Trovata . Морган Райс
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Название: Trovata

Автор: Морган Райс

Издательство: Lukeman Literary Management Ltd

Жанр: Героическая фантастика

Серия: Appunti di un Vampiro

isbn: 9781632912411

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СКАЧАТЬ essere definita una città. Lì sembravano esserci poche centinaia di abitanti, solo poche dozzine di piccoli edifici, tutti su un solo piano e fatti di pietra. Molte di esse apparivano costruite in calcare bianco, e, già da lontano, Caitlin poteva vedere gli abitanti martellare enormi blocchi di calcare nelle zone intorno alla città. Riusciva a sentire il leggero picchettio dei loro martelli riecheggiare, e notava anche la leggera polvere di calcare spandersi nell'aria.

      Nazareth era circondata da una cinta muraria irregolare in pietra, alta forse tre metri, che appariva antica persino in quel momento storico. Al centro, si ergeva un'enorme porta ad arco. Nessuno vi era di guardia e Caitlin sospettava che non avessero alcuna ragione per farlo; dopotutto, quella era una piccola città nel bel mezzo del nulla.

      Caitlin si ritrovò a chiedersi perché si fossero svegliati in quell'epoca e in quel luogo. Perché Nazareth? Lei ripensò e provò a ricordare che cosa sapeva di Nazareth. Ricordava vagamente che una volta aveva studiato qualcosa su questa città, ma proprio non riusciva a rammentare. E perché il primo secolo? Era davvero un grande salto indietro rispetto alla Scozia medievale, e si ritrovò a sentire la mancanza dell'Europa. Quel nuovo paesaggio, con le sue palme e il caldo del deserto le appariva così estraneo. Più di ogni altra cosa, Caitlin si chiedeva se Scarlet si trovasse al di là di quelle mura. Lo sperava – lei pregò – che lo fosse. Aveva bisogno di trovarla. Non poteva riposarsi fino a quando ciò non fosse successo.

      Caitlin s'incamminò verso la porta della città con Caleb e vi entrò trepidante. Sentiva il suo cuore battere forte al pensiero di trovare Scarlet – e di scoprire perché fossero stati spediti in quel luogo, tanto per cominciare. Suo padre poteva essere lì dentro, in attesa?

      Appena entrarono in città, lei fu colpita dalla sua vivacità. Le strade erano affollate da bambini che correvano, gridavano e giocavano. C'erano cani randagi che correvano liberamente, così come galline. Pecore e buoi camminavano per le strade, e fuori da ogni abitazione c'era un asino o un cammello legato ad un palo. Gli abitanti vagavano qua e là, con indosso tuniche primitive e vesti, trasportando ceste di cibo sulle loro spalle. A Caitlin sembrava di essere entrata in una macchina del tempo.

      Mentre avanzavano in quelle strade strette, passando dinnanzi a piccole case ed a donne anziane che lavavano I panni a mano, le persone si fermavano a guardare. Caitlin comprese che sembravano proprio fuori luogo camminando per quelle strade. Abbassò lo sguardo e notò i suoi abiti moderni – il suo completo di battaglia aderente in pelle— e si chiese che cosa avrebbero pensato di lei quelle persone. Dovevano vederla come un'aliena, piombata lì dritta dal cielo. Non poteva biasimarle.

      Di fronte ad ogni casa c'era qualcuno che cucinava, vendeva qualcosa o lavorava al proprio manufatto. Passarono dinnanzi a diverse famiglie di falegnami: un uomo era seduto fuori dalla sua casa, segando, martellando per fabbricare svariati oggetti, dai telai dei letti, alle cassettiere o agli assi per aratri. Davanti ad un'altra casa, c'era un uomo che costruiva un'enorme croce, spessa decine di centimetri e lunga tre metri. Caitlin comprese che su quella croce qualcuno doveva essere crocifisso. Rabbrividì e distolse lo sguardo.

      Quando svoltarono in un'altra strada, videro che l'intero isolato pullulava di fabbri. Ovunque erano presenti incudini e martelli, e il tintinnio del metallo risuonava in tutta la strada, ogni fabbro sembrava riecheggiare il lavoro degli altri. C'erano anche fornaci di argilla, nelle quali gigantesche fiamme riscaldavano lastre di metallo, facendole diventare color rosso fuoco; qui si stavano forgiando ferri di cavallo, spade, e ogni sorta di altro arnese metallico. Caitlin notò i volti dei bambini, neri e sporchi di fuliggine, che, seduti al lato dei loro padri, li guardavano lavorare. Era meravigliata che lavorassero già a quell'età.

      Caitlin cercò ovunque un segno di Scarlet e di suo padre, o un qualsiasi indizio del perché fossero lì ma senza successo.

      Si ritrovarono a percorrere un'altra strada ancora, e questa era affollata di muratori. Qui, gli uomini scheggiavano enormi blocchi di calcare, ricavando statue, ceramica ed gigantesche lastre piatte. All'inizio, Caitlin non si rese conto di che cosa stessero facendo.

      Caleb si avvicinò e puntò con il dito.

      “Sono macine per il vino,” lui disse, leggendole la mente, come sempre. “E macine per le olive. Le usano per schiacciare l'uva e le olive, per estrarre vino e olio. Vedi quelle manovelle?”

      Caitlin osservò attentamente e ammirò l'artigianato, le lunghe lastre di calcare, il complesso meccanismo degli ingranaggi. Fu scioccata nel vedere quanto i loro macchinari fossero sofisticati, persino per quell'epoca e quel luogo, e di quanto fosse antica l'arte di vinificare. Eccola lì, migliaia di anni indietro nel tempo, e le persone già producevano vino, olio d'oliva, proprio come avveniva nel secolo XXI. E non appena guardò le bottiglie di vetro, mentre venivano lentamente riempite di vino ed olio, si rese conto che assomigliavano proprio alle bottiglie di olio e vino che lei stessa aveva utilizzato.

      Un gruppo di bambini corse, passando loro davanti e rincorrendosi tra loro, ridendo, e non appena lo fecero innalzarono nubi di polvere, coprendo il volto di Caitlin. Lei guardò verso il basso e si rese conto che le strade non erano lastricate in quel villaggio – probabilmente era, comprese, troppo piccola per potersi permettere delle strade lastricate. Ed in ogni caso, sapeva che Nazareth era stata celebre per un motivo in particolare, e la infastidiva di non riuscire a ricordare che cosa fosse. Ancora una volta, incolpò se stessa per non aver prestato più attenzione durante le lezioni di storia.

      “E' la città in cui visse Gesù,” Caleb disse, leggendole la mente.

      Caitlin si sentì arrossire ancora una volta, perché lui riusciva a leggerle i pensieri così facilmente. Non negava alcunché a Caleb, ma non le piaceva il fatto che lui le leggesse la mente, quando si trattava di comprendere quanto lei lo amava. Poteva essere imbarazzante.

      “Lui vive qui?” lei chiese.

      Caleb annuì.

      “Se siamo arrivati in questa epoca,” Caleb disse. “Chiaramente, siamo nel primo secolo. Posso vederlo dal loro abbigliamento, dall'architettura. Sono stato qui una volta. Sono un'epoca e un luogo difficili da dimenticare.”

      Gli occhi di Caitlin si spalancarono a quel pensiero.

      “Pensi davvero che lui potrebbe essere qui adesso? Gesù? Camminare qui in giro? In questo tempo e in questo luogo? In questa città?”

      Caitlin riusciva a malapena a concepirlo. Provò ad immaginare di svoltare l'angolo e imbattersi casualmente in Gesù, per la strada. Il pensiero sembrava inconcepibile.

      Caleb aggrottò il sopracciglio.

      “Non lo so,” lui disse. “Non sento che lui è qui ora. Forse lo abbiamo mancato.”

      Caitlin era esterrefatta al pensiero. Si guardò intorno con un nuovo senso di stupore.

      Poteva essere lì? lei si chiese.

      Era senza parole, e sentì un senso d'importanza persino maggiore della loro missione.

      “Potrebbe essere qui, in questa epoca storica,” Caleb disse. “Ma non necessariamente a Nazareth. Ha viaggiato molto. Betlemme. Nazareth. Cafarnao—e Gerusalemme, naturalmente. Non so nemmeno di sicuro se siamo nella sua epoca esatta o meno. Ma se lo siamo, lui potrebbe essere ovunque. La Palestina è grande. Se fosse qui, in questa città, lo sentiremmo.”

      “Che cosa vuoi dire?” Caitlin chiese, curiosa. “Come sarebbe?”

      “Non so spiegarlo. Ma tu lo sapresti. E' la sua energia. E' diversa da qualsiasi altra cosa tu abbia vissuto prima.”

      Improvvisamente, nella mente di Caitlin si formulò un pensiero.

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