Название: Il Quadriregio
Автор: Frezzi Federico
Издательство: Bookwire
Жанр: Языкознание
isbn: 4064066072339
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col core e con lo sguardo ben attento.
Non die' nel mezzo, ov'ella credea dare;
ma la toccò e commossela alquanto,
ma non però che la fêsse voltare.
130 Ora in due era omai rimaso il vanto
della battaglia e della gran contesa;
e queste eran pregate da ogni canto.
—Fa', o Lisbena, che vinchi l'impresa
e getta sí, che non abbiam vergogna,
135 con l'arco al segno e con la mente intesa.
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—Soccorri, o dea Diana, or che bisogna
—disse Lisbena,—e se lo mio quadrello
tu fai che dentro alla grillanda io pogna,
offerta farò a te d'un bianco agnello,
140 di bianchi gigli e bianchi fior coperto,
e d'un bel cervio a Febo tuo fratello.
Egli è signor e dio e mastro esperto
di trar con l'arco: egli ferí Fetonte,
il quale un gran paese avea deserto.—
145 Lippea ancora al ciel con le man gionte
a dio Cupido insú alzava il volto,
che stava meco ascosto a piè del monte.
—Derizza il dardo mio, ti priego molto,
o dio d'amor, sí come tu percoti
150 col dardo che nel cor a tanti è còlto.—
Poich'ebbon fatti molti e grandi voti
e che pregato avean con gran desire,
mostrando gli atti e' sembianti devoti,
trasse Lisbena, a cui toccò il ferire;
155 e 'l dardo dentro alla grillanda colse
in un de' lati e torta la fe' gire.
In quel che la corona si rivolse,
gittò Lippea nella circonferenza;
e 'l dardo trapassolla e lí si folse.
160 Ora tra lor comincia grande intenza,
ché l'una e l'altra la grillanda vuole,
credendo ognuna aver giusta sentenza;
e diceano a Diana este parole.
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CAPITOLO VI
Della caccia del cervo per la gara della ghirlanda tra Lisbena e Lippea.
—O dea Diana, o figlia di Latona,
discerna tua prudenza e tuo gran senno
chi di noi due debbia aver la corona.—
Diana, udito questo, fece cenno
5 che l'una e l'altra andasse a dea Iunone
con riverenza; ed elle cosí fenno.
Lisbena in pria, che crede aver ragione,
umilemente abbassa le ginocchia;
e mosse po' a Iunon questo sermone:
10 —O del gran Iove mogliera e sirocchia,
mira l'onor della mia compagnia,
mira se ho ragione, e bene adocchia.
Io trassi alla corona alquanto pria;
e poi Lippea; ma non trasse ad ora,
15 ché giá pel colpo ell'era fatta mia.—
Lippea incontro a questo dicea ancora:
—O alta Iuno, a cui il sommo impero
ha dato Iove, e sei con lui signora,
se ben si mira qui a quel ch'è vero,
20 Lisbena e le compagne vedran forse
che 'l colpo suo non fu ritto e sincero,
che diede alla grillanda e sí la torse,
perocché la toccòe; ed io, in quel mentro
ch'ella voltòe, la mia saetta porse
25 un poco dopo lei e ferii dentro,
e con tanta misura al segno diedi,
che la mia polsa andò per mezzo il centro.
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Però ti prego pel carro ove siedi
e per l'amor che porti all'alto Iove,
30 che la corona bella a me concedi.
Se 'l priego mio, signora, non ti move,
movati il sacro cor, che teco viene:
che abbiam perduto non si dica altrove.—
Iunon rispose:—A Diana appartiene
35 giudicar questo e che la pace pogna
tra te e Lisbena; e cosí si conviene.—
Diana a questo:—Ancor pugnar bisogna
un'altra volta; e la qual parte vince,
abbia l'onore, e l'altra la vergogna.
40 Un cervio sta non molto lontan quince
con corni grandi, e 'l dosso ha tutto bianco,
se non c'ha i piè macchiati come lince.
Questo in la selva è stato sempre franco,
ché mai non lo lasciai morder dai cani,
45 né da persona mai ferire unquanco.
Io manderò miei fauni e miei silvani,
che menin questo cervio su nel prato,
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