La caccia di Zero. Джек Марс
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Название: La caccia di Zero

Автор: Джек Марс

Издательство: Lukeman Literary Management Ltd

Жанр: Шпионские детективы

Серия:

isbn: 9781094312750

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СКАЧАТЬ Il suo cellulare cominciò a squillare all’improvviso.

      “Immagino che quella sia la conferma del mio dipartimento,” garantì Watson mentre l’altro uomo prendeva il telefono. “È meglio che risponda. Signor Lawson, la prego, da questa parte.”

      L’agente si allontanò, lasciando il detective sbalordito a balbettare nel ricevitore. Reid prese la borsa e lo seguì, ma si fermò davanti al SUV.

      “Aspetta,” disse prima che Watson salì dietro il volante. “Che sta succedendo? Dove stiamo andando?”

      “Possiamo parlare durante il viaggio, o possiamo farlo ora e perdere tempo.”

      L’unico motivo che gli veniva in mente per la presenza di Watson era che l’agenzia lo avesse mandato con lo scopo di prenderlo sotto custodia e tenerlo d’occhio.

      Scosse la testa. “Non andrò a Langley.”

      “Nemmeno io,” rispose l’altro uomo. “Sono qui per aiutarti. Sali in auto.” Si accomodò nel sedile del guidatore.

      Reid esitò per un breve istante. Doveva mettersi in strada, ma non aveva nessuna destinazione. Gli serviva una traccia. E non aveva motivo di credere che Watson gli stesse mentendo. Era uno degli agenti più onesti e leali che avesse mai incontrato.

      Salì nel sedile del passeggero accanto a lui. Con il braccio nella fasciatura, l’altro agente dovette piegare tutto il corpo per inserire la prima e girare il volante con una mano. Si misero subito in moto, superando il limite di velocità ma non abbastanza da attirare l’attenzione.

      L’uomo lanciò uno sguardo alla borsa nera in grembo a Reid. “Dove avevi intenzione di andare?”

      “Devo trovarle, John.” Gli si annebbiò la vista al pensiero delle sue due figlie là fuori, sole, nelle mani di un folle assassino.

      “Senza supporto? Disarmato e con un cellulare civile?” L’agente Watson scosse la testa. “Sai che non è una buona idea.”

      “Ho già parlato con Cartwright,” disse amareggiato Reid.

      Watson sbuffò. “Pensi che il vice direttore fosse da solo mentre parlava con te? Credi che fosse su una linea sicura, in un ufficio a Langley?”

      Lui si accigliò. “Non sono sicuro di capire. Mi stai suggerendo che Cartwright in realtà vuole che io faccia esattamente quello che mi ha detto di non fare?”

      L’altro fece spallucce, senza togliere lo sguardo dalla strada. “Più che altro sa che lo faresti in ogni caso, che lui lo voglia oppure no. Ti conosce meglio di molti altri. Per come la vede Cartwright, è meglio evitare un altro problema accertandosi che tu abbia il supporto che ti serve.”

      “E ha mandato te,” mormorò Reid. L’agente non lo confermò né lo negò, ma non era necessario. Il vice direttore sapeva che Zero avrebbe cercato le figlie; la loro conversazione era stata a uso e consumo delle altre orecchie a Langley. Tuttavia, sapendo quanto Watson fosse fissato con il protocollo, non capiva perché lo volesse aiutare. “E tu? Perché lo stai facendo?”

      L’altro uomo scrollò le spalle. “Ci sono un paio di bambine là fuori. Spaventate, sole e in mani cattive. Non mi piace molto.”

      Non era una vera risposta, e forse non era neanche tutta la verità, ma Reid sapeva che dallo stoico agente non avrebbe cavato altro.

      Non poteva evitare di pensare che in parte Cartwright avesse deciso di aiutarlo perché si sentiva in colpa. Lui gli aveva già chiesto due volte di mettere le figlie in una casa sicura, e invece il vice direttore aveva addotto scuse sulla mancanza di agenti e di risorse… e ora erano svanite.

      Avrebbe potuto evitarlo. Avrebbe potuto aiutarlo. Reid si sentì di nuovo accendere dalla rabbia e ancora una volta la soffocò. Non era il momento per quello. Adesso doveva trovare le sue figlie. Nient’altro aveva importanza.

      Le troverò. Le riprenderò. E ucciderò Rais.

      Reid fece un profondo respiro. Inalò dal naso ed espirò dalla bocca. “Quindi per ora che cosa sappiamo?”

      Watson scosse la testa. “Non molto. L’abbiamo appena scoperto, grazie alla tua telefonata alla polizia. Ma l’agenzia è già al lavoro. Dovremmo avere una pista in poco tempo.”

      “Chi ci sta lavorando? Qualcuno che conosco?”

      “Il direttore Mullen ha affidato l’indagine alle Operazioni Speciali, quindi se ne sta occupando Riker…”

      Reid si ritrovò a sbuffare di nuovo. Meno di quarantotto ore prima gli era tornato alla mente un ricordo, uno della sua vita passata come Kent Steele. Era ancora nebuloso e frammentario, ma c’entrava una cospirazione, un qualche segreto del governo. Una guerra in arrivo. Due anni prima aveva saputo di cosa si trattava—o almeno ne aveva saputo una parte—ed era stato alla ricerca di altri indizi. Nonostante la mancanza di chiarezza, era stato certo che fossero coinvolti diversi agenti della CIA.

      In cima alla lista c’era l’appena nominata vice direttrice Ashleigh Riker, capo del gruppo Operazioni Speciali. E a prescindere dalla sua mancanza di fiducia nei confronti della donna, non credeva affatto che lei si sarebbe impegnata per ritrovare le sue figlie.

      “Ha assegnato il caso a un ragazzo nuovo, giovane ma in gamba,” continuò Watson. “Si chiama Strickland. È un ex Ranger dell’esercito, un eccellente cacciatore. Se qualcuno può trovare il colpevole è lui. A parte te, ovviamente.”

      “Io so già chi è stato, John.” Scosse amareggiato il capo. Pensò subito a Maria; la donna era un’agente come loro, un’amica, e forse qualcosa di più. Era anche una delle poche persone di cui Reid si fidava. L’ultima volta che aveva avuto sue notizie, Maria Johansson era stata in Russia a inseguire Rais. “Devo contattare Johansson. È giusto che sappia che cosa è successo.” Sapeva che la CIA non l’avrebbe richiamata fino a quando lui non avesse trovato le prove che dimostravano la colpevolezza dell’assassino di Amun.

      “Non puoi farlo, non mentre è sul campo,” rispose Watson. “Ma posso cercare di entrare in contatto con lei in qualche altra maniera. Le dirò di chiamarti non appena riuscirà a trovare una linea sicura.”

      Reid annuì. Non gli piaceva il pensiero che Maria fosse irraggiungibile, ma non poteva farci niente. Durante le operazioni non si potevano usare i cellulari personali, e la CIA monitorava le sue comunicazioni.

      “Hai intenzione di dirmi dove stiamo andando?” domandò. Stava iniziando a innervosirsi.

      “Da qualcuno che può aiutarci. Ecco.” Gli gettò un piccolo telefono a conchiglia argentato, uno usa e getta, che la CIA non avrebbe potuto tracciare a meno che non avesse saputo della sua esistenza e a che numero rispondeva. “Lì dentro ci sono alcuni contatti. Uno è per la mia linea sicura. Un altro è quello di Mitch.”

      Reid batté le palpebre. Non conosceva nessun Mitch. “Chi diavolo sarebbe?”

      Invece di rispondere, Watson guidò il SUV fuori strada e nel vialetto di un’officina chiamata Third Street Garage. Parcheggiò il veicolo dentro il garage aperto. Non appena spense il motore, il portellone del negozio si chiuse dietro di loro.

      Entrambi uscirono dalla macchina e Reid cercò di abituare i propri occhi all’oscurità. Poi le luci si accesero, brillanti lampadine СКАЧАТЬ