Il Sussurratore delle Catene . Блейк Пирс
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Читать онлайн книгу Il Sussurratore delle Catene - Блейк Пирс страница 12

СКАЧАТЬ continuato a guadagnare quel tanto che bastava per pagare l’affitto di quella minuscola casa.

      Nonostante questo, la perdita di quell’impiego, la perdita dell’autorità che svolgerlo gli conferiva, lo aveva fatto sentire inutile.

      Quel bisogno si era impossessato di nuovo di lui — la disperazione di non essere inutile, quell’irresistibile impulso di dimostrare il suo controllo delle catene, così che non potessero più prenderlo di nuovo.

      Al principio aveva provato a ignorare quella bisogno, come se cercasse di nascondere quell’oscuro male in una cantina. Alla fine, aveva guidato fino a Reedsport, sperando di sfuggirle. Ma non ci era riuscito.

      Non sapeva perché non ci riusciva. Era un brav’uomo, con un buon cuore, e gli piaceva fare favori. Ma, presto o tardi, la sua gentilezza si rivoltava sempre contro di lui. Quando aveva aiutato quella donna, quell’infermiera, a portare la spesa nella sua auto a Reedsport, lei gli aveva sorriso e gli aveva detto: “Che bravo ragazzo!”

      Lui sussultò al ricordo del sorriso e di quelle parole.

      “Che bravo ragazzo!”

      Sua madre gli sorrideva e gli diceva cose simili, anche mentre gli legava la gamba, con una catena corta, in modo che non potesse raggiungere il cibo e neppure vedere fuori. E anche le suore avevano sorriso e detto cose simili, quando lo osservavano attraverso lo spioncino della porta della sua piccola prigione.

      “Che bravo ragazzo!”

      Non tutti erano crudeli, lui lo sapeva. Molte persone avevano davvero buone intenzioni con lui, specialmente in quella piccola cittadina dove viveva da tanto tempo.

      A molti lui piaceva. Ma perché tutti sembravano pensare a lui come un bambino — e un bambino handicappato in quel modo? Aveva ventisette anni, e sapeva di essere molto intelligente. La sua mente era piena di idee brillanti e gli era capitato di rado di incontrare un problema, che non sapesse risolvere.

      Ma, naturalmente, sapeva perché le persone lo vedevano in quel modo. Era dovuto al fatto che riusciva a malapena a parlare. Aveva balbettato disperatamente per tutta la vita, e a stento era riuscito ad imparare a parlare, sebbene comprendesse tutto quello che gli altri dicevano.

      Inoltre, era piccolo e gracile, ed i suoi tratti erano tozzi e infantili, come quelli di una persona nata con alcuni difetti congeniti. Ingabbiata in quel cranio lievemente deforme c’era una mente notevole, che conteneva un desiderio di fare cose brillanti nel mondo. Ma nessuno lo sapeva. Nessuno. Nemmeno i medici dell’ospedale psichiatrico lo aveva no compreso.

      Era ironico.

      Le persone non pensavano che conoscesse termini come ironico. Ma lui li conosceva.

      Ora si ritrovava a maneggiare nervosamente un bottone. Lo aveva staccato dalla camicia dell’infermiera, quando l’aveva appesa. Gliela rammentava, mentre il suo sguardo vagava intorno al lettino a cui l’aveva tenuta incatenata per più di una settimana. Avrebbe voluto parlarle, spiegandole che non intendeva essere crudele, e che era solo che lei assomigliava a sua madre e le suore, specialmente con la divisa da infermiera.

      Vederla con quella divisa lo aveva confuso. Era la stessa cosa che era successa con quella donna cinque anni prima, la guardia della prigione. In qualche modo, entrambe le donne, nella sua mente, erano apparse come sua madre e le suore, e i dipendenti dell’ospedale. Si era sforzato di evitare quell’identificazione senza riuscirci.

      Era stato un sollievo vivere quell’esperienza con lei. Era stata una grande responsabilità tenerla legata in quel modo, darle l’acqua, ascoltare i suoi lamenti a causa della catena che la imbavagliava. Le aveva tolto il bavaglio per metterle una cannuccia in bocca, per farla bere ogni tanto. Poi, la donna aveva provato ad urlare.

      Se solo avesse potuto spiegarle che non doveva urlare, che c’erano i vicini lungo la strada che non dovevano sentire. Se solo glielo avesse detto, forse lei avrebbe capito. Ma non poteva spiegare, non con la sua incredibile balbuzie. Invece, l’aveva silenziosamente minacciata con un rasoio. A lungo andare, anche la minaccia non aveva più funzionato. Era stato allora che le aveva squarciato la gola.

      Poi, l’aveva riportata a Reedsport e l’aveva appesa in quel modo, così che tutti la vedessero. Non sapeva il perché. Forse, era un avvertimento. Se solo la gente avesse potuto capire. Se fosse stato così, non avrebbe dovuto essere così crudele.

      Forse, era anche il suo modo di dire al mondo quanto fosse dispiaciuto.

      Perché lo era. All’indomani sarebbe andato dal fioraio ed avrebbe acquistato dei fiori— un piccolo bouquet economico — per la famiglia. Non poteva parlare con il fioraio, ma poteva scrivere delle semplici istruzioni. Il regalo sarebbe rimasto anonimo. E, se avesse potuto trovare un buon posto dove nascondersi, sarebbe rimasto vicino alla tomba, dove sarebbe stata sepolta, la testa china come ogni altra persona in lutto.

      Allungò un’altra catena sul suo banco da lavoro, stringendola quanto più possibile, mettendo alla prova la sua forza, e mettendone a tacere lo sferragliare. Ma nel profondo, sapeva che non sarebbe stato sufficiente a renderlo padrone delle catene.

      Per quello, doveva mettere al loro posto le catene, per poterle riutilizzare. E avrebbe usato anche una delle camicie di forza, che ancora possedeva. Qualcuno doveva essere legato, così come lo era stato lui.

      Capitolo 8

      Quando Riley e Lucy scesero dall’aereo dell’FBI, un giovane poliziotto in uniforme si avvicinò a loro, direttamente sulla pista.

      “Accidenti, sono contento di vedervi” disse. “Il Capo Alford ne sta passando di tutti i colori. Se qualcuno non toglie direttamente il cadavere di Rosemary da lì, avrà un ictus. I reporter sono già a lavoro su questo. Io sono Tim Boyden.”

      Il cuore di Riley batté forte, mentre lei e Lucy si presentavano. Il fatto che i media fossero così presenti sulla scena indicava certamente un problema; l’indagine era partita nel modo sbagliato.

      “Posso aiutarvi a portare qualcosa?” l’Agente Boyden chiese.

      “Stiamo bene così” Riley disse. Lei e Lucy avevano solo un paio di borsette.

      L’Agente Boyden indicò fuori della pista.

      “L’auto è proprio laggiù” disse.

      I tre s’incamminarono rapidamente verso l’auto. Riley sedette davanti, sul sedile del passeggero, mentre Lucy occupava quello posteriore.

      “Siamo a un paio di minuti dalla città” Boyden disse, iniziando a guidare. “Mamma mia, non posso credere che stia succedendo. Piaceva proprio a tutti. Quando è scomparsa un paio di settimane fa, temevamo tutti il peggio. Ma non potevamo di certo immaginare …”

      Smise di parlare e scosse la testa, come se non riuscisse a crederci.

      Lucy si allungò in avanti dal sedile posteriore.

      “Ho letto che avete avuto un omicidio come questo, tempo fa” lei disse.

      “Sì, quando ero ancora al liceo” Boyden disse. “In realtà, non proprio qui a Reedsport. Era vicino a Eubanks, più lontano a sud, lungo il fiume. Un corpo in catene, proprio come Rosemary. Indossava anche una camicia di forza. Il capo ha ragione? Abbiamo СКАЧАТЬ