Название: Un Amore come il Nostro
Автор: Sophie Love
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Современные любовные романы
Серия: Le Cronache Dell’amore
isbn: 9781640293311
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Dopo circa quindici minuti, iniziò a rilassarsi leggermente. Non c’era molto traffico, e ciò l’aiutò a calmare i nervi perché non doveva aver paura di andare a sbattere contro qualcuno. Anche l’ambiente era molto rilassante, niente per miglia a parte colline e campi punteggiati di pecore. L’erba era del più puro color verde che Keira avesse mai visto in tutta la sua vita. Abbassò il finestrino per annusare l’aria fresca, ma invece fu colpita dall’odore del letame. Risollevò rapidamente il vetro.
Non c’erano segnali stradali a guidarla, quindi fu grata di avere il navigatore satellitare. Ma non c’erano neanche lampioni, che rendeva la guida più difficile, specialmente con tutte quelle curve strette e ripide. La segnaletica sulla strada era cancellata. Inoltre Keira trovava la guida sulla sinistra disorientante. Il viaggio complicato fu ulteriormente aggravato dai vari trattori che dovette superare!
A un certo punto la strada divenne tanto stretta da lasciare lo spazio solo per un’auto. Keira quasi si schiantò nella corsia opposta e dovette frenare di colpo, slittando sul ciglio della strada e strisciando sulle siepi di bordura. Sollevò una mano per scusarsi con l’autista dell’altra auto, che si limitò a sorridere gentilmente come se non fosse successo niente, e indietreggiò un po’ per lasciarle lo spazio per superarlo. Se fosse stata a New York, un simile incidente si sarebbe concluso in molte imprecazioni nella sua direzione. E invece stava già ricevendo un assaggio della famosa ospitalità irlandese.
Con il cuore che le batteva ancora forte per lo shock dell’incidente schivato di poco, riuscì lentamente a superare l’altra auto.
Continuò ad avanzare con cautela, sentendosi più terrorizzata dalle strade di quanto non lo fosse stata in precedenza. Sperava che il graffio contro i cespugli non si vedesse sulla vernice, non era certa di come avrebbe reagito la società se fosse tornata a casa con un salatissimo conto dell’autonoleggio per danni!
Qualsiasi residuo di eccitazione avesse provato prima di quel viaggio infido aveva iniziato a svanire. L’adrenalina e caffè l’aveva sospinta solo fino a un certo punto. Ormai, invece di ammirare la bellezza della natura, vedeva i suoi dintorni come spogli e vagamente tetri. Le uniche creature viventi che notò erano pecore. Le vecchie fattorie di pietra che apparivano di tanto in tanto erano trascurate e fatiscenti. Sulle colline, Keira intravide un castello in rovina nascosto tra alcuni alberi e si chiese come era possibile che un edificio storico fosse stato abbandonato.
Iniziò a prendere mentalmente appunti per il suo articolo, ricordando la prospettiva cinica che Elliot voleva che assumesse. Invece di godersi la bellezza del panorama costiero, si concentrò sulle nuvole grigie. Piuttosto che apprezzare come miracolosa l’ampia vista sull’oceano, decise di rivolgere lo sguardo sulla desolazione delle lontane montagne rocciose. Anche se da una parte era incredibilmente bello, Keira sentiva che sfatare il mito del romanticismo irlandese non sarebbe stato difficile. Le sarebbe bastato sapere dove guardare e come descrivere i dettagli.
Attraversò alcuni piccoli paesini dalle mura di pietra. Uno si chiamava Killinaboy e lei scoppiò a ridere, mandando rapidamente una foto del nome della città a Zach e sperando che l’avrebbe apprezzata.
Fu tanto distratta da quel buffo cartello stradale che Keira quasi non notò il successivo ostacolo in strada, un gregge di pecore! Pigiò il piede sul freno e si fermò appena in tempo, spegnendo l’auto. Le servì molto tempo perché il suo terrore si acquietasse. Avrebbe potuto sterminare un’intera famiglia di pecore!
Prendendosi un momento per calmare i battiti del suo cuore, Keira afferrò il telefono e scattò una foto ai posteriori del gregge di pecore, mandandola a Zach con il commento: il traffico qui è un incubo.
Ovviamente non ricevette alcuna risposta. Frustrata dalla sua totale mancanza di interesse, inviò la stessa foto a Nina e Bryn. Entrambe risposero quasi immediatamente con emoji ridenti e Keira annuì, soddisfatta di sapere che almeno qualcuno nella sua vita trovasse interessanti le sue avventure.
Riavviò il motore e lentamente superò la colonna di pecore. Le bestie la guardarono passare con espressioni scaltre e lei si ritrovò sul punto di domandar loro scusa. Il cielo stava iniziando a scurirsi, rendendo il viaggio ancora più pericoloso. Non era d’aiuto il fatto che le uniche costruzioni che vide erano chiese, con solenni statue della Vergine Maria a pregare sul ciglio della strada.
Alla fine arrivò a Lisdoonvarna e fu piacevolmente colpita da ciò che trovò. Almeno sembrava un posto dove vivevano delle persone! C’erano strade affiancate da più di una casa, che le dava l’aspetto di una cittadina vera e propria… o qualcosa del genere. Tutti gli edifici, le case e i negozi erano piccoli e ameni, molti a pochi passi di distanza dalla strada, ed erano verniciati allegramente con tutti i colori dell’arcobaleno. Keira fu lieta di essere finalmente giunta a quella che sembrava una comunità, invece che singole dimore collegate da strade.
Rallentò l’auto, seguendo i cartelli in strada fino a quando non trovò l’indirizzo che stava cercando, il St. Paddy’s Inn. Il Bed & Breakfast era proprio all’angolo tra due vie, un edificio a tre piani di scuri mattoni rossi. Dall’esterno a Keira sembrò estremamente irlandese.
Lasciò l’auto nel piccolo parcheggio e saltò fuori, afferrando le sue valige dal bagagliaio. Era esausta e pronta a entrare e rilassarsi.
Ma mentre si avvicinava, si rese conto che il riposo non era nel suo futuro. Perché anche da lì riusciva a sentire i suoni di allegre conversazioni e accesi dialoghi. Udiva anche i rumori della musica dal vivo, di violini, pianoforti e fisarmoniche.
Un campanello sopra la porta tintinnò al suo ingresso, e fu accolta da un piccolo e buio pub con una vecchia carta da parati cremisi e numerosi tavolini rotondi di legno. Traboccava di gente, tutti con una birra in mano. La squadrarono come se avessero capito al volo che non era una di loro, e che non era una semplice turista, ma un’americana.
Keira si sentì un po’ travolta dallo shock culturale.
“Che cosa ti porto?” chiese una voce maschile con un pesante accento che Keira riuscì a malapena a comprendere.
Si voltò verso il bar e vide un uomo anziano dietro al bancone. Aveva un volto rugoso e un ciuffo di capelli grigi spuntava dal centro della sua testa altrimenti completamente calva.
“Sono Keira Swanson,” si presentò lei, avvicinandosi. “Della rivista Viatorum.”
“Non riesco a sentirti! Parla ad alta voce!”
Keira alzò la voce sopra la musica folk che stava suonando dal vivo e ripeté il proprio nome. “Ho prenotato una stanza qui,” aggiunse quando l’uomo si limitò a guardarla con espressione impassibile. “Sono una scrittrice dall’America.”
Alla fine l’uomo sembrò capire chi fosse e perché era lì.
“Ma certo!” esclamò, mentre gli si allargava un sorriso sul volto. “Da quella rivista con il buffo nome latino.”
Trasmetteva un che di caloroso, da nonno, e Keira si sentì di nuovo rilassata.
“Proprio quella,” confermò.
“Io sono Orin,” disse lui. “Il St. Paddy è mio. Ci vivo anche. E questa è per te.” Tutta a d’un tratto una pinta di Guinness apparve sul bancone davanti a Keira. “Un tradizionale benvenuto dal St. Paddy.”
Keira fu presa alla sprovvista. “Non sono una gran bevitrice,” СКАЧАТЬ