L'Illusione. Federico De Roberto
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Название: L'Illusione

Автор: Federico De Roberto

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066069858

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      — Andate via, andate a Palermo; svagatevi un poco... Volete che anche quest'altra creatura pigli un malanno serio, si assoggetti a questi disturbi?

      La zia insisteva anche lei, diceva che il soggiorno di Palermo era necessario per completare l'istruzione di Teresa, per farle vedere un poco il mondo. Ella udiva quei discorsi, indifferente, senza dir nulla, come se si trattasse di un'altra.

       Così fu decisa la sua partenza insieme con Miss; il nonno volle restare, non ci fu modo d'indurlo.

      — Sono vecchio... voglio restar qui... Vi dico di no.

      Prima di partire, andarono con la zia e con Miss, in carrozza chiusa, su a San Francesco di Paola. Inginocchiate dinanzi alla lapide bianca, empirono la chiesa di sommesse querele, di singhiozzi soffocati. Poi si divisero in pianto dal nonno; egli baciò a lungo in fronte la nipotina.

      Quando il vapore cominciò a muoversi, ed uscì dal porto, e sfilò lungo la Marina, dinanzi alla linea del paese che finiva sotto i Cappuccini, ella restò a guardare tutti quei luoghi, col cuore chiuso, cogli occhi cocenti. Cercava la sua casa, dov'erano successi tanti avvenimenti; San Francesco di Paola, dove riposavano la mamma e la sorella, la villa del Capo, la Lanterna, la spiaggia remota di San Papino... e quando tutte quelle cose furono scomparse, e restò solo il mare d'un azzurro così carico che pareva quasi nero, ella ebbe freddo e paura.

       Indice

      Erano tristi pure i primi giorni di Palermo, ma d'una tristezza diversa. Anche a restare in casa, il frastuono della città, il movimento che si sorprendeva dalle finestre, il succedersi dei visi nuovi procuravano delle distrazioni involontarie. Poi, col nonno, quantunque fosse tanto buono, ella non si poteva intendere così bene come con la zia.

      Le condizioni della sua salute richiedevano che ella facesse molto moto; così la mattina a buon'ora andava fuori; giravano a lungo pei negozii, o si facevano lasciare in carrozza al Giardino Inglese, all'Olivuzza, ai Quattro Canti di campagna, donde ritornavano a piedi.

       La morta era sempre fra loro; però non ne parlavan mai. Ella non voleva lasciare il lutto: sapeva che dopo sei mesi avrebbe potuto smettere quello grave, ma contava di portarlo per degli anni, per sempre. Sorrideva tristamente, quando si guardava allo specchio, quando apprezzava, senza volerlo, il risalto che le vesti nere davano alla sua carnagione rosea, ai suoi capelli d'oro. Le pareva che quella salute, che quella bellezza fossero un'irriverenza verso la sua povera sorellina morta: avrebbe voluto che il suo viso esprimesse ciò che il suo cuore sentiva; provava un senso di contrarietà quando si sentiva ripetere che aveva un aspetto fiorente.

      Suo padre viaggiava in quel momento; quando tornò s'incontrarono ancora; un giorno ella andò a desinare da lui, Miss non aveva più la consegna d'opporsi. Ma in presenza della donna che aveva fatto soffrir tanto la sua mamma, che aveva distrutta la sua famiglia, ella sentì risvegliarsi il rancore antico. Colei le prodigò delle carezze, delle moine; ella restò tutta fredda sotto quei baci. Suo figlio, che adesso aveva sette anni, era un ragazzo malavvezzo; fece mille monellerie, guardandola di traverso; a lei non entrava in mente che fosse suo fratello. Il babbo era sempre così compito e così contenuto come un estraneo, e le dava tanta soggezione che, potendo, ella evitava di tornare in quella casa.

      La zia era molto legata con la contessa di Viscari; la figlia di lei, Giulia, le ispirò una simpatia istintiva; dopo pochi giorni strinsero amicizia. Giulia era bruna, alta, un po' irregolare in viso; ma piena d'espressione, vivace, briosa; ed elegante, aristocratica fino alla punta dei capelli. Ella sognava di farsene un'altra sorella; e a poco a poco il suo sogno si mutava in realtà. Malgrado la sapesse venuta dal fondo d'un paesuccio di provincia, Giulia le chiedeva dei consigli, faceva un gran conto dei suoi giudizii: si scoprivano dei gusti identici, gli stessi ideali. Però le lodi che l'amica le prodigava per la sua bellezza, per la sua coltura, pel suo spirito, non la rassicuravano molto; ella guardava le altre signorine della società palermitana con una timidezza secreta, pensando che dovevano essere tanto superiori a lei.

      — Come t'inganni! — esclamava Giulia. — Ti farò conoscere io una che fa per te.

      Era Bice Emanuele: una ragazza pallida, malinconica, senza mamma come lei. Ma quanto buona e intelligente! Tutt'e tre, si giurarono un'amicizia eterna; più tardi, Enrichetta Geremia, la figlia del conte di Tolosa, entrò nella loro piccola côterie. Ella voleva a tutte un bene dell'anima; soffriva e gioiva per esse più che per sè stessa: imaginando la morte di una di quelle dolci compagne, si diceva che avrebbe portato il lutto come per una sorella.

      Quando non era con le amiche, ella passava il suo tempo studiando. Non s'era trovato ancora un professore di lettere; venivano invece i maestri di musica e di disegno. Per riposarsi dallo studio, lavorava con la zia a dei minuti ricami, alle frivolità.

      Lo zio leggeva continuamente dei romanzi che mandava a prendere da un gabinetto di lettura o che gli prestavano i suoi amici. Ve ne erano degli antichi in uno scaffale confinato in una retrostanza; ma la zia le aveva proibito di toccarli. Per un certo tempo ella obbedì; poi la tentazione fu più forte; non poteva mica restare le intere giornate a pianoforte, o dinanzi al cavalletto, o a ripassare con Miss delle lezioni che sapeva a memoria. Prese così qualcuno di quei volumi e lo divorò di nascosto.

       Vi erano i Tre Moschettieri, in francese, un'edizione a due colonne con delle illustrazioni in legno. Restò come intontita da quella lettura; per un pezzo, in tutti gli uomini che vedeva cercava delle rassomiglianze con qualcuno degli eroi del libro. Che simpatia!... Però, Porthos era un poco volgare e Aramis infinto, quantunque avesse una gran cura della propria persona — ed ella provava a tener le mani alzate, per farle venire più bianche, come faceva il moschettiere. D'Artagnan sarebbe stato il più simpatico senza certe cose un po' troppo buffe: e lei non voleva ridere. Athos, nobile, cavalleresco, malinconico, aveva tutte le sue preferenze. Ella pensava che vi dovessero essere ancora degli uomini così disinteressati, così arditi, così eroici, sempre pronti a metter mano alla spada, a sfidare ogni pericolo, per il sorriso d'una donna, per un capriccio, per una fantasia... Vi erano dei volumi di Paul de Kock; li aveva letti ridendo, buttandoli poi in un canto, indispettita contro sè stessa. Non glie ne rimaneva nulla, tranne la seduzione della vita parigina. Aveva messo le mani sopra Giuseppe Balsamo e sopra il Conte di Montecristo, la sua meraviglia, il suo piacere crescevano a dismisura; ella viveva di quelle letture, dimenticava per esse le amiche, le distrazioni, l'appetito. E i Misteri di Parigi! I Miserabili! Però la parte filosofica di questo romanzo le seccava un poco. C'era ancora del Féval, del Bernard, del D'Arlincourt; ella divorava tutto, fremente di curiosità, di emozioni soffocate. Imaginava vagamente i luoghi descritti, vedeva gli eroi presentati dai romanzieri, s'innamorava di Rodolfo, di Mario; e il ricordo di Luigi Accardi finiva di dileguarsi. Sulla fede di quei libri, ella sognava fatalità inesorabili, eroismi inauditi, strazii ineffabili, gioie celesti. Tutte le predizioni si avveravano, gli uomini lottavano invano contro il destino; ma l'amore infiorava la vita, era il compenso di tutte le pene. Che importavano le ricchezze? V'erano dei giovani che sotto un vestito lacero avevano un cuore di eroe; e poi, essi le acquistavano, le ricchezze e le posizioni altissime, perchè ne erano degni! Se fosse stato uno di questi il professore che le avevano trovato finalmente?...

      Il professore era un uomo d'età: corto di statura, con una foresta di capelli e gli occhiali d'oro. Aveva preso a spiegare Omero e Virgilio; ma quello studio, malgrado lo zelo che vi spiegava, non le riesciva gradito. Tutta quella gente era troppo antica, troppo diversa da quella che ella vedeva od imaginava: e confondeva i nomi, incontrava troppe parole difficili, non le era entrato in mente quale dei due autori fosse il latino e quale il greco.

      La storia le piaceva di più; sopra tutto la moderna, quella del riscatto nazionale; e СКАЧАТЬ