Istoria civile del Regno di Napoli, v. 7. Giannone Pietro
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СКАЧАТЬ per amor della verità, e per giovare a coloro che vorranno prendersi la pena di leggerla, se ciò l'avverrà, rivolto al Signore che scorge i cuori di tutti ed a cui niente è nascoso, lo pregherò vivamente che la benedica egli, ed istilli negli altrui petti sensi di veracità e d'amore.

      CAPITOLO V

      Re Ferdinando I riforma i Tribunali e l'Università degli Studj: ingrandisce la città di Napoli e riordina le province del Regno

      Non solo a questo Principe deve la città e Regno di Napoli, per avervi introdotte tante buone arti e di tante prerogative averlo fornito, ma assai più gli deve per la particolar vigilanza, che tenne nel riordinare i Tribunali di questa città, e di provvedergli di dotti ed integri Ministri, perchè la giustizia fosse in quelli ben amministrata. Egli accrebbe i Tribunali del S. C. e della Regia Camera con nuovi e migliori istituti, e in forma più ampia gli ridusse di ciò che Alfonso suo padre aveagli lasciati. Riordinò il Tribunale della G. C. della Vicaria, ed a' suoi Riti aggiunse nuovi regolamenti intorno al modo d'istituire le azioni e l'accuse, e in miglior forma prescrisse l'ordine giudiziario ed i compromessi, siccome si vede da' suoi editti che pubblicò nel 147761, donde poi i nostri più moderni Pratici, e fra gli altri Bernardino Moscatello Lucerino, preser la norma ch'è quella, che tuttavia in gran parte regola oggi i giudicj ne' nostri Tribunali.

      Fu tutto inteso a fornir questo Tribunale d'ottimi Giudici; onde si narra che non ben soddisfatto d'alcuni Dottori ch'erano in Napoli, mandò a cercargli per le province del Regno, e presso il Summonte62 si legge una sua pistola drizzata ad un suo famigliare in Apruzzo, dove gli dice che avea caro d'avere da quella provincia due Dottori che fossero persone da bene per mettergli per Giudici nella Vicaria, e che facesse opera che dall'Aquila venisse Messer Jacopo de Peccatoribus, e che vedesse ancora se in Cività di Chieti ve ne fosse un altro, perchè gli piacerebbe averlo più presto da quella città che d'altra parte.

      Nel suo Regno cominciarono a fiorire le lettere, onde si videro sorgere tanti uomini illustri nella giurisprudenza e nell'altre scienze, de' quali più innanzi faremo parola; e per essere egli gran fautore delle scienze, proccurò, che nell'Università di Napoli fossero uomini illustri, che da tutte le parti invitava a leggere in quella Università. V'invitò nel 1465 con buoni stipendi Costantino Lascari, che da Milano, ove in quella Università avea letto sei anni, lo fece venire in Napoli a leggere lingua greca63. Leggiamo ancora, che nel 1474 v'invitò Angelo Catone di Supino celebre Filosofo o suo Medico, facendolo leggere Filosofia ne' pubblici Studj di questa città. Quel famoso Antonio d'Alessandro, che da questo Principe fu adoperato negli affari più rilevanti di Stato, e che per la gran perizia della giurisprudenza acquistò il soprannome di Monarca delle leggi, pure nel 1483 volle che la leggesse in questa Università. Antonio dell'Amatrice celebre Canonista di questi tempi fu da Ferdinando nel 1478 posto in questi Studj per Cattedratico, ove insegnò con grand'applauso e concorso la legge Canonica. E nel 1488 v'invitò per Lettori Bartolommeo di Sorrento, Girolamo Galeota, Giuliano di Majo, Francesco Puzzo, Antonio Feo ed altri famosi Professori, li quali illustrarono quest'Università e la resero non inferiore alle altre Università d'Italia64.

      Per le tante utili arti quivi introdotte e per la grandezza de' Tribunali, per la celebrità di quest'Accademia e per tanti altri pregi onde ornò questo Principe Napoli, concorrendovi da tutte le città e Terre del Regno, e da più remote parti gran numero di persone: avvenne, che il numero degli abitatori crescesse a tal segno, che fu d'uopo a Ferdinando ingrandir la città, ed allargare il giro delle sue mura. Avea Carlo I d'Angiò, dopo le antiche ampliazioni, di cui ben a lungo favella il Tutini65, dato principio ad allargare le sue mura, riducendo il mercato (quel miserabil teatro ove rappresentossi l'orribil tragedia dell'infelice Corradino) dentro la città, edificando le mura con torri avanti la chiesa del Carmelo, tirandole per dritto incontro al mare insino all'antico porto della città che si chiama piazza dell'Olmo, e racchiuse dentro di esse le strade, che oggi si appellano della Conciaria, la Ruga de' Franzesi, la Piazza, detta Loggia de' Genovesi, la Piazza delle Calcare e la Ruga de' Catalani. Carlo II suo figliuolo nel 1300 l'ampliò dalla parte di Forcella, e la Regina Giovanna II nel 1425 erse le nuove mura dalla dogana del sale, insino alla strada delle Corregge. Ma Ferdinando dilatò il suo circuito in più ampj e magnifici spazj, e con augusta celebrità si diede ad ingrandirla, buttando la prima pietra con gran solennità e pompa a' 15 giugno dell'anno 1484 dietro il Monastero del Carmelo, ove edificò una Torre, che oggi giorno è in piedi, ed è nomata la torre Spinella, per essere stato Francesco Spinello Cavalier napoletano dal Re destinato Commessario a questa nuova fabbrica delle mura di Napoli. Venne perciò racchiuso dentro la città per queste nuove mura il monastero del Carmelo, e si tolsero via i ponti di tavole, ch'erano avanti a ciascheduna porta della città, poichè attorno all'amiche mura v'erano i fossi; ed a lato della chiesa suddetta si fece quella porta, che ancor oggi si vede adornata di pietra travertina. Camminano queste mura da questo luogo, e rinserrano la strada del Lavinaro, l'altra della Duchesca (così appellata, perchè ivi anticamente era il giardino d'Alfonso Duca di Calabria e della Duchessa sua moglie) e la piazza chiamata Orto del Conte; e si trasferì la porta di Forcella dall'antico luogo a quello dove è al presente, donde vassi a Nola, onde Nolana appellossi. Così ancora fu trasportata la porta Capuana, ch'era vicina al castello di Capuana, a fianchi della Chiesa di S. Caterina a Formello, ove ordinò Ferdinando, che magnificamente si costruisse, e fece scolpire in marmo la sua coronazione per collocarla sopra la medesima; benchè poi, non sapendosene la cagione, non vi fu posta, se non che da poi proseguendo l'Imperador Carlo V di cinger Napoli di nuove mura, abbellì ed adornò questa porta di finissimi marmi e maravigliose sculture con quella magnificenza, che ora si vede. Furono da Ferdinando continuate queste mura, insino al monastero di S. Giovanni a Carbonara, per le quali così questo, come quello di Formello vennero a rinserrarsi dentro la città. Ma rimase interrotto ogni lavoro per le turbolenze, che seguirono, e per le nuove guerre, ch'ebbe a sostenere nella nuova congiura orditagli da' Baroni, cotanto ben descritta da Camillo Porzio. La fabbrica è ben intesa: ella è tutta di piperno, e da passo in passo vi sono molti Torrioni della stessa pietra, il cui Architetto fu Messer Giuliano Majano da Fiorenza66. Sopra ciascuna porta vi fu scolpita in marmo l'effigie del Re sopra un destriere con l'iscrizione: Ferdinandus Rex nobilissimæ Patriæ. Carlo V poi finì il disegno, poichè nel 1537, quando egli venne a Napoli, rinovò ed abbellì la porta Capuana con quella magnificenza, che ora si vede, e togliendo l'effigie di Ferdinando vi pose le sue imperiali insegne; e tirando le mura dalla parte di dietro del Monastero di S. Giovanni a Carbonara le continuò sino alla porta di S. Gennaro, e poi le stese insino alle falde del Monte di S. Martino, nella maniera, ch'ora si vedono; ma le fabbricò non già di piperno, ma di pietra dolce del monte del paese con nuovo modo di fortificazioni, non con torri, ma con Baloardi: e questa fu l'ultima ampliazione per ciò che riguarda il giro delle mura, poichè da poi si fabbricò tanto intorno ad esse, che i suoi borghi nello spazio di 150 anni sono divenuti ora tante ampissime e vastissime città.

      Non pure il Re Ferdinando ne' suoi anni di pace inalzò cotanto Napoli capo di un sì floridissimo Regno; ma ebbe ancora particolar pensiero delle sue ampie province, che lo compongono. Non volle, che d'un Regno se ne formasse una città sola, con ispogliar le altre delle loro prerogative; ma le città principali delle province le fece Sedi de' Vicerè. Quando prima i Presidi, che si mandavano a governarle, eran chiamati Giustizieri, ne' suoi tempi cominciarono a chiamarsi Vicerè. Quindi ne' tempi di questi Re Aragonesi leggiamo i Vicerè d'Apruzzo e di Calabria. Quindi leggiamo concedute alle città ove risedevano grandi prerogative, come all'Aquila, Bari, Cosenza ed a molte altre.

      Ma sopra ogni altra provincia innalzò quella d'Otranto, e particolarmente la città di Lecce, dove ristabilì con ampissimi privilegi e prerogative quel Tribunale. Quando questo Contado, dì cui Lecce era capo, fu sotto i Principi di Taranto dell'illustre famiglia del Balzo e poi Orsino, questi Principi tenevano il lor Tribunale, ch'era chiamato il Concistoro del Principe; СКАЧАТЬ



<p>61</p>

Si leggono dopo i Riti della G. C. in più rubriche, e la prima comincia, de Procedendi modo in causis civilib.

<p>62</p>

Summ. t. 3 p. 505.

<p>63</p>

Toppi t 3. Orig. Trib. p. 307

<p>64</p>

Toppi Biblioth.

<p>65</p>

Tutini Orig. de' Seg. cap. 2.

<p>66</p>

Tutin. l. c.