Название: Prescelta
Автор: Морган Райс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Книги про вампиров
Серия: Appunti di un Vampiro
isbn: 9781632913548
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Poi, ci fu dell'altro: una rabbia primordiale. Era una nuova sensazione. Non intendeva più scappare via – ma ora, voleva restare lì e farla pagare a quegli uomini. Distruggerli, da un arto all'altro.
E infine, sentì ancora un'altra cosa: fame. Una fame profonda e incredibile, che le fece venir voglia di nutrirsi.
Scarlet si piegò all'indietro e ringhiò, un verso che spaventò persino lei; i canini si allungarono, mentre si piegava indietro e diede un calcio all'uomo, che le stava per sfilare i jeans. Il calcio fu così feroce, che fece volare l'uomo in aria, a una buona distanza di sei metri, finché finì con la testa nel muro. L'uomo collassò, privo di sensi.
Gli altri indietreggiarono, rilasciando la presa, con la bocca aperta per lo shock e la paura, mentre stavano a guardare Scarlet. Sembrava che avessero realizzato di aver commesso davvero un grande errore.
Prima che potessero reagire, Scarlet saltò intorno e diede una gomitata all'uomo che la teneva, spaccandogli la mascella, e facendolo girare due volte, per poi cadere svenuto.
Scarlet si voltò, ringhiando e guardando gli altri due, come una bestia che osserva la sua preda. I due vagabondi se ne stavano lì, con gli occhi spalancati per il terrore, e Scarlet sentì un rumore, e vide uno di loro pisciarsi nei pantaloni.
Scarlet si abbassò, raccolse la sua cintura dal pavimento, e avanzò a caso.
L'uomo indietreggiò, pietrificato.
“No!” lui frignò. “Ti prego! Io non intendevo farlo!”
Scarlet balzò in avanti, e avvolse la cintura intorno al collo dell'uomo. Poi, lo sollevò con una sola mano, e lui stette in aria a penzoloni, ansimando, con la cintura che gli stringeva la gola. Lei lo tenne lì, oltre la sua testa, finché quello smise finalmente di muoversi e crollò a terra, morto.
Scarlet si girò e affrontò l'ultimo vagabondo, che stava piangendo, troppo spaventato persino per correre via. Le zanne si allungarono, lei avanzò e le affondò nella gola dell'uomo. Lui si agitò nella sue braccia, poi nell'arco di pochi istanti, giacque lì in una piscina di sangue, privo di vita.
Scarlet sentì un movimento veloce a distanza, e poi lei vide che si trattava del primo vagabondo che si stava risvegliando, lamentandosi, tornando lentamente in piedi. Lui la guardò, con gli occhi spalancati per la paura, e mosse rapidamente mani e ginocchia, provando a fuggire.
Lei si avvicinò rapidamente a lui.
“Ti prego, non farmi del male,” si lamentò, piangendo. “Non intendevo farlo. Non so che cosa sei, ma non intendevo.”
“Sono certa che sia così,” lei rispose, con una voce cupa, soprannaturale. “Proprio come io non intendo fare ciò che sto per farti.”
Scarlet lo afferrò dalla parte posteriore della sua camicia, lo fece girare, e poi lo lanciò con tutta la forza di cui era dotata—proprio in alto.
L'uomo finì per volare come un missile, andando a sbattere sotto il ponte, con testa e spalle scaraventate nel cemento, e fuoriuscendo dall'altra parte, col rumore dei detriti che cadevano ovunque, mentre lei lo fece volare a metà strada attraverso il ponte. Lui era appeso lì, bloccato, con le gambe penzolanti.
Scarlet corse in cima al ponte con un solo balzo, e poi lo vide, con la parte superiore del dorso bloccato, mentre urlava, con testa e spalle esposte, incapace di muoversi. Ondeggiava, provando a liberarsi.
Ma non ci riuscì. Era un bersaglio perfetto, per qualunque auto si trovasse a passare di là.
“Fammi uscire di qui!” lui la pregò.
Scarlet sorrise.
“Forse la prossima volta,” lei disse. “Goditi il traffico.”
Scarlet si voltò e balzò, volando in cielo, mentre il suono delle urla dell'uomo diveniva sempre più lontano e lei volava sempre più in alto, lontano da quel posto, non avendo alcuna idea di dove fosse, sebbene non le importasse più. Aveva una sola persona in mente: Sage. Il suo volto le apparve davanti agli occhi, il suo mento perfettamente scolpito, le sue labbra, i suoi occhi profondi. Poteva percepire il suo amore per lei. Che lo ricambiava.
Non sapeva più dove fosse la sua casa in quel mondo, ma non le importava, purché potesse stare con lui.
Sage, lei pensò. Aspettami. Sto arrivando da te.
CAPITOLO SEI
Maria era seduta con le amiche su un pezzo di zucca, odiando la vita, così gelosa di tutte loro. Tutte sembravano avere un ragazzo tranne lei. E quelle che non ce l'avevano sembravano avere davvero un buon giro di amiche, che le circondava.
Maria si sedette su una pila di zucche, Becca e Jasmine al suo fianco, e non sapeva più quale fosse il suo posto. Maria aveva una forte comitiva, che pensava sarebbe durata per sempre, indistruttibile, tutte e quattro, lei, Becca, Jasmin e, naturalmente, la sua migliore amica Scarlet. Erano inseparabili. Se una di loro non aveva un ragazzo, le altre erano sempre lì per lei. Lei e Scarlet si erano giurate di non litigare mai, di frequentare lo stesso college, di essere damigella d'onore ai matrimoni reciproci, e di vivere sempre a dieci isolati di distanza l'una dall'altra.
Maria era stata così sicura delle sue amiche, di Scarlet, di tutto.
Poi, nelle ultime settimane, ogni cosa si era improvvisamente rotta, senza alcun preavviso. Scarlet le aveva sottratto Sage, proprio sotto gli occhi, l'unico ragazzo per cui Maria aveva perso la testa, dopo tanto tempo. Il volto di Maria si fece rosso, ricordando l'ingiustizia subita; Scarlet l'aveva fatta sembrare così stupida. Era ancora così arrabbiata con lei per questo, e non pensava che sarebbe mai riuscita a perdonarla.
Maria rammentò il loro ultimo litigio, Scarlet si era difesa, affermando di piacere a Sage, e di non averglielo rubato. Nel profondo, una parte di Maria sapeva che, probabilmente, lei aveva ragione. Nonostante ciò, doveva biasimare qualcuno, ed era molto più facile biasimare lei che se stessa.
Qualcuno la urtò, e Maria si alzò dalla pila di zucche, cadendo a terra; i suoi jeans s'infangarono.
“Stai attento!” lei gridò, infastidita.
Lei sollevò lo sguardo, vedendo che era un ragazzo ubriaco. Diversi altri suoi compagni di scuola si erano riuniti lì, come avevano sempre fatto, per tradizione, il giorno dopo la grande festa scolastica, la stupida “raccolta delle zucche” della scuola. Tutti sapevano che nessuno raccoglieva davvero le zucche, che restavano soltanto seduti intorno al campo delle zucche, rimpinzandosi di sidro caldo di mela e ciambelle, mentre la marmaglia della classe aggiungeva il gin al sidro. Era uno di quei ragazzi che l'aveva urtata. Non si era nemmeno reso conto di averlo fatto, aggiungendo l'insulto alla caduta, mentre le passava accanto in quel modo. Maria lo conosceva, e sapeva che tutti quei ragazzi, che bevevano alla loro età, avrebbero finito per non far niente della propria vita, perciò quella era la sua unica consolazione.
Maria doveva schiarirsi le idee. Non riusciva più a sopportare di stare lì, intorno a tutto questo. Desiderava soltanto allontanarsi. Era ancora così arrabbiata, e ora non sapeva neanche il perché. Perdere la sua migliore amica, persino con СКАЧАТЬ