Название: La caccia di Zero
Автор: Джек Марс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Шпионские детективы
isbn: 9781094312750
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Se qualcuno ti attacca, in particolare un uomo, è perché è più grosso. Più forte. È più pesante di te. E per questo crede di poter fare qualsiasi cosa voglia. Che non hai scampo.
Strattonò il braccio verso il basso, in un gesto rapido e violento, e si liberò dall’uomo dalla giacca di pelle. Poi si gettò in avanti, contro di lui, e gli fece perdere l’equilibrio.
Devi giocare sporco. Fai tutto quello che devi. Colpiscilo all’inguine. Al naso. Agli occhi. Mordilo, agitati, urla. Lui non lotta lealmente e non devi farlo neanche tu.
Maya roteò su se stessa, muovendo le braccia sottili in un arco. Rais era ancora chino, il suo volto all’altezza giusta. Il pugno della ragazza gli atterrò su un lato del naso.
Il dolore le attraversò subito la mano, partendo dalle nocche per irradiarsi su per tutto l’avambraccio, fino al gomito. Gridò e la strinse al corpo. Nonostante ciò, l’assassino aveva subito un duro colpo, ed era quasi caduto giù dal pontile.
Qualcuno l’afferrò intorno alla vita e la tirò all’indietro. Si ritrovò con i piedi per aria, a colpire il nulla, e mulinò entrambe le braccia. Non si era neanche resa conto che stava gridando, quando una grossa mano le si chiuse sul naso e la bocca, impedendole di urlare e respirare.
Ma poi la vide: una figurina che diventava sempre più piccola. Sara era scappata, tornava nella direzione da dove erano venuti, e stava svanendo tra le ombre sotto le pile di container.
Ce l’ho fatta. È andata. È riuscita a scappare. Ora a Maya non importava più di cosa le sarebbe successo. Non smettere di scappare, Sara. Corri. Trova altra gente, trova aiuto.
Un’altra figura scattò all’inseguimento come una freccia: Rais. Corse dietro Sara, svanendo come lei tra le ombre. Era veloce, molto più della sua sorellina, e si era ripreso in fretta dai colpi subiti.
Non la troverà. Non al buio.
Non riusciva a respirare con la mano stretta sulla faccia. La graffiò e la strattonò fino spostare leggermente le dita, di pochissimo, quanto bastava per risucchiare aria dal naso. L’uomo in carne le teneva stretta, sollevata da terra con un braccio attorno alla vita. Ma lei non lottava più. Rimase immobile e attese.
Per diversi lunghissimi momenti nel pontile regnò il silenzio. Il ronzio dei macchinari all’altro capo del porto riecheggiava nella notte, cancellando ogni possibilità che le grida di Maya potessero essere udite. Lei e i due uomini aspettarono il ritorno di Rais. La ragazza sperò disperatamente che tornasse a mani vuote.
Un breve strillo spaccò il silenzio, e Maya si accasciò su se stessa.
Rais emerse dall’oscurità. Aveva Sara sotto un braccio, come un altro uomo avrebbe trasportato una tavola da surf, e le teneva una mano sulla bocca per zittirla. Il volto della ragazzina era rosso acceso e stava singhiozzando, ma il suo pianto era soffocato.
No. Maya aveva fallito. Il suo attacco era stato inutile, non era riuscita a liberare Sara.
Rais si fermò davanti a lei, fissandola con occhi verdi pieni di furia.
Perdeva un rivolo di sangue da una narice, dove l’aveva colpito.
“Te l’avevo detto,” sibilò. “Ti avevo detto cosa sarebbe successo se avessi provato a combinare qualcosa. Ora dovrai guardare.”
Maya si agitò di nuovo, cercando di gridare, ma l’uomo straniero la tenne stretta.
Rais pronunciò un secco comando nella loro lingua straniera all’individuo con la giacca di pelle, che si avvicinò in fretta per tenera ferma e muta la sorella minore.
Poi l’assassino sfoderò il grosso coltello, lo stesso che aveva usato per uccidere il signor Thompson e la donna nel bagno della stazione di servizio. Afferrò il braccio della ragazzina e lo tese di fronte a sé.
No! Ti prego non farle del male. Non farlo. Non farlo… Maya cercò di formare le parole, di urlarle, ma l’unica cosa che le uscì di bocca fu un pianto isterico e soffocato.
Sara cercò di strattonarsi piangendo, ma la morsa di Rais era troppo forte. Le separò le dita e infilò la lama tra l’anulare e il mignolo.
“Dovrai guardare,” disse di nuovo, fissando concentrato Maya, “mentre taglierò un dito a tua sorella.” Le premette il coltello sulla pelle.
No. No. Ti prego, Dio, non farlo…
L’uomo che la stava tenendo stretta, quello più in carne, borbottò qualcosa.
Rais si interruppe e lo guardò irritato.
I due ebbero un rapido scambio, di cui la ragazza non capì una sola parola. Tanto non avrebbe avuto importanza; non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sorella minore, che strizzava gli occhi piangendo. Le lacrime le colavano lungo le guance e sulla mano che le teneva la bocca chiusa.
L’assassino ringhiò per la frustrazione. Alla fine lasciò la presa sulla mano di Sara. L’uomo in carne fece lo stesso con Maya. Allo stesso tempo lo straniero in giacca di pelle spintonò in avanti la ragazzina più giovane. Maya prese la sorella tra le braccia e la strinse a sé.
Poi Rais avanzò, parlando a bassa voce. “Questa volta siete state fortunate. I gentiluomini qui presenti mi hanno suggerito di non danneggiare la merce prima di rivenderla.”
Maya tremò da capo a piedi, ma non osò muoversi.
“Oltretutto,” aggiunse lui, “il posto dove vi porteremo sarà mille volte peggio di qualsiasi cosa potrei farvi io. Ora saliremo tutti su quella nave. Ricordati che gli sei utile solo da viva.”
L’uomo in carne fece loro strada sulla rampa, trascinandosi dietro Sara e poi Maya. Le due ragazze salirono incerte sulla nave. Ormai non aveva più senso lottare. La mano della sorella maggiore pulsava di dolore per il colpo che aveva sferrato a Rais. C’erano tre uomini e solo due di loro, e l’assassino era molto veloce. Aveva persino trovato Sara la buio. Non sarebbero mai riuscite a scappargli da sole.
Maya guardò l’acqua nera oltre il lato della nave. Per un istante pensò di buttarsi; morire congelata sarebbe stato preferibile al destino che l’attendeva. Ma non poteva farlo. Non poteva lasciare Sara. Non poteva perdere l’ultima briciola di speranza che le rimaneva.
Si diressero a prua della nave, dove l’uomo in giacca di pelle prese un mazzo di chiavi e aprì la serratura di una cassa metallica di un arancione rugginoso.
Aprì la porta e Maya sussultò per l’orrore.
Dentro il container, con gli occhi socchiusi per la fioca luce gialla, c’erano numerose ragazze, almeno quattro o cinque da quello che vedeva.
Poi la spintonarono da dietro per costringerla a entrare. Fecero lo stesso con Sara, che cadde in ginocchio per terra nella cassa. Non appena la porta si richiuse alle loro spalle, Maya si affrettò a chinarsi e a prenderla tra le braccia.
Sentirono scattare la serratura e sprofondano nell’oscurità.
CAPITOLO NOVE
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