Pasquale Paoli; ossia, la rotta di Ponte Nuovo. Francesco Domenico Guerrazzi
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Pasquale Paoli; ossia, la rotta di Ponte Nuovo - Francesco Domenico Guerrazzi страница 6

Название: Pasquale Paoli; ossia, la rotta di Ponte Nuovo

Автор: Francesco Domenico Guerrazzi

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066069834

isbn:

СКАЧАТЬ la maggiore somma possibile dei beni.

      — Come, come?

      — Senza dubbio. Prima che i popoli diventino Cristo, il quale si fece crocifiggere per la salute dei genere umano, tempo ci vorrà; ed anco Cristo fu solo.

      — Dunque perchè mormorate contra al vostro governo?

      — Io gli do torto perchè i governi, promovendo gli interessi proprii, devono avere occhio agli altrui: altrimenti ogni cagione di alleanza durevole casca. Ora l'Inghilterra, proteggendo la Corsica a conservare la sua libertà, metterebbe un altro piede nel mediterraneo; sostenendo voi altri nella vostra indipendenza, si assicurerebbe la vostra amicizia. L'ingegno degli uomini di stato, mio caro signore, non mette allo sbaraglio le cose proprie per avvantaggiare le altrui, bensì s'industria di toccare la cima della prosperità per via del bene degli altri; imperciocchè, voi lo vedete chiaro, nel primo caso rovinano ambedue, nel secondo fioriscono entrambi.

      — Sia: anzi per lo appunto la va così; ed è per questo che l'Inghilterra nel giudizio dei popoli deve accomodarsi fin d'ora di andarsene allo inferno senza salvazione, mentre la Francia può sempre confidare nel limbo o alla più trista nel purgatorio. Di fatti nel giorno del giudizio l'Inghilterra che cosa vorrà mettere sul guscio della bilancia per equilibrare l'ira di Dio? Forse la leggerezza della Francia? Ma no, perchè ella medita sempre col dito teso verso la fronte. Forse l'orgoglio della Francia? Ma no, chè il giusto sentimento del volere e del potere non fa orgoglio. Forse la iattanza della Francia? Neppure. L'Inghilterra si astiene dalla stima e dal disprezzo anticipato, aspetta, giudica e onora quanto trova degno di onore. L'Inghilterra pertanto proverà più pesante la mano di Dio per la ragione, che al tristo savio sarà chiesto conto più rigoroso che al tristo folle.

      — Badate, caro signore: la vita dei popoli non si compone mica di anni e nè anche di secoli: onde, vedete, l'Inghilterra ha un bel tempo dinanzi a sè per pentirsi.

      — Sì, e intanto gli uomini si disperdono dentro i sepolcri.

       — Ma non i popoli, non la libertà.

      — Parole stantìe, senapismi ai piedi di tutte le agonie della libertà che passano! Vallo a predicare ai porri che, ammazzati i cani, saranno le pecore custodite meglio; intanto i lupi allestiscono le maschere per il carnovale. Parole scellerate, parole traditore, come le altre che s'ingegnano insinuare, i cittadini essere cosa diversa dalla città, i paesani dal paese, i governanti dal governo! No, per Dio santo! e' formano tutti una cosa; e se il governo è tristo, fa conto ch'ei sia il gavocciolo, e i governanti gli umori pestiferi che lo creano.

      — Mio caro signore, bisogna avere avvertenza a questo, che i governi, quantunque potentissimi, non possono mica sempre tagliare la veste dalla pezza. I mali vengono a capitomboli e se ne vanno con le grucce, e chi sta su la fossa piagne il morto. Assicuratevi, signore, che nelle faccende pubbliche se, invece di tirare a modo e a verso, taluno si avviasse dare uno strettone, correrebbe rischio di trovarsi con la corda strappata in mano e le gambe per aria.

      — Che strettoni farneticate voi, che strappi? Ora l'Inghilterra ci ha promesso Roma e toma, e, dopo avere aizzata la Corsica a ricuperare la libertà, la lascia in asso: tale altra viene, vede, butta bombe e granate, piglia Bastia, San Fiorenzo, e pare la voglia sgarare con la Francia finchè le rimanga pezzo in mano; di un tratto caglia, lascia lì sacco e radicchio; ha fatto pace soddisfatta lei, contenti tutti, e a chi si muove guai! Allora proibisce che qualche anima buona ci soccorra, ci condanna a morire come cani arrabbiati: di angioli diventammo demonii; a bandirci uomini dabbene non ci trova più conto, le torna meglio adesso di chiamarci ribaldi. «Accomodatevi,» ella urla nel nuovo furore di pace, «accomodatevi come potete.» «Ahimè!» noi rispondiamo «a noi è dato accommodarci tranne nelle fosse del campo santo.» «Bene,» replica l'Inghilterra forbendosi le labbra, «anche costà si trova pace.»

      — E rispondendo alla terza domanda — disse il Boswell.

      — Quale domanda?

      — Di che vada a fare in Corsica. Siccome mi hanno confidato che voi siete in procinto di spedirvi un bastimento...

      — Chi ve lo ha detto? non è vero nulla. Corrono degli anni più di dieci che io non commercio più con la Corsica: tutte bugie, tutte bugie.

       — Signor Giacomini, vi saluto, e siatemi cortese, prego, del vostro perdono se vi ho arrecato disturbo.

      In così dire il Boswell si alzava tendendo la mano al Côrso iroso in atto di commiato amichevole. L'altro, a cui pareva avere detto troppo e già se lo rimproverava, sbalordito da tanta mansuetudine, riprese:

      — Non ve lo avreste a caso avuto per male? Credete, io l'ho fatto per isfogarmi, non già con intenzione di offendervi.

      — Perchè mi avreste offeso? Primamente voi avete nella massima parte ragione; in seguito, se togliessimo agli infelici il lamento, che cosa altro rimarrebbe a loro?

      — Ma via, qui in confidenza ditemi un po': che cosa ci andate a fare in Corsica?

      — E voi in confidenza ditemi: ci spedite o non ci spedite il bastimento?

      — Io non ci spedisco nulla.

      — E allora a che pro la vostra curiosità per me ed anche per voi?

      — Perchè, essendo io Côrso, potrei vedere.... voi mi capite... m'ingegnerei agevolarvi la faccenda.

      — Ma voi ci mandate la mezza galera sì o no?

      — Che diavolo farneticate di mezza galera? Io non ci mando nulla.

      — Ed io non vi voglio dire dei fatti miei nulla.

      — Signor Inglese, voi siete un testardo.

      — Signor Côrso, io stavo appunto pensando lo stesso di voi. Di una sola cosa mi rincresce, ed è che il generale Paoli riceverà più tardi certe lettere importanti ch'io aveva tolto il carico di portargli.

      — Voi avete lettere pel generale?

      — Sicuro.

      — E chi è che manda coteste lettere?

      — Ma! ce ne ha di sua grazia lord Pembroke, del reverendissimo vescovo Harley, del cappellano Burnaby, del signor Giangiacomo Rousseau cittadino di Ginevra.

      — Sì, signore, io spedisco la mezza galera in Corsica; e quando vi ci vogliate imbarcare, consideratela come cosa vostra.

      — Bene! — rispose il Boswell facendosi girare la scatola fra le dita; — ma perchè vi siete ostinato fino...? — Ed esitava a finire.

       — Fino alla bugiarderia? — domandò il Giacomini, ed abbrancati con infinita passione i fogli deposti sul banco, disse: — Potete ripromettervi che il vostro sangue inglese, il vostro sangue di uomo libero, spingendosi contro il vostro cuore, non lo romperà d'ira e di vergogna? Lo potete? Udite allora. Sua Maestà il re di Francia, l'amatissimo Luigi XV, si degna avvisarci come egli ci abbia comprato, e la repubblica di Genova venduto. Capite bene: noi, anime cristiane, redente del sangue di Gesù Cristo, comprate e vendute! Poi ci promette che si compiacerà governare la nostra isola con vantaggio di coloro i quali si sottometteranno ai suoi diritti sovrani, la preserverà dai tumulti che da tanti anni l'agitano, e spera non trovarsi ridotto dalla necessità a trattarvi come sudditi ribelli, mostrandosi i Côrsi solleciti di evitare i torbidi che distruggerebbero un popolo accolto con tanta benevolenza dal re nel novero de' suoi sudditi.[2] СКАЧАТЬ