Название: Sola di fronte al Leone
Автор: Simone Arnold-Liebster
Издательство: Автор
Жанр: Биографии и Мемуары
isbn: 9782879531687
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All’angolo della strada mi stava aspettando un gruppo più piccolo. Alcuni ragazzini mi circondarono minacciosi: “Sporca ebrea, sporca ebrea!”
Ero disorientata. Io non ero né l’una né l’altra, perché questi epiteti? Finalmente dei passanti dispersero le piccole furie.
Quel giorno leggemmo nei Vangeli il racconto delle persecuzioni, dell’odio e degli scherni subiti da Gesù. La mia fiducia nelle promesse della Bibbia era completa, perciò potevo sopportare tutte le angherie. Nondimeno avevo una domanda per i miei genitori: “Perché l’ingiuria ‘sporca ebrea’?” Il nostro macellaio era ebreo ed era una persona molto pulita, un commerciante onesto e gentile, stimato dalla mamma. Perché questo insulto mi toccava tanto?
Seduta sulle ginocchia del papà, ascoltavo le risposte della mamma: “Quando studierai la storia capirai che gli ebrei sono stati sottoposti a molte sevizie dai cosiddetti cristiani. Per esempio per lungo tempo non hanno potuto esercitare la professione di artigiani. Erano anche costretti ad abitare in quartieri appartati delle città, i famigerati ghetti. Li accusavano di avere ucciso Dio”.
“Ce l’ha detto anche il parroco”.
“Ma Dio non è mai venuto al mondo e nemmeno si è fatto uccidere dagli uomini. Come avrebbero potuto assassinare l’Onnipotente, la fonte stessa della vita? Dio non ha mai approvato il maltrattamento degli ebrei. Lui non fa distinzioni fra gli uomini, qualunque sia la loro razza o il colore della loro pelle, ricchi o poveri. Geova è un Dio di amore. Chi si ostina a disubbidire a questo insegnamento si mette al servizio del malvagio, col rischio di commettere azioni terribili in buona fede!”
A poco a poco i bambini si stancarono di molestarmi in strada. Dicevo loro che Gesù, il Figlio di Dio, era stato ebreo, quindi il loro insulto mi onorava. Tutti gli apostoli e gli scrittori della Bibbia erano ebrei e io andavo fiera di essere come loro, non desideravo altro!
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Primavera 1938
La primavera aveva cosparso i prati di meravigliosi fiorellini e il loro vivace colore blu, rosa e giallo richiamava i puntini della mia nuova carta da parati. Ben presto sarei partita con la mamma per Bergenbach, così Jean avrebbe potuto tappezzare la mia cameretta. Il papà ci avrebbe raggiunte alla fine della settimana.
Anche quella volta il pranzo domenicale fu turbato dalla guerra ideologica franco-tedesca riaccesa da zio Alfred. Nel pomeriggio, mentre gli uomini erano andati a fare una passeggiata, fra le donne della casa si scatenò una controversia religiosa. Era incredibilmente faticoso capire gli argomenti discussi.
Di che cosa stava parlando la nonna? Zia Valentine sosteneva: “La Bibbia è un libro protestante”. Quando la mamma le mostrò le firme dei vescovi impresse sul risguardo iniziale, lei replicò: “Chiunque può contraffare delle firme!”
Zia Eugénie aggiunse la sua: “Noi cattolici abbiamo i Vangeli, non la Bibbia!” La mamma allora cercò di spiegare loro che i Vangeli sono parte della Bibbia, tuttavia nessuna di loro prestò seriamente ascolto.
“Fa’ subito sparire quel libro protestante da questa casa!”
“Ma la Chiesa cattolica lo riconosce!”
Era il momento di intervenire: “Nonna, ti assicuro che il parroco ha esattamente la stessa Bibbia”.
“Sì, ma lui ha il diritto di avere tutto e di leggere tutto – e fissando la mamma negli occhi, aggiunse – sei mia figlia e faresti meglio a rimanere cattolica, se vuoi ancora andare d’accordo con me”.
Nel frattempo gli uomini erano ritornati. Discutevano sempre di quella parola misteriosa che a pranzo aveva scaldato gli animi, il Lebensraum5. Il papà aveva sentito la minaccia della nonna e disse: “Sarà meglio rientrare col prossimo treno; non mi piace lo spirito di inquisizione che regna qui”. Ci lasciò sole nel “nido di vespe”, espressione che usava per indicare le dispute tra le donne della casa. Noi rimanemmo qualche altro giorno per aiutare nelle pulizie primaverili.
5 Il Lebensraum, letteralmente “spazio vitale”, ma “spazio necessario alla vita” secondo i nazisti che volevano giustificare così la loro politica espansionistica, com’è noto, verso oriente.
Come ogni anno, poco prima di Pasqua, la nonna decise di acquistare un nuovo maialino e di scambiare le uova destinate alla cova per “immettere sangue nuovo all’interno dell’allevamento”.
Ci arrampicammo insieme su per la montagna, sotto un sole abbagliante che la nonna definiva “pungente”. Notò una nuvola lontana e previde che il tempo sarebbe cambiato. Dopo due ore di cammino raggiungemmo una piccola valle quieta e verdeggiante, dove erano raggruppate alcune fattorie, che terminava con una ripida parete rocciosa, la Felleringkopf, il nostro angolo preferito per la raccolta di mirtilli. La meta era Langenbach e, quando infine vi arrivammo, tirammo un sospiro di sollievo. Durante il percorso la nonna aveva insistito a più riprese: “Cerca di convincere tua madre a ritornare alla Chiesa, altrimenti causerà disgrazie a tutti noi!”
“Ma la Bibbia non è un libro malvagio!”
“Il Diavolo vuole farvi lasciare la Chiesa cattolica per impossessarsi della vostra anima. Vi spedirà direttamente all’inferno”.
“Ma nonna, l’inferno non esiste! E poi io non ho un’anima, io sono un’anima!”
“È proprio così che il Diavolo raggiunge i suoi scopi: prima vi toglie la paura dell’inferno, poi vi ci fa cadere dentro!” Allora mi raccontò delle storie orribili su Lucifero che per ingannare gli uomini si mostrava molto attraente.
A Langenbach la cugina della nonna era contentissima di ricevere notizie dall’altro lato della valle. I soldi e le uova vennero scambiati, poi, fra le graziose creature rosa che scorrazzavano sgambettando in tutte le direzioni, scegliemmo il nostro maialino. Infine lo acchiappammo e, quando gli legammo le zampe posteriori, protestò energicamente con dei versi stridenti. La nonna lo chiuse subito in un sacco e se lo mise intorno al collo. La cugina indicò il cielo: “Sbrigatevi a prendere la strada del ritorno!”
Il cumulo si ingrandiva a vista d’occhio. Seguivo a fatica la rapida andatura della nonna. Quando raggiungemmo la cima del Thalhorn, l’alto promontorio dal quale si godeva una vista meravigliosa sulle due vallate, eravamo entrambe in un bagno di sudore. All’improvviso ci trovammo esposte alle raffiche di un vento glaciale. La nonna gridò: “Corriamo, altrimenti prenderemo freddo! Fa molto male ai polmoni”.
L’enorme nube nera che si stava dirigendo verso di noi coprì a poco a poco la vallata. Iniziò a cadere una forte grandine e, siccome in quel nudo versante non esisteva alcun riparo, non ci rimase altra scelta che continuare. Esposto ai chicchi di grandine, il nostro povero porcellino emetteva in continuazione grida strazianti, che si mescolavano al gemito del vento impetuoso. Era terribilmente buio e noi non riuscimmo più a distinguere il sentiero, perciò fummo costrette ad avanzare alla cieca. All’inizio non piansi – ero un maschio, vero? – ma il freddo mi faceva battere i denti ed ero inzuppata. Il mio vestito di maglia lavorato a mano si ritrovò tutto a buchi e finì per ridursi a un cencio. Sfinita e col СКАЧАТЬ