Jessica Ek. Giovanni Haas
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Название: Jessica Ek

Автор: Giovanni Haas

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Триллеры

Серия:

isbn: 9788835406846

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СКАЧАТЬ fatto sì che Matteo entrasse nella nostra vita e la riempisse di gioia.»

      «Matteo dunque era il bambino di cui parlava la direttrice?»

      «Esatto. Una volta tornati a casa, io non volli più pensare a un'adozione. Marco, invece, dopo qualche settimana cominciò a riparlarne. Arrivammo anche a litigare, ma io ero irremovibile.»

      «Poi che successe?»

      «Due o tre mesi più tardi, le cose tra Marco e me non andavano più come prima: non dico che eravamo in crisi, ma qualcosa era cambiato. L’orfanotrofio era a più di sei ore di auto da casa nostra e Marco aveva cominciato ad andare a trovare Matteo senza dirmi nulla. Lo fece più volte, e io non lo capii. Una sera mi telefonò e mi disse di essere via per lavoro e che sarebbe rientrato solo il giorno seguente. Io non credetti alla sua storia e pensai che avesse un'amante; solo in quel momento cominciai a pensare alle volte che era partito molto presto e tornato a casa tardi dal lavoro, anche verso mezzanotte, e a come fosse stato strano e misterioso in quelle occasioni. Sembrava più stanco del solito, ma aveva un'aria felice e triste allo stesso tempo, e a quel punto mi fu chiaro che mi nascondeva qualcosa.»

      «Quando hai scoperto come stavano in realtà le cose?»

      «Decisi di affrontarlo al suo rientro; in realtà, fu lui ad affrontare me. Mi mise sul tavolo alcune fotografie che lo ritraevano con Matteo: ce n’erano alcune al parco giochi, altre dove Matteo stava mangiando una fetta di torta più grande di lui. In quegli scatti mio marito era felice come non lo vedevo da tempo.»

      «E… Ti sei arrabbiata con lui per avertelo tenuto nascosto?»

      «Non potevo, quelle foto erano troppo belle. E poi ero stata io a non voler più entrare nel merito; quando Marco provava a parlarmi, io cambiavo discorso oppure ci mettevamo a litigare. Mentre guardavo quelle foto, Marco mi disse: “Vuoi davvero rinunciare a tutto questo? E, soprattutto, vuoi che questo bambino debba rinunciare a una vita come l'abbiamo avuta noi, con una cameretta tutta sua, dei nonni che lo possono viziare e dei veri genitori?”»

      «E tu?»

      «Risposi: “Andiamo a prenderlo!". Tre settimane più tardi, Matteo dormiva nella sua nuova casa.»

      Jessica si asciuga gli occhi; durante il racconto ha potuto leggere distintamente le emozioni che Elisa ha provato. Sono ancora molto forti e le hanno ricordato alcune sensazioni colte nei pensieri di sua madre quando le aveva rivelato l'esistenza dei fratelli.

      «Avete fatto una cosa bellissima per lui.»

      «Matteo era un bimbo magnifico, ed è stata una fortuna averlo con noi. Il suo arrivo ha sistemato in modo definitivo il nostro matrimonio: non abbiamo mai avuto momenti bui con lui in giro per casa.»

      Dopo qualche attimo di silenzio, è Jessica a parlare. «Avrebbero dovuto dirvelo. Voglio dire, quando vi avevano proposto l'adozione di Ronaldo, avrebbero potuto chiedervi se non foste disposti a prendere entrambi Non capisco perché non lo abbiano fatto. Povero Ronaldo...»

      «A essere sincera, ora che ci penso, prima di darci la notizia che eravamo idonei all'adozione, ci fu chiesto se eravamo disposti ad accogliere due fratellini. Nessun cenno al fatto che fossero gemelli, né ai loro nomi. Ma noi non ce l'eravamo sentita.»

      Elisa intuisce la domanda che Jessica sta per farle.

      «Ora vorresti sapere di Ronaldo, vero?»

      «Sì ti prego.»

      «Nelle due occasioni in cui vidi ancora la direttrice non affrontammo mai l'argomento, lei non fece nessun accenno a Ronaldo e io sinceramente non feci nulla per forzarla a parlare. Credo fosse stato mio marito a chiederle di tacere. Comunque il fatto che Matteo sia arrivato da noi può solo voler dire che la meningite non ha dato scampo a quel povero bimbo. Adesso, sapere che era il fratellino di Matteo è come ricevere un colpo al cuore.»

      Forse è questo il significato della visione di morte che Matteo ha avuto quando ci siamo incontrati. Forse ha unito il mio arrivo con il dolore provato da Elisa e la morte di Ronaldo. Pensa Jessica, con una gran pena nel cuore.

      «Credo che dovremmo dirglielo, è giusto che sappia che suo, che nostro fratello potrebbe essere morto.» Jessica lo dice in tono sconsolato, ma in lei c’è ancora una piccola speranza che le cose siano andate diversamente.

      «A questo punto, non credo ci sia altro da fare. Per favore, lascia che sia io a farlo.»

      «Naturalmente. Però io voglio ancora parlargli, vorrei che ci potessimo conoscere meglio… secondo te sarà possibile?»

      «Faremo in modo che abbiate questa possibilità. Magari ci vorrà un po' di tempo, ma funzionerà. Ormai sei anche tu parte della famiglia, e mi dispiacerebbe se ci perdessimo di vista.»

      La dolcezza di quella donna conquista Jessica: non si sente più un’estranea, una che ha invaso il terreno sacro di una famiglia con la sua presenza scomoda. Adesso è più tranquilla.

      Dopo avere passato un'oretta a guardare gli album di fotografie dei Balestra, Jessica fa un gran respiro e chiede:

      «Ti ricordi il nome della direttrice dell'orfanotrofio? Magari lavora ancora là.»

      «Oh, ormai sarà sicuramente in pensione, è passato molto tempo. Comunque, era qualcosa come Di Baggio, o…aspetta, aspetta… era Del Biagio, sì, Del Biagio.»

      «Grazie. Vorrei sapere qualche cosa di più sul loro arrivo in orfanotrofio: chi ce li ha portati, se c'era una persona di riferimento in caso di bisogno.»

      Capitolo 3

      23 novembre 2011

      Nico è in piedi di fronte alla vetrata che dal suo ufficio guarda il magazzino sottostante, probabilmente a suo tempo serviva al direttore di quel posto per sorvegliare i dipendenti; lui invece la usa per riflettere, per dirigere lo sguardo dove ormai non c'è più nulla da vedere e nulla che lo possa distrarre.

      Sta pensando a Elia, il dodicenne che anni prima, in pieno giorno, era stato caricato su un furgone all’uscita di una sala giochi e di cui si erano perse le tracce per giorni. Per un breve periodo quel povero ragazzino era stato rinchiuso in un granaio come ce ne sono a decine; e per passare il tempo, e per scongiurare la paura, raccoglieva e faceva scivolare dalle mani della semenza. Durante quell’indagine, una mattina mentre faceva colazione, Nico teneva una mano sul diario scolastico del ragazzo, mentre con l'altra si versava i cereali nella tazza.

      Quel rumore, proprio come di semi che cadevano, che scivolavano giù, o semplicemente il gesto, o la loro combinazione, gli aveva permesso di vedere quei momenti di vita già passati, ma ancora presenti nell'etere.

      I particolari che aveva fornito alle autorità erano stati così dettagliati da convincere la polizia a cambiare i piani e inviare una parte degli uomini destinati alle ricerche nella campagna a nord della città, togliendoli dal luogo che aveva invece indicato Matteo.

      E ora c'è Francesca da salvare.

      Nico si siede a un vecchio tavolo da cucina, ci sono sopra le solite cose da ufficio che generalmente riempiono una scrivania. Accarezza una cuffia di lana color violetto: la sente ruvida e nel contempo morbida, piacevole al tatto.

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