Название: La caccia di Zero
Автор: Джек Марс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Шпионские детективы
isbn: 9781094312750
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Insieme a loro c’era anche un uomo. Indossava una tuta di un colore blu scuro che nascondeva a malapena le macchie di grasso. I suoi lineamenti erano oscurati da un’arruffata barba castana e da un cappellino rosso da baseball con i bordi scoloriti dal sudore, che portava basso sulla fronte. Il meccanico si ripulì lentamente le mani su uno straccio lurido e macchiato d’olio, fissando Reid.
“Lui è Mitch,” disse Watson. “È un amico.” Gettò un mazzo di chiavi al collega e indicò la Trans Am. “È un modello vecchio, quindi è senza GPS. È affidabile. Sono anni che Mitch la sistema, quindi vedi di non distruggerla.”
“Grazie.” Aveva sperato in qualcosa di meno appariscente, ma avrebbe accettato tutto l’aiuto che gli avrebbero fornito. “Che posto è questo?”
“Questo? È un garage, Kent. Qui aggiustano le auto.”
Reid roteò gli occhi. “Sai che cosa voglio dire.”
“L’agenzia sta già cercando di tenerti d’occhio,” spiegò Watson. “Proveranno a rintracciarti in ogni modo possibile. A volte nel nostro mestiere sono utili degli… amici esterni, per così dire.” Indicò il corpulento meccanico. “Mitch è una risorsa della CIA. L’ho reclutato quando ero alla National Resources Division. È esperto nel, ehm, ‘recupero veicoli’. Se devi andare da qualche parte, ti basta chiamare lui.”
L’agente annuì. Non sapeva che il collega si fosse occupato di reclutare risorse prima di iniziare a lavorare sul campo. In realtà doveva ammettere che non sapeva neanche se John Watson era il suo vero nome.
“Andiamo, ho delle cose per te.” L’uomo aprì il bagagliaio e gli mostrò il contenuto di una sacca nera.
Reid fece un passo indietro per lo stupore: all’interno c’era ogni genere di dispositivo utile, inclusi registratori, GPS, uno scanner di frequenze e due pistole, una Glock 22 e la sua arma di scorta preferita, una Ruger LC9.
Scosse sbalordito la testa. “Come hai trovato questa roba?”
Watson scrollò le spalle. “Un amico comune mi ha dato una mano.”
Non dovette chiedergli di chi stesse parlando. Bixby. L’eccentrico ingegnere della CIA che passava la maggior parte delle sue ore in un laboratorio di ricerca e sviluppo sotterraneo sotto Langley.
“Tu e lui vi conoscete da molto, anche se non te lo ricordi,” gli spiegò l’altro uomo. “Ma ha detto che avrei dovuto ricordarti di qualche test?”
Reid annuì. Bixby era uno degli inventori del soppressore sperimentale di memoria che gli avevano istallato nella testa, e l’ingegnere gli aveva chiesto di fare qualche test su di lui.
Può aprirmi il cranio se significa riavere indietro le mie figlie. Un’altra ondata travolgente di emozione lo assalì, al pensiero di tutte quelle persone disposte a violare leggi e a rischiare la vita, anche se lui non riusciva a ricordarsi affatto di loro. Batté le palpebre per scacciare le lacrime che gli erano salite agli occhi.
“Grazie, John. Davvero.”
“Non ringraziami ancora. Abbiamo appena iniziato.” Il telefono di Watson gli vibrò nella tasca. “Deve essere Cartwright. Dammi un minuto.” Si ritirò in un angolo per rispondere alla chiamata a bassa voce.
Reid richiuse la borsa e il bagagliaio. Allo stesso tempo il meccanico grugnì, emettendo un suono tra un borbottio e un colpo di tosse.
“Ha… ha detto qualcosa?”
“Ho detto che mi spiace. Per le sue figlie.” L’espressione di Mitch era ben nascosta dalla barba folta e dal cappello, ma il tono della sua voce sembrava sincero.
“Sa già… di loro?”
L’uomo annuì. “Sono già apparse al telegiornale. Le loro foto e una linea verde da chiamare in caso qualcuno le avvisti.”
Reid si morse il labbro. Non aveva pensato alla stampa e alla pubblicità… e all’invariabile collegamento a lui. Subito pensò a Linda, la zia delle ragazze che viveva a New York. Quel genere di notizie si spargevano in fretta, e se fosse arrivata fino a lei sarebbe morta di spavento. Avrebbe cominciato a tempestarlo di telefonate per ricevere notizie, ma inutilmente.
“Abbiamo qualcosa,” annunciò Watson all’improvviso. “Il pick-up di Thompson è stato ritrovato in un’area di sosta a un centinaio di chilometri da qui sulla I-95. C’era il cadavere di una donna sulla scena. Le hanno tagliato la gola e rubato l’auto e la carta d’identità.”
“Quindi non sappiamo chi fosse?”
“Non ancora ma ci stiamo lavorando. Ho un tecnico che sta ascoltando le onde radio della polizia e tenendo d’occhio i satelliti. Non appena qualcuno saprà qualcosa, ci informeranno.”
Reid grugnì. Senza un documento d’identità non sarebbero riusciti a trovare il suo mezzo. Non era una gran pista, ma almeno era qualcosa e lui non vedeva l’ora di mettersi in strada. Aprì la porta della Trans Am e chiese: “Quale uscita?”
Watson scosse la testa. “Non andare là, Kent. Sarà pieno di poliziotti e sono sicuro che anche l’agente Strickland sia diretto sulla scena.”
“Farò attenzione.” Non si fidava della polizia e di quell’agente novellino. Avrebbe trovato più indizi di loro. Oltretutto se Rais voleva giocarsela come credeva, avrebbe potuto esserci un’altra traccia sotto forma di provocazione, un insulto inteso solo per lui.
Ripensò alla foto delle sue figlie, quella che Rais gli aveva mandato dal telefono di Maya, e gli tornò in mente una cosa. “Ecco, tieni questo per me.” Gli affidò il suo cellulare privato. “Rais ha il numero di Sara, e io ho dirottato le sue chiamate sul mio. Se dovessi ricevere qualsiasi cosa, voglio esserne informato.”
“Certo. La scena del crimine è all’uscita sessantatré. Ti serve altro?”
“Non dimenticarti di dire a Maria di chiamarmi.” Si accomodò dietro il volante dell’auto sportiva e gli fece un cenno di saluto. “Grazie per tutto l’aiuto.”
“Non lo sto facendo per te,” gli ricordò l’altro impassibile. “Lo faccio per quelle ragazzine. E Zero? Se mi scoprono, se la mia copertura venisse compromessa, o se capiscono che cosa sto facendo con te, mi tiro fuori. Hai capito? Non mi posso permettere di finire sulla lista nera dell’agenzia.”
La reazione istintiva di Reid fu uno scatto d’ira—qui si tratta delle mie bambine e lui ha paura di finire sulla lista nera?—ma lo soffocò in fretta. Watson era un alleato inaspettato in quella situazione, e stava rischiando grosso per aiutarlo. O meglio, non per aiutare lui ma due bambine che aveva incontrato solo brevemente.
Annuì serio. “Lo capisco.” Rivolto al meccanico solenne e di poche parole aggiunse: “Grazie, Mitch. Apprezzo il suo aiuto.”
L’uomo barbuto grugnì in risposta e premette un pulsante per aprire il portello del garage mentre Reid metteva in moto la Trans Am. Gli interni dell’auto erano in pelle nera, puliti e dall’odore gradevole. Il motore faceva le fusa sotto il cofano. Un modello del 1987, lo informò il suo cervello. Un motore V8 da 5.0 litri. Almeno duecentocinquanta cavalli.
Uscì dal Third Street Garage e si diresse verso l’autostrada, con le mani strette attorno al СКАЧАТЬ