Un Amore come il Nostro . Sophie Love
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Читать онлайн книгу Un Amore come il Nostro - Sophie Love страница 3

СКАЧАТЬ stare lì ferma!” gridò Joshua, contorcendosi a terra per il dolore. Controllò la ferita con gli occhi socchiusi. “Oh, Dio!” urlò. “Mi sono strappato i pantaloni! Valgono più di un mese del tuo stipendio!”

      Proprio in quel momento, le porte d’ingresso di vetro si aprirono ed Elliot entrò.

      Se anche l’uomo non fosse stato alto un metro e novanta, avrebbe avuto un aspetto imponente. C’era qualcosa in lui, nel modo in cui si comportava. Poteva incutere terrore e obbedienza nelle persone con un solo sguardo.

      Come cervi abbagliati dai fanali di un’auto, tutti gli impiegati si bloccarono sul posto e lo fissarono intimoriti. Lo spavento ammutolì persino Joshua.

      Elliot osservò la scena davanti a sé: Joshua steso per terra, a stringersi la gamba gridando di dolore, Keira china impotente su di lui, gli scrittori alle loro scrivanie con espressioni sconvolte sui volti.

      Ma lui rimase impassibile. “Qualcuno ha chiamato un’ambulanza per Joshua?” Si limitò a dire.

      Tutti si misero improvvisamente in moto.

      “Lo faccio io!” iniziarono a dire uno sopra l’altro afferrando i telefoni sulle scrivanie, ansiosi di farsi notare come i salvatori davanti a Elliot.

      Una patina di sudore brillava sulla fronte di Joshua. Alzò lo sguardo sull’amministratore delegato.

      “Starò bene,” disse a denti stretti, cercando di sembrare disinvolto ma fallendo miseramente. “È solo un osso rotto. Meno male che è la gamba e non il braccio. Non mi serve la gamba per scrivere l’articolo sull’Irlanda.” Sembrava quasi delirante.

      “Ma ti serve per salire su un aereo e girare per le colline,” replicò calmo Elliot.

      “Stampelle,” esclamò Joshua con una smorfia. “Sedia a rotelle. Dovremo solo adattarci un po’.”

      “Joshua,” rispose severo Elliot, “l’unico posto in cui ti manderò è l’ospedale.”

      “No!” gridò Joshua, cercando di raddrizzarsi a sedere. “Posso scrivere il pezzo! Mi serve solo un gesso e sarò come nuovo!”

      Senza dimostrare alcuna emozione, Elliot ignorò le suppliche di Joshua e lanciò uno sguardo all’orologio. “La riunione inizia alle undici esatte,” annunciò allo staff. Poi si diresse verso la sala conferenze senza nemmeno guardarsi indietro.

      Tutti rimasero fermi dove erano, in silenzio, sconvolti, incerti su cosa fare. Poi le urla di Joshua li riportarono di colpo alla realtà.

      “Lascia che ti porti dell’acqua,” si offrì Lisa.

      “Non voglio della stramaledetta acqua!” gridò Joshua.

      “Ecco,” disse Duncan, accorrendo. “Devi tenere la ferita sollevata.”

      Fece per alzare la gamba rotta di Joshua ma lui gli allontanò le mani con uno schiaffo. “Non toccarmi! Giuro su dio che se mi tocchi ti licenzio!”

      Duncan indietreggiò, con le braccia alzate in segno di resa.

      “L’ambulanza è arrivata,” annunciò Nina dalla finestra, illuminata dai lampeggianti blu dall’altro lato.

      Grazie a Dio, pensò Keira. Ne aveva avuto abbastanza di Joshua, tanto che le sarebbe bastato per un’intera giornata. Per un’intera vita, se doveva essere sincera con se stessa.

      Fu in quell’istante che alzò lo sguardo e si rese conto che Elliot era in piedi sulla porta della sala conferenze, intento a osservarli mentre accorrevano attorno a Joshua come tante galline senza cervello. Non sembrava affatto colpito. Keira notò l’ora. La riunione sarebbe iniziata in meno di un minuto.

      Capì di avere un’occasione. Joshua non avrebbe potuto occuparsi dell’incarico sull’Irlanda, Elliot lo aveva detto esplicitamente. Il che significava che si sarebbero tutti accapigliati per farsi notare. Non era la migliore tra le mansioni, ma era più di quanto avesse mai avuto. Doveva dimostrare a Elliot quanto valeva. Aveva bisogno di quell’incarico.

      Lasciandosi i colleghi alle spalle, Keira si diresse verso la sala conferenze. Superò Elliot all’ingresso e si sedette vicino alla postazione che l’amministratore delegato avrebbe presto occupato.

      Duncan fu il primo a notarla. Vederla seduta nella sala conferenze vuota sembrò fargli capire ciò che Keira aveva già realizzato, che l’incarico sull’Irlanda era disponibile e che se ne sarebbe occupato uno di loro. Corse (cercando di nascondere la rapidità del suo passo) per essere il secondo a entrare nella sala. Gli altri lo videro, e improvvisamente tutti si affrettarono verso la sala conferenze, scusandosi educatamente l’uno con l’altro per gli“accidentali” spintoni ai colleghi dati nella fretta di entrare, per fare colpo su Elliot, e per conquistare l’ambito incarico.

      Il che lasciò Joshua completamente solo nel bel mezzo dell’ufficio open space, dove i paramedici lo stavano caricando su una barella e portando via, mentre una sala conferenze piena del suo staff si preparava alla guerra per ottenere il suo incarico.

      *

      “Sono certo che ormai avrete capito tutti,” esordì Elliot, “che lo sfortunato incidente di Joshua mi ha messo in una situazione un po’ difficile.”

      Giunse le grandi mani sopra al tavolo delle conferenze e guardò il gruppo di scrittori seduti davanti a sé.

      Keira rimase in silenzio, aspettando il momento giusto. Aveva un piano: avrebbe lasciato che gli altri si sfinissero domandando che gli venisse assegnato l’incarico e poi avrebbe attaccato all’ultimo minuto.

      “L’articolo sull’Irlanda,” continuò Elliot, “avrebbe dovuto essere il nostro articolo di punta. La rivista Viatorum sta prendendo una nuova direzione. Pezzi personali e racconti in prima persona. Una narrazione sospinta dallo scrittore, che crea una storia nella quale il luogo è il personaggio chiave. Avevo spiegato la questione a Joshua. Non so se c’è qualcuno tra di voi con l’abilità per farlo, per comprendere la mia visione.” Abbassò lo sguardo sul ripiano del tavolo, tanto accigliato che sulla fronte gli pulsava persino una vena. “L’aereo parte domani,” si lamentò, come se davanti non avesse avuto nessuno.

      “Se posso,” intervenne Lisa. “Ho quasi finito il mio articolo sulla Florida. Potrei concluderlo in aereo.”

      “Assolutamente no,” rispose Elliot. “Nessuno può occuparsi di due incarichi alla volta. Chi è libero?”

      In massa, quasi tutti gli scrittori al tavolo sembrarono deprimersi quando si resero conto che erano già fuori dai giochi.

      “Io sono libero,” annunciò Duncan. “Sarei dovuto partire per Madrid oggi, ma il lavoro viene prima. A Stacy non dispiacerà rimandare la vacanza.”

      Keira si trattenne a fatica dall’alzare gli occhi al cielo sentendo l’affermazione ben collaudata di Duncan. Si chiese quanto stesse davvero bene a Stacy che la loro vacanza fosse cancellata.

      Elliot studiò Duncan attraverso il tavolo. “Tu sei Buxton, giusto? Quello che ha scritto il pezzo su Francoforte?”

      “Sì,” confermò Duncan, sorridendo con orgoglio.

      “Ho СКАЧАТЬ