stato da giovane. Era alto e irrobustito da anni di pratica con la spada, portava i capelli biondi tagliati corti, per evitare che gli offuscassero la vista. Era un vero guerriero, ed era chiaro che le persone lo osservassero con ammirazione mentre avanzava fra esse. Se solo fosse riuscito anche a essere un po’ più riflessivo.
“Va tutto bene, Padre?” chiese, facendo un inchino.
“No, non va tutto bene,” replicò Godwin feroce. “Pensavi che non sarei venuto a sapere dell’ambasciatore?”
C’era una cosa che proprio non poteva negare sul suo figlio maggiore, però, ed era la sfumatura accentuata di onestà che lo caratterizzava. Avrebbe potuto nascondersi meglio dietro a un dito che dietro a una bugia. In quella situazione, Vars avrebbe tentato di negare tutto mosso dalla codardia, mentre Greave avrebbe infiocchettato la vicenda richiamando la citazione più emozionante di quei suoi libri, ma Rodry si limitò a stare lì in piedi, duro come una roccia, e la sua mente era coerente con la sua postura, dato cosa disse dopo.
“Non potevo restare a guardarlo insultare tutta la nostra famiglia, tutto il nostro regno,” affermò Rodry.
“È proprio questo che avresti dovuto fare,” replicò Godwin adirato. “Invece, gli hai rasato la testa, hai ucciso due delle sue guardie… Se non fossi mio figlio ed erede, verresti impiccato per una cosa simile. In quanto ai tuoi amici…”
“Non hanno preso parte allo scontro,” replicò Rodry, stando in piedi impettito, assumendosi la responsabilità di tutto. Se non fosse stato così arrabbiato per la stupidità di quell’atto, Godwin sarebbe stato quasi orgoglioso di lui.
“Beh, saranno presto costretti a partecipare a uno,” disse il Re. “Credi che un uomo come Re Ravin non contrattaccherà? Avevo mandato il suo ambasciatore per la sua strada perché non potesse farci niente. Adesso gli hai dato una ragione per assalirci con più tenacia.”
“E noi saremo pronti a fermarlo quando lo farà,” rispose Rodry. Certo, era ostinato e poteva anche essere un uomo adulto e un cavaliere, ma non aveva mai sperimentato la guerra vera. Oh, aveva combattuto contro banditi e creature di vario genere, in quanto Cavaliere dello Sperone, ma non aveva mai affrontato un intero esercito armato su un campo di battaglia nel modo in cui aveva fatto Godwin da giovane, non aveva visto il caos, la morte e la…
“Basta,” replicò Godwin. “Sei stato uno sciocco a fare una cosa simile, Rodry. Devi imparare a comportarti meglio se vuoi essere in grado di fare il re un giorno.”
“Io…” esordì Rodry, chiaramente pronto a discutere.
“Taci,” lo interruppe Godwin. “Vuoi ribattere perché il tuo temperamento non ti dà modo di fare qualcosa di diverso. Beh, sono sempre io il re e non ho voglia di ascoltarti.”
Per un momento, pensò che suo figlio avrebbe potuto controbattere lo stesso, e allora Godwin avrebbe dovuto trovare una punizione che si addicesse all’erede al suo trono. Per fortuna, Rodry tenne a freno la lingua.
“Se rifarai una mossa così superficiale, dovrò sottrarti il titolo di cavaliere in segno di disonore,” affermò Godwin. Era la cosa peggiore a cui poteva pensare quando si trattava di Rodry, e quel messaggio parve senz’altro colpire nel segno. “Per ora, sparisci dalla mia vista, prima che perda le staffe come sembri sempre fare tu.”
Lo vide arrossire e pensò che avrebbe potuto impuntarsi e discutere, ma sembrò ripensarci. Al contrario, gli dette le spalle e uscì a grandi passi dalla sala. Forse avrebbe imparato la lezione, dopotutto. Il Re tornò a sedersi sul suo trono di legno scuro, saldo e solido, desideroso di vedere chi sarebbe stato il prossimo a farsi avanti; sempre che qualcuno avrebbe osato farlo, dato che la rabbia era ancora lì, dopo aver rimproverato suo figlio.
Finnal, che sarebbe presto diventato suo genero, riempì il vuoto, avanzando delicato e facendo un inchino che lo era ancora di più.
“Vostra maestà,” disse. “Perdonatemi, ma data l’irrequietezza dei preparativi del matrimonio, la mia famiglia sente che dovrei avanzare una o due… richieste.”
La sua famiglia, o meglio il Duca Viris, era ancora sorridente lì in piedi sullo sfondo, calmo come un airone che, appollaiato sopra a un fiume, attende trepidante la sua preda. Era il classico uomo che non appare mai come il diretto responsabile di qualcosa, ma sembra semplicemente trovarsi nei pressi per caso, appena fuori dall’attribuzione di una qualsiasi colpa.
“Quali richieste?” domandò Godwin.
Finnal avanzò per porgergli una pergamena arrotolata. Anche quella mossa era studiata a tavolino, perché significava che non avrebbe dovuto leggere ad alta voce le pretese contenute in quel rotolo.
Erano pretese; molto sottili, ma pur sempre pretese. Se prima le terre offerte come dote avevano escluso qualche villaggio, adesso, la versione rivista suggeriva di includerlo. C’erano più soldi, certo, perché era inevitabile, ma l’aumento reale era nascosto, distribuito su una nave da pesca aggiuntiva qui, una decima da un mulino lì. Nessuna appariva eccessiva e Godwin, nonostante fosse indignato in modo lampante, sarebbe forse sembrato un avaro; tuttavia, se sommate insieme, l’incremento era considerevole.
“Questo non è quanto hanno già accordato le nostre famiglie,” evidenziò.
Finnal offrì un altro di quei suoi eleganti inchini. “Mio padre crede fortemente che un accordo possa sempre essere… rinegoziato. Inoltre, altre circostanze sono venute alla luce nel frattempo, mio Re.”
“Quali?” chiese Godwin.
“Il rischio che rappresenta la presenza della malattia a squame all’interno di una famiglia rende molto difficile contrarre matrimonio,” disse Finnal. Suonava dispiaciuto al riguardo, ma Godwin non credette a quel tono neanche per un attimo. Era per questo che suo padre era stato lì immobile mentre un altro nobile aveva sollevato il problema della malattia di Nerra? Per una rinegoziazione?
Godwin si alzò di scatto dal trono, in un impeto di rabbia. Non era certo di cosa avrebbe detto adesso, di cosa avrebbe fatto, ma non ebbe modo di scoprirlo perché in quel momento le porte della grande sala si spalancarono violente, lasciando entrare una guardia che sembrava sorreggere una donna di servizio. Godwin di solito non prestava tutta quell’attenzione alle singole domestiche, ma era certo che quella in particolare fosse partita in viaggio con Lenore, pochi giorni prima.
Vederla lì bastò a farlo fermare in modo brusco e una fredda mano di terrore gli si avvolse attorno al cuore, dove prima c’era stato solo il calore della rabbia.
“Vostra maestà,” gridò la guardia. “Vostra maestà, c’è stato un attacco!”
Passò un secondo prima che Godwin riuscisse persino a parlare; era così sopraffatto dalla paura.
“Che genere di attacco? Cos’è successo?” domandò e osservò la giovane donna laggiù, che sembrava a malapena in grado a tenersi in piedi.
“Noi… noi eravamo…” Scosse la testa, come non riuscisse neanche a raccontarlo. “C’era una locanda… c’erano delle persone all’interno. Erano gli uomini di Re Ravin…”
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