Название: Breve Storia Della Cina
Автор: Pedro Ceinos Arcones
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Историческая литература
isbn: 9788835411215
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Questo processo di unificazione continua di modelli politici riduce i quasi duecento principati o una ventina nel 500 a.C., dei quali realmente importanti sono solo sette. Le brevi campagne militari che si svolgono durante le Primavere e gli Autunni forniscono una conquista per i vincitori che non viene automaticamente accettata da tutti, né dai conquistati né dalle altre potenze, situazione questa che porta alla continua guerra stagionale.
Qin, è uno stato che si trova nel bacino del fiume Wei, nella provincia di Shaanxi, è uno stato semi cinese semi turco. I loro governanti, che in un primo momento si occupavano di allevare cavalli per gli imperatori, successivamente proteggono la frontiera occidentale dagli attacchi dei popoli esterni, guadagnano il titolo ereditario di Guardiani dei Confini. Popoli di origine nomade, erano imparentati con altri popoli di origine turca che abitavano le steppe situate nel nord e nell’ovest della Cina e forse con altri di origine indoeuropea che, come gli Yuechi o i Tocari, vivevano nelle vicinanze.
I Qin erano già praticamente diventati i proprietari di quel territorio ancestrale degli Zhou, e non appena gli imperatori Zhou furono costretti a lasciare la loro capitale dai Rong (con l’acquiescenza dei Qin), presero il loro posto.
Jin, che si trova nell’odierna provincia dello Shanxi, risale alla fondazione della dinastia Zhou, quando un ramo della famiglia imperiale era stato inviato per governare la regione, uno dei luoghi in cui la sua conquista aveva incontrato la maggior resistenza. Lì, per secoli, i duchi di Jin hanno giocato un ruolo importante nel controllo delle tribù turche e tartare che minacciavano il cuore dell’impero. I Jin hanno anche ampliato la loro base territoriale grazie a numerose alleanze con i popoli nomadi dei confini, l’integrazione di alcuni territori nuovi, e l’assorbimento di alcuni piccoli stati della popolazione cinese, fino ad avere un confine ad ovest con i Qin. Una delle sue principali ricchezze si ottiene dall’allevamento di cavalli.
Ad est dei Jin c’era il regno degli Yan, più o meno nella regione in cui si trova attualmente Pechino. Era stato donato come feudo a un caro amico dell’imperatore quando fu fondata la dinastia; era in contatto con i Manciù e le tribù coreane che si stavano ritirandosi nella penisola, nonché con altri popoli nomadi ai quali era vetato l’accesso al cuore dell’impero. Troppo lontano dal centro rituale del potere, durante questi anni si concentrò sul garantire il suo dominio tra le tribù della zona.
A sud degli Yan, nell’odierna provincia dello Shandong, si trovava lo stato dei Qi. Era stato dato come un feudo per premiare i suoi servizi a un consigliere del primo imperatore degli Zhou originario di quelle terre. Quello che all’inizio della dinastia era una regione remota con una piccola popolazione cinese circondata da popoli barbari, era diventato alla fine il più prospero e avanzato degli stati in lotta per il potere. Nel Qi cresce uno stato che, combinando la cultura cinese con le tradizioni locali, la violenza della conquista con la tentazione del commercio, si stava convertendo in un’unica cultura più o meno omogenea formata da piccoli stati dei quali non abbiamo più notizie. Uno dei più famosi di queste entità è lo stato Yi che aveva un ruolo importante durante le dinastie Xia e Shang.
Il confine settentrionale dei Qi divenne rapidamente il terzo punto di contenimento per i nomadi esterni, costringendoli a rafforzarsi sul terreno militare. Economicamente, vive un grande sviluppo grazie alla sua padronanza della metallurgia del ferro, al commercio del sale marino e all’espansione territoriale a spese delle città situate a nord e sud dei suoi confini. Per questo motivo, anche prima della fine della dinastia Zhou occidentale, i Qi erano già considerati praticamente indipendente.
Protetti da questa barriera di regni nel nord c’erano gli Zhou, il cui dominio era limitato alla regione vicino alla loro capitale Luoyang; gli eredi Song della dinastia Shang, ad est della capitale, e altri piccoli stati governati da membri della famiglia imperiale, come Cheng, Zheng, Wei, Ji e Lu. Erano gli stati considerati ortodossi della tradizione Zhou, in cui lo sviluppo culturale era in vantaggio rispetto al militare. La loro posizione centrale, non servirà a liberarli dagli attacchi dei barbari, poiché intorno a loro continuavano a esserci una serie di città che non partecipavano alla cultura cinese, abitanti delle terre meno produttive, foreste, montagne e paludi, i cui attacchi sono registrati durante questo periodo. A sud di Henan si estendeva un paese ricco di selva ed estremamente umido, abitato da miriadi di diverse tribù, tra cui sicuramente alcuni discendenti dei Miao. I loro resti archeologici sono attualmente sparsi a sud dello Yangtze; lì governava un unico capo investito dall’imperatore ma sopra il quale non aveva nessun potere, questo leader tribale riuscì a mantenere una certa alleanza tra le tribù della zona, aggregandole sotto il nome di cultura cinese, fatto questo che le mantenne unite. Era denominato paese degli Chu, considerati barbari dagli stati situati più a nord, nonostante i loro governanti si ritenessero discendenti diretti dal lignaggio reale. Erano differenti anche nell’aspetto fisico, la lingua, le abitudini e il credo religioso.
Chu era considerato da tutti gli altri stati come il regno selvaggio ed esotico, della selva e la magia, la musica e lo sciamanismo. Nonostante questo, il popolo degli Chu fu capace di mantenere la pace internamente ed assicurare le frontiere cinesi lungo la riva nord del fiume Yangtze. Nel VII secolo si considera che questo stato abbia la forza sufficiente per partecipare alle lotte intestine per il potere. Va detto che nella zona nord cinese i popoli sono più militarizzati ed organizzati, mentre nella zona sud sono più deboli da questo punto di vista e di più facile conquista per il popolo Chu.
È in questo contesto che situiamo il termine “barbaro”, inglobando un elevato numero di popoli differenti che non partecipano al mondo culturale cinese, che non usano il loro sistema di segni per la scrittura, che non considerano l’imperatore come il governante supremo né compartono il sistema liturgico e rituale. Poco si sa delle loro culture, dal momento che quel termine “barbaro” comprende un buon numero di popoli diversi, ma in alcuni casi, non avrebbe dovuto essere così arretrato quando il contatto con loro stimola lo sviluppo degli stati che competeranno per l’egemonia.
La crescente debolezza degli imperatori di Luoyang renderà necessario un protettore. All’inizio del VII secolo a.C., Qi venne in aiuto dell’imperatore per liberarlo dall’attacco dei Tatari; poco dopo, nell’anno 679 a. C. il duca Huan de Qi (683-643 a.C.), il cui padre aveva già agito come protettore imperiale in occasione di una disputa ereditaria, si proclama protettore.
Inizia così l’era degli egemoni, in cui i diversi stati, con il pretesto di diventare protettori dell’imperatore, affermavano il loro potere egemonico, convocando incontri periodici con i re degli altri stati in cui venivano concordate una serie di politiche comune, dove si decide il destino della Cina.
Il più grande merito del duca Huan sono le sue ripetute vittorie sui Tatari settentrionali che minacciano la Cina; infatti salva Yan dai suoi attacchi nel 662, risolve la situazione ereditaria di Wei nel 658, viene espulso dal suo paese dai nomadi e protegge ripetutamente l’imperatore dagli attacchi dei Tatari. Internamente, promuove il commercio e risolve le controversie tra Stati. Durante i suoi quasi quarant’anni di egemonia è assistito nella progettazione delle politiche da Guan Zhong, il cui libro, il Guanzi, un trattato sul buon governo, è un precursore СКАЧАТЬ