Storey. Keith Dixon
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Читать онлайн книгу Storey - Keith Dixon страница 6

Название: Storey

Автор: Keith Dixon

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Триллеры

Серия:

isbn: 9788873043591

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СКАЧАТЬ della sua vita.

      Senza cambiare la sua espressione, lei disse, ‘Vediamoci più tardi. Per un drink.’

      â€˜Va bene. Dove?’

      Lei gli disse il nome di un pub e gli diede l’indirizzo – non conosceva il posto ma conosceva la zona da quando era un bambino.

      Lui disse, ‘Ti lascio il mio numero,’ e iniziò a pronunciarlo, poi si fermò per lasciarla prendere il telefono e segnarlo.

      Lei lo fissò di nuovo, poi infine prese il suo telefono e annotò il numero. Una volta finito, disse, ‘Non è un appuntamento amoroso. Non ti vestire bene. Non so nemmeno perché lo sto facendo.’

      â€˜Non ci pensare troppo – rovinerebbe un bel momento.’

      â€˜Sarò là dalle otto.’

      â€˜Come ti riconoscerò?’

      â€˜Sarò quella che si fa gli affari suoi. Te l’ho detto, non ti entusiasmare.’

      CAPITOLO QUATTRO

      IL PUB SI trovava a Ball Hill, a dieci minuti di cammino dal vecchio campo da calcio di Highfield Road. Se la ricordava come una vivace area commerciale con banche e un ufficio postale e negozi di ogni genere. Una biblioteca. Ora metà delle attività erano serrate e la maggioranza dei negozi che erano ancora aperti erano outlet di beneficenza. L’area era ridotta male, più o meno come il resto della città che aveva visto fino ad allora.

      Quando entrò vide subito Cliff, seduto a un tavolo rotondo con altri tre uomini, Araminta più lontana, a scrivere su di un largo telefono nero.

      Cliff invece lo salutò con la mano, un gran sorriso sul suo volto.

      â€˜Minty ha detto che stavi arrivando. Ha detto che pensavi fosse un appuntamento romantico. Bene eccoci qui.’

      Paul disse ‘Niente lingua la prima sera.’

      Cliff non ci fece caso, disse, ‘Siediti. Mettiti a tuo agio,’ accennando agli altri al tavolo. ‘Questi sono Dutch, Gary e Tarzan. Lascio a te immaginare chi sia chi.’

      â€˜Non c’è problema, non resto.’

      â€˜Dai, non fare così. Voglio conoscerti. Mi hai preso di sorpresa prima, ma ripensandoci mi è piaciuto quello che hai fatto. Difendere la signorina.’

      Araminta sollevò lo sguardo. ‘Ehi.’

      Cliff le diede un’occhiata, scrollando le spalle.

      â€˜Non le piace questo. Non le piace essere considerata come una donnetta. Non posso biasimarla. Te la immagini a lavare i piatti, in piedi davanti a un lavandino con il grembiule da cucina?’ Ghignò come se si aspettasse la risposta di Paul, una piccola danza nei suoi occhi, divertendosi a destabilizzare Storey.

      Paul diede un’occhiata agli altri uomini. Uno era alto, seppure a sedere, con un viso asciutto e cupo e larghe orecchie. Probabilmente Tarzan, giudicando dalla forza che Paul poteva notare dal suo fisico. Indossava una maglietta sporca sotto a una giacca marrone di velluto che lo faceva sembrare un roadie di una band anni Settanta. L’uomo nel mezzo era biondo e con la carnagione molto pallida, il volto squadrato e le labbra rosa e piene. Aveva il torace robusto, non alto quanto Tarzan, ma nemmeno basso, la capigliatura bionda e la pelle chiara suggerivano che poteva essere Dutch, olandese sia di nome che di nascita.

      Il terzo uomo sarebbe Gary, dunque. Il più piccolo di loro e con una luce nervosa negli occhi, come se non avesse ancora visto nulla che gli piacesse. Teneva in mano un sottobicchiere da birra e lo sgualciva e lo piegava fino a strappare lentamente delle strisce sottili, automaticamente, senza guardare, l’abitudine di una vita. La sua maglia verde a collo alto era cosparsa di vernice bianca.

      Nessuno di loro aveva più di trent’anni e tutti avevano l’aspetto pallido di uomini che raramente uscivano o camminavano più di mezzo miglio alla settimana.

      Paul sospirò. Il tipo di criminali da quattro soldi da cui avrebbe sperato di stare lontano. Come aveva fatto a finire a quel punto di nuovo, a fissare occhi spenti, i cui proprietari conoscevano poco, pensavano meno e non avevano alcun controllo degli impulsi?

      E che accidenti ci faceva Araminta con loro?

      Cliff lo aveva visto mentre passava il suo sguardo sugli uomini. Ora sollevò il mento, catturando l’attenzione di Paul.

      â€˜Li hai inquadrati?’ chiese. ‘Ora forza, prendi una sedia e chiacchieriamo. Ho idea che tu abbia molto da raccontare a persone come noi. Minty mi dice che lavori nel campo assicurativo. Mi piace. Tutti hanno bisogno di un lavoro. Io ho bisogno di un lavoro. Questi tre geni hanno bisogno di lavoro. Sei l’unico qui che ne abbia uno, quindi puoi raccontaci com’è.’

      Paul prese una sedia da un altro tavolo e si sedette, mantenendo la dovuta distanza dagli altri, non volendo far parte della loro cosca.

      Disse a Cliff, ‘Ora mi ricordo di te, il nome. Cliff Elliot. Mi ha ingannato la barba. Andavamo nella stessa scuola —Caludon Castle. Eri un paio d’anni più piccolo, ma ti feci una reputazione piuttosto in fretta. Ti vidi ad affrontare qualcuno nel cortile una volta. L’unica volta che vidi qualcuno tirare un pugno vero in una rissa scolastica invece che nel wrestling.’

      Cliff si allungò sulla sedia, sorridendo, dando uno sguardo ai suoi compari come per dire, Ve lo avevo detto che ero uno tosto.

      â€˜Storey. Sì, lo avevo detto che ti conoscevo, no? Eri nella squadra di rugby, winger o qualcosa del genere, sempre a metterti alla prova. Non che abbiamo mai vinto nulla. Che topaia che era. Hanno chiuso dieci anni fa, lo sapevi? Ne hanno costruita una nuova, una di quelle Accademie.’

      â€˜Così com’è stata la vita dopo?’

      â€˜Dai, non ti interesso io. Stai solo cercando di scoprire cosa sta succedendo qui.’

      â€˜Ãˆ sempre bello ritrovare vecchi amici.’

      Cliff sorrise e guardò i suoi uomini, facendo un cenno veloce in direzione di Paul.

      â€˜Vedete? È questo che intendo. Forte, no? Avevo ragione, no?’

      Paul disse, ‘Ragione riguardo a cosa?’

      Cliff si sporse in avanti sul tavolo. ‘Avevo detto a questi falliti che eri qualcuno di cui potevo fidarmi. Lo avevo capito al bar, prima. Non ti eri tirato indietro. Avresti cercato di cacciarmi via se non me ne fossi andato. Non sei un assicuratore più di quanto lo sia io — e io non sono un assicuratore.’

      â€˜Davvero?’

      Cliff non lo ascoltò. ‘Che cosa hai fatto quando hai lasciato la scuola? Non ti ho visto in giro nel quartiere, cos’hai combinato?’

      Paul esitò, diventando consapevole dello spazio intorno a sé, gli altri bevitori, la musica che arrivava dagli altoparlanti in un’altra stanza. Si СКАЧАТЬ