Название: Gli amori
Автор: Federico De Roberto
Издательство: Bookwire
Жанр: Языкознание
isbn: 4064066071165
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Così avvenne realmente. Il capitano espresse il suo sentimento alla dama, e trovò parole così rispettose, [pg!45] le diè prova d'una discrezione così reverente, che ella vide confermate le proprie imaginazioni intorno alla nobiltà dell'animo di lui, e non trovando più ragione di sottrarsi all'amore, si lasciò finalmente andare alle dolcezze troppo lungamente rifiutate. Corse una stagione molto felice, specialmente per lei. Una causa di discordia, in amore, ciò che avvelena l'amore più fortunato è quella specie di contrattempo morale per il quale gli stati d'animo dei due amanti non coincidono: se l'uomo supplica e la donna resiste, se la donna cede e l'uomo trionfa, ciascuno dei due amanti proverà gli stessi sentimenti dell'altro, ma in tempi diversi, anzi con ordine inverso. Il puro affetto, l'onesta amicizia non solamente bastavano alla dama, ma erano il suo desiderio e il suo sogno; appunto per la sfiducia di poterli mai ottenere ella s'era difesa contro le tentazioni quotidiane. Noi abbiamo detto, mia cara amica, che le donne non sono, generalmente parlando, ardenti: ma se la media di esse sta, poniamo, a una temperatura di 10 gradi — essendo 30 quella degli uomini — alcune salgono fino a 15, altre scendono a 5. La nostra protagonista è fra quest'ultime. Suo marito, rompicollo famoso, la disgustò dell'amore rivelandogliene alcuni modi dei quali gli uomini sono ingordi ma che le donne non capiscono se non in circostanze molto rare d'ardore sensuale. Separata dal marito, visse lungamente nella castità; e l'amor casto le era, come si dice in matematica, tutt'in una volta necessario e sufficiente. Ma un uomo poteva lungamente sopportarlo? Ella era casta, ma non sciocca; e comprendeva che la sua propria soddisfazione doveva costare all'amico suo: vedendolo avido di prenderle la mano, di baciarle la bocca, di stringerla al petto, ella temeva che un giorno o l'altro non si sarebbe più frenato, che il purissimo incanto si sarebbe rotto; e ne gemeva, e i suoi gemiti arrestavano il riguardoso amante; al quale ella pensava che un giorno avrebbe dovuto pur cedere, ma era frattanto grata della discrezione. Ora, l'inverno scorso, quando le cose della Colonia Eritrea si guastarono e tutti in Italia trepidavano [pg!46] per la sorte dei nostri bravi che avevano chiesto ed ottenuto di andare a battersi laggiù, si sparse la voce che il capitano... — or ora lo nominavo! — era stato destinato, non si sapeva se dopo sua domanda o per ordine superiore, ai presidii africani. La dama seppe questa notizia da una sua amica, presso la quale si trovava con altre due o tre signore. Giudichi ella come rimanesse all'annunzio! Era possibile che egli avesse voluto lasciarla? Se il decreto non era stato da lui stesso sollecitato, non avrebbe potuto ottenerne la revoca? Ciò non era possibile, in tempo di guerra: egli si sarebbe disonorato, neppur ella poteva consigliargli tanta viltà. E se anzi egli aveva chiesto di partire appunto per non poter più resistere alla resistenza di lei? Perciò dunque non glie ne aveva detto nulla, e le toccava udir la notizia da altre persone?... Questi dolorosi pensieri occupavano talmente la poveretta, che ella non aveva più udito ciò che le amiche dicevano vicino a lei. Una delle dame più commosse al pensiero del destino serbato agli ufficiali d'Africa, aveva detto che, se la guerra è sempre cosa triste, tristissima è laggiù, tanto lontano dal proprio paese, in regioni deserte, contro orde selvagge ed ignare di quelle leggi d'umanità che nelle lotte più accanite tra popoli civili vigono ancora. Un'altra soggiungeva che ciò sarebbe stato quasi nulla senza l'orrore di certe mutilazioni alle quali erano sottoposti i morti, i feriti e gli stessi prigionieri; allora una terza, con un sorriso che le parrà, mia cara contessa, intempestivo, ma che è troppo naturale, osservò che il nostro capitano era assicurato contro questo pericolo. E con nuovi sorrisi un'altra confermò che, infatti, egli non aveva nulla da perdere...
La dama, assorta nei gravi e molesti pensieri, aveva ricominciato a porgere ascolto udendo il nome di lui; ma, sul principio, era rimasta senza comprendere. Che volevano dire?... Quando il senso dell'osservazione fu precisato, ella avvampò. Di sdegno, di vergogna, di dolore? Contro quelle donne, contro di lui, contro sè stessa? Non avrebbe saputo dirlo. Certe commozioni sono d'una natura così complessa ed ambigua, [pg!47] che solo un'attenta indagine può rendercene conto; ma l'indagine vuol tempo e la commozione è fulminea. Dominandosi per non darne spettacolo alle ciarliere, ella andò via senza saper bene che cosa facesse, dove fosse diretta. Fuori, all'aria aperta, la subitanea impressione parve sedarsi; ma come, dopo la tempesta, la superficie del mare sembra tranquilla, mentre tutta la massa dell'acqua è ancora in movimento, così la sua mente ancora tumultuava. Quelle pettegole avevano mentito? Leggermente, come irresponsabili, perchè le faceva ridere, avevano ripetuto una voce bugiarda che qualche malevolo aveva messo in giro? Perchè il capitano faceva una vita diversa dagli altri uomini, da quasi tutti gli uomini, gli scapestrati, i viziosi, gl'invidiosi, gl'incapaci di castità avevano malignamente messo in giro la voce bugiarda?... Ma simili voci si possono propagare ed ottengono credito se non hanno fondamento?... E se era vero? Se il capitano aveva chiesto d'andare a combattere e a vincere in Africa per non aver da patire una sconfitta in Europa? Perciò, dunque, la rispettava e la obbediva? Mentre fingeva d'obbedirla a malincuore, pensava di fuggire per evitare che il nessun merito della sua obbedienza fosse evidente?... No! non era possibile! Se egli avesse provato questa paura, perchè avrebbe cominciato a parlarle d'amore, a richiederla d'amore? Lo aveva forse ella sollecitato a dichiararsi? Gli aveva ella detto di amarla?... No, non era possibile!... Eppure?... Il dubbio così tenzonava nella sua mente; e, senza ch'io insista, ella già vede che non mancavano presunzioni a sostegno delle due ipotesi. Come uscire dal dubbio?
Il mezzo non mancava. La prima volta che si trovò sola con l'amico, senza aspettare che egli parlasse, la dama lo prese per ambe le mani e figgendogli gli occhi negli occhi:
— È vero che andate in Africa? — gli domandò.
Il capitano, quasi cascando dalle nuvole, negò risolutamente.
— Avevo dunque ragione? E' impossibile! Mentiscono!... Voi resterete con me?...
[pg!48] — Con voi, vicino a voi!
— Sempre?
— Sempre!...
E quantunque ella avesse studiato la sua parte, il piacere della prima certezza, la fiducia che anche l'altra voce sarebbe apparsa tosto bugiarda, la fecero cadere nelle braccia di quell'uomo con impeto sincero. Il capitano... il capitano senza essere stato in Africa in mano degli Abissini, e neppure in Oriente in mano dei provveditori del Serraglio, e neppure a Roma al tempo dei cantori della Cappella Sistina, non tentò neppure, contrariamente al dovere di ogni buon militare, di penetrar nella piazza che già gli apriva le porte, che già lo invitava all'occupazione... Allora la dama, risollevatasi, lo colpì con una mano sulla guancia:
— E' dunque vero? — esclamò, accesa dallo sdegno e dal disprezzo. — Uscite di qui!... Non m'apparite più innanzi!...
Egli, come ebro, uscì barcollando.
Potrà ella, cara contessa, condannare questa donna? A me pare che non solamente fece bene, ma che, in una situazione simile, tutte dovrebbero fare — e farebbero — altrettanto.
Per finire la storia, che è, come tutte quelle che io le narro, autentica, le dirò che questo capitano non chiese d'andare in Africa neppure dopo la disastrosa avventura. Chiese soltanto ed ottenne — ma quando al ministro della guerra piacque! — di essere destinato a un altro reggimento.
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