Il tesoro della montagna azzurra. Emilio Salgari
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Il tesoro della montagna azzurra - Emilio Salgari страница 13

Название: Il tesoro della montagna azzurra

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

Серия:

isbn:

isbn:

СКАЧАТЬ il più scrupoloso silenzio per non scoraggiare i marinai. Sorvegliamo attentamente tutti, senza darlo a vedere, e non perdiamo di vista le bussole. La mano infame che ha guastato il sestante e il cronometro potrebbe rovinare anche quelle e allora sarebbe finita per noi.

      – Una domanda ancora, don Josè, – disse il giovane. – Vedete in questo tradimento la mano di Ramirez?

      – Non ne dubito. Quel furfante deve aver comperato, forse a peso d’oro, qualcuno dei nostri uomini. Giuro però su Dio, che se io riuscirò a sorprendere il traditore lo ucciderò.

      – Anch’io, – aggiunse il bosmano. – Gli pianterò il coltello nel cuore.

      – Al timone, Reton. La brezza si alza a levante: cerca di dirigerti sempre verso nord-ovest.

      – Contate su di me, capitano.

      Don Josè prese il cannocchiale e si diresse verso prora seguito da don Pedro. I marinai erano ancora inginocchiati intorno alla salma del povero Cardozo, borbottando di quando in quando qualche preghiera. Solo uno di loro era occupato a fare a pezzi, non senza un certo disgusto, lo sword-fish per preparare la colazione. Da ventiquattro ore quei disgraziati non avevano avuto per razione che poche briciole di biscotto e la fame tormentava ferocemente i loro stomaci. Il capitano giunto sull’orlo della zattera si appoggiò a un barile, essendo il mare un po’ mosso, e puntò il cannocchiale verso ponente, scrutando attentamente l’orizzonte.

      – Nulla? – chiese dopo qualche tempo don Pedro.

      – Ho scoperto una leggera sfumatura laggiù, che potrebbe essere una nube lontanissima, ma anche una montagna.

      – Ce ne sono di alte nella Nuova Caledonia?

      – Tre o quattro che pare spingano le loro vette oltre i quattro e i cinquemila piedi: però quelle si trovano tutte verso sud. Può darsi che ce ne sia qualcuna anche a nord, essendo quest’isola poco esplorata.

      – Potrebbe essere anche una costa?

      – No, è impossibile, – rispose il capitano. – Sono troppo basse e poi dobbiamo tener conto della curva della terra. Cercheremo di non perdere di vista quella sfumatura e intanto ci dirigeremo, per quanto ci sarà possibile in quella direzione. Andiamo a far colazione, don Pedro.

      – Con carne cruda?

      – Chi oserebbe accendere il fuoco su una zattera? Che cosa accadrebbe di noi se si sviluppasse un incendio? D’altronde vi abituerete più presto di quanto credete.

      – E Mina?

      – Abbiamo ancora un po’ di prosciutto e lo conserveremo per vostra sorella, ma poi? … Dovrà adattarsi, don Pedro, se non vorrà morire di fame.

      Mezzo sword-fish era stato già tagliato in fette sottile dal cuoco di bordo; l’altro era stato messo da parte in un barile. Il capitano radunò l’equipaggio e procedette alla distribuzione avvertendo tutti di economizzare la razione, poiché fino al giorno seguente non avrebbe dato altro. Della provvista non erano rimasti che due unici biscotti, e per consenso comune furono offerti alla señorita, la sola che potesse far eccezione alla legge comune. La colazione fu triste. L’idea di nutrirsi con quel pesce che aveva causata la morte al disgraziato marinaio, aveva frenato perfino l’appetito formidabile di quei robustissimi uomini. La fame feroce però non tardò a vincere gli scrupoli, e le fette di pesce, crude, ancora sanguinanti, scomparvero totalmente nei loro stomaci. Terminata la colazione, il capitano fece cucire dentro un pezzo di vela il morto, e dopo aver recitato una breve preghiera lo fece scivolare dolcemente in mare. La salma era appena sprofondata che un largo cerchio di sangue salì alla superficie. Qualche pescecane, che stava in agguato sotto la zattera, non meno affamato forse dell’equipaggio, aveva a sua volta fatta la sua colazione.

      – Ecco le tombe riservate ai marinai, – disse il capitano, con un sospiro.

      – Ed ecco un cadavere che forse un giorno rimpiangeremo, – soggiunse sottovoce il bosmano, scotendo tristemente il capo. – Speriamo che Dio non lo voglia!

      Fortunatamente nessuno aveva udite quelle terribili parole. I marinai, già molto impressionati e non poco scoraggiati, si erano rimessi in osservazione, dispersi qua e là a gruppetti, interrogando ansiosamente l’orizzonte e spiando i pesci, che di quando in quando si mostravano intorno alla zattera, guardandosi bene però dal lasciarsi prendere. A mezzogiorno don Josè, che non voleva a nessun costo allarmare i suoi uomini, finse di fare il punto, quantunque il sestante e il cronometro fossero inservibili.

      – Bah, non siamo che a centosettanta miglia dalla baia, – disse ai marinai che lo circondavano, ansiosi di conoscere la posizione della zattera. – Un po’ di vento che soffi e andremo a riposarci sotto l’ombra dei cocchi e dei niaulis.

      Mentiva, poiché pochi minuti dopo abbordava don Pedro che usciva dalla tenda sotto la quale si riposava Mina, dicendogli sottovoce.

      – Brutte nuove.

      – Perché? – chiese il giovane, non senza dimostrare una profonda apprensione.

      – La linea che avevo scorto stamane e che poteva essere una montagna non è più visibile.

      – Scomparsa?

      – Purtroppo!

      – Che cosa ne arguite, don Josè?

      – Che la zattera si sia molto spostata.

      – Verso quale direzione?

      – Settentrione, se le nostre bussole sono sempre esatte.

      – Allora abbiamo oltrepassata già la baia.

      – Non posso assicurarvelo, don Pedro. Nondimeno ho qualche dubbio.

      – Che cosa accadrà di noi, se il vento e le correnti ci spingono lontani dalla nostra meta?

      – Chi può dirlo?

      – Io provo, comandante, una profonda angoscia. Pensate che domani anche lo sword-fish sarà finito e voi sapete a quale prezzo l’abbiamo acquistato.

      – Con una vita umana, – rispose il capitano con voce triste. – Chissà! Qualche volta il mare offre delle risorse. Ah, se si potesse scorgere qualche vela!

      – C’è qualche probabilità di un simile incontro? – chiese don Pedro.

      Il capitano dell’Andalusia fece con le mani un gesto vago, poi disse con voce lenta, quasi esitante:

      – Siamo fuori dalla rotta che tengono i velieri che vanno alle isole della Sonda e nei mari della Cina. Incontrarne una sarebbe una fortuna insperata. Già io, francamente, non calcolo su quelli. Voi siete figlio di uomo di mare e ve lo dico. A nessuno dei miei uomini farei una simile confidenza.

      – Prevedete dei tristi giorni, don Josè?

      – Io non sono Dio, – rispose il capitano. – Il nostro destino è nelle sue mani.

      Dopo mezzogiorno una brezza fresca, cosa veramente insolita sotto quei climi ardenti, si era levata soffiando però sempre da sud-est, ciò che doveva spingere la zattera oltre i capi settentrionali della Nuova Caledonia. Invano il bosmano cercava di regolare la corsa del galleggiante: la deriva era sempre accentuata, perfino troppo. Quel venticello fresco, quantunque soffiasse irregolarmente, aveva però rinfrancato СКАЧАТЬ