Gli amori. Federico De Roberto
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Название: Gli amori

Автор: Federico De Roberto

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066071165

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СКАЧАТЬ calmatosi, egli tornò a disporne.... e da quel giorno la coppia felice restò legata dal più dolce nodo.

      Passò del tempo, e col tempo, come accade di tutte le cose di questo povero mondo, la passione di lui cominciò a intepidirsi, ma restò sempre forte il desiderio. Poichè egli era sincero, la cosa fu manifesta; [pg!40] mentre ella, che avea finto prima, continuava con eguale facilità a fingere dopo e a non giurare se non sopra l'immateriale connubio dell'anime. Egli voleva farle riconoscere che anche l'altro ha del buono, ma tutto era inutile.

      — No, — sentiva rispondersi, — non mi parlare di ciò; mi fai male. Per noi donne esistono soltanto le ragioni del cuore e dell'anima; ci rassegniamo al resto non potendo fare altrimenti; ma se voi foste capaci d'intenderci, come saremmo felici!...

      Allora egli replicava:

      — Perchè mai dunque mi richiamasti, quando partii?

      — Perchè non si lascia una persona amata nel barbaro modo col quale tu mi lasciasti! Perchè volevo vederti un'ultima volta!

      Egli dunque disperava di farle riconoscere ciò che, nel suo intimo, colei doveva riconoscere indubbiamente; quando una volta, discorrendo del passato, si decise a domandarle una cosa della quale era curioso, ma che aveva taciuta perchè non lusingava il suo amor proprio. La domanda era questa: che cosa aveva ella pensato la prima volta che erano stati insieme, quando, nel provare il duetto d'amore, sul più bello gli s'era abbassata la voce?... Ella si mise a sorridere, ma non volle dir niente; e l'altro dovette insistere un pezzo prima di sentirsi rispondere:

      — Pensai.... pensai che tu non ne avessi molta....

      Egli reprimeva un trionfale scoppio di risa. Dunque, mentre era fuggito per troppo rispetto, per troppa obbedienza, per troppo amore, torturandosi all'idea di averla perduta, d'averla voluta perdere, ella aveva creduto.... che cosa?...

      — Che cosa credesti, dunque?...

      Candidamente ella rispose:

      — Eh! dissi tra me: è dunque scappato perchè non può cantare!...

      [pg!41]

       Indice

      Io le ho riferito nella mia precedente lettera, cara ed ostinata amica, un fatto il quale dimostra come le donne che giurano soltanto sull'amore-sentimento restino male quando temono di doversene unicamente appagare. La protagonista della mia storiella, spettatrice della momentanea debolezza dell'amico suo, non pensò già, come sarebbe stato naturale e come infatti era, che questa debolezza dipendesse dalle morali commozioni che, secondo voleva dare a intendere, le importavano sopra ogni cosa; ma andò invece fino a sospettare che fosse indizio d'una troppo frigida costituzione! Mi vuol ella concedere che questo sospetto rivela il disinganno provato dalla poco sincera amatrice? Tanto costei aspettava quelle realità dell'amore sdegnate a parole, che, per un breve indugio, ne credè incapace l'amico. Costui potè dimostrarle presto l'inganno e poi la confuse; ma che cosa sarebbe avvenuto se il sospetto di lei fosse stato certezza? Possiamo noi imaginare i pensieri, i sentimenti, gli atti e le parole d'una donna la quale scoprisse che l'uomo amato.... non è uomo?

      Ella dirà che un caso simile non si può dare perchè i disgraziati nativamente o casualmente immeritevoli del nome di uomini non amano, o pure amando [pg!42] sono prudenti ed evitano le occasioni di rivelare la specialissima natura della loro passione. Ella s'inganna. Certo, se questi uomini — chiamiamoli così tanto per intenderci — sapessero che la loro incapacità è senza riparo, farebbero come ella dice. Ma è molto difficile che le prove più evidenti li convincano; poichè, avendo fallito ieri e fallendo anche oggi, essi possono credere di valer meglio domani. Ho bisogno di rammentarle che le leggi civili e le religiose consentono la dissoluzione del legame matrimoniale quando il matrimonio non potè essere consumato? Le leggi non prevedono casi ipotetici, provvedono anzi ai casi reali; e debbo io raccontarle qualche successo di questo genere per dimostrarle come vi siano uomini che non avendo potuto percorrere le vie già aperte e molto battute, si sono stimati capaci di aprirsene una nuova? Poichè lo sdegno di dissetarsi a una tazza che serve a tutta la folla può togliere realmente la voglia di bere, costoro hanno spiegato con lo schifo la loro ritrosia dinanzi alle mercenarie, e si sono legati ad una vergine con la quale hanno continuato a ritrarsi. Se la presunzione di valere, nonostante le reiterate sconfitte, quanto ogni altro uomo, spinge questi incapaci al matrimonio, cioè ad un atto gravissimo, al più grave atto della vita, vuol ella che s'arretrino dinanzi a un meno serio impegno? Se dunque costoro sposano le vergini e richiedono d'amore le donne fatte, io torno alla mia domanda e dico: c'è forza di fantasia che possa ricostruire lo stato d'animo di queste donne e di queste spose quando i millantatori restano smascherati?

      Ella sa che i romanzieri naturalisti procedono per via di documenti umani, cioè di osservazioni precise, di confessioni sincere, di testimonianze irrecusabili. Ecco uno dei casi nei quali il loro metodo è solo buono. Nè mi dica che fanno meglio i romanzieri romantici tacendo di queste miserie. Sono miserie umane, e niente di ciò che è umano dev'essere indifferente all'artista. Non creda che soltanto i lettori e le lettrici preferiscano i soggetti belli, nobili e grandi: lo scrittore [pg!43] è un uomo come gli altri, e la bellezza, la nobiltà, la grandezza lo seducono come seducono i suoi simili; ma, se per obbedire al proprio istinto egli dovrebbe scegliere e sceglie infatti più volte gli argomenti allettanti, il suo dovere di storiografo della vita, di anatomista del cuore, di esploratore del vero lo spinge anche a trattare gli argomenti repugnanti. Il soggetto del quale discorriamo è del resto repugnante senz'altro? Non può esso ispirare un tragico interesse? Non è una tragica storia quella di Ottavio di Malivert che Stendhal ci narrò?... Ne ho anch'io una da parte, più breve e meno triste; e come ella ha già compreso, le ho scritto questo lungo prologo perchè mi conceda di raccontargliela.

      Una dama che conosciamo io e lei, ma della quale mi permetterà di tacerle il nome — tanto più che non le sarà difficile indovinarlo — conobbe un giorno, in una città di questo mondo, un capitano di cavalleria, signore di nascita, avvenente della persona, stimato dai superiori, bene accolto in società. Il nome di questo qui non glie lo dirò per un'altra ragione, per la ragione opposta, cioè che ella non lo conosce. Lo nominai una volta, in presenza di lei, ed ella mi disse di non sapere chi fosse. Dunque: capitano in Piemonte reale; bande e manopole rosse; in testa quel lucente elmo che per l'elegante sagoma è il copricapo più sospirato dai giovani ufficiali italiani — e Massimo d'Azeglio, nei suoi Ricordi ne dice qualcosa. Il capitano aveva la statura di un corazziere, baffi biondi e serici, capelli, ahi, pochi capelli; ma le fronti nude non sembrano chiudere un pensiero molto profondo e una larga esperienza della vita? Moralmente egli era serio, quasi malinconico; intellettualmente coltissimo: ma nonostante la coltura, gli studii e la serietà, ricercava le amabili compagnie, dove il suo nome, le sue belle maniere, la vantaggiosa presenza e la solida reputazione lo rendevano generalmente simpatico. E molto simpatico riuscì veramente alla dama di cui voglio parlarle. Costei, che da sua parte è ispiratrice di grandissima simpatia, s'accorse d'aver fatto colpo sul [pg!44] capitano; ma forse nulla sarebbe accaduto fra loro, se qualcuno non l'avesse particolarmente complimentata per essere riuscita a sedurre quell'uomo, il cui gusto doveva essere molto difficile, giacchè nessuno gli conosceva ancora un'amante. Ciò le provi, mia cara amica, come nell'amore entri quasi sempre, per non dire proprio sempre, una buona dose di vanità. L'idea d'essere apprezzata dal capitano, così sdegnoso di bellezze se non maggiori — la vanità poteva farle riconoscere d'essere meno bella delle altre? — certamente diverse, quest'idea lusinghiera la dispose a dimostrargli in cambio un interesse e un'attenzione che altrimenti non avrebbe forse accordati.

      Di questa sua e mia amica nessuno ha mai potuto dir nulla di male. I soliti maligni e le non meno solite maligne si sono provate a sospettarla, ma il motto famoso è stato questa СКАЧАТЬ