Название: Il Quadriregio
Автор: Frezzi Federico
Издательство: Bookwire
Жанр: Языкознание
isbn: 4064066072339
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Vulcan non fece a lei altra risposta
se non che con l'Amor volea la pace;
150 ché la sua sposa, che gli stava a costa,
piú 'l riscaldò che 'l foco, ov'egli giace,
e, se non pel figliastro, facea forse
cosa ch'è turpe e con beltá si tace.
Per questo si partí e su ricorse
155 al regno suo; e Taura sua partita
fece una seco, onde gran duol mi morse.
Però a Cupido:—Amore, ora m'aita:
tu sai che 'l colpo insino a me pervenne,
allor che Taura fu da te ferita.—
160 Egli ridendo mosse le sue penne,
e fuggí via l'Amor senza leanza
ed alla piaga mia non mi sovvenne.
Venus a me:—Assai piú bella 'manza,
—disse—nel regno mio ti doneraggio.—
165 Però, al conforto di tanta speranza,
la seguitai per l'aspero viaggio.
p. 75
CAPITOLO XV
Come l'autore trova una ninfa di Cerere, chiamata Panfia, la quale gli conta il reame di Eolo, dio delli venti.
L'amor con la speranza è sí soave,
che fa parer altrui dolce e leggera
la cosa faticosa e da sé grave;
ché sempre mai, quando l'animo spera
5 aver il premio della sua fatica,
piglia l'impresa con la lieta ciera.
Questa tra spine e tra pungente ortica
menava lieto me per duro calle:
tanto quella promessa a me fu amica;
10 quando vidi una ninfa in una valle,
che cogliea fiori, e suoi biondi capelli
di color d'oro avea sparsi alle spalle.
—A quella che lí coglie i fiori belli
—diss'io a Venus—volentieri irei,
15 se piace a te che alquanto gli favelli.—
La dea consentí ai desii miei;
ond'io andai, e, quando gli fui appresso,
queste parole dirizzai a lei:
—O ninfa bella, mentre a me è concesso
20 ch'io parli teco, prego, a me rispondi:
chi se' e questo loco a chi è commesso?—
Allor, rispersa de' capelli biondi,
inver' di me alzò la lieta testa,
e poi rispose con gli occhi giocondi:
25 25—Eolo regna qui 'n questa foresta,
che regge i venti ed halli tutti quanti
sotto il suo freno e sotto sua potèsta;
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ché, quando contra il ciel funno i giganti,
seguîro il padre, e le colpe paterne
30 spesso tornano a' figli in duri pianti.
Però gl'inchiuse Dio tra le caverne,
ed Eolo diede a lor, che gli apre e serra
e che sotto suo impero li governe.
Se ciò non fosse, l'aere e la terra
35 subbissarieno ed in ogni contrada
farian grande ruina e grande guerra.
Panfia ho nome, e la dea della biada
alla figlia Proserpina mi manda;
e spesse volte vuol che a lei io vada.
40 E coglio questi fior, ch'una grillanda
gli vo' portar, ché delli fior che colse
gli sovvien anco, e però me 'n domanda,
quando Cupido con sue fiere polse
ferí 'l disamorato infernal Pluto,
45 allor ch'a Ceres la figliola tolse.
Ma tu chi se' e come se' venuto
cosí soletto in questa valle alpestra?
Vai vagabondo o hai 'l cammin perduto?—
Ed io a lei:—Venus è mia maestra;
50 seco mi guida al loco, ov'ella regna,
e per darmi conforto ella mi addestra.
Ed ha concesso a me ch'io a te vegna;
o ninfa bella, prego mi contenti;
e quel che ti domando, ora m'insegna.
55 Dimmi ove stanno e donde son li venti,
ché, quando scendi all'infernal regina,
io credo che li veghi e che li senti.—
Ed ella a me:—Perché ratta e festina
Ceres mi manda, per fretta non posso
60 appien de' venti darti la dottrina.
Ma sappi che la terra dentro al dosso
ha gran caverne, meati e gran grotte,
ove li venti stanno in vapor grosso.
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Tra quei meati e quelle rupi rotte
65 diventa quel vapor sottile e raro,
quando di sopra al dí cresce СКАЧАТЬ