Il Sussurratore delle Catene . Блейк Пирс
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Читать онлайн книгу Il Sussurratore delle Catene - Блейк Пирс страница 11

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      Non sapeva proprio come comportarsi con lei. Sapeva solo che ora non aveva tempo per fare delle prediche da genitore e, in ogni caso, ma non lo fece. Sentiva anche nel profondo, che aveva detto esattamente la cosa giusta.

      Riley e April uscirono dall’auto e s’incamminarono insieme verso la casa. La donna non sapeva se sperare che Ryan fosse in casa oppure no. Non voleva litigare con lui, e aveva già deciso di non dirgli dell’incidente della marijuana. Sapeva che avrebbe dovuto, ma non aveva il tempo di sopportare tutte le sue reazioni. Inoltre, doveva spiegargli che sarebbe andata via per alcuni giorni.

      Gabriela, la donna guatemalteca, tarchiata e di mezza età, che aveva lavorato per anni come governante per la famiglia, salutò Riley ed April sulla porta. Gli occhi di Gabriela si spalancarono per la preoccupazione.

      “Hija, dove sei stata?” chiese con il suo forte accento.

      “Mi dispiace, Gabriela” April disse umilmente.

      Gabriela guardò attentamente il viso di April. Riley vide, dalla sua espressione, che la donna aveva capito che April aveva fumato erba.

      “Tonta!” Gabriela disse bruscamente.

      “Lo siento mucho,” April disse, sembrando davvero pentita.

      “Vente conmigo,” Gabriela disse. Mentre accompagnava April, si voltò e rivolse a Riley uno sguardo di amara disapprovazione.

      Riley fu fulminata da quello sguardo. Gabriela era una delle poche persone al mondo che la intimidisse davvero. La donna aveva anche un meraviglioso modo di fare con April, e, al momento, sembrava facesse la madre meglio di Riley.

      Riley chiamò Gabriela: “C’è Ryan?”

      Quando si allontanò, Gabriela rispose: “Sí.” Poi, chiamò in casa: “Señor Paige, sua figlia è tornata.”

      Ryan apparve nel salotto, vestito di tutto punto per uscire. Sembrò sorpreso di vedere Riley.

      “Che cosa ci fai qui?” le chiese. “Dov’era April?”

      “Era a casa mia.”

      “Come? Dopo tutto quello che è successo ieri sera, l’hai portata a casa?”

      Riley era visibilmente esasperato e non faceva nulla per nasconderlo.

      “Non l’ho portata in nessun posto” lei disse. “Chiedilo a lei, se vuoi sapere come ci è arrivata. Non posso farci niente, se non vuole vivere con te. Tu sei il solo che possa sistemare la cosa.”

      “E’ tutta colpa tua, Riley. L’hai lasciata completamente da sola, del tutto fuori controllo.”

      Per una frazione di secondo, Riley fu sul punto di esplodere. Ma la sua rabbia cedette all’idea che l’ex marito potesse avere ragione. Non era giusto, ma lui sapeva davvero come farle male.

      Riley, dopo un profondo respiro, disse: “Ascolta, sto andando via per alcuni giorni. Ho un caso nel nord dello stato di New York. April deve stare qui, e deve restarci assolutamente. Per favore, spiega la situazione a Gabriela.”

      “Tu spieghi la situazione a Gabriela” Ryan scattò. “Devo incontrare un cliente. Ora.”

      “E io ho un aereo da prendere. Ora.”

      Restarono a guardarsi per un momento. Il loro litigio era a un punto morto. Guardandolo negli occhi, si ricordò di quando lo aveva amato. E sembrava che lui ricambiasse. All’epoca erano entrambi giovani e poveri, prima che lui diventasse un avvocato di successo e lei agente dell’FBI.

      Certo, doveva ammettere che era un tipo attraente. Era stato difficile per lui raggiungere la forma e trascorreva molte ore in palestra.

      Riley sapeva benissimo che aveva avuto molte donne nella sua vita. Quello era parte del problema: si stava godendo la libertà da scapolo tanto da dimenticarsi di fare il padre.

      Non che io stia facendo molto meglio, pensò.

      Poi, Ryan disse: “E’ sempre il tuo lavoro.”

      Riley trattenne a stento un nuovo moto di rabbia.

      Avevano litigato di continuo per questo motivo. Il suo lavoro in qualche modo era sempre troppo pericoloso e di scarsa importanza. Il lavoro dell’ex marito era l’unico che contava, perché stava guadagnando molti più soldi, e perché sosteneva di fare la vera differenza nel mondo. Come se seguire cause per clienti facoltosi fosse più utile dell’interminabile guerra di Riley contro il male.

      Ma non poteva lasciarsi trascinare in questo freddo e vecchio litigio ora. Non ci sarebbero stati vincitori, in ogni caso.

      “Ne parleremo quando torno” si limitò a replicare.

      La donna si voltò e uscì dalla casa. Sentì Ryan chiudere la porta dietro di lei.

      Riley entrò in auto e se ne andò. Aveva meno di un’ora per tornare a Quantico. Era molto agitata. Stava accadendo tutto così in fretta.

      Solo poche ore prima, aveva deciso di seguire un nuovo caso. Ora si chiedeva se fosse la cosa giusta da fare. Non solo incontrava difficoltà nel rapporto con April, ma era certa che Peterson fosse tornato nella sua vita.

      Ma, in ogni caso, aveva un senso. Fino a quando April fosse rimasta con il padre, sarebbe stata al sicuro dalle grinfie di Peterson, che - peraltro - non avrebbe fatto altre vittime in sua assenza. Per quanto non riuscisse a comprenderlo, Riley dava per certa una cosa: lei era il bersaglio della sua vendetta. Lei e nessun altro era destinata ad essere la sua prossima vittima. E sarebbe stato bello stare lontana da lui per un po’.

      Ricordò anche una dura lezione che aveva appreso durante il suo ultimo caso — non poteva eliminare tutto il male nel mondo nello stesso tempo. Il che si riduceva ad un semplice motto: Un mostro alla volta.

      E, in quel momento, doveva occuparsi di un bruto molto aggressivo. Un uomo che lei sapeva avrebbe presto colpito di nuovo.

      L’uomo cominciò a stendere delle catene per l’intera lunghezza del tavolo da lavoro in soffitta. Era buio fuori, ma tutte quelle catene di acciaio inossidabile rilucevano e brillavano alla luce fioca di una lampadina.

      Sollevò una delle catene per tutta la sua lunghezza. Il tintinnio gli fece tornare alla memoria i terribili ricordi di quando era stato ammanettato, imprigionato e tormentato con catene del genere. Era come se continuasse a ripetere, nella sua mente: Devo affrontare le mie paure.

      E, per farlo, doveva provare la sua maestria con quelle stesse catene. Troppo spesso, in passato, le catene avevano prevalso su di lui.

      Era un peccato che qualcuno dovesse soffrire per questo.

      Per cinque anni, aveva lottato per lasciarsi tutto alle spalle. Lo aveva aiutato molto l’essere assunto dalla chiesa come guardiano notturno. Gli era piaciuto quel lavoro, ed era stato orgoglioso del ruolo che ricopriva. Gli era piaciuto sentirsi forte ed utile.

      Ma, il mese scorso, lo avevano licenziato. Avevano bisogno di qualcuno dotato di migliori capacità nel campo della sicurezza, così avevano detto, e migliori credenziali — qualcuno più grande e più forte.

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