La caccia di Zero. Джек Марс
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Название: La caccia di Zero

Автор: Джек Марс

Издательство: Lukeman Literary Management Ltd

Жанр: Шпионские детективы

Серия:

isbn: 9781094312750

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СКАЧАТЬ si fidava di Riker, quello era ovvio. In effetti era ancora indeciso anche sul suo capo, il vice direttore Cartwright. Ma… “Watson, che cosa sai di questo agente Strickland?”

      “L’ho incontrato solo una o due volte. È giovane, ansioso di compiacere, ma sembra un brav’uomo. Magari persino degno di fiducia. Perché, che cosa hai in mente?”

      “Penso che…” Reid non riusciva a credere che cosa stava per suggerire, ma era per le sue figlie. La loro sicurezza era della massima importanza, a prescindere dal costo percepito. “Penso che non dovremmo essere gli unici a sapere queste informazioni. Ci serve tutto l’aiuto possibile, e anche se non mi fido che Riker faccia la cosa giusta, magari Strickland sarà dalla nostra parte. Potresti fargli avere questi dati in via anonima?”

      “Credo di sì, certo. Dovrei farli filtrare attraverso uno dei miei collegamenti, ma è fattibile.”

      “Bene. Deve sapere quello che sappiamo noi, ma solo dopo che io sarò stato lì a controllare la situazioni con i miei occhi. Non lo voglio in vantaggio rispetto a me. Deve solo essere aggiornato.” Più nello specifico, voleva che qualcuno oltre a Cartwright sapesse quello che avevano scoperto. Perché ho bisogno che qualcuno riesca, nel caso io dovessi fallire.

      “Se lo dici tu, certo.” Watson rimase in silenzio per un momento. “Kent, c’è anche un’altra cosa. All’area di sosta, Strickland ha trovato qualcosa…”

      “Cosa? Che cosa ha trovato?”

      “Capelli,” rispose lui. “Capelli castani, con i follicoli ancora attaccati. Strappati alla radice.”

      A Reid si seccò la gola. Non credeva che Rais volesse uccidere le sue figlie, non poteva permettersi di pensarlo. All’assassino servivano vive se voleva che Kent Steele lo trovasse.

      Ma quella certezza gli offriva ben poca consolazione mentre la sua mente veniva invasa da immagini sgradite, scene del mostro che afferrava le sue bambine per i capelli, costringendole ad andare dove voleva. Facendo loro del male. Se le avesse ferite in qualche modo, Reid gliel’avrebbe fatta pagare.

      “Strickland non li ha ritenuti importanti,” continuò Watson, “ma la polizia ne ha trovati altri nel sedile posteriore dell’auto della donna morta. Come se qualcuno li avesse lasciati lì di proposito. Come un…”

      “Come un indizio,” mormorò Reid. Era stata Maya. Lo sapeva. Era intelligente, tanto da aver lasciato appositamente indietro qualcosa di sé. Sua figlia sapeva che la scena sarebbe stata controllata con cura e che i suoi capelli sarebbero stati ritrovati. Era viva… o almeno lo era stata quando avevano attraversato l’area di sosta e quell’auto. Era orgoglioso della furbizia di Maya e allo stesso tempo addolorato che fosse stata costretta a inventarsi a un trucco del genere.

      Oddio. Si rese subito conto di qualcos’altro: se Maya aveva lasciato di proposito i capelli nel bagno della stazione di servizio, allora era stata lì quando era avvenuto l’omicidio. Aveva guardato quel mostro che uccideva una donna innocente. E se la figlia maggiore era stata lì… doveva esserci stata anche Sara. Erano rimaste entrambe segnate, a livello mentale ed emotivo, dagli eventi di febbraio sul pontile; non voleva nemmeno immaginare al trauma che dovevano aver subito ora.

      “Watson, devo arrivare in New Jersey in fretta.”

      “Ci sto lavorando,” rispose l’agente. “Rimani lì tranquillo, arriverà tra un minuto.”

      “Che cosa arriverà?”

      Watson rispose, ma le sue parole furono soffocate dall’improvviso strillo di una sirena alle sue spalle. Si voltò, mentre un’auto della polizia si fermava nel parcheggio dietro di lui.

      Non ho tempo per questo. Chiuse di scatto il telefono e se l’infilò in tasca. Il finestrino del lato passeggero era abbassato e dentro poteva vedere due agenti. Arrivarono a ridosso della sua macchina e poi aprirono le portiere.

      “Signore, metta la borsa a terra e alzi le mani sopra la testa.” L’agente che parlò era giovane, con un taglio in stile militare e occhiali da aviatore calati sugli occhi. Reid notò che aveva messo una mano sulla fondina dell’arma di servizio, e aveva già aperto il bottone.

      Anche l’autista era uscito. Era più anziano, intorno all’età di Reid, con il cranio rasato. Era rimasto vicino alla porta e anche lui aveva le mani basse sulla cintura.

      Esitò, incerto di cosa fare. La polizia locale deve aver sentito l’allerta degli agenti in autostrada. Non doveva essere stato difficile trovare la Trans Am dalla targa finta parcheggiata in bella vista accanto al campo da baseball. Si riprese mentalmente per essere stato tanto imprudente.

      “Signore, lasci la borsa a terra e alzi le mani sopra la testa!” gridò di nuovo e con più enfasi l’agente più giovane.

      Lui non aveva niente con cui minacciarli; tutte le sue armi erano nella borsa, e anche se ne avesse avuta una in mano non voleva sparargli. Per quel che ne sapevano i due uomini, stavano facendo solo il loro lavoro, apprendendo un fuggitivo dopo un inseguimento ad alta velocità che aveva danneggiato tre auto, e con ogni probabilità aveva costretto a chiudere le corsie in direzione nord della I-95.

      “Non è come credete.” Mentre lo diceva, abbassò lentamente la borsa a terra. “Sto solo cercando di trovare le mie figlie.” Alzò entrambe le braccia, portando le dita dietro le orecchie.

      “Si volti,” gli ordinò il giovane agente. Reid obbedì. Udì il tintinnio familiare delle manette quando l’uomo ne estrasse un paio dalla cintura. Aspettò di sentire il tocco gelido del metallo sui polsi.

      “Ha il diritto di rimanere in silenzio…”

      Non appena percepì l’acciaio sulla pelle, Reid entrò in azione. Si voltò, afferrò il polso destro dell’agente e lo piegò violentemente. L’uomo gridò per il dolore e la sorpresa, nonostante lui fosse stato attento a non strattonarlo tanto da romperlo. Non voleva ferire i poliziotti se poteva evitarlo.

      Continuando il gesto, afferrò la manetta aperta con la mano sinistra per richiuderla sull’agente. Intanto l’altro aveva già estratto la pistola e gli stava urlando furioso.

      “Indietreggi! Si metta subito a terra, ora!”

      Lui invece spintonò il giovane agente per farlo ricadere contro la portiera aperta. Quella si richiuse, o almeno tentò, intrappolando nella cerniera il secondo poliziotto. Reid fece una capriola e si ritrovò in ginocchio accanto all’uomo più anziano. Gli strappò di mano la Glock e se la gettò alle spalle.

      L’agente giovane si raddrizzò e cercò di estrarre la propria arma. Reid afferrò la manetta vuota che gli pendeva dal polso e la tirò, facendogli di nuovo perdere l’equilibrio. Avvolse la catena al finestrino aperto, attirando il poliziotto contro la porta, e poi richiuse la seconda manetta attorno al braccio dell’agente più anziano.

      Mentre i due lottavano per liberarsi e allontanarsi dalla porta dell’auto, lui gli rubò la pistola e la puntò su entrambi. Si immobilizzarono all’istante.

      “Non vi sparerò,” disse ai due uomini mentre riprendeva la borsa. “Voglio solo che rimaniate in silenzio e non vi muoviate per un po’.” Prese di mira l’agente anziano. “Alzi la mano, per favore.”

      L’uomo lasciò andare la radio che aveva montata sulla spalla.

      “Lasci la pistola,” insistette l’agente giovane, СКАЧАТЬ