Alla conquista di un impero. Emilio Salgari
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Название: Alla conquista di un impero

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ lampada non avendo alcuna finestra, trovò seduti dinanzi alla tavola Sandokan, Tremal-Naik ed il ministro.

      – Finalmente! – esclamò il primo. – Stavo per mandare alcuni uomini a cercarti, quantunque io non dubitassi che ci avresti raggiunti.

      – Non ho potuto raggiungere la bangle. Di ciò parleremo più tardi. Lascia che mi cambi, ché gocciolo da tutte le parti e fa’ portare la colazione.

      Quel bagno mi ha messo indosso un appetito da tigre.

      – E metti al sicuro la tua famosa conchiglia, – disse Tremal-Naik.

      – Dopo: bisogna che il signor ministro la veda. —

      Passò in una stanza attigua e si cambiò rapidamente, indossando un vestito di flanellina bianca, assai leggera.

      Quando rientrò, la tiffine, o colazione fredda all’inglese, era pronta: carne, birra, biscotti. Il cuoco però aveva aggiunta una terrina di carri per S. E. il ministro, non mangiando carne di bue gli indiani.

      – Mangiamo per ora, – disse Yanez – e voi, Eccellenza, rasserenate un po’ il vostro viso e bevete pure la nostra birra.

      Vi do la mia parola che non contiene, questa, nessun pezzetto di grasso di mucca. —

      Invece di rasserenarsi, il ministro si fece ancor più oscuro in viso, nondimeno non respinse il carri che Yanez gli offriva, né una tazza di birra.

      Mentre mangiavano con un appetito invidiabile, i due pirati della Malesia e Tremal-Naik, si raccontavano le avventure a loro toccate durante la perigliosa evasione.

      Anche Sandokan e l’indiano avevano avuto da fare non poco a uscire dalle volte sommerse, ma più fortunati del portoghese non avevano incontrata nessuna balena d’acqua dolce ed avevano potuto raggiungere felicemente la bangle dove avevano già trovati i dayachi ed i malesi.

      Temendo di venire da un momento all’altro sorpresi dai sacerdoti, non avevano indugiato a prendere il largo, convinti che Yanez se la sarebbe facilmente cavata da sé.

      Quando la colazione fu terminata Yanez accese, come di consueto, l’eterna sigaretta, mise il cofano dinanzi al ministro e l’aprì levando la preziosa conchiglia.

      – È questa, proprio questa la famosa pietra di Salagraman? – chiese al ministro che la guardava sbigottito. – Rispondetemi Eccellenza. —

      Kaksa Pharaum fece col capo un cenno affermativo.

      – Uditemi ora e badate di non rispondermi con dei soli cenni. Esigo da voi delle importanti dichiarazioni.

      – Ancora? – brontolò il ministro, che sembrava di pessimo umore.

      – Ci tiene molto il re a possedere questa pietra di Salagraman?

      – Più di voi certo, – rispose Kaksa Pharaum. – Come si potrebbero fare le processioni senza quella preziosa reliquia, che tutti i gurum c’invidiano?

      – Qual è la prossima processione che si farà in pubblico? Voi indiani ne eseguite molte durante l’anno.

      – Quella del maddupongol.

      – Che cos’è?

      – È la festa delle vacche, – disse Tremal-Naik – che si solennizza nel decimo mese di tai, ossia del vostro gennaio, per festeggiare il ritorno del sole nel settentrione e che fa seguito al gran-pongol ossia alla festa del riso bollito nel latte.

      – È vero, – disse il ministro.

      – Quando deve scadere? – chiese Yanez.

      – Fra quattro giorni.

      – Benissimo: per quel giorno il rajah avrà la sua pietra di Salagraman. —

      Il ministro aveva fatto un soprassalto, guardando Yanez cogli occhi dilatati dal più intenso stupore.

      – Volete scherzare, mylord? – chiese.

      – Niente affatto, Eccellenza – rispose Yanez. – Vi do la mia parola d’onore che la pietra ritornerà, per mezzo del principe, nella pagoda di Karia.

      – Io non comprendo più nulla, – disse Kaksa Pharaum.

      – Ed io meno di voi, – aggiunse Sandokan che fumava il suo cibuc senza aver, fino allora, preso parte alla conversazione.

      – Abbi un po’ di pazienza, fratellino – disse Yanez. – Ditemi ora Eccellenza, faranno delle ricerche per scoprire gli autori del furto?

      – Metteranno a soqquadro la città intera e lanceranno nelle campagne tutta la cavalleria, – rispose Kaksa Pharaum.

      – Allora possiamo essere sicuri di non venire disturbati, – disse il portoghese sorridendo. – Sono già le otto: possiamo andare a trovar Surama e fare un giro per la città.

      Vedremo così l’effetto che avrà prodotto il furto della famosa pietra. —

      Staccò dalla parete un altro paio di pistole, che si mise nella larga fascia rossa, si mise in testa un elmo di tela bianca adorno d’un velo azzurro, che gli dava l’aspetto d’un vero inglese in viaggio attraverso il mondo e fece atto d’uscire insieme a Sandokan ed a Tremal-Naik che si erano pure provveduti d’armi.

      – Mylord, – disse il ministro, – ed io?

      – Voi, Eccellenza, rimarrete qui sotto buona guardia. Non abbiamo ancora terminato le nostre faccende, e poi se vi mettessimo in libertà, correreste subito dal principe.

      – Io mi annoio qui ed ho molti affari importanti da sbrigare. Sono il primo ministro dell’Assam.

      – Lo sappiamo, Eccellenza. D’altronde se volete cacciare la noia, fumate, bevete, e mangiate. Non avete altro che da ordinare. —

      Il povero ministro, comprendendo che avrebbe perduto inutilmente il suo tempo, si lasciò ricadere sulla sedia mandando un sospiro così lungo che avrebbe commossa perfino una tigre, ma che non ebbe nessun effetto sull’animo di quel diavolo di portoghese.

      Quando furono fuori del tempio, trovarono Kammamuri sempre seduto dinanzi ad un cespuglio, col suo berretto rosso ed azzurro sul capo, il corpo avvolto in un semplice pezzo di tela, con una corona ed un bastone in mano: era il costume dei fakiri biscnub, specie di pellegrini erranti che sono però tenuti in molta considerazione nell’India, avendo quasi tutti appartenuto a classi agiate.

      – Nulla di nuovo, amico? – gli chiese Yanez.

      – Non ho udito che le urla stonate d’un paio di sciacalli i quali si sono divertiti a offrirmi, senza richiesta, una noiosissima serenata.

      – Seguici a distanza e raccogli le dicerie che udrai. Se non potrai seguire il nostro mail-cart non importa. Ci rivedremo più tardi.

      – Sì, signor Yanez. —

      Il portoghese ed i suoi due amici si diressero verso un gruppo di palme dinanzi a cui stava fermo uno di quei leggeri veicoli chiamati dagli anglo-indiani mail-cart, che vengono usati per lo più nei servizi postali.

      Era però di dimensioni più vaste degli ordinari, e sulla cassa posteriore vi potevano stare СКАЧАТЬ