Roma in ogni stagione. «Il Laterano alle cose mortali andò di sopra». Olga Averina
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СКАЧАТЬ per stabilirsi a Roma a palazzo Poli, dietro la Fontana di Trevi. Nei caldi mesi estivi si trasferiva nella villa aquistata nel 1830, che si trovava in mezzo ai campi non lontano dalla basilica di San Giovanni in Laterano. A questa villa, chiamata da Vassilii Žukovskij27 semplicemente «dacia», conferiva un fascino speciale il fatto che nell’antichità sul suo territorio passava l’acquedotto di Nerone. Dopo tanti anni l’acquedotto si è parzialmente interrato e i suoi archi sono diventati delle pittoresche grotte. L’architetto romano Giovanni Azzuri costruì per la Volkonskaya, prorio in mezzo agli archi dell’aquedotto, una piccola casetta, davanti alla quale allestì un bellissimo giardino decorato da «un milione di rose».

      Incantato dalle grotte, a visitare la villa della Volkonskaya, dove si ritrovavano i membri della colonia russa a Roma, veniva spesso Nicolaj Vasil’evič Gogol’, che era solito usarla per le sue riflessioni e gli esercizi di pittura. Quì, inoltre, scrisse degli abbozzi per il romanzo «Le Anime Morte». Nelle memorie di P.V. Annenkov28 si fa accenno ad un luogo descritto da V.A. Žukovskij, dove Gogol trascorreva “…lunghe ore di muta contemplazione, alla quale si dedicava a Roma. Alla dacia della principessa Z. Volkonskaya, costruita a ridosso del vecchio acquedotto romano che le fungeva da terrazza, se ne stava sdraiato sull’arcata dei ricchi, come chiamava gli antichi romani, e per metà delle giornata guardava il cielo azzurro, e la magnifica e smorta campagna romana»29.

      Non lontano dai resti dell’acquedotto della Volkonskaya furono costruiti gli ormai scomparsi Sentiero dei Morti e Sentiero della Memoria. Su queste due vie furono installate pietre e stele in memoria dei nomi cari alla padrona della villa: la cerchia più stretta – i genitori, i servitori, gli animali domestici, e, oltre a questi, gli amici – Baratinksij, Žukovskij, Karamzin, Venevitinov, Goethe, Byron, Walter Scott. Inoltre, in questo stesso luogo venne collocato il busto dell’imperatore Alessandro I, al quale faceva da postamento un pezzo di granito proveniente dalla famosa Colonna di Alessandro che si erge nella piazza del Palazzo a San Pietroburgo.

      Pochi sanno che il primo monumento dedicato a Puskin fu eretto prorio quì, a Roma. Nel 1837, non appena la notizia della morte del poeta raggiunse la Città Eterna, la Volkonskaya ordinò di installare nella villa una stele in ricordo del grande poeta. Dopo la morte di Alessandro, figlio di Zinaida Volkonskaya, la villa venne ereditata dalla sua figlia adottiva, Nadežda Vassil’evna Il’yina-Volkonskaya (1855—1923), sposata con il marchese Vladimiro Campanari.

      Alla fine del XIX secolo la famiglia dei Campanari costruì a sud della dimora di Zinaida Volkonskaya una nuova grande casa, che nel 1922 fu venduta insieme a tutto il terreno al governo tedesco che ne fece la propria ambasciata. L’idillio che regnava nella villa, intriso del profumo dei fiori unito al cinguettio degli uccelli, era così perfetto che durante la sua visita in italia nel maggio di 1938 vi ci si fermò il cancelliere della Germania Adolf Hitler. Invece per il maresciallo del Reich, Hermann Göring, vi fu fatta costruire una piscina.

      Nel 1946, nella villa quasi completamente ristrutturata dai tedeschi, si trasferì l’ambasciata britannica, dopo che l’edificio vicino alla Porta Pia fu danneggiato dall’esplosione causata dai sionisti. Attualmente la villa Wolkonsky, che nel 1951 fu aquistata dalla Gran Bretagna, è diventata sede dell’ambasciatore britannico e viene spesso usata per ricevimenti o avvenimenti quali, per esempio, l’annuale festeggiamento del compleanno della regina, festa nazionale britannica. La manifestazione ha luogo nel grande edificio costruito dai Campanari alla fine del XIX secolo. Nella casa di Zinaida Volkonskaya oggi invece soggiornano i funzionari dell’ambasciata britannica.

      Nel 2015, nelle serre restaurate del XIX secolo di villa Wolkonsky, è stato aperto un piccolo museo di oggetti antichi, dove sono esposti sarcofaghi di marmo, bassorilievi, statuette, frammenti di vecchie iscrizioni, statue ed elementi di architettura del periodo che va dal I secolo a.C. al III secolo d.C., che una volta facevano parte della famosa collezione della principessa Zinaida Volkonskaya.

      Dalla porta di villa Wolkonsky ci spostiamo a piazza San Giovanni in Laterano. Quì c’è sempre molta gente. Ogni tanto sulla piazza vengono allestite delle grandi costruzioni per concerti rock o chiassose manifestazioni. Su tutto questo trambusto rivolgono il proprio silenzioso sguardo dal tetto della basilica il Salvatore e i padri della chiesa, invece dall’altra parte della piazza alza le proprie braccia San Francesco30 come per esortare tutti a non fare rumore: “Silenzio…Silenzio…».

      Gli incendi, i terremoti, le rivolte e gli intrighi politici hanno reso irriconoscibile il quadro idilliaco del Laterano…

      È sparita anche l’armonia architettonica raggiunta nei secoli.

      Cerchiamo almeno in parte di immaginare com’era il Laterano nei primi secoli dell’era Cristiana.

      Inizialmente i cristiani costruirono sul Laterano uno vicino all’altro la basilica – per le funzioni religiose, il battistero – per la pratica del rito del battesimo e il grande complesso di palazzi – il Patriarchio, nel quale viveva il vescovo31, e cioè il Papa.

      La basilica e il battistero, anche se negli anni hanno subito diversi cambiamenti, sia interni che esterni, sono rimasti dove sono. Invece il palazzo del Laterano adiacente alla basilica fu costruito negli anni 1585—1589 sulle rovine del Patriarchio.

      La parola «Patriarchio» non è apparsa per caso. Il risultato delle prediche degli apostoli fu la comparsa, nelle varie città, di comunità cristiane che più tardi vennero chiamate Chiese. Le prime sono state le cinque antiche Chiese di: Gerusalemme, Antiochia, Alessandria, Roma e Costantinopoli. Ogni chiesa era gestita dal prorio patriarca32, che nella chiesa romana venne chiamato Papa.

      I papi vivevano nell’edificio, o meglio, nel vasto complesso di edifici che si chiamava prorio – «Patriarchio». I papi-patriarchi risiederono quì fino all’inizio del XIV secolo, quando accaddero gli avvenimenti passati alla storia con il nome «Cattività Avignonese». Il periodo di splendore di questo complesso architettonico cominciò nel VIII secolo e coincise in linea temporale con la «Donazione di Costantino», sulla quale dobbiamo assolutamente soffermarci.

      Il documento che recevette il nome storico di «Donazione di Costantino» (lat.Donatio Constantini), sarebbe stato consegnato da Costantino il Grande a papa Silvestro I. In realtà, moltro probabilmente il documento fu redatto in un’abbazia francese ai tempi del regno di Pipino III il Breve (751—768). Il primo a svelare la falsificazione dopo 700 anni dalla sua comparsa, fu il segretario personale del re di Napoli Lorenzo Valla, che condusse un’analisi storica e filologica del testo. Approposito, Lorenzo Valla era una figura abbastanza vistosa e interessante, e parleremo di lui più dettagliatamente in uno dei prossimi capitoli.

      Anche se la Donazione di Costantino è un falso evidente, resta comunque un capolavoro letterario dei falsi. Non solo la trama è ben intrecciata, ma in molti sensi è il motivo principale della grandezza della chiesa cattolica in Europa. Per questo il documento necessita di una descrizione dettagliata.

      Secondo la Donzaione di Costantino, l’imperatore, allontanadosi da Roma nella parte orientale dell’Impero Romano, conferiva al Papa il pieno potere su tutta la sua parte occidentale. Il motivo di un dono talmente generoso veniva spiegato così: una volta Costantino contrasse la lebbra, e non riuscendo ed essere curato dai dottori si rivolse ai sacerdoti dei templi pagani. A quel punto, la malattia aveva a tal punto devastato l’imperatore, che egli promise come ricompensa metà dei sui possedimenti a chi fosse riuscito a curarlo. I sacerdoti gli proposero di immergersi in una vasca riempita di sangue caldo СКАЧАТЬ



<p>27</p>

1783—1852, poeta e traduttore russo.

<p>28</p>

1812—1887, critico letterario e storico russo.

<p>29</p>

P.V. Annenkov. Ricordi letterari. Mosca, 1960.

<p>30</p>

Scultura di bronzo del santo Francesco D’Assisi e dei sui 5 discepoli, realizzata da Giuseppe Tonnini nel 1926.

<p>31</p>

Vescovo, (dal greco επίσκοπος – sorvegliante) – massima carica religiosa della chiesa. Il vescovo è il successore degli apostoli, avente la facoltà di celebrare tutti e sette i sacramenti della chiesa, e che riceve nell’ordine sacro la benevolenza dell’arcivescovato – amministrazione della chiesa.

<p>32</p>

Patriarca (dal greco Πατριάρχης, dal greco πατήρ – «Padre» – e ἀρχή – «dominio, inizio, potere»). Titolo che storicamente, prima del Grande Scisma del 1054, veniva conferito ai sei vescovi della chiesa cristiana (di Roma, di Antiochia, di Costantinopoli di Alessandria di Gerusalemme e di Bulgaria), che avevano il potere della più alta giurisdizione clerico-statale nelle chiese che amministravano.