Un bel sogno. Cagna Achille Giovanni
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Название: Un bel sogno

Автор: Cagna Achille Giovanni

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ aveva creata una melodia senza accorgersene sotto lʼimpressione della bellezza. Laura aveva indovinato col cuore.

      Quel Capriccio voluttuoso, carezzevole, quei tocchi graziosi delle note spiranti la mollezza, suonarono come soave linguaggio nel cuore della fanciulla, che senza comprenderne il vero significato, pure dallʼaccento, dalle vibrazioni, aveva scoperto in quel concetto un saluto dʼammirazione.

      Ermanno dal canto suo aveva rimarcato il leggiero rossore di quelle guancie; incontrando una seconda volta lo sguardo di Laura, vi trovò lʼespressione di un turbamento interno.

      – Al notturno, interruppe Letizia.

      – Sì, sì al notturno, ripetè Laura, saltellando per la sala, onde nascondere lʼemozione cagionatale dallo sguardo di Ermanno.

      Tutti si raccolsero attorno al pianista; Laura si collocò dietro a lui e guardava sul piano passandogli lo sguardo giù per le spalle, – Letizia a destra Alfredo a sinistra.

      Fin dalle prime note dʼintroduzione, quegli entusiasti dʼuditori cominciarono a trattenere quasi il respiro, ed era bello il vederli immedesimati nel carattere della musica di cui ne seguivano tutte le gradazioni. Dopo lʼintroduzione seguiva unʼadagio sulle corde basse, e la mollezza di quel canto era tanto dolce, tanto insinuante, che negli occhi di Laura vi brillò una lagrima di tenerezza. La povera giovinetta non era più sulla terra, pareva che cercasse in quelle note unʼespressione, unʼaccento che le facesse più chiaro ciò che le passava per la mente, giacchè in quei suoni ella vi trovava un significato, e sembravale di sentirsi parlare in cuore da una voce affettuosa e cara già conosciuta, già udita altra volta.

      Mentre Ermanno suonava, sentivasi lʼalito di lei sfiorargli la guancia, ed eragli tanto soave quella carezza, che per prolungarne la durata fece ritornello sullʼultima parte del notturno, aggiungendovi una lunga cadenza così ben trovata, così morbida, che Laura rapita dallʼeffetto, lasciò cadere le mani sulla spalla di Ermanno appoggiandovisi sopra leggermente.

      Il giovane fu scosso a quel tocco, lʼemozione rese tanto delicato il senso del tatto in quel punto ove le mani si posarono, che gli parve di accarezzarne le graziose dita.

      Letizia alzò lo sguardo su Laura, e sorrise nel vederla in tale abbandono; la giovinetta arrossì, e ritirò lestamente le mani. – Si suonò dellʼaltra musica, indi fu concessa un poʼ di tregua al povero pianista che era tutto in un sudore, ed allora si appiccò una conversazione animatissima. Parlarono di musica, di teatri e di mille cose che sarebbe follia ripetere; basti notare che la chiacchierata durò due ore. In tanto tempo si possono dire molte cose, due ore sono lunghe con una nojosa compagnia, ma parvero due istanti specialmente a Laura, e diciamolo pure ad Ermanno.

      Durante quel lungo discorrere i loro sguardi sʼincontrarono parecchie volte, e lasciamo immaginare al lettore cosa poterono dirsi quegli occhi. Non staremo certo a svelarne i dolci misteri, ci manca il coraggio di accingerci a tanto, giacchè gli occhi parlano spesso assai più della lingua, ed il loro silenzio è tanto eloquente da rendere inetta la parola ad esprimere tutto ciò che possono racchiudere.

      Lʼallegrezza di Laura in quella sera fu portata al colmo; ora saltava, ora rideva; talvolta abbassavasi allʼorecchio della cugina mormorandole sommesse parole, mentre di sottecchi sorrideva ad Alfredo ed Ermanno, come se essi potessero indovinare ciò che ella diceva.

      A taluni parrà alquanto esagerata questa subita espansività, ma noi possiamo affermare che quel brio, quella spontanea allegria sono naturali nelle ragazze che da poco lasciarono le mura di un collegio, ove imparano a desiderare il mondo colle sue illusioni e le sue libertà. Ai primi soffii dʼaria libera che le sfiorano il viso, esse si esaltano, si commovono, e vorrebbero nel loro entusiasmo abbracciare lʼuniverso intiero; il mondo traveduto nei vergini sogni si presenta ad esse come un mazzo di fiori freschi e profumati ma, non sanno ahimè che quel profumo stordisce, che quellʼaria balsamica spesse volte uccide!

      Ermanno si sentiva commosso nel mirare quella fanciulla così bella e felice; lʼocchio del giovane errava spesso a fare, unʼesame troppo scrutatore di quelle bellezze, talchè Laura accorgendosene ne arrossiva sorridendo, mentre con infantile civetteria si guardava negli specchi.

      Il tempo, quel giudice crudelmente imparziale segnò le undici ore sullʼinesorabile Clepsidra, ed una torre lontana rispose a quel segno a colpi di squilla.

      – Undici ore? chiese Letizia.

      – Propriamente, rispose Alfredo guardando il pendolo.

      – Diggià! mormorò Laura un poʼ uggiosa.

      – Allora, disse Ermanno alzandosi, me ne vado.

      – Oh non ancora, sclamò Laura, bisogna suonare anco una volta il notturno.

      Ermanno si rimise al piano, e Laura riprese la stessa positura. Il notturno era piuttosto lungo, e la stagione non troppo favorevole per una lunga fatica al piano, per cui alla fine del pezzo Ermanno aveva la fronte madida di sudore; Laura se ne accorse, titubò alquanto, guardò prima Letizia, poi Alfredo; indi per un moto quasi involontario trasse il fazzoletto e lo passò leggermente sulla fronte del giovane pianista, il quale la ringraziò con un dolce sorriso.

      Ermanno non si potè partire da casa Ramati senza prima aver promesso di tornarvi alla dimane, ed ancora mentre stava per scendere le scale, Laura trattenendolo per mano sclamò: Si ricordi che lʼaspettiamo!

      III

      Potrebbe mai mente umana esprimere con parole tutto ciò che passava per la testa al giovane artista mentre avviavasi verso casa?.. Egli stesso mal sapeva darsi ragione di ciò che provava in quei momenti. – Tutto lʼaccaduto di quella sera gli appariva come un sogno, un lungo e dolcissimo sogno; alcunchè di nuovo agitavasi nellʼanimo suo, un senso ignoto di malinconica beatitudine a cui lʼimmagine di Laura non era affatto estranea. – Quanto è bella quella giovinetta! ripeteva fra sè, e con piacere riandava col pensiero su tutto ciò che ella gli aveva detto. – Era una piena di nuove sensazioni che gli scaturivano dallʼanima, ed egli ne assaporava le dolcezze senza comprenderle. – Con infantile compiacenza ripetevasi mentalmente il nome di Laura, e quel nome era seguito da qualche cosa che rassembrava ad un sospiro.

      Rammentavasi poscia quel leggiero alito della fanciulla che stavagli alle spalle mentre egli suonava; quellʼalito che gli aveva sfiorata la guancia come una carezza, quel soffio delicato che aveva scossa la sua fantasia costringendolo ad amplificare le frasi del suo notturno. E tutto ciò non era che un sogno? quellʼadorabile creatura non era una visione, unʼideale? No, giacchè egli avea sentite le mani di lei appoggiarsi alle sue spalle, ne aveva strette le delicate dita.

      No, egli non sognava, solamente la sua esistenza accennava ad una fase novella; le sue idee subivano una reazione, la mente era più serena, il cuore più agitato.

      Giunto a casa Ermanno si assise al pianoforte, suonò, od almeno cercò di suonare perchè era distratto; le idee ed i concetti musicali venivano disturbati da dolci meditazioni. – Se ne andò al riposo chiudendo gli occhi onde non interrompere le belle fantasmagorie dellʼimmaginazione; chiuse gli occhi e si addormentò sognando di trovarsi ancora in casa Ramati, accanto a colei che aveva suscitato un mondo di idee nuove nellʼanimo suo.

      Sognava, ed il suo sogno era felice. Allʼindomani la madre di Ermanno che si alzava sempre per la prima, scorse sul labbro del figlio un sorriso di compiacenza; quel volto addormentato esprimeva la felicità, e la buona donna si ritirò con tutta precauzione onde non turbare lʼincanto del sogno che faceva sorridere il suo Ermanno.

      Cosa è il sogno? Chi lo disse una rimembranza del passato, chi un riflesso del presente, chi un presagio dellʼavvenire. СКАЧАТЬ