Il Sussurratore delle Catene . Блейк Пирс
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СКАЧАТЬ dalla sua presenza.

      “Bentornata, Agente Paige” le disse.

      Riley si alzò per stringergli la mano. “Grazie, Agente Meredith.”

      “Ho sentito che hai avuto un’altra piccola avventura la scorsa notte. Spero che tu stia bene.”

      “Sto bene, grazie.”

      Meredith la guardò sinceramente preoccupato, e la donna comprese che stava cercando di valutare se fosse pronta a tornare in pista.

      “Vuoi unirti a me per un caffè?” le chiese.

      “Grazie, ma ci sono dei file che devo davvero controllare. Sarà per un’altra volta.”

      Meredith annuì semplicemente. Riley sapeva che stava aspettando che lei dicesse qualcosa. Senza dubbio, aveva anche sentito del fatto che lei credeva che Peterson si era introdotto in casa sua. Le stava dando la possibilità di dargli la sua opinione. Ma la donna era sicura che anche Meredith, come tutti gli altri, non sarebbe stato disposto ad accettare la sua idea riguardo a Peterson.

      “Bene, farei meglio ad andare” lui disse. “Fammi sapere se sei libera per un caffè o a pranzo.”

      “D’accordo.”

      Meredith si fermò e tornò a guardare Riley.

      Lentamente e attentamente, le disse: “Fai attenzione, Agente Paige.”

      Riley lesse molti significati in quelle parole. Non molto tempo prima, un altro superiore l’aveva sospesa per insubordinazione. Era stata reintegrata, ma la sua posizione poteva ancora essere incerta. Riley sentiva che Meredith le stava dando un avvertimento amichevole. Non voleva che facesse qualcosa per mettersi in pericolo. E sollevare un polverone per Peterson avrebbe potuto causarle dei problemi con quelli che avevano dichiarato il caso chiuso.

      Rimasta sola, Riley tornò alla sua postazione al computer, ed aprì sulla scrivania la corposa cartella sul caso Peterson. Cominciò a scorrerla per rinfrescarsi la memoria sul suo nemico ma non trovò informazioni utili.

      La verità era che quell’uomo restava un enigma. Non c’erano stati rapporti neppure sulla sua esistenza, finché Bill e Riley lo avevano finalmente rintracciato. Peterson poteva anche non essere il suo vero nome e ipotizzavano che potesse avere diverse altre identità.

      Scorrendo i fogli, Riley trovò fotografie delle sue vittime: erano tutte donne che erano state trovate in buche poco profonde, segnate da cicatrici da bruciature e morte per strangolamento manuale. Riley rabbrividì al ricordo delle grandi e forti mani, che l’avevano afferrata e messa in gabbia, proprio come un animale.

      Nessuno sapeva quante donne lui avesse ucciso; era possibile che molti cadaveri non fossero stati ritrovati. E, prima che Marie e Riley fossero sopravvissute alla cattura per raccontarlo, nessuno sapeva quanto il killer si divertisse a tormentare le donne al buio con una torcia al propano.

      Ma nessuno voleva credere che Peterson fosse ancora vivo.

      Questa storia la stava demoralizzando. Riley era nota per la sua capacità di entrare nelle menti dei killer, una capacità che talvolta la spaventava. Nonostante la sua dote, non era mai riuscita ad entrare nella mente di Peterson.

      In quei giorni sentiva di comprenderlo ancora di meno.

      Non lo aveva mai considerato uno psicopatico organizzato. Il fatto che lasciasse le sue vittime in buche poco profonde suggeriva proprio l’opposto. Non era un perfezionista ma era abbastanza meticoloso da non lasciare tracce. Quell’uomo era davvero paradossale.

      Ricordò qualcosa che Marie le aveva detto poco prima di suicidarsi …

      “Forse, è come un fantasma, Riley. Forse è questo che è successo quando l'hai fatto esplodere. Hai ucciso il suo corpo, ma non hai eliminato il suo male.”

      Lui non era un fantasma e Riley lo sapeva. Era certa — più che mai — che fosse là fuori e di essere il suo prossimo bersaglio. Ma, per quanto ne sapesse, poteva benissimo essere un fantasma. A parte lei, nessun altro credeva che esistesse.

      “Dove sei, bastardo?” sussurrò ad alta voce.

      Non lo sapeva, e non sapeva neppure come fare a scoprirlo. Era completamente ostacolata. Non aveva altra scelta che lasciar perdere per ora. Chiuse il fascicolo e lo rimise al proprio posto, nel suo archivio.

      Poi, il telefono del suo ufficio squillò. Vide che la chiamata veniva da una linea condivisa da tutti gli agenti speciali. Era la linea che il telefono del BAU utilizzava per inoltrare chiamate agli agenti. Stando al regolamento, qualsiasi agente prendesse per primo la chiamata avrebbe preso il caso.

      Riley si guardò intorno, dando un’occhiata agli altri uffici. Nessun altro sembrava essere presente al momento. Gli altri erano tutti in pausa o fuori a lavorare su altri casi. Riley rispose al telefono.

      “Agente Speciale Riley Paige. Come posso aiutarla?”

      La voce in linea sembrò infastidita.

      “Agente Paige, sono Raymond Alford, Capo della Polizia di Reedsport, New York. Abbiamo un vero problema qui. Le andrebbe bene fare una video chat? Penso che forse potrei spiegarmi meglio. E ho delle immagini che farebbe meglio a vedere.”

      Riley ne fu incuriosita e rispose: “Certamente”. Diede ad Alford le informazioni necessarie per contattarla. Pochi secondi dopo, parlava faccia a faccia con lui. Era un uomo snello e stempiato, che sembrava avere già una certa età. In quel momento, la sua espressione era ansiosa e stanca.

      “La scorsa notte, qui c’è stato un omicidio” Alford le disse. “Davvero un brutto omicidio. Le mostro subito.”

      Apparve una fotografia sullo schermo del computer di Riley. Mostrava quello che sembrava essere il corpo di una donna appeso con una catena sopra dei binari ferroviari. Il cadavere era avvolto in una moltitudine di catene, e sembrava essere abbigliato in modo strano.

      “Che cosa indossa la vittima?” Riley chiese.

      “Una camicia di forza” Alford le rispose.

      Riley era scioccata. Guardando più attentamente la fotografia, vide che era vero. Poi, la fotografia sparì, e Riley si trovò di nuovo di fronte il viso di Alford.

      “Capo Alford, apprezzo la sua preoccupazione. Ma che cosa le fa pensare che questo sia un caso per l’Unità d’Analisi Comportamentale?”

      “Perché la stessa cosa è avvenuta quasi cinque anni fa” l’uomo rispose.

      Apparve allora un’immagine di un altro cadavere femminile. Anche questa vittima era completamente incatenata e indossava una camicia di forza.

      “Allora si trattava di un’impiegata part-time della prigione, Marla Blainey. Il modus operandi è identico, tranne per il fatto che lei fu gettata sulla sponda del fiume, non appesa.”

      Riapparve il volto di Alford.

      “Stavolta, invece, si tratta di Rosemary Pickens, un’infermiera locale” la informò. “Nessuno riesce ad immaginare un movente, per nessuna delle donne. Erano entrambe benvolute.”

      Alford fece un profondo respiro СКАЧАТЬ