Un bel sogno. Cagna Achille Giovanni
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Название: Un bel sogno

Автор: Cagna Achille Giovanni

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ aveva potuto senza vederla fabbricar progetti a suo piacimento; il cuore lo lasciò fare senza punto disturbarlo; ma che può mai la mente allorquando il cuore parla? Questa particella di noi stessi, impianta per sè sola una specie di governo assoluto, un centro dʼazione contro cui si frange la punta del più saldo raziocinio. – Ermanno stesso rimase colpito dello strano potere che aveva preso nellʼanimo suo quella fanciulla, e conobbe di quanto avesse progredito il suo amore in soli due giorni.

      A che servirono mai tutti i suoi proponimenti? La verità ora si appalesava con tutta chiarezza. – Riavutosi alquanto egli riprese il suo cammino, ma più si appressava a quel balcone, più ingrandivasi la sua agitazione. —

      Laura intanto era fissa cogli occhi al fondo di unʼaltra via che attraversava quella percorsa da Ermanno; dalla sua attitudine era facile lʼindovinare che ella sperava di veder comparire qualche persona aspettata. – Tratto tratto, scorreva collo sguardo su tutti i punti dominati dal balcone, palesando una viva impazienza.

      Allorchè le venne dato di vedere Ermanno, si fece rossa in viso, ed anchʼessa fu colpita da un assalto di palpitazione.

      Quando egli entrò nel portone, Laura gli corse incontro ad aprirlo, e lo ricevette sullʼultimo gradino con una convulsiva stretta di mano, ed un sorriso che riassumeva mille rimproveri, e mille ringraziamenti. – Entrarono sempre tenendosi per mano, giunti nella sala del balcone, Laura sedette, ma era tanto lʼaffanno della poverina da non trovare il respiro per dire una sola parola.

      Letizia ed Alfredo non erano presenti per quel momento, ciò accresceva lʼimbarazzo di Ermanno, il quale pure non aveva ancora aperto bocca – Infine Laura ruppe per la prima il silenzio.

      – Bravo, bravissimo il signore, ieri sera noi abbiamo aspettato invano!..

      – Mille perdoni madamigella… non fu per colpa mia; dʼaltronde non aveva accertato di venire…

      – È vero; ma pure farsi tanto desiderare, la è una vera crudeltà. Come era naturale anche la passeggiata andò in fumo.

      – Duolmi assai che per causa mia…

      – Oh! per me, sclamò Laura ingenuamente, non è la perdita della passeggiata che mi crucci, ma sibbene… Quivi si arrestò, senzʼavvedersene ella entrava in un punto troppo pericoloso; e cambiando tuono dʼun tratto disse:

      – Ma via, si sieda qui accanto a me, mentre stiamo aspettando i cugini, discorreremo alquanto – Come sta sua mamma?

      – Egregiamente.

      – Come egregiamente, se ieri ancora?..

      – Ah è vero, ma ora ha migliorato dʼassai.

      – E mi dica in qual modo consumò la sera?

      – Stando in casa.

      – Proprio… senza uscir mai?

      – Mai.

      – Ed ha suonato, senza dubbio.

      – No.

      – Come, non ha suonato? E che cosa ha fatto in tutta la sera mio bel signore?

      – Ho pensato…

      – A che cosa?

      Ermanno restò confuso. Se Laura avesse avuto un tantino di pratica, poteva subito leggere sul volto di lui quale fosse stato lʼoggetto deʼ suoi pensieri – Ermanno diffatti era commosso; il suo sguardo non si saziava mai di contemplare quella graziosa figurina, ed ella lasciavasi guardare senza scomporsi.

      – E del mio mazzolino, che ne avvenne? chiese Laura sorridendo.

      – Lo conservo gelosamente.

      – Davvero?

      – Certo, è una memoria tanto cara!

      – Sì, ma appena quei poveri fiori saranno appassiti, ella si dimenticherà di chi glie li ha dati…

      – Oh! no signorina, è questa unʼaccusa gratuita che non mi merito certamente.

      – Davvero! Ella non mi dimenticherà sì presto? Ciò mi fu molto piacere; dopo tutto sarebbe una vera crudeltà se si perdessero così presto certe belle memorie! Oh! per parte mia glie lo assicuro, ciò non sarà mai, e prevedo pur troppo che dovrò annojarmi per bene quando sarò sola a Milano, lontana da questa cara Brescia…

      – Ma, disse Ermanno, ci vuole ancor molto tempo prima che…

      – Ohimè! Papà scrisse a mamma pregandola di trovarsi a casa fra quattro giorni!..

      Tal nuova afflisse tanto profondamente il giovane che se ne stette senza parola! – Quattro giorni appena! Ed era questa la felicità che aveva sognata? Mai non gli venne in mente che Laura dovesse partire, e questʼidea lo colpì sì forte, che ne provò vero dolore.

      Laura vedendolo così triste, non cercò dʼinterrompere il filo delle sue riflessioni; serbò il silenzio per qualche istante scrutando attentamente tutte le oscillazioni del di lui sguardo. Forse non si sbagliò sul secreto del dolore che gli si dipinse in volto, e come per tentare qualche conforto, sclamò mestamente:

      – È doloroso a dirsi, in questo mondo si nasce solamente per fare dei sacrifizii!

      – Pur troppo, rispose Ermanno, dacchè il discernimento della ragione rischiarò la mia mente, io vidi essere lo scopo della vita non altro che una continua aspirazione ad una meta inconseguibile. È tanto vero che la felicità è una chimera impossibile, che io stesso abbandonai ogni speranza di ottenerla. Diffido della speranza perchè so che essa frutta il disinganno; eppure questa fata menzognera, mi ha sedotto anco una volta; eppure malgrado tutta la mia triste esperienza, ho sperato una follia! Sperai che un fiore non dovesse mai avvizzire, ed a quel fiore ho legati i miei affetti. – Che mi rimarrà infine?.. Nulla, un fuscellino dʼerba appassita!..

      Laura questa volta aveva compreso; le parole del giovane suonarono amaramente nel di lei cuore.

      – Feci male, mormorò Ermanno, feci male venendo qui questa sera, doveva aspettare domani, o dopo…

      – Ma bravo! sclamò Laura con accento di rimprovero, il male lʼavrebbe fatto non venendo, perchè ieri sera lʼabbiamo desiderato vivamente, perchè con lei si passa unʼora senzʼaccorgersene; perchè infine se ella non venisse, arrecherebbe gran dispiacere allo zio, ai cugini… ed a me!

      La giovinetta pronunziò queste parole con tale accento di dolore, che Ermanno ne ebbe rimorso, in quella voce egli ritrovò lʼespressione di una pena viva e profonda. Ne ebbe tanto rimorso che prendendo la mano di lei le disse:

      – Mi perdoni madamigella. – Io stesso non so bene quello che mi dico… Creda pure che mi sarebbe stato impossibile resistere più oltre, giacchè se dipendeva solamente dalla mia volontà, a questʼora non sarei qui; ma da due giorni comanda in me unʼaltra potenza tanto forte, che mi abbandono rassegnato al mio destino. – Sia che vuolsi, se è vero che sarò poi infelice, è pur vero che ora sono felicissimo!

      Laura strinse nelle sue la mano di lui, ed egli proseguì con voce sommessa fissandola negli occhi:

      – Ma perchè ora piange… perchè quelle lacrime?

      – Perchè sono felice, rispose Laura sorridendo cogli СКАЧАТЬ