Il trono dei draghi. Морган Райс
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Читать онлайн книгу Il trono dei draghi - Морган Райс страница 6

СКАЧАТЬ Seris, e gli altri risero.

      Il gruppo pareva sul punto di cedere di nuovo a tutte le battute amichevoli e al cameratismo, non proprio come accadeva con i veri cavalieri con cui Rodry trascorreva il tempo, ma l’atmosfera era abbastanza simile per ora e comunque pressoché sufficiente a tenere sotto controllo la sua rabbia.

      Poi un domestico entrò correndo.

      “Vostra altezza,” disse l’uomo. “Sono stato mandato a cercarvi, si tratta della Principessa Lenore.”

      D’improvviso, Rodry si girò verso l’uomo. “Cosa le è successo? Cosa c’è che non va?”

      Il solo tono del domestico diceva che c’era qualcosa e, qualsiasi cosa fosse, era negativa.

      “È stata aggredita,” disse il domestico. “La gente di Re Ravin… Vogliono portarla a sud attraverso uno dei ponti. Il re sta radunando tutti i cavalieri; ha recapitato il messaggio allo Sperone.”

      “Radunare i cavalieri?” ribatté Rodry, precipitandosi al supporto dove giaceva la sua armatura. “E quanto tempo ci vorrà?”

      Troppo; la risposta era ovvia. Suo padre era un re e dunque avrebbe proceduto lentamente, radunando gli assenti, raggruppando le truppe e preparandosi a oltranza, senza mai agire; come aveva fatto con l’ambasciatore.

      “Mio padre ci metterà troppo tempo,” disse Rodry. “Permetterà loro di dileguarsi e, se raggiungeranno il sud, mia sorella sarà perduta.” Guardò il domestico. “Come hanno fatto ad attaccare Lenore? Dov’erano Vars e i suoi uomini?”

      “Io… nessuno lo sa per certo, vostra altezza,” rispose il domestico.

      Significava che Vars non era stato dove avrebbe dovuto essere. La rabbia attraversò il volto di Rodry a quella realizzazione, ma anche il senso di colpa. Avrebbe dovuto opporsi con maggiore tenacia quando suo padre aveva deciso di dare a Vars il compito di scortare Lenore, avrebbe dovuto insistere per essere lui stesso a proteggerla. Avrebbe dovuto essere lì con lei.

      Beh, avrebbe rimediato subito. Rodry guardò i suoi amici. Non erano i Cavalieri dello Sperone, ma erano usciti spesso a caccia e si erano allenati tanto con le armi. Loro erano lì ed erano tutto quello che aveva.

      “Seris, trova gli altri, quanti più possibile e nel minor tempo possibile. Spiega loro l’accaduto e dì loro che ho bisogno che mi seguano. Mautlice, prepara i cavalli. Corrompi gli stallieri se serve. Kay, raggruppa le armi.”

      “Ci uniremo alle truppe di vostro padre?” chiese Kay.

      Rodry non riuscì a contenere la sua rabbia a quel punto; colpì con il pugno la parete accanto a lui e gli altri scattarono indietro.

      “Mio padre non sarà abbastanza veloce!” gridò. “Un piccolo gruppo può muoversi più in fretta; quindi no, lo farò da solo. Ho intenzione di andare a prendere mia sorella, di riportarla indietro e di metterla al sicuro. Kay, se quella ragazza che ti piace è una delle sue domestiche, sarà in pericolo anche lei. Non vuoi aiutarla?”

      “Io…” Kay annuì.

      “Tutti voi,” disse Rodry. “Dite di voler diventare cavalieri. Dite di voler dimostrare il vostro valore. Questa è l’occasione per farlo. Facciamo le cose che solo i cavalieri possono fare. Proteggiamo chi ha bisogno di essere protetto.” Li guardò, implorandoli. “Per favore. Ve lo sto chiedendo non come il vostro principe, ma come amico. Aiutatemi a salvare mia sorella.”

      Non avevano motivo di farlo, certo. Loro dovevano unirsi alle forze di suo padre, dovevano aspettare e intervenire insieme agli altri. Tuttavia, Rodry si sentì sollevato quando, uno dopo l’altro, annuirono.

      “Troverò altre persone,” promise Seris. “Credo di averne viste alcune più giù prima, nel corridoio lungo. Magari qualche guardia o qualche cavaliere…”

      “Halfin e Twell potrebbero venire,” disse Rodry. “Ma i cavalieri devono essere leali a mio padre.” Fece una pausa. “Non fingerò che sia sicuro perché, anche qualora vincessimo, mio padre potrebbe comunque arrabbiarsi con noi per averlo fatto. Però non ho scelta, non posso restare a guardare.”

      Gli altri annuirono.

      “Eccomi, lasciate che vi aiuti con l’armatura,” disse Kay.

      Rodry si gettò addosso da solo la cotta di maglia, ma aveva bisogno dell’aiuto dell’amico per le cinghie del pettorale e degli spallacci. Seguirono la gorgiera e i guanti di metallo. Di solito Rodry non avrebbe cavalcato così, ma non voleva avvicinarsi ai rapitori di sua sorella per poi fermarsi e indossare le protezioni.

      “Dobbiamo muoverci,” disse. “Non c’è tempo da perdere.”

      Gli altri si precipitarono a eseguire i compiti che aveva dato loro, mentre lui raccoglieva le sue armi: spada e lancia, pugnale e mazza ferrata. Si mise in marcia per attraversare il castello e i domestici si spostarono dalla sua strada. Forse percepivano la rabbia che ancora gli ribolliva dentro, spronandolo a procedere.

      Quando raggiunse le stalle, Mautlice aveva già raggruppato i cavalli con successo e altri amici stavano accorrendo, insieme a una mezza dozzina di guardie; cosicché erano forse un gruppo di venti in tutto. Alcuni di loro erano armati come Rodry, ma gli altri indossavano solo indumenti di pelle leggera o una cotta di maglia, come si fossero gettati addosso la prima cosa che fosse loro capitata fra le mani. Sarebbe stato sufficiente?

      Doveva esserlo, perché il tempo a disposizione era esaurito. Dovevano andare a prendere Lenore.

      Il cavallo di Rodry era a capo della fila. Mise un piede nella staffa e montò in sella. I cancelli del castello erano aperti davanti a lui, offrendo una vista dall’alto su Royalsport.

      Rodry si voltò verso il suo gruppo di uomini. Per un momento, lì sotto alla luce del sole, sembrava fossero davvero dei cavalieri. Non sapeva come se la sarebbero cavata contro al genere di soldati che aveva mandato Re Ravin, ma non gli restava che sperare che potessero essere abbastanza veloci, che potessero fare abbastanza per salvare sua sorella. Estrasse la spada e la agitò davanti a sé.

      “Avanti!”

      Mentre gli zoccoli dei loro cavalli rimbombavano al galoppo, Rodry pregava solo che sarebbero arrivati in tempo.

      CAPITOLO QUARTO

      Devin tornava barcollando verso Royalsport, ancora incapace di credere a ciò che aveva visto, a ciò che aveva trovato. Come poteva aver visto un drago se mancavano da tanto tempo?

      C’era dell’altro, però; in quel momento, non era neanche più sicuro di chi fosse. I sogni che aveva fatto gli avevano dato ad intendere che era qualcun altro, qualcuno che proveniva da un luogo misterioso che non era il Regno del Nord. Devin non sapeva cosa pensare al riguardo, non sapeva chi era destinato a essere; e cosa voleva dire ciò che aveva fatto contro quei lupi? Aveva praticato la magia, ma cosa significava tutto ciò?

      Mentre raggiungeva la città, i piedi gli si giravano in automatico sulla strada che l’avrebbe portato verso i numerosi ponti che dividevano i regni, verso casa. Fece una dozzina di passi nella folla e realizzò che, in realtà, non aveva una casa dove andare, non più. Non poteva neanche tornare alla Casa delle Armi, dato che lo avevano cacciato, quindi cosa gli restava?

      Alzò gli occhi verso la città, avvolta dalla luce del sole di metà mattina; pareva che la nebbia del giorno prima non vi СКАЧАТЬ